La ragazza con la pelle di seta e gli occhi roventi – VIII Parte
di
IlCavaliereOscuro
genere
etero
Quello che successe dopo lo ricordo distintamente perché, nonostante fossi sulla via della perdizione, mi imposi di assaporare ogni momento ed ogni sensazione per imprimerla indelebilmente nella mia memoria.
Sentii distintamente il rumore del bottone dei miei pantaloni che si slacciava, seguito da quello della cerniera che veniva abbassata, come se fossero boati in una stanza vuota e riecheggiassero per eterni istanti tra le pareti. Abbassò leggermente i miei jeans. I miei occhi erano fissi su di lei, su quello che stava facendo e che sapevo avrebbe fatto, mentre i suoi mi guardavano, guardavano la mia espressione ansiosa, vogliosa, estatica. Non riuscivo a dire nulla se non ad ansimare ogni cosa che facesse.
I miei boxer fecero capolino da sotto i jeans, spinti verso di lei dalla mia eccitazione. Lei mi guardò e sorride, e ci provai anche io. Poi fece passare la punta della lingua su quel rigonfiamento che aspettava soltanto di essere liberato, di essere accarezzato da quelle mani dalle dita lunghe e delicate, baciato da quella bocca che mi aveva fatto penare finora. Era per lei, solo e soltanto per lei. Era suo.
Solo un misero strato di stoffa separavano la mia erezione dalla sua lingua e fremevo, mi mordevo il labbro per non gemere impazzito mentre quella tortura faceva pervadere il mio corpo da sensazioni indescrivibili. La sua lingua partiva dal basso, dalla base, per salire fino alla punta che spuntava leggermente dall'elastico, premuta, trattenuta contro il mio corpo, la sfiorava dolcemente per poi tornare verso il basso. Credevo di impazzire. Sentivo il sangue pulsare in tutto il corpo, nella mia erezione, nelle mie orecchie.
Poi, con movimenti delicati, prese l'elastico dei boxer e li abbassò. Ero libero, davanti ai suoi occhi. Davanti al suo volto. Tutta la mia virilità, la mia eccitazione, il mio desiderio era nudo di fronte a lei, ai suoi occhi, che lo guardavano, ne scrutavano la forma, la leggera inclinazione e la curvatura. Poi alzò gli occhi verso di me.
«Non credevo..», disse. Io la guardai e sorrisi.
«Nemmeno io», risposi.
Ed era vero. Non ero mai stato così eccitato, così duro da che ricordassi. L'accumulo del desiderio si era riversato lì, in quella parte del corpo di cui tutti gli uomini vanno fieri, ne aveva disteso ogni muscolo, allungandone ogni fibra di pulsante passione. Poi lei lo avvolse con le sue dita e fu il preludio di un piacere sconosciuto finora, qualcosa che sapevo sarebbe aumentato. Le sue mani si muovevano su di me con ritmo regolare, lento, ed io ero avvolto dal calore della sua mano. Era come se tutto il mio essere fosse lì, nel suo pugno delicato.
Reclinai la testa all'indietro e mi lasciai andare a quella sensazione di meravigliosa gratitudine che sentivo dentro.
Sentii distintamente il rumore del bottone dei miei pantaloni che si slacciava, seguito da quello della cerniera che veniva abbassata, come se fossero boati in una stanza vuota e riecheggiassero per eterni istanti tra le pareti. Abbassò leggermente i miei jeans. I miei occhi erano fissi su di lei, su quello che stava facendo e che sapevo avrebbe fatto, mentre i suoi mi guardavano, guardavano la mia espressione ansiosa, vogliosa, estatica. Non riuscivo a dire nulla se non ad ansimare ogni cosa che facesse.
I miei boxer fecero capolino da sotto i jeans, spinti verso di lei dalla mia eccitazione. Lei mi guardò e sorride, e ci provai anche io. Poi fece passare la punta della lingua su quel rigonfiamento che aspettava soltanto di essere liberato, di essere accarezzato da quelle mani dalle dita lunghe e delicate, baciato da quella bocca che mi aveva fatto penare finora. Era per lei, solo e soltanto per lei. Era suo.
Solo un misero strato di stoffa separavano la mia erezione dalla sua lingua e fremevo, mi mordevo il labbro per non gemere impazzito mentre quella tortura faceva pervadere il mio corpo da sensazioni indescrivibili. La sua lingua partiva dal basso, dalla base, per salire fino alla punta che spuntava leggermente dall'elastico, premuta, trattenuta contro il mio corpo, la sfiorava dolcemente per poi tornare verso il basso. Credevo di impazzire. Sentivo il sangue pulsare in tutto il corpo, nella mia erezione, nelle mie orecchie.
Poi, con movimenti delicati, prese l'elastico dei boxer e li abbassò. Ero libero, davanti ai suoi occhi. Davanti al suo volto. Tutta la mia virilità, la mia eccitazione, il mio desiderio era nudo di fronte a lei, ai suoi occhi, che lo guardavano, ne scrutavano la forma, la leggera inclinazione e la curvatura. Poi alzò gli occhi verso di me.
«Non credevo..», disse. Io la guardai e sorrisi.
«Nemmeno io», risposi.
Ed era vero. Non ero mai stato così eccitato, così duro da che ricordassi. L'accumulo del desiderio si era riversato lì, in quella parte del corpo di cui tutti gli uomini vanno fieri, ne aveva disteso ogni muscolo, allungandone ogni fibra di pulsante passione. Poi lei lo avvolse con le sue dita e fu il preludio di un piacere sconosciuto finora, qualcosa che sapevo sarebbe aumentato. Le sue mani si muovevano su di me con ritmo regolare, lento, ed io ero avvolto dal calore della sua mano. Era come se tutto il mio essere fosse lì, nel suo pugno delicato.
Reclinai la testa all'indietro e mi lasciai andare a quella sensazione di meravigliosa gratitudine che sentivo dentro.
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