L’s story. Capitolo 39. L’A.R.I. cresce
di
Laras
genere
dominazione
È lunedì e mi sveglio riposata e molto più serena assieme a tutte le altre: ore 07:00. La mia 16° settimana comincia con il ciclo mensile, che mi è venuto durante la notte. Marta se lo aspettava e aveva preavvertito Ercole che non sarei stata disponibile fino a sabato.
Romina è raggiante e mi informa che ieri, mentre ero via, Adelmo le ha allacciato il suo primo collare, quello senza nome né niente. Le han fatto festa in cinque o sei, tra guardie e padroni: mi sembra che ormai si sia integrata nella nostra comunità e questo, a suo dire, lo deve a tutte noi. Indossa felice davanti a noi il suo collare: è bianco come il primo che avevano allacciato a me, poi scende a far colazione e quindi lavorare.
Tutto questo avviene davanti a Nadia, che segue con grande curiosità, ma non commenta fino a quando siamo sole. Poi chiede: “Ma cos’ha di così importante il collare?”. Io non sono brava a parlare, riesco solo a dire di me: “Il mio primo collare me lo ha messo 4 mesi fa Adelmo, quello che oggi è il fidanzato di Romina. Da quel momento ho avuto un padrone che si curava di me, mi proteggeva, metteva denaro nel mio fondo pensione e mi guidava. Poi ho avuto un altro padrone: Ercole, il fidanzato di Claudio. Ora ho un terzo collare, i primi 2 non valgono più. Me lo ha messo un uomo che amo ed è giù in cassaforte, se vuoi vederlo, chiediamo di aprirla”. Nadia non risponde, ma non è spaventata, è sorpresa da tutte queste novità e dalla gioia che traspare da tutte noi.
Prendo un lieve analgesico, posso tenere delle mutande normali e coprenti, scendo a far colazione e do una mano qua e là alle altre, che già lavorano. Nadia mi ha seguita, ma non so dirle cosa deve fare: lei guarda attorno, curiosissima, finché arriva Marta a darle le prime istruzioni. Il tono è dolce, quasi materno, preceduto da una carezza in viso: “Cara Nadia, eccoti qua. Come prima cosa devo metterti il collare rosso: questo significa che non sei obbligata ad avere rapporti sessuali: è per proteggerti, capisci?” Nadia annuisce. “Seconda cosa: io sono una schiava come tutte le altre, anche io sono una persona inferiore ma, in più, sono a tuo servizio: per qualunque cosa cercami. Poi: non so quanto tempo potrai essere nostra ospite, credo una settimana, ma tu hai qualcuno molto importante che ti protegge [sicuramente si riferisce a Helio, e io capisco che forse perderò un altro uomo che amo]. Guardati attorno, chiedimi tutto: puoi chiedere anche a Elle, ha un carattere molto debole come tutte noi. Ma non è portata a spiegare. Se vuoi puoi aiutare con i lavori domestici, puoi partecipare alle lezioni, puoi dormire nel letto, non sei obbligata a mangiare nella ciotola come noi e tante altre cose. Non, potrai invece, fruire dei servizi estetici e altro, che sono riservati a quelle che han preso la loro decisione: per es. so che hai ancora peli, che sono segno di superbia. Insomma, avrai 7 giorni o poco più per decidere se desideri seguire il nostro modo di vivere ed essere felice come noi. Ti è tutto chiaro, hai domande?”.
Nadia si guarda attorno, controlla se siamo sole. Poi sottovoce chiede, sorprendendoci: “Io… potrei avere una guepiere come le vostre? Cioè, potrei vestire come voi?”.
Marta sorride dolce e le accarezza di nuovo il viso: “Purtroppo no, e non solo perché sei bellissima e qualcuno degli uomini che vivono con noi potrebbe cedere e cercare di possederti. Noi vestiamo così per mostrare a tutti che amiamo ubbidire e non vogliamo più vivere come le altre donne, ma vogliamo donarci a chi ci vuol bene e ci ha aiutate ad accettare noi stesse e le nostre fragilità. Io penso che l’uomo che ti ha selezionata e che, sono sicura, vuole il tuo bene, verrà a trovarti. Prendi la tua decisione con lui. Ci saranno 4 prove da affrontare prima di venire accettata e se decidi di vivere come noi, ti farà anche conoscere il nostro valutatore. Ma per ora devi restare vestita normalmente, va bene?”.
Sono esonerata dai lavori e dalle lezioni, mi annoio un po’ e mi tornano il pensiero dei brutti incontri della settimana scorsa… così, torno sul mio scendiletto a dormire. La giornata trascorre nella calma, senza niente rilevante.
Martedì mattina Marta ci sveglia con la voce alta e agitata: “In piedi pigrone! Tutte vestite normali, velocissime! Niente colazione finché l’appartamento 3 di questo piano non sarà perfetto: vetri, tende immacolate, lenzuola profumate, neanche un granello di polvere. Svelteee!!!”. Siamo in sei: Claudio deve andare al lavoro, ma ci aiuta un po’ Nadia: in due ore tutto riluce. Marta ci manda a risistemarci e sentiamo il rumore di auto che si fermano al grande portone di ingresso: Vito e Decimo sono già lì, indossano una mimetica perfetta, che sembra appena uscita dal sarto.
Dalla prima auto scende il generale Leonida Aresi, ha il viso stanco ma sereno, non è in alta uniforme, ma con una divisa normale: è affascinante come sempre, alto, lo sguardo del falco. Abbraccia con affetto i suoi ex commilitoni, che gli dimostrano un rispetto inaudito. C’è poi un piccolo furgone. Infine, un’auto con 3 carabinieri, dalla quale scende una ragazza sui 20 anni, molto molto carina ma dallo sguardo triste. Leonida si ferma anche con gli altri militari: sono tutti sull’attenti, rigidissimi e visibilmente emozionati. Rivolge loro una parola, un incoraggiamento, una pacca sulle spalle. Poi si volta, chiede a Vito: “Il cane, per piacere”, sale le scale ed entra. Lo accoglie Marta, che logicamente non si inginocchia né tantomeno si prostra se son presenti estranei: lui le accarezza il viso, la bacia sulle guance. È visibilmente stanco e chiede solo: “Ottavia?”. Marta risponde svelta sottovoce: “Certo mio signore, anche subito. Posso però farle presente che la piccina è mestruata e non può ancora lavorare?”. Lui risponde: “Certo. Hai ragione, come sempre. Tra 15 minuti, nel parco. Se c’è il cane che mi aspetti dentro”.
Sale lento, sembra con fatica, verso il primo piano: l’appartamento 3 era per lui. Marta ci informa che lo ha affittato, lo userà per riposarsi e stare lontano da tutto e tutti: vivrà con noi non si sa fino a quando. Poi manda tutte a scaricare il furgone, mentre lei si affianca ad Alfio, che sta controllando dei documenti. Alla fine, lui dice ai carabinieri: “Va bene, mi sembra tutto in regola, la accogliamo ma serve un controllo del nostro avvocato. Il suo cellulare maresciallo? se ci saranno questioni la disturberò personalmente, grazie”. I militari intuiscono che han di fronte un altro mastino da guerra, lo salutano militarmente, vanno via. La nuova ragazza non ha bagaglio, non ha nulla, come ieri Nadia: Vito la affida subito al cuore materno di Marta, che la precede in un salottino lasciando la porta aperta.
Le altre stanno scaricando il furgone e portando su le cose di Aresi nel suo nuovo appartamento. Io cerco di aiutare ma sono un po’ debole e non riesco a fare le scale tante volte. Ed è lì che le sento spettegolare: “E’ sotto la doccia!”; “Non ha un filo di grasso”; “Lo ha grande? Bello?”, “Ma quanto è alto?”; “E’ sposato?”; “Avete visto quante cicatrici?”.
Io sento il suo passo pesante, vado ad aspettarlo accanto al portone… col cavolo che esco se c’è il cane libero! Eccolo, scende dalle scale come il dio della guerra… è in una comoda mimetica e la doccia sembra lo abbia rasserenato perché ora sorride e saluta tutte con una carezza e – addirittura! – un complimento. Io sono in guepiere, calze e tacchi alti, il coprispalle di cachemire: ma devo tenere le mutande. Mi prende per mano, scendiamo i tre scalini ma, quando vede il cane si ferma. Il cane gli corre incontro, gli lecca il dorso della mano, proprio come facciamo noi con i nostri padroni. Lui parla all’animale in quella strana lingua (ma questo parla con gli animali? Boh!) … il grande lupo lancia un ululato forte, da far tremare... poi si pone a fianco di Leonida, aspetta.
Mi inginocchio sul prato, devo scusarmi: “Mio signore Leonida, chiedo il perdono perché ho su le mutande. Sono…”. Mi mette un dito sulla bocca, devo star zitta. Quindi mi prende per mano, camminiamo, lui tace. Si ferma di nuovo accarezza i ciclamini che sono appena fioriti. Camminiamo. Finalmente dopo quasi un’ora: “Elle ho divorziato. Sono solo”. In uno slancio di affetto gli bacio il dorso della mano, senza permesso, spudoratamente. Lui mi sorride, riprendiamo a camminare. Passa un’altra ora, si ferma di nuovo: “Divorziare è come perdere una guerra… ma se solo avesse avuto un centesimo della tua umiltà…” e si reimmerge nel silenzio. Siamo a metà del muro di cinta, continua camminare finché un tiepido sole fa capolino tra le fronde dei castagni: alza il viso, respira a fondo, mi parla: “Elle non voglio ordinarti niente. Ho bisogno di conforto e di riposo. Se vuoi aiutarmi lascia libero il tuo cuore. Se non ti va fa lo stesso” … e sono già ai suoi piedi che bacio con devozione il centro dei suoi pantaloni: “Io… io la amo mio signore”.
Respira profondamente, mi accarezza la testa, poi i miei lunghissimi capelli chiari, giù fino al sedere. Mi sussurra con dolcezza: “Non capirò mai il tuo cuore, ma ti voglio bene anche io”. Mi porta per il collare, ma piano, verso un tronco tagliato, vi si siede sopra… e io mi son sporcata le calze! Inginocchiata, slaccio, abbasso la cerniera, provo a tirar giù la mimetica… mi aiuta alzandosi un attimo. Porto il viso quasi a terra per adorargli i testicoli. Nonostante il ciclo mi sto bagnando. Il cagnone (pudicamente?) si allontana, si mette a cuccia e guarda altrove: ma che cane abbiamo? Lecco con devozione, è un uomo del quale “senti” la superiorità se solo ti guarda. Me lo fa leccare a lungo, si rilassa, il sole ci riscalda.
Finalmente mi alza il viso e posa il suo sesso eretto sulle mie labbra: mi ha penetrata ma è la prima volta che glielo vedo, non lo ha grande: è a forma di cilindro, tipo… proiettile! Lo imbocco, felice, mi sento importante e onorata. Si fa sbocchinare a lungo: è difficile che mi venga male alla mandibola, sono allenata a succhiare... ma mi viene male alla mandibola!
Godo una prima volta, ai suoi piedi, totalmente sottomessa: ho le braccia allacciate dietro la schiena, non mi sono toccata. Sposto le braccia sulle sue cosce per sostenermi, riprendo a succhiarglielo… è un bocchino infinito. A un certo punto mi pervade una strana sensazione: sì, mi sto annullando per desiderare quel che desidera lui… e godo di nuovo, questa volta miagolo più a lungo, più intensamente, più innamorata. Mi dice “Sei straordinaria… non ti ho mai capita... ti ho considerato una bambina… quanti errori nella mia vita!” e, finalmente, mi onora con il suo seme… non conto i getti: anziché spegnersi ora il mio orgasmo è impetuoso. Non capisco più niente, non voglio staccare la mia bocca dal suo uccello... mando giù e continuo a succhiarglielo, più lenta, delicatissima.
Quando torniamo lo stanno aspettando tutti in sala da pranzo. Aresi siede per primo, mi mette al suo fianco, ai suoi piedi. Vito e Decimo a tavola, ai suoi lati. Nadia e la nuova ragazza mangiano di la’ in cucina. E poi il dolce spettacolo di tre donne felici, che stando per terra mangiano nella ciotola, al loro cospetto. Leonida mi umilia gettandomi pezzi di cibo per terra, ma subito mi accarezza e mi sorride.
Quando il pranzo è finito si alza, mi aggancia un guinzaglio e dice a Vito e Decimo: “Fratelli, sono a pezzi, ho bisogno di star solo e riposare. Sarò con voi appena me la sentirò”. Mi tira delicatamente per andare sopra: è chiaro che mi terrà a suo servizio: Marta si inchina e gli rivolge uno sguardo come per dirgli “Te lo avevo detto che era bravissima!”. Vado da me, prendo un paio di calze nuove, le aggancio alle cinghie della guepiere.
Una volta nel suo appartamento mi porta in camera e mi vuole distesa nel letto. Spiega: “Devo dormire, dormi con me per piacere: sei stata così umile e dolce… mi sento meglio. Non ti possiederò, ho solo bisogno di calore umano. Disferai le mie valigie poi”. Resta vestito, siamo su un fianco: mi abbraccia da dietro, mi blocca il fianco con una zampa e il busto con un braccio che mi avvolge. Si addormenta subito. Al risveglio mi vuole ancora vicino a lui, mi guarda, sembra felice che io sia lì e mi lascia sistemare le sue cose.
Verso le 18 Marta bussa e lo chiama: “Mio signore, ci sono i signori Ercole e Adelmo per lei”. Lui risponde: “Arrivo. Però terrei la piccola con me, se è libera”. Mi riaggancia il guinzaglio, camminerò a quattro zampe, passiamo davanti a Marta che, in ginocchio, ride sotto ai baffi, fiera di me.
Ci aspettano in un salottino e vedo Romina che sprizza felicità da tutti i pori: Adelmo ha in mano un bel collare bianco, lei è ai suoi piedi ed è … bagnata!
Ercole mi comunica che ho solo un impegno, il sabato sera: fede nuziale al dito, mise da sposina sexy, mi guiderà Claudio e non c’è ora di rientro.
Interroga quindi Romina: “Sei decisa a cominciare il tuo cammino con questa comunità? Potrai sempre tirarti indietro, ma vuoi cominciare il tuo periodo di noviziato facendo tutto quel che i tuoi padroni decideranno per te? Sei sicura di voler diventare totalmente ubbidiente, rinunciando ai tuoi gusti, appartenendo al tuo signore e a questa comunità?”
Romina: “Sì”. Adelmo le allaccia un nuovo collare bianco, con il proprio nome scritto in oro giallo. In pochi giorni è diventata uno splendore, bellissima, curatissima, perfetta. Romina porta il viso a terra, sussurra: “Grazie mio signore, ti amo più della mia vita”.
Noto che il generale segue tutte le cose con attenzione: al termine ha un leggero tremito, e si toglie tipo un sassolino da un occhio. Parla ancora Ercole: “Oggi abbiamo ricevuto una nuova ragazza… Nives… anni 19… da Parma. Qualità e aspetto di livello elevato, Miss Fidenza di 2 anni fa, 171x59, 85x60x90. Genitori deceduti in incidente. Il solito fidanzato bastardo. Non possiede nulla. La perizia psichiatrica c’è già: psicolabile, carattere fragile. Vediamo se in una settimana qui sta bene, poi procediamo come deciso prima dell’estate: tutore legale e valutatore per le prime 4 prove. Leonida, posso segnare te come suo futuro tutore? E per Adelmo: con il grado che hai ora, consiglio di fare le valutazioni altrove, non a casa tua. Va bene?”.
I due annuiscono. Capisco che potrei perdere un altro amore, mi rassegno: stiamo crescendo di numero velocemente grazie ai canali degli industriali, imprenditori agricoli, forze dell’ordine, scuole superiori e professionali.
Ercole aggiunge: “Leonida, se puoi parlale presto. Non ha da fare e porta via tempo a Marta, che deve fare mille cose. Credo che andrà in stanza con Marta, parleranno là. Un’ultima cosa: dato che abiterai qui per un po’, potresti prendere la guida di questa casa? hai visto che Vito è Direttore e Decimo è operativo. Ci manca chi guida le ragazze, tutto e tutti. Per dubbi, Giovanni e io ci siamo sempre per dubbi o questioni. Va bene?”. Leonida annuisce e mi libera: deve andare dalla nuova, Nives, ma mi raccomanda: “A cena starai con me”.
Esco dal salottino e vedo che, sul lettone al centro del salone d’ingresso, Adelmo sta già possedendo Romina. La penetra con un’intensità e passione che non gli avevo mai visto fare. E lei è in pieno orgasmo, grida, anche se non quanto Marta. Due cuori felici. Mi accorgo che poco distante c’è anche Nadia, sola, che come sempre osserva tutto con attenzione: si morde un labbro, è visibilmente emozionata, sembra ammirare quanto si amano Adelmo e Romina. Anche io sono libera oggi, mi siedo accanto a lei, mi sorride serena, torna a guardare l’amplesso della nuova novizia con il suo padrone.
Si cena: sono due che mangiano in piedi in cucina: Nadia e Nives. Marta, Ottavia, Romina e Claudio nelle ciotole ai piedi dei nostri padroni. A me tocca di nuovo di stare in ginocchio con il guinzaglio accanto a Leonida, mangio i bocconi che mi lancia. Mi umilia, gli piace proprio, ma non mi fa mai mancare una carezza, sul viso, sui capelli, una parola dolce.
A cena finita, soli, mi fa alzare e sedere sulle sue gambe: io piccina, lui così alto... mi sento protetta e, sfacciatissima, gli do un bacino affettuoso sulla guancia. Lui: “Elle, c’è una cosa di te che non ho ancora provato. E non ho mai fatto sesso davanti ad altri. Cosa ne pensi?”. Capisco a cosa si riferisce e arrossisco un po’; smetto di guardarlo negli occhi per l’imbarazzo e cerco le parole: “Mio signore, non sono molto portata a pensare. Posso però dire che ogni attimo che lei mi tiene vicino mi sento importante e onorata”.
Già si sentono gli strilli di Claudio e i grugniti di Ercole, chiusi in uno dei salottini. Lui ride sentendoli, poi mi sfiora le labbra con la bocca: “Va bene, proviamo. Vediamo cosa riuscirà a fare questo vecchietto”. Mi aggancia il guinzaglio, vuole che io lo segua a quattro zampe. Mi fa salire sul lettone, mi sfila con delicatezza la coda da gatta dal sedere. Poi si spoglia, lento, non ha fretta. Quando è nudo tutti possono vedere che davvero ha il corpo pieno di cicatrici, praticamente dai piedi fin quasi al collo. Ha l’uccello eretto, segno che gli piaccio, cosa che mi riempie di gioia. Non c’è crema lenitiva vicino, ma mi lecca la rosellina segreta. Si guarda attorno, ci sono almeno otto membri della comunità, tra padroni e schiave, e tutti vogliono di vedere la nuova guida della nostra comunità “in azione”. Io sto ferma, umilissima, mi offro con il culetto in alto e le ginocchia scostate.
Si avvicina, spinge… mi sodomizza senza fretta, senza farmi male, ma entra senza sosta. Faccio solo un piccolo strillo, mi calmo. Capisco che per una insicura come me questo è un grande onore e alzo ancora di più i fianchi per offrirmi a lui, che mi dice: “Buona, bella, brava… e accogliente come nessun’altra!”. A quel “brava” mi emoziono e subito miagolo sottovoce. Spinge lento, fino a quando sento i suoi pelacci contro le mie natiche e mi irrigidisco: è una cosa naturale, istintiva, non è ribellione... lui sembra saperlo perfettamente e mi molla uno schiaffone violentissimo sul sedere. Accenno a un altro mezzo strillo, che riesco a controllare subito anche stavolta, mentre rilasso le natiche.
Ora, con calma e regolarità, prende a muoversi, avanti e indietro, a volte fuori e poi di nuovo dentro. Mi piace. Mi piace tutto di quest’uomo. Mi piace come mi guida e il modo con cui mi possiede analmente. E godo. Un orgasmo non violento, ma intenso, lungo, che accompagno con un “miao” sottovoce e interminabile. Parte un applauso da parte dei presenti. Lui china un attimo la testa in segno di ringraziamento e continua, con regolarità, a sodomizzarmi a fondo mentre godo.
Dopo altri minuti ho un nuovo orgasmo, più intenso. Lui continua, sicuro e fiero. Credo sia passata più di un’ora quando rallenta, esce, mi fa mettere a pancia in su. Mi alza le gambe e mi spinge piano le ginocchia contro il petto: mi vergogno perché ho l’assorbente, ma lui se ne frega, “prende la mira” e… l’ho di nuovo tutto su per il sedere. Ora cambia metodo: lento lo estrae quasi tutto e poi ritorna spingerlo tutto dentro, fino a farmi sentire i suoi testicoli sul perineo. E di nuovo così, con regolarità. Mi guarda, capisce che mi sta piacendo tantissimo, anche se dentro al sedere mi brucia. Vorrei abbassare lo sguardo, ma lui avvicina il viso e mi bacia, continuando a prendersi del piacere dal mio culetto. Mi bacia, la bocca, il seno, persino le calze… e io godo, godo ancora, non so quante volte.
È instancabile, sembra Max, con le dovute differenze. Finalmente, dopo forse due ore, accelera, affonda con forza … mi si pianta in fondo. Spruzza in silenzio, non riesco a capire quanti getti perché ho il canale in fiamme. Esce da me, mi accarezza il viso, mi sussurra: “Sei una continua sorpresa”. Mi aiuta a rialzarmi e poi mi fa cenno di guardarmi attorno: quasi tutte le schiave stanno facendo un bocchino ai padroni che erano attorno. Solo Nadia e Nives sono sole, in due angoli diversi e si stanno accarezzando la micina guardando tutti.
Una volta in camera vuole dormire e mi mette su un fianco, nel modo del pomeriggio: gambona che mi blocca un’anca, braccio che mi avvolge e mi blocca il busto.
Dormo così, immobilizzata e protetta, fino al mattino.
Continua
Romina è raggiante e mi informa che ieri, mentre ero via, Adelmo le ha allacciato il suo primo collare, quello senza nome né niente. Le han fatto festa in cinque o sei, tra guardie e padroni: mi sembra che ormai si sia integrata nella nostra comunità e questo, a suo dire, lo deve a tutte noi. Indossa felice davanti a noi il suo collare: è bianco come il primo che avevano allacciato a me, poi scende a far colazione e quindi lavorare.
Tutto questo avviene davanti a Nadia, che segue con grande curiosità, ma non commenta fino a quando siamo sole. Poi chiede: “Ma cos’ha di così importante il collare?”. Io non sono brava a parlare, riesco solo a dire di me: “Il mio primo collare me lo ha messo 4 mesi fa Adelmo, quello che oggi è il fidanzato di Romina. Da quel momento ho avuto un padrone che si curava di me, mi proteggeva, metteva denaro nel mio fondo pensione e mi guidava. Poi ho avuto un altro padrone: Ercole, il fidanzato di Claudio. Ora ho un terzo collare, i primi 2 non valgono più. Me lo ha messo un uomo che amo ed è giù in cassaforte, se vuoi vederlo, chiediamo di aprirla”. Nadia non risponde, ma non è spaventata, è sorpresa da tutte queste novità e dalla gioia che traspare da tutte noi.
Prendo un lieve analgesico, posso tenere delle mutande normali e coprenti, scendo a far colazione e do una mano qua e là alle altre, che già lavorano. Nadia mi ha seguita, ma non so dirle cosa deve fare: lei guarda attorno, curiosissima, finché arriva Marta a darle le prime istruzioni. Il tono è dolce, quasi materno, preceduto da una carezza in viso: “Cara Nadia, eccoti qua. Come prima cosa devo metterti il collare rosso: questo significa che non sei obbligata ad avere rapporti sessuali: è per proteggerti, capisci?” Nadia annuisce. “Seconda cosa: io sono una schiava come tutte le altre, anche io sono una persona inferiore ma, in più, sono a tuo servizio: per qualunque cosa cercami. Poi: non so quanto tempo potrai essere nostra ospite, credo una settimana, ma tu hai qualcuno molto importante che ti protegge [sicuramente si riferisce a Helio, e io capisco che forse perderò un altro uomo che amo]. Guardati attorno, chiedimi tutto: puoi chiedere anche a Elle, ha un carattere molto debole come tutte noi. Ma non è portata a spiegare. Se vuoi puoi aiutare con i lavori domestici, puoi partecipare alle lezioni, puoi dormire nel letto, non sei obbligata a mangiare nella ciotola come noi e tante altre cose. Non, potrai invece, fruire dei servizi estetici e altro, che sono riservati a quelle che han preso la loro decisione: per es. so che hai ancora peli, che sono segno di superbia. Insomma, avrai 7 giorni o poco più per decidere se desideri seguire il nostro modo di vivere ed essere felice come noi. Ti è tutto chiaro, hai domande?”.
Nadia si guarda attorno, controlla se siamo sole. Poi sottovoce chiede, sorprendendoci: “Io… potrei avere una guepiere come le vostre? Cioè, potrei vestire come voi?”.
Marta sorride dolce e le accarezza di nuovo il viso: “Purtroppo no, e non solo perché sei bellissima e qualcuno degli uomini che vivono con noi potrebbe cedere e cercare di possederti. Noi vestiamo così per mostrare a tutti che amiamo ubbidire e non vogliamo più vivere come le altre donne, ma vogliamo donarci a chi ci vuol bene e ci ha aiutate ad accettare noi stesse e le nostre fragilità. Io penso che l’uomo che ti ha selezionata e che, sono sicura, vuole il tuo bene, verrà a trovarti. Prendi la tua decisione con lui. Ci saranno 4 prove da affrontare prima di venire accettata e se decidi di vivere come noi, ti farà anche conoscere il nostro valutatore. Ma per ora devi restare vestita normalmente, va bene?”.
Sono esonerata dai lavori e dalle lezioni, mi annoio un po’ e mi tornano il pensiero dei brutti incontri della settimana scorsa… così, torno sul mio scendiletto a dormire. La giornata trascorre nella calma, senza niente rilevante.
Martedì mattina Marta ci sveglia con la voce alta e agitata: “In piedi pigrone! Tutte vestite normali, velocissime! Niente colazione finché l’appartamento 3 di questo piano non sarà perfetto: vetri, tende immacolate, lenzuola profumate, neanche un granello di polvere. Svelteee!!!”. Siamo in sei: Claudio deve andare al lavoro, ma ci aiuta un po’ Nadia: in due ore tutto riluce. Marta ci manda a risistemarci e sentiamo il rumore di auto che si fermano al grande portone di ingresso: Vito e Decimo sono già lì, indossano una mimetica perfetta, che sembra appena uscita dal sarto.
Dalla prima auto scende il generale Leonida Aresi, ha il viso stanco ma sereno, non è in alta uniforme, ma con una divisa normale: è affascinante come sempre, alto, lo sguardo del falco. Abbraccia con affetto i suoi ex commilitoni, che gli dimostrano un rispetto inaudito. C’è poi un piccolo furgone. Infine, un’auto con 3 carabinieri, dalla quale scende una ragazza sui 20 anni, molto molto carina ma dallo sguardo triste. Leonida si ferma anche con gli altri militari: sono tutti sull’attenti, rigidissimi e visibilmente emozionati. Rivolge loro una parola, un incoraggiamento, una pacca sulle spalle. Poi si volta, chiede a Vito: “Il cane, per piacere”, sale le scale ed entra. Lo accoglie Marta, che logicamente non si inginocchia né tantomeno si prostra se son presenti estranei: lui le accarezza il viso, la bacia sulle guance. È visibilmente stanco e chiede solo: “Ottavia?”. Marta risponde svelta sottovoce: “Certo mio signore, anche subito. Posso però farle presente che la piccina è mestruata e non può ancora lavorare?”. Lui risponde: “Certo. Hai ragione, come sempre. Tra 15 minuti, nel parco. Se c’è il cane che mi aspetti dentro”.
Sale lento, sembra con fatica, verso il primo piano: l’appartamento 3 era per lui. Marta ci informa che lo ha affittato, lo userà per riposarsi e stare lontano da tutto e tutti: vivrà con noi non si sa fino a quando. Poi manda tutte a scaricare il furgone, mentre lei si affianca ad Alfio, che sta controllando dei documenti. Alla fine, lui dice ai carabinieri: “Va bene, mi sembra tutto in regola, la accogliamo ma serve un controllo del nostro avvocato. Il suo cellulare maresciallo? se ci saranno questioni la disturberò personalmente, grazie”. I militari intuiscono che han di fronte un altro mastino da guerra, lo salutano militarmente, vanno via. La nuova ragazza non ha bagaglio, non ha nulla, come ieri Nadia: Vito la affida subito al cuore materno di Marta, che la precede in un salottino lasciando la porta aperta.
Le altre stanno scaricando il furgone e portando su le cose di Aresi nel suo nuovo appartamento. Io cerco di aiutare ma sono un po’ debole e non riesco a fare le scale tante volte. Ed è lì che le sento spettegolare: “E’ sotto la doccia!”; “Non ha un filo di grasso”; “Lo ha grande? Bello?”, “Ma quanto è alto?”; “E’ sposato?”; “Avete visto quante cicatrici?”.
Io sento il suo passo pesante, vado ad aspettarlo accanto al portone… col cavolo che esco se c’è il cane libero! Eccolo, scende dalle scale come il dio della guerra… è in una comoda mimetica e la doccia sembra lo abbia rasserenato perché ora sorride e saluta tutte con una carezza e – addirittura! – un complimento. Io sono in guepiere, calze e tacchi alti, il coprispalle di cachemire: ma devo tenere le mutande. Mi prende per mano, scendiamo i tre scalini ma, quando vede il cane si ferma. Il cane gli corre incontro, gli lecca il dorso della mano, proprio come facciamo noi con i nostri padroni. Lui parla all’animale in quella strana lingua (ma questo parla con gli animali? Boh!) … il grande lupo lancia un ululato forte, da far tremare... poi si pone a fianco di Leonida, aspetta.
Mi inginocchio sul prato, devo scusarmi: “Mio signore Leonida, chiedo il perdono perché ho su le mutande. Sono…”. Mi mette un dito sulla bocca, devo star zitta. Quindi mi prende per mano, camminiamo, lui tace. Si ferma di nuovo accarezza i ciclamini che sono appena fioriti. Camminiamo. Finalmente dopo quasi un’ora: “Elle ho divorziato. Sono solo”. In uno slancio di affetto gli bacio il dorso della mano, senza permesso, spudoratamente. Lui mi sorride, riprendiamo a camminare. Passa un’altra ora, si ferma di nuovo: “Divorziare è come perdere una guerra… ma se solo avesse avuto un centesimo della tua umiltà…” e si reimmerge nel silenzio. Siamo a metà del muro di cinta, continua camminare finché un tiepido sole fa capolino tra le fronde dei castagni: alza il viso, respira a fondo, mi parla: “Elle non voglio ordinarti niente. Ho bisogno di conforto e di riposo. Se vuoi aiutarmi lascia libero il tuo cuore. Se non ti va fa lo stesso” … e sono già ai suoi piedi che bacio con devozione il centro dei suoi pantaloni: “Io… io la amo mio signore”.
Respira profondamente, mi accarezza la testa, poi i miei lunghissimi capelli chiari, giù fino al sedere. Mi sussurra con dolcezza: “Non capirò mai il tuo cuore, ma ti voglio bene anche io”. Mi porta per il collare, ma piano, verso un tronco tagliato, vi si siede sopra… e io mi son sporcata le calze! Inginocchiata, slaccio, abbasso la cerniera, provo a tirar giù la mimetica… mi aiuta alzandosi un attimo. Porto il viso quasi a terra per adorargli i testicoli. Nonostante il ciclo mi sto bagnando. Il cagnone (pudicamente?) si allontana, si mette a cuccia e guarda altrove: ma che cane abbiamo? Lecco con devozione, è un uomo del quale “senti” la superiorità se solo ti guarda. Me lo fa leccare a lungo, si rilassa, il sole ci riscalda.
Finalmente mi alza il viso e posa il suo sesso eretto sulle mie labbra: mi ha penetrata ma è la prima volta che glielo vedo, non lo ha grande: è a forma di cilindro, tipo… proiettile! Lo imbocco, felice, mi sento importante e onorata. Si fa sbocchinare a lungo: è difficile che mi venga male alla mandibola, sono allenata a succhiare... ma mi viene male alla mandibola!
Godo una prima volta, ai suoi piedi, totalmente sottomessa: ho le braccia allacciate dietro la schiena, non mi sono toccata. Sposto le braccia sulle sue cosce per sostenermi, riprendo a succhiarglielo… è un bocchino infinito. A un certo punto mi pervade una strana sensazione: sì, mi sto annullando per desiderare quel che desidera lui… e godo di nuovo, questa volta miagolo più a lungo, più intensamente, più innamorata. Mi dice “Sei straordinaria… non ti ho mai capita... ti ho considerato una bambina… quanti errori nella mia vita!” e, finalmente, mi onora con il suo seme… non conto i getti: anziché spegnersi ora il mio orgasmo è impetuoso. Non capisco più niente, non voglio staccare la mia bocca dal suo uccello... mando giù e continuo a succhiarglielo, più lenta, delicatissima.
Quando torniamo lo stanno aspettando tutti in sala da pranzo. Aresi siede per primo, mi mette al suo fianco, ai suoi piedi. Vito e Decimo a tavola, ai suoi lati. Nadia e la nuova ragazza mangiano di la’ in cucina. E poi il dolce spettacolo di tre donne felici, che stando per terra mangiano nella ciotola, al loro cospetto. Leonida mi umilia gettandomi pezzi di cibo per terra, ma subito mi accarezza e mi sorride.
Quando il pranzo è finito si alza, mi aggancia un guinzaglio e dice a Vito e Decimo: “Fratelli, sono a pezzi, ho bisogno di star solo e riposare. Sarò con voi appena me la sentirò”. Mi tira delicatamente per andare sopra: è chiaro che mi terrà a suo servizio: Marta si inchina e gli rivolge uno sguardo come per dirgli “Te lo avevo detto che era bravissima!”. Vado da me, prendo un paio di calze nuove, le aggancio alle cinghie della guepiere.
Una volta nel suo appartamento mi porta in camera e mi vuole distesa nel letto. Spiega: “Devo dormire, dormi con me per piacere: sei stata così umile e dolce… mi sento meglio. Non ti possiederò, ho solo bisogno di calore umano. Disferai le mie valigie poi”. Resta vestito, siamo su un fianco: mi abbraccia da dietro, mi blocca il fianco con una zampa e il busto con un braccio che mi avvolge. Si addormenta subito. Al risveglio mi vuole ancora vicino a lui, mi guarda, sembra felice che io sia lì e mi lascia sistemare le sue cose.
Verso le 18 Marta bussa e lo chiama: “Mio signore, ci sono i signori Ercole e Adelmo per lei”. Lui risponde: “Arrivo. Però terrei la piccola con me, se è libera”. Mi riaggancia il guinzaglio, camminerò a quattro zampe, passiamo davanti a Marta che, in ginocchio, ride sotto ai baffi, fiera di me.
Ci aspettano in un salottino e vedo Romina che sprizza felicità da tutti i pori: Adelmo ha in mano un bel collare bianco, lei è ai suoi piedi ed è … bagnata!
Ercole mi comunica che ho solo un impegno, il sabato sera: fede nuziale al dito, mise da sposina sexy, mi guiderà Claudio e non c’è ora di rientro.
Interroga quindi Romina: “Sei decisa a cominciare il tuo cammino con questa comunità? Potrai sempre tirarti indietro, ma vuoi cominciare il tuo periodo di noviziato facendo tutto quel che i tuoi padroni decideranno per te? Sei sicura di voler diventare totalmente ubbidiente, rinunciando ai tuoi gusti, appartenendo al tuo signore e a questa comunità?”
Romina: “Sì”. Adelmo le allaccia un nuovo collare bianco, con il proprio nome scritto in oro giallo. In pochi giorni è diventata uno splendore, bellissima, curatissima, perfetta. Romina porta il viso a terra, sussurra: “Grazie mio signore, ti amo più della mia vita”.
Noto che il generale segue tutte le cose con attenzione: al termine ha un leggero tremito, e si toglie tipo un sassolino da un occhio. Parla ancora Ercole: “Oggi abbiamo ricevuto una nuova ragazza… Nives… anni 19… da Parma. Qualità e aspetto di livello elevato, Miss Fidenza di 2 anni fa, 171x59, 85x60x90. Genitori deceduti in incidente. Il solito fidanzato bastardo. Non possiede nulla. La perizia psichiatrica c’è già: psicolabile, carattere fragile. Vediamo se in una settimana qui sta bene, poi procediamo come deciso prima dell’estate: tutore legale e valutatore per le prime 4 prove. Leonida, posso segnare te come suo futuro tutore? E per Adelmo: con il grado che hai ora, consiglio di fare le valutazioni altrove, non a casa tua. Va bene?”.
I due annuiscono. Capisco che potrei perdere un altro amore, mi rassegno: stiamo crescendo di numero velocemente grazie ai canali degli industriali, imprenditori agricoli, forze dell’ordine, scuole superiori e professionali.
Ercole aggiunge: “Leonida, se puoi parlale presto. Non ha da fare e porta via tempo a Marta, che deve fare mille cose. Credo che andrà in stanza con Marta, parleranno là. Un’ultima cosa: dato che abiterai qui per un po’, potresti prendere la guida di questa casa? hai visto che Vito è Direttore e Decimo è operativo. Ci manca chi guida le ragazze, tutto e tutti. Per dubbi, Giovanni e io ci siamo sempre per dubbi o questioni. Va bene?”. Leonida annuisce e mi libera: deve andare dalla nuova, Nives, ma mi raccomanda: “A cena starai con me”.
Esco dal salottino e vedo che, sul lettone al centro del salone d’ingresso, Adelmo sta già possedendo Romina. La penetra con un’intensità e passione che non gli avevo mai visto fare. E lei è in pieno orgasmo, grida, anche se non quanto Marta. Due cuori felici. Mi accorgo che poco distante c’è anche Nadia, sola, che come sempre osserva tutto con attenzione: si morde un labbro, è visibilmente emozionata, sembra ammirare quanto si amano Adelmo e Romina. Anche io sono libera oggi, mi siedo accanto a lei, mi sorride serena, torna a guardare l’amplesso della nuova novizia con il suo padrone.
Si cena: sono due che mangiano in piedi in cucina: Nadia e Nives. Marta, Ottavia, Romina e Claudio nelle ciotole ai piedi dei nostri padroni. A me tocca di nuovo di stare in ginocchio con il guinzaglio accanto a Leonida, mangio i bocconi che mi lancia. Mi umilia, gli piace proprio, ma non mi fa mai mancare una carezza, sul viso, sui capelli, una parola dolce.
A cena finita, soli, mi fa alzare e sedere sulle sue gambe: io piccina, lui così alto... mi sento protetta e, sfacciatissima, gli do un bacino affettuoso sulla guancia. Lui: “Elle, c’è una cosa di te che non ho ancora provato. E non ho mai fatto sesso davanti ad altri. Cosa ne pensi?”. Capisco a cosa si riferisce e arrossisco un po’; smetto di guardarlo negli occhi per l’imbarazzo e cerco le parole: “Mio signore, non sono molto portata a pensare. Posso però dire che ogni attimo che lei mi tiene vicino mi sento importante e onorata”.
Già si sentono gli strilli di Claudio e i grugniti di Ercole, chiusi in uno dei salottini. Lui ride sentendoli, poi mi sfiora le labbra con la bocca: “Va bene, proviamo. Vediamo cosa riuscirà a fare questo vecchietto”. Mi aggancia il guinzaglio, vuole che io lo segua a quattro zampe. Mi fa salire sul lettone, mi sfila con delicatezza la coda da gatta dal sedere. Poi si spoglia, lento, non ha fretta. Quando è nudo tutti possono vedere che davvero ha il corpo pieno di cicatrici, praticamente dai piedi fin quasi al collo. Ha l’uccello eretto, segno che gli piaccio, cosa che mi riempie di gioia. Non c’è crema lenitiva vicino, ma mi lecca la rosellina segreta. Si guarda attorno, ci sono almeno otto membri della comunità, tra padroni e schiave, e tutti vogliono di vedere la nuova guida della nostra comunità “in azione”. Io sto ferma, umilissima, mi offro con il culetto in alto e le ginocchia scostate.
Si avvicina, spinge… mi sodomizza senza fretta, senza farmi male, ma entra senza sosta. Faccio solo un piccolo strillo, mi calmo. Capisco che per una insicura come me questo è un grande onore e alzo ancora di più i fianchi per offrirmi a lui, che mi dice: “Buona, bella, brava… e accogliente come nessun’altra!”. A quel “brava” mi emoziono e subito miagolo sottovoce. Spinge lento, fino a quando sento i suoi pelacci contro le mie natiche e mi irrigidisco: è una cosa naturale, istintiva, non è ribellione... lui sembra saperlo perfettamente e mi molla uno schiaffone violentissimo sul sedere. Accenno a un altro mezzo strillo, che riesco a controllare subito anche stavolta, mentre rilasso le natiche.
Ora, con calma e regolarità, prende a muoversi, avanti e indietro, a volte fuori e poi di nuovo dentro. Mi piace. Mi piace tutto di quest’uomo. Mi piace come mi guida e il modo con cui mi possiede analmente. E godo. Un orgasmo non violento, ma intenso, lungo, che accompagno con un “miao” sottovoce e interminabile. Parte un applauso da parte dei presenti. Lui china un attimo la testa in segno di ringraziamento e continua, con regolarità, a sodomizzarmi a fondo mentre godo.
Dopo altri minuti ho un nuovo orgasmo, più intenso. Lui continua, sicuro e fiero. Credo sia passata più di un’ora quando rallenta, esce, mi fa mettere a pancia in su. Mi alza le gambe e mi spinge piano le ginocchia contro il petto: mi vergogno perché ho l’assorbente, ma lui se ne frega, “prende la mira” e… l’ho di nuovo tutto su per il sedere. Ora cambia metodo: lento lo estrae quasi tutto e poi ritorna spingerlo tutto dentro, fino a farmi sentire i suoi testicoli sul perineo. E di nuovo così, con regolarità. Mi guarda, capisce che mi sta piacendo tantissimo, anche se dentro al sedere mi brucia. Vorrei abbassare lo sguardo, ma lui avvicina il viso e mi bacia, continuando a prendersi del piacere dal mio culetto. Mi bacia, la bocca, il seno, persino le calze… e io godo, godo ancora, non so quante volte.
È instancabile, sembra Max, con le dovute differenze. Finalmente, dopo forse due ore, accelera, affonda con forza … mi si pianta in fondo. Spruzza in silenzio, non riesco a capire quanti getti perché ho il canale in fiamme. Esce da me, mi accarezza il viso, mi sussurra: “Sei una continua sorpresa”. Mi aiuta a rialzarmi e poi mi fa cenno di guardarmi attorno: quasi tutte le schiave stanno facendo un bocchino ai padroni che erano attorno. Solo Nadia e Nives sono sole, in due angoli diversi e si stanno accarezzando la micina guardando tutti.
Una volta in camera vuole dormire e mi mette su un fianco, nel modo del pomeriggio: gambona che mi blocca un’anca, braccio che mi avvolge e mi blocca il busto.
Dormo così, immobilizzata e protetta, fino al mattino.
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