Servizio militare. 5
di
Gregorio
genere
dominazione
Prima di penetrarlo, il Comandante sculacciò abbondantemente Bruno.
Le prime sculacciate furono quasi un piacere: Bruno sentiva che il suo buco si scaldava e si dilatava sempre più. Poi, però, il dolore cominciò a prevalere sul piacere, e il Comandante continuava a dargli forti ceffoni, alternati, sul gluteo sinistro e sul gluteo destro.
Bruno sentiva la pelle del culo che iniziava a bruciare, provò a muoversi, ma si rese conto che era immobilizzato, legato alla struttura. Il suo cazzo, che all’inizio era bello dritto e colava liquido trasparente, al progredire del dolore si stava ammosciando.
A un certo punto Bruno implorò:
“Signore, la prego, inizi a fottermi, la prego!”
Per tutta risposta, il Comandante prese un frustino e cominciò a frustargli direttamente l’ano.
Ogni stilettata era come un ago che gli si conficcasse nella carne.
“No, signore! Non ce la faccio più! Brucia! Fa malissimo!!!”
Ma lo stillicidio continuava.
Continuava,
Bruno iniziò a piangere, silenziosamente. Le lacrime scorrevano sulle sue guance.
Pensava che il Comandante fosse una pazzo, un sadico che l’avrebbe torturato fino a farlo morire dissanguato. Era disperato, ma sapeva che non poteva fare niente, che se avesse reagito in qualche modo, la situazione sarebbe peggiorata ulteriormente.
Poco prima che il tessuto cutaneo iniziasse a lacerarsi, il Comandante si fermò. Ordinò a Cosimo di spalmare tutto il culo e il buco di Bruno con una pomata lenitiva.
Una meravigliosa sensazione di fresco diede sollievo a Bruno, che rimase in attesa, ad occhi chiusi. Il Comandante e Cosimo erano alle sue spalle. Sentiva chiaramente, dai rumori, che Cosimo stava ciucciando abilmente l’enorme verga del Comandante.
Dopo avere tanto sofferto, arrivò la “ricompensa”: Bruno sentì che il suo buco veniva dilatato dalla cappella del Comandante, che poi la spinse tutta dentro e restò per qualche secondo fermo, in modo che il retto di Bruno si adattasse alle sue dimensioni. In quel momento Bruno sentì tornare l’eccitazione, il suo cazzo iniziò ad ergersi, al solo pensiero di quello che avrebbe provato di lì a poco.
Iniziò la penetrazione. Ogni centimetro in più (questa volta il Comandante andava molto piano) era per Bruno un grado in più di gratitudine verso il Comandante, che lo stava riempiendo in modo sublime, e Bruno voleva, voleva fortemente essere riempito di cazzo. Per un attimo pensò al desiderio delle femmine. Voleva più cazzo, più dentro, più a fondo, come avrebbe potuto desiderarlo una femmina, e sapeva che avrebbe goduto come godono le femmine, per la stimolazione interna da parte di un cazzo grande, potente, lungo, caldo, inesorabile.
Quando Bruno sentì che i bassi addominali del Comandante premevano contro il suo culo, si rese conto che il fallo era entrato completamente, e che la cappella premeva contro la sua prostata in modo prepotente. Poi iniziarono le spinte, bestiali, animalesche. Ad ogni spinta il cazzo di Bruno rispondeva gonfiandosi maggiormente, inarcandosi verso l’alto.
Bruno stava godendo come mai prima, era in estasi. Il piacere cresceva sempre di più, ma adesso Bruno temeva che il Comandante non gli avrebbe permesso di arrivare all’orgasmo liberatorio… Si stava avvicinando al punto di non ritorno, e sapeva che se avesse sborrato senza avvisare la punizione sarebbe stata crudele.
“Comandante, sto quasi per venire… posso sborrare? La prego!!!”
“Bruno, trattieniti!!”
“Ma Comandante, se lei continua a spingere io non posso… non ce la faccio!!! La prego, la prego, mi faccia sborrare!!”
“Trattieniti!! Altrimenti Cosimo di dà una scossa elettrica sul cazzo che te lo riduce a brandelli!”
In un lampo a Bruno tornò in mente la tecnica che il sessuologo aveva insegnato al gruppo per trattenere l’orgasmo prostatico. Contrasse fortemente il muscolo pelvico, lo strinse più che poteva, mentre il Comandante imperterrito continuava a spingere, e proprio questa contrazione fortissima fece sì che a quel punto il cazzo del Comandante venne fortemente stimolato.
“Bravo, così!!, stringi il culo Bruno, stringi che vengo… Aaaaaaaaah! !”
Bruno si sentì inondare il culo di sborra bollente.
“Godi, adesso, Bruno!!! GODI, godi troiaaaaa!!!”
Sborrando, il Comandante continuava a dargli spinte formidabili nel culo, e a quel punto Bruno rilassò il muscolo pelvico, arrivò velocemente al culmine e si abbandonò ad un orgasmo scomposto, tremando di piacere in tutto il corpo, con potenti spinte liberatorie che andavano a contrarre ancora il retto mentre il Comandante stava ancora sborrando.
“Cosìììì! Ah, che troia, che sei Bruno, così, così! Godi, puttana, godiiii!”
Bruno gemeva e rantolava, mentre i fiotti di sborra che uscivano dal suo cazzo cadevano rumorosamente nella ciotola.
Bruno, slegato e fatto sedere, aveva davanti, appoggiata sul tavolo la ciotola con dentro la sborra. “Sarà ancora calda?” pensò, sapendo che avrebbe dovuto berla.
“Prima di berla, Bruno, devo pisciare” disse il Comandante, che per rilassarsi, dopo la grande soddisfazione di prima, si stava facendo leccare il pettorali da Cosimo.
Prese la ciotola, l’abbassò sotto il suo uccello, che ne frattempo si era ammosciato ma era pur sempre un bel salsicciotto, e iniziò a pisciarci sonoramente dentro. Quando ebbe finito, mescolò con un dito piscio e sperma, e consegnò la ciotola a Bruno.
“Bevi, troia, vedrai che ti piacerà”
Bruno era perplesso, ma sapeva che in realtà non aveva scelta: ogni desiderio del Comandante in realtà era un ordine che andava eseguito prontamente, se non si volevano subire conseguenze estreme.
Decise di trangugiare tutto velocemente, senza pensarci troppo. A lunghe sorsate, mandò giù quel brodo maschile. Era caldo, aveva un sapore strano, ma alla fine era soddisfatto di averlo bevuto, e avrebbe quasi voluto che ce ne fosse ancora.
Cosimo lo guardava con invida: per lui sarebbe stato un nettare meraviglioso.
Quella notte Bruno dormì profondamente, completamente appagato e felice di far parte del “corpo speciale”.
Le prime sculacciate furono quasi un piacere: Bruno sentiva che il suo buco si scaldava e si dilatava sempre più. Poi, però, il dolore cominciò a prevalere sul piacere, e il Comandante continuava a dargli forti ceffoni, alternati, sul gluteo sinistro e sul gluteo destro.
Bruno sentiva la pelle del culo che iniziava a bruciare, provò a muoversi, ma si rese conto che era immobilizzato, legato alla struttura. Il suo cazzo, che all’inizio era bello dritto e colava liquido trasparente, al progredire del dolore si stava ammosciando.
A un certo punto Bruno implorò:
“Signore, la prego, inizi a fottermi, la prego!”
Per tutta risposta, il Comandante prese un frustino e cominciò a frustargli direttamente l’ano.
Ogni stilettata era come un ago che gli si conficcasse nella carne.
“No, signore! Non ce la faccio più! Brucia! Fa malissimo!!!”
Ma lo stillicidio continuava.
Continuava,
Bruno iniziò a piangere, silenziosamente. Le lacrime scorrevano sulle sue guance.
Pensava che il Comandante fosse una pazzo, un sadico che l’avrebbe torturato fino a farlo morire dissanguato. Era disperato, ma sapeva che non poteva fare niente, che se avesse reagito in qualche modo, la situazione sarebbe peggiorata ulteriormente.
Poco prima che il tessuto cutaneo iniziasse a lacerarsi, il Comandante si fermò. Ordinò a Cosimo di spalmare tutto il culo e il buco di Bruno con una pomata lenitiva.
Una meravigliosa sensazione di fresco diede sollievo a Bruno, che rimase in attesa, ad occhi chiusi. Il Comandante e Cosimo erano alle sue spalle. Sentiva chiaramente, dai rumori, che Cosimo stava ciucciando abilmente l’enorme verga del Comandante.
Dopo avere tanto sofferto, arrivò la “ricompensa”: Bruno sentì che il suo buco veniva dilatato dalla cappella del Comandante, che poi la spinse tutta dentro e restò per qualche secondo fermo, in modo che il retto di Bruno si adattasse alle sue dimensioni. In quel momento Bruno sentì tornare l’eccitazione, il suo cazzo iniziò ad ergersi, al solo pensiero di quello che avrebbe provato di lì a poco.
Iniziò la penetrazione. Ogni centimetro in più (questa volta il Comandante andava molto piano) era per Bruno un grado in più di gratitudine verso il Comandante, che lo stava riempiendo in modo sublime, e Bruno voleva, voleva fortemente essere riempito di cazzo. Per un attimo pensò al desiderio delle femmine. Voleva più cazzo, più dentro, più a fondo, come avrebbe potuto desiderarlo una femmina, e sapeva che avrebbe goduto come godono le femmine, per la stimolazione interna da parte di un cazzo grande, potente, lungo, caldo, inesorabile.
Quando Bruno sentì che i bassi addominali del Comandante premevano contro il suo culo, si rese conto che il fallo era entrato completamente, e che la cappella premeva contro la sua prostata in modo prepotente. Poi iniziarono le spinte, bestiali, animalesche. Ad ogni spinta il cazzo di Bruno rispondeva gonfiandosi maggiormente, inarcandosi verso l’alto.
Bruno stava godendo come mai prima, era in estasi. Il piacere cresceva sempre di più, ma adesso Bruno temeva che il Comandante non gli avrebbe permesso di arrivare all’orgasmo liberatorio… Si stava avvicinando al punto di non ritorno, e sapeva che se avesse sborrato senza avvisare la punizione sarebbe stata crudele.
“Comandante, sto quasi per venire… posso sborrare? La prego!!!”
“Bruno, trattieniti!!”
“Ma Comandante, se lei continua a spingere io non posso… non ce la faccio!!! La prego, la prego, mi faccia sborrare!!”
“Trattieniti!! Altrimenti Cosimo di dà una scossa elettrica sul cazzo che te lo riduce a brandelli!”
In un lampo a Bruno tornò in mente la tecnica che il sessuologo aveva insegnato al gruppo per trattenere l’orgasmo prostatico. Contrasse fortemente il muscolo pelvico, lo strinse più che poteva, mentre il Comandante imperterrito continuava a spingere, e proprio questa contrazione fortissima fece sì che a quel punto il cazzo del Comandante venne fortemente stimolato.
“Bravo, così!!, stringi il culo Bruno, stringi che vengo… Aaaaaaaaah! !”
Bruno si sentì inondare il culo di sborra bollente.
“Godi, adesso, Bruno!!! GODI, godi troiaaaaa!!!”
Sborrando, il Comandante continuava a dargli spinte formidabili nel culo, e a quel punto Bruno rilassò il muscolo pelvico, arrivò velocemente al culmine e si abbandonò ad un orgasmo scomposto, tremando di piacere in tutto il corpo, con potenti spinte liberatorie che andavano a contrarre ancora il retto mentre il Comandante stava ancora sborrando.
“Cosìììì! Ah, che troia, che sei Bruno, così, così! Godi, puttana, godiiii!”
Bruno gemeva e rantolava, mentre i fiotti di sborra che uscivano dal suo cazzo cadevano rumorosamente nella ciotola.
Bruno, slegato e fatto sedere, aveva davanti, appoggiata sul tavolo la ciotola con dentro la sborra. “Sarà ancora calda?” pensò, sapendo che avrebbe dovuto berla.
“Prima di berla, Bruno, devo pisciare” disse il Comandante, che per rilassarsi, dopo la grande soddisfazione di prima, si stava facendo leccare il pettorali da Cosimo.
Prese la ciotola, l’abbassò sotto il suo uccello, che ne frattempo si era ammosciato ma era pur sempre un bel salsicciotto, e iniziò a pisciarci sonoramente dentro. Quando ebbe finito, mescolò con un dito piscio e sperma, e consegnò la ciotola a Bruno.
“Bevi, troia, vedrai che ti piacerà”
Bruno era perplesso, ma sapeva che in realtà non aveva scelta: ogni desiderio del Comandante in realtà era un ordine che andava eseguito prontamente, se non si volevano subire conseguenze estreme.
Decise di trangugiare tutto velocemente, senza pensarci troppo. A lunghe sorsate, mandò giù quel brodo maschile. Era caldo, aveva un sapore strano, ma alla fine era soddisfatto di averlo bevuto, e avrebbe quasi voluto che ce ne fosse ancora.
Cosimo lo guardava con invida: per lui sarebbe stato un nettare meraviglioso.
Quella notte Bruno dormì profondamente, completamente appagato e felice di far parte del “corpo speciale”.
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