Brooklyn. Saturday. Sex.

di
genere
tradimenti

La porta è chiusa dietro di me, sto nel corridoio, Luis non ha sentito la mia voce, che era coperta dallo scroscio d’acqua della doccia.
Meglio così penso tra me e me.
Mi volto, nella stanza da letto vedo la grande vetrata che si affaccia sulla citta’.
Mille e mille luci la illuminano, sono le 4am, ed è già viva, auto, bus, camion che passano sul ponte di Brooklyn, probabilmente il più bello dei ponti che attraversano l’East river.
Chissà quante storie sono state raccontate, scritte e vissute sotto la sua ombra, e adesso anche io ho la mia personale storia.
Il mio primo approccio ad un trio, quella fantasia molte volte sussurrata durante l’amplesso, quella fantasia stimolata con l’uso delle mani o altro.
Tutto questo comporta sempre un fattore di rischio, soprattutto nel rapporto della coppia, dopo aver fantasticato su un menage a trois, ho sempre pensato a come mi sarei potuta sentire dopo, quali sarebbero potute essere le conseguenze emozionali e relazionali.
Ma la voglia di sperimentare è sempre stata alla base del nostro rapporto, non solo per quanto riguarda il sesso, poi c’è sempre quella voglia complice di provare a trasgredire quando si puo’, usicre dalla routine della stanza da letto.
Adesso mi sento benissimo, la pace dei sensi, rivedo l’immagine di mio marito che con il suo sorriso mi da il benestare a procedere.
Provo di nuovo la sensazione di sentirlo dentro di me, del suo desiderio di possedermi e contemporaneamente di condividermi, io sento quel gran piacere di essere desiderata come mai prima.
Il godimento fisico della penetrazione, e parallelamente quel godimento più mentale che provo mentre faccio un pompino.
Quella sensazione di sentire al tatto la pelle sudata dei nostri corpi, la sue mani sul seno, mentre posso sentire quell’odore forte di sesso del pene che sto deliziando con la bocca, e sentire le altre mani che mi accarezzano i capelli e la schiena.
La complicità è la chiave in tutto questo, ma penso anche che sotto sotto, è la voglia di eccitamento che voglio. Ma forse la ricerca della complicità è solo una scusa per sentirsi meno colpevoli con se stessi, e ammettere che l’altro, o gli altri, sono solo uno strumento, degli oggetti sessuali per raggiungere quel piacere che ci sconquassa la mente ed il corpo.
Più ci penso e più mi viene voglia di godere senza pensare alle conseguenze, solo godersi l’attimo, carpe diem!
Entrerei in quel bagno, così come sono, nuda.
Entrerei in quel box doccia, e gli chiederei se è pronto per il secondo round.
Vorrei sentire le sue braccia intorno a me, che mi stringono a lui, mentre piano piano l’acqua mi bagna il corpo, che sfiora quello insaponato di Luis, il mio seno schiacciato suo petto.
Sentirei le sue mani che scendono sul sedere, che me lo afferrano con forza e divaricano i glutei. E poi sentire le dita scivolare nel solco delle natiche, fino ad arrivare al dolce fiorellino, sentire la danza del dito medio, mentre disegna piccoli cerchi, applicando piccole pressioni, per infilarsi in quel pertugio, facilitato dal doccia schiuma.
Io chiuderei gli occhi e lo mordereo sul collo, aumentando la pressione del morso in risposta alla penetrazione digitale. Lo sentirei sussurarmi all’orecchio “Questa volta lo faccio mio”.
Mi inginocchierei ai suoi piedi, ed inizierei a massaggiargli i testicoli, pieni, rotondi, ben depilati, poi a leccarli, infilarli in bocca,, uno alla volta, ciucciarli, con la sua asta che si appoggia sul mio volto.
La mia mano destra la afferrerebbe ed inizierebe a masturbarlo, mentre la mano sinistra scivolerebbe verso la mia micina umida e vogliosa.
Mi accarezzerei il bocciolo gonfio di piacere, per poi cercare il piacere più in profondità, fino a dove le dita lo permetterebbero.
Con la lingua seguirei il sentiero che porta verso il glande, mi soffermerei sul frenulo, stuzzicandolo un pochino, lo indirizzerei verso la mia bocca, e lo avvolgerei tra le mie labbra per coprire la corona.
All’interno della bocca la lingua inizierebbe a girare intorno alla punta del glande, girandole e giravolte, e poi farlo scivolare più all’interno, sentire l’asta che scorre tra le mie labbra e poi riuscire, lucido e pieno di saliva, e poi rientrare, cercando di farlo arrivare più in fondo ad ogni affondo.
Sentirei le sue mani accompagnarmi la testa, e quel suono del risucchio quasi melodioso accompagnato dalla melodia delle gocce d’acqua che rimbalzano sui nostri corpi.
Sentirei la sua respirazione farsi sempre più affannosa, fino a che sfilerebbe il pene dalla mia bocca, dicendomi “Non voglio venire adesso”.
Mi aiuterebbe ad alzarmi e poi ad appoggiarmi alle piastrelle delle doccia,il freddo della superficie a contatto dei miei seni mi provocherebbero un brivido su tutto il corpo, in contrasto con l’acqua calda della doccia.
Lui si metterebbe in ginocchio dietro di me e comincerebbe a baciarmi tra le natiche, riprendendo il lavoro iniziato dal suo dito medio, ma questa volta con la lingua.
Sento la punta della lingua sul perineo, sento la sua respirazione sulle mie intimità,
bagnata dall’acqua, dai miei umori, dalla sua saliva.
Le mie mani scendono di nuovo verso il basso, con la voglia di godere di più, ma lui le fermerebbe, e comincerebbe ad usare le sue.
Si prenderebbe ben cura di entrambi i pertugi, lingua dietro, mani davanti.
Comincerei a sentire il piacere farsi più intenso, più vivo, più esplosivo.
Sentirei le contrazioni ritmiche della vagina e dell’utero che accompagnerebbero l’orgasmo.
Sentirei le gambe molli. Lui mi sosterrebbe per poi alzarsi, abbracciarmi e baciarmi.
Lo guarderei negli occhi, afferrerei il suo pene con la mano.
Lui mi girerebbe di nuovo, appoggerei le mani sul vetro del box doccia, inarcando un po’ la schiena, favorendo l’accesso.
Lui si avvicinerebbe con il pene in tiro, e lo appoggerebbe all’ingresso della mia micina.
Il glande comincerebbe a farsi spazio tra le grandi e piccole labbra, senza alcuna fatica, per poi proseguire sempre più in profindita’, ma molto, molto lentamente, facendomi provare una penetrazione divina, fino a che tutta l’asta non è completamente dentro di me.
Dalla mia bocca uscirebbe un flebile suono di profondo piacere.
Poi lo sentirei scivolare fuori da me, per quasi uscire, e ripetere il gioco, ma ad ogni colpo, il movimento si fa più rapido, più intenso. Sentire Il rumore dei nostri bacini confondersi con quello dell’acqua, i testicoli sbattere sulla mia pelle.
I suoni che escono dalla mia bocca si farebbero sempre più intensi.
Lui prenderebbe altro doccia schiuma ed inizierebbe a lubrificarmi di nuovo il fiorellino, sono anni che lo vorrebbe, ma non gliel’ho mai concesso.
Mi girerei verso di lui, gli direi quasi mormorando “è cosi che lo immaginavi? Che aspetti?”
E lui mi direbbe “Mi hai sempre fatto impazzire, ma stanotte superi te stessa”.
Mi metterebbe la mano sul collo e mi darebbe un bacio sull’orecchio.
Inarcherei di più la schiena, con le mani allargherei un po’ le natiche, una volta sentito la punta del glande appoggiarsi sullo sfintere, appoggerei di nuovo le mani sul vetro del box doccia.
Lui inizierebbe a spingere la sua asta lentamente, despacito, il muscolo ben rilassato, io mi godrei ogni recettore del piacere mentre avanza, mi godrei anche quel fastidio misto ad un leggero dolore, lancerei un grido senza fiato una volta passato il muro anale.
L’eccitazione prenderebbe il sopravvento, con quel piacere inconfondibile.
Lui poi mi prenderebbe un braccio e lo porterebbe dietro la mia schiena, tenendomi saldamente mentre mi possiede. Le spinte si farebbero più intense, quasi violente, più crude e meno emotive. Le sue parole diventerebbero più volgari ed eccitanti. Il rumore dei nostri corpi uniti, con le pelvi che si scontrano, sarebbe come un metronomo, che aumenterebbe di velocita’ colpo dopo colpo.
Il mio godimento sarebbe intenso, fragoroso, il suo sarebbe lo stesso.
Arriverebbe quasi al limite, me lo direbbe all’orecchio, mordicchiando il lobo, gli direi “Dove vuoi”.
Lui darebbe un paio di spinte ancora, lo sfilerebbe da dentro di me, lasciando un vuoto improvviso da dentro di me.
Prenderebbe una spugna intrisa di doccia schiuma, se la passerebbe sull’asta, mentre mi farebbe cenno di inginocchiarmi. Mi troverei la sua asta pulsante e pronta per esplodere!
La accoglierei nella mia bocca vogliosa mentre lo guardo negli occhi, la farei sparire insalivandola bene e aspetterei il suo nettare.
Lo sentirei ansimare sempre più rapidamente, e arrivato al limite, lo tirerebbe fuori dalla mia bocca, io la spalancherei, lingua fuori, ed aspetterei i suoi getti di crema calda colpirmi il viso, imbrattandolo, come il finale di uno di quei film porno che guardavamo insieme, e che poi rimettevamo in scena.
Poi mi aiuterebbe a rialzare, mi abbraccerebbe, mi darebbe un bacio sulla mia bocca colante del suo sperma, mi aiuterebbe a ripulirmi, ad asciugarmi, per poi buttarsi sul letto fino alla prime luci dell’alba.
Questo è la scena che mi immagino, una scena di puro piacere sessuale. Poi fosse lui il co-protagonista della scena, o mio marito o un altro non sarebbe importante, il fine conta, non tanto i modi per raggiungere questo ideale di piacere.
L’eccitazione che provo nella mente e tra le gambe si fa sempre più intensa, ma adesso non è il momento di ulteriori trasgressioni, do un ultimo sguardo al panorama della citta’, esco dalla stanza mentre sento Luis che chiude la doccia.
Scendo le scale illuminate dalle luci che provengono da fuori, vado nella mia stanza, mi metto a letto accanto a mio marito, che è li nudo coperto solo dal lenzuolo.
Lo guardo bene, mentre mi tocco vedo un rigonfiamento verso il basso ventre, noto un bel morning wood che non va sprecato, credo proprio che non gli dispiacerà se lo sveglio adesso….

scritto il
2022-12-30
1 . 4 K
visite
0
voti
valutazione
0
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

racconto precedente

Brooklyn. Friday. Love.

racconto sucessivo

Lo specchio
Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.