Tra Jazz e bourbon a New Orleans

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Il Bar Carousel di New Orleans, un luogo dove il tempo sembra danzare con la musica e i sogni prendono vita tra le note di un pianoforte vissuto. In quella notte, il clima elettrico del locale era palpabile, la folla brulicava di energia, e il profumo di bourbon s'intrecciava con il suono di una jazz band dal vivo.
Mi piaceva passare lì il sabato sera, é giusto dietro lo studio dove lavoro e poi, dopo una settimana di lavoro, per qualche ora posso dimenticare tutto il resto, i problemi di ogni giorno, lo stress di una relazione sempre piú complicata, le bollette da pagare, gli esami all´universitá.. era proprio il posto ideale per rilassarsi e divertirsi.
Avevo proprio voglia di trovare compagnia e scaricare tutta la tensione accumulata.
Mi avvicinai al bar e, non senza sgomitare, riuscii a ordinare il mio solito, un doppio bourbon SugarField. Quando lo bevo mi porta sempre in un viaggio sensoriale, tra campi dorati e botti di legno, come nella fattoria di mio nonno, e poi lascia sulla lingua quel leggero gusto di vaniglia speziata che mi fa tanto sabato sera.
Ma quella sera, oltre al sapore di bourbon sulla lingua, avevo anche tanta voglia di assaporare la lingua di qualcuna delle tante donne che frequentavano il locale.

Tra la moltitudine di persone il mio sguardo si soffermò su una in particolare. Capelli scuri che cadevano delicatamente sulle spalle e occhi che brillavano come stelle in una notte senza luna. Il suo sorriso catturò la mia attenzione. Era con un gruppo di persone molto eterogenee di età diverse.
Decisi di avvicinarmi attratto dalla sua presenza enigmatica e per avere una visuale migliore su quella donna. Sentii dall’accento delle persone del gruppo che erano britannici, lei stava parlando con un tipo sulla cinquantina. Più che parlando stavano proprio flirtando, lui aveva la mano sulla sua coscia e sotto la gonna nera si faceva intravedere la balza della calza autoreggente.
Una meravigliosa creatura di una sensualità esagerata, sulla trentina, era lei la mia preda per quella serata, e il fatto che ci fosse già un predatore intorno a lei aggiungeva eccitazione al mio gioco del sabato sera.
Anche se fossi tornato a casa a mani vuote mi avrebbe comunque distratto dalla mia vita noiosa.
A quel punto finalmente i nostri sguardi si incrociarono, sicuramente lei non era britannica, aveva lineamenti latini. Ci scambiammo dei sorrisi intriganti, mentre la mano del mio rivale saliva lentamente sulla sua coscia, e più saliva più il nostro sguardo si faceva intenso.
Le piaceva essere guardata ed essere toccata allo stesso tempo, con ogni evidenza era una donna sicura di sè. Sapeva benissimo quello che stava facendo, si vedeva che aveva voglia di giocare quella sera.
Dalle bottiglie di birra e dai bicchieri sul loro tavolo si notava che l’alcool era già scorso a fiumi rendendo l’atmosfera sempre più elettrica mentre la musica jazz del pianoforte vibrava nell'aria come un incantesimo.
Poi lei si alzó e si diresse verso il bancone del bar, finalmente l’occasione che stavo aspettando per avvicinarmi a lei.
Mi misi dietro a lei mentre aspettava di essere servita. Ordinó un whisky-coke e a quel punto intervenni “Dovresti provare un bourbon da solo”
“Que?” rispose guardandomi con uno sguardo finto ingenuo.
“Stai qui a New Orleans, dovresti provare il bourbon locale!”
Avevo ragione, non era britannica come le altre persone del suo gruppo, il suo accento inglese aveva quelle sfumature spagnole che farebbero sciogliere qualsiasi uomo.
Chiesi alla barwoman di cambiare il suo ordine con un Sugarfield “Questo te lo offro io, poi mi dici”. Lei accetto’ volentieri la mia offerta.
Brindammo e buttammo giú lo shot di liquore.
Ci avvicinammo e il rumore del bar si trasformò in uno sfondo lontano mentre ci scambiavamo il primo sorriso e il primo saluto. Il suo nome, un'armonia di suoni dolci che si mescolavano con il tintinnio dei bicchieri e il lamento del sax.
“Il tuo amico al tavolo?” le chiesi.
“Lui? Ci penseró dopo” rispose sorridendo.
Sicuramente le attenzioni di un ventenne le interessavano di piú di quelle del suo amico al tavolo.
Le chiesi di ballare, e così ci ritrovammo al centro della pista, in un abbraccio intimo al ritmo del jazz. Il pianoforte creava melodie che sembravano scivolare lungo le curve dei nostri corpi, soprattutto il suo, la scollatura faceva intravedere un seno in cui perdersi.
Le mani si cercavano, e le distanze si annullavano mentre il mondo intorno a noi scompariva.
La musica iniziò a fluire, un ritmo travolgente che faceva vibrare ogni fibra del mio essere. con passi improvvisati, una conversazione senza parole tra due anime che si erano appena incontrate.
Il suo vestito aderente si muoveva elegantemente a ogni passo e evidenziava la sua grazia e la sua sicurezza con le luci del locale che accentuavano la silhouette della sua corpo insinuandosi in quella scollatura che catturava gli sguardi neanche troppo velati di uomini e donne creando un'aura di mistero e seduzione.
Io la guidavo in una serie di movimenti fluidi e mosse sempre piú ardite, con tocchi via via piú proibiti, e lei si lasciava condurre. Piú che una semplice preda dava comunque l'impressione di essere lei a condurre i giochi.
Tra note di sassofono e percussioni avvolgenti, la nostra danza sensuale continuò fino a quando l'ultima nota sfumò nell'aria. Con il cuore che batteva all'unisono, ci fermammo, sorridendo l'uno all'altro con un'intensa complicità.
Nel silenzio che seguì, una patina di sudore le accarezzava la pelle, rendendola ancora piú irresistibile in quel vestito nero aderente.
“Usciamo un attimo” mi chiese “mi serve un po´ d'aria fresca”
Fuori dal Bar Carousel la guidai dietro l'angolo, e ci lasciammo trasportare da un flusso inarrestabile di desiderio e passione.
La mia bocca, finalmente sulla sua, ne assaggiava il sapore. Finalmente potevo mettere le mani su quel culo morbido che avevo solo sfiorato durante il ballo.
Nei pantaloni già sentivo la mia prorompente erezione, lei se ne accorse subito e la sua mano ne fu calamitata, e iniziò a massaggiarlo da sopra la stoffa.
Mi guardai in giro, in quell'angolo buio, per vedere se c'era gente che potesse rovinare quel momento magicamente trasgressivo, poche volte mi era capitato di trovarmi in una situazione del genere.
“Toccami” mi disse con voce autoritaria
“Che?” risposi,
“Toccami”
La mia mano si infiló sotto la sua gonna, dove prima il mio rivale la accarezzava, la mia mano si fece piú intraprendente, arrivó all'inguine, scostai le sue mutandine e fu una meraviglia.
Sentire il pelo curato della sua figa gonfia, morbida, bagnata, era un invito per le mie dita a farsi largo tra quelle labbra delicate.
Iniziai ad affondare dentro di lei, come aveva richiesto, le dita scivolavano tra i suoi umori, iniziai un movimento rotatorio con le dita per aumentare la pressione sulle pareti ed accrescere il suo piacere.
Mentre la masturbavo affondava la bocca sul mio collo per trattenere i gemiti, la sentivo vibrare come un sax, non sarebbe durata molto piú a lungo. Così mi inginocchiai e infilai la testa sotto la gonna e dove prima giocavano le mie dita, ora era la mia bocca a condurre i giochi. Un sapore delizioso, inebriante, le sue mani sulla mia testa spingevano forte contro il suo sesso, alzó la gamba sopra la mia spalla, per darmi piú spazio.
Il suo clitorite era gonfio e la mia lingua ne gustava ogni millimetro, poi mi fermó.
“Non qui” mi disse.
“Vieni con me, il mio ufficio è a due passi”
L'ufficio dove lavoravo era proprio in fondo al vicolo, al piano terra, due stanze dove aiutavo due contabili con mansioni quotidiane che svolgevo per pagarmi gli studi all´universitá.
Entrammo. Le luci erano spente ma l´illuminazione esterna permetteva di vedere bene anche dentro il locale.
La spinsi contro il muro, bloccandola con il viso rivolto alla parete. Il mio cazzo spingeva sul suo sedere e le mie mani palpavano senza ostacoli il suo seno prorompente. Poi lei si divincoló, mi slacció i pantaloni prendendolo finalmente in mano.
I pantaloni erano alle caviglie e finalmente avevo le sue calde labbra attorno al mio glande.
Era uno spettacolo vedere quegli occhi dolci che mi fissavano mentre il mio cazzo spariva in quella bocca vogliosa e vedevo i filamenti di saliva che ci tenevano uniti ogni volta che lo faceva riaffiorare.
Dalla mia posizione vedevo tutta la meticolosità con cui me lo succhiava e come usava le mani, afferrava i testicoli, leccava tutta l'asta dalla punta fino alla radice, insalivava bene le mie palle piene di voglia per poi ritornare a farlo sparire nella sua bocca.
Era in una trance erotica e di passione, in quel momento per lei c'era solo il mio cazzo e dalla sua espressione non so chi stava godendo di piú tra noi due.
Avrei voluto che quel momento durasse per sempre, ma lei ancora una volta si fermó.
“Hai un preservativo?”
Ne estrassi uno dal portafoglio e glielo passai. Lei lo apri, lo appoggió sulla punta del glande, lo srotoló un poco con le dita e poi proseguí con la bocca fino a farmelo indossare tutto. A quel punto si alzó, mi bació e me lo prese in mano.
Ero in balia di questa ragazza. Dovevo reagire in qualche modo. La presi e la feci appoggiare alla scrivania, le alzai la gonna. Ora avevo quelle sue rotonditá davanti a me, mi avvicinai con il membro eretto puntando la figa, lei allungó la mano tra le sue gambe e lo indirizzó bene all'entrata. Bastó un colpo di bacino e la penetrai a fondo.
Lanció un gemito di piacere e iniziai a scoparla come meritava, il ritmo aumentava seguendo i suoi miagolii che rimbombavano nell'ufficio vuoto.
Non resistetti e le diedi uno schiaffo su quel bel culo illuminato dalla luce che entrava dalla finestra.
“Piú forte” mi disse con mia sorpresa. Le diedi un altro schiaffo che fu accolto con la stessa richiesta.
Iniziai a sbatterla con piú foga, tanto che il reggiseno uscì dalla scollatura del vestito, e non persi tempo a liberare quelle magnifiche tette rotonde che si muovevano avanti ed indietro, seguendo il ritmo dei miei colpi.
L'eccitazione, giá altissima, aumentava a ogni colpo.
In quella posizione vedevo benissimo il mio cazzo farsi largo tra le sue labbra, che si schiudevano, si dilatavano per accoglierlo e poi farlo sparire in quell ́antro stretto di piacere avvolgendolo in una morsa letale.
Ed era splendido vedere il contrasto del mio cazzo nero infilarsi dentro di lei e sbattere il mio bacino contro quel suo culo bianco, il contrasto delle mie mani sui suoi fianchi.
Afferrai il suo collo da dietro per controllare meglio le mie spinte, lei prese la mia mano e se la portó davanti alla bocca, leccandomi le dita ed infilandole tra le labbra, dando inizio a un vero e proprio un pompino digitale, una dea del sesso.
Stavo arrivando al limite ma lei mi anticipó vocalizzando in maniera molto erotica il suo orgasmo, mentre io continuavo senza fermarmi a sbatterla aspettando solo di scaricarmi dentro di lei.
Quella dea capì subito la situazione, rapidamente mi fece uscire dalla sua figa e si inginocchió di nuovo davanti a me. Mi sfiló il profilattico e feci solo in tempo ad appoggiare il glande sulla sua lingua, in posa come quella di una fedele che aspetta l'ostia, per venire copiosamente. Ho ancora in mente l'immagine di come, schizzo dopo schizzo, le riempii la bocca del mio piacere, la lingua che quasi nuotava nel mio sperma, fino ad aspettare l'ultima goccia prima di chiudere la bocca e deglutire tutto.
Poi aprí la bocca, soddisfatta come una scolaretta dopo un bel voto a scuola, per farmi vedere che non c ́era piú nulla. Sarei morto in quell'istante, in quell'ufficio, felice. Mi diede un'ultima ripassata con la lingua sul glande e si pulí la bocca con una salvietta.
“Adesso devo andare, devo tornare dai miei amici” mi disse, come se avesse appena preso un caffé con un amico.
Ero ancora incredulo per quella magnifica scopata, quello di cui avevo veramente bisogno quella sera.
Mentre stava per uscire le dissi “Non ti dimentichi nulla?” puntando il dito verso le sue mutandine che giacevano sul pavimento.
“Non credo che mi serviranno stasera” rispose facendomi l'occhiolino!
Con i pantaloni ancora tra le caviglie e il cazzo ormai ammosciato la vidi andare via. Cosí come all'improvviso era entrata nella mia vita la vidi sparire, l'illusione effimera di un ́esperienza sensuale sospesa nel tempo, destinata a rimanere solo un ricordo fugace di un´altra notte a New Orleans.


scritto il
2023-11-16
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