La ragazza con la pelle di seta e gli occhi roventi – VII Parte
di
IlCavaliereOscuro
genere
etero
Il mio cuore perse un colpo. Con quel bottone slacciato si era infranta la prima barriera che teneva davvero separati i nostri corpi. Sentivo la sua mano armeggiare con la zip che in un momento fu abbassata ed io mi sentii un po' più libero, poi entrò a contatto con i boxer. Non potei impedirmi di gemere, mentre lei ansimava muovendo la sua mano su di me.
Ero duro come il marmo mentre le sue dita mi prendevano, mi esploravano, mi circondavano e si muovevano più facilmente, mentre noi, fronte contro fronte, guardavamo la sua mano, eccitati, vogliosi di andare oltre. Mi vedevo muovermi nella sua mano rovente, vedevo la mia erezione torturata da quel dolce movimento passionale mentre ero aggrappato a lei, ansimante e famelico d'aria e di piacere, mentre il suo seno saliva e scendeva al ritmo dei suoi respiri.
Non riuscivo più a dire nulla. Ero solo respiro affannato, desiderio incontrollato, voglia di lei e della sua mano intorno a me, liberamente. Come se mi avesse letto nel pensiero, la mano si insinuò nei boxer e il fremito che mi scatenò fu tale da dovermi davvero aggrappare a lei. Ero totalmente nella sua mano: mente, cuore, anima, tutto si muoveva al ritmo della sua mano intorno alla mia erezione, in un lento e meraviglioso su e giù.
Non potei nemmeno controllare quel gemito che uscì direttamente dalla mia gola, forte, carico di desiderio e della voglia che finora avevo covato dentro, come un fuoco cova sotto le braci in attesa di riesplordere con il primo alito di vento. Lei ansimava ed era come benzina su quel fuoco risvegliato, qualcosa che attraverso le orecchie arrivava direttamente cervello, senza filtri, come la scarica di un fulmine quando colpisce un albero e lo frantuma in mille pezzi, mentre la sua mano aumentava la velocità ed il mio respiro con lei.
Mi stringeva, voleva sentire la consistenza della mia virilità quasi fino a farmi male, mentre il mio bacino era proteso in avanti quasi per paura che decidesse di lasciarmi andare, che smettesse. Ma non smetteva, continuava a muovere la mano, masturbandomi con dolcezza e forza, mentre io mi morsicavo il labbro per evitare di urlare, perso in quella tempesta di piacere che mi stava dando con la sua mano dalle dita lunghe.
«Voglio farti godere», sussurrò. «Voglio farti venire.»
Io non riuscii a rispondere. Stava per accadere e le mie mani si avvinghiarono a lei. Sentivo il mio respiro aumentare e con occhi socchiusi vedevo il suo volto che mi guardava con un sorriso, mentre anche lei si mordeva un labbro e la sua mano continuava a toccarmi, a circondarmi. Credo di non essere mai stato così eccitato, così duro come quella volta. Lo sentivo, lo vedevo.
Se avesse continuato con quel ritmo sarei venuto entro pochissimo. Le presi il braccio e tentai di fermarla, mentre lei opponeva resistenza. Lo voleva, e lo volevo anche io.
«Vieni.. vieni.. ti prego» disse.
Dio mio stavo per impazzire, ma volevo rallentasse, volevo che durasse di più, tanto di più, perché stavo godendo e volevo godere di ogni momento.
Glielo dissi, in mezzo ai respiri affannati e al corpo tremante. Lei si fermò, un po' contrariata, poi mi guardò con un sorriso.
E, senza dire nulla, si inginocchiò davanti a me.
Ero duro come il marmo mentre le sue dita mi prendevano, mi esploravano, mi circondavano e si muovevano più facilmente, mentre noi, fronte contro fronte, guardavamo la sua mano, eccitati, vogliosi di andare oltre. Mi vedevo muovermi nella sua mano rovente, vedevo la mia erezione torturata da quel dolce movimento passionale mentre ero aggrappato a lei, ansimante e famelico d'aria e di piacere, mentre il suo seno saliva e scendeva al ritmo dei suoi respiri.
Non riuscivo più a dire nulla. Ero solo respiro affannato, desiderio incontrollato, voglia di lei e della sua mano intorno a me, liberamente. Come se mi avesse letto nel pensiero, la mano si insinuò nei boxer e il fremito che mi scatenò fu tale da dovermi davvero aggrappare a lei. Ero totalmente nella sua mano: mente, cuore, anima, tutto si muoveva al ritmo della sua mano intorno alla mia erezione, in un lento e meraviglioso su e giù.
Non potei nemmeno controllare quel gemito che uscì direttamente dalla mia gola, forte, carico di desiderio e della voglia che finora avevo covato dentro, come un fuoco cova sotto le braci in attesa di riesplordere con il primo alito di vento. Lei ansimava ed era come benzina su quel fuoco risvegliato, qualcosa che attraverso le orecchie arrivava direttamente cervello, senza filtri, come la scarica di un fulmine quando colpisce un albero e lo frantuma in mille pezzi, mentre la sua mano aumentava la velocità ed il mio respiro con lei.
Mi stringeva, voleva sentire la consistenza della mia virilità quasi fino a farmi male, mentre il mio bacino era proteso in avanti quasi per paura che decidesse di lasciarmi andare, che smettesse. Ma non smetteva, continuava a muovere la mano, masturbandomi con dolcezza e forza, mentre io mi morsicavo il labbro per evitare di urlare, perso in quella tempesta di piacere che mi stava dando con la sua mano dalle dita lunghe.
«Voglio farti godere», sussurrò. «Voglio farti venire.»
Io non riuscii a rispondere. Stava per accadere e le mie mani si avvinghiarono a lei. Sentivo il mio respiro aumentare e con occhi socchiusi vedevo il suo volto che mi guardava con un sorriso, mentre anche lei si mordeva un labbro e la sua mano continuava a toccarmi, a circondarmi. Credo di non essere mai stato così eccitato, così duro come quella volta. Lo sentivo, lo vedevo.
Se avesse continuato con quel ritmo sarei venuto entro pochissimo. Le presi il braccio e tentai di fermarla, mentre lei opponeva resistenza. Lo voleva, e lo volevo anche io.
«Vieni.. vieni.. ti prego» disse.
Dio mio stavo per impazzire, ma volevo rallentasse, volevo che durasse di più, tanto di più, perché stavo godendo e volevo godere di ogni momento.
Glielo dissi, in mezzo ai respiri affannati e al corpo tremante. Lei si fermò, un po' contrariata, poi mi guardò con un sorriso.
E, senza dire nulla, si inginocchiò davanti a me.
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