Furore
di
Alice Ayres
genere
etero
Era metà novembre, la villa era silenziosa fatta eccezione per le onde del mare che s’infrangevano sui costoni di roccia; gli appartamenti erano vuoti in quel periodo dell’anno, quasi tutti.
La luce del terrazzo si accese mentre la ragazza era intenta a guardare le stelle fumando, si girò di scatto e vide un uomo uscire dalla porta in legno che portava allo spazio in comune, aveva lo sguardo gentile e spensierato, le disse che era arrivato quel pomeriggio mentre si accendeva una sigaretta. Si presentarono e si chiesero entrambi cosa ci facevano li, lei stava lavorando da 5 anni al suo primo romanzo ma non riusciva a mettere la parola fine a quel progetto, lui era scappato dai doveri lavorativi per colpa dei quali si era ritrovato ad avere livelli di stress insostenibili, entrambi avevano bisogno di staccare la mente. Finita la sigaretta rimasero seduti ancora un po’ a parlare nell’aria mite della sera, poi lei si alzò e con un bacio sulle labbra, uscito spontaneamente, gli augurò la buonanotte.
Quella notte lei si svegliò pensando a lui, alle sue mani, ai suoi occhi e al suo sorriso e le fu impossibile non toccarsi.
Il giorno seguente, mentre giravano per le vie del borgo, si incontrarono al mercato e decisero di cucinare insieme quella sera. Bussò alla sua porta verso le 7, il sole era tramontato da un po’, l'aria calda e salmastra entrava dalle finestre aperte diffondendosi per tutto l’appartamento. “Allora, qual’è la tua storia?” chiese lei assaggiando un po’ di vino locale. Parlarono per tutta la durata della cena e lasciarono che le complicazioni della vita si facessero piccole e distanti mentre il tempo si fermava in quel piccolo angolo di mondo.
Uscirono in terrazza a fumare, lei gli chiese se poteva fargli un massaggio, non sapeva cucinare ma almeno in quello era piuttosto brava. Lui accolse volentieri l’offerta e si rilassò completamente sotto il tocco delle sue mani che sciolsero un poco alla volta il collo, le spalle, la schiena. Inspirò a fondo l’odore della natura che il vento portava con sé, lasciandosi travolgere, espirò e si sentì più leggero. Lei era dietro di lui, a piedi nudi sul pavimento della terrazza ancora tiepido dopo una bella giornata di sole, per lei fare massaggi era un modo di calmare a sua volta la mente. Ad un tratto lui le prese le mani, si voltò e la baciò. Si alzò e la prese contro la ringhiera, le aprì il vestito allacciato su un lato e le abbassò le mutande. Si inginocchiò e iniziò a baciarle la pancia poi scese infilando con foga la lingua nella fica. Mentre le stringeva il fondoschiena leccando in superficie e poi più in profondità lei sospirava, non proprio silenziosamente, “scopami” sussurrò non riuscendo più a trattenersi. Lui si alzò, le scostò il vestito e la prese da dietro “è così stretta” mormorò lui mentre la penetrava, le mani di lei si aggrapparono alla ringhiera mentre lui con una mano sul suo ventre si spingeva sempre più dentro di lei, entrambi si lasciarono sfuggire dei lamenti di piacere mentre venivano ma andava bene così perché nessuno poteva sentirli.
Tornarono dentro l’appartamento, lei mise su un disco di Norah Jones dalla pila che trovò nel salotto e si sedettero sul divano, dove lui aprì un’altra buona bottiglia di rosso.
Rimasero in silenzio per un po’, assaporando il vino e il momento di pace post amplesso. Lui le sfiorò la coscia con un dito, lei si chinò su di lui, che era sdraiato, insinuandosi fra le sue gambe per prenderlo in bocca e farlo diventare di nuovo duro. Lo assaporò con calma, infilandoselo tutto in bocca, leccandolo prima e succhiandolo bene poi, lo sentì pulsare quando lo fece arrivare fino in gola “ti voglio ancora” sussurrò lui, lei si alzò spogliandosi completamente, lui si tolse maglietta e pantaloni e scoprì il torace tatuato, la vista la fece sospirare. Si mise sopra di lui ma il divano era troppo morbido e quando entrambi furono accecati dall’eccitazione, si alzarono, nudi, e facendo spazio sul tavolo della cucina lui la mise a sedere a gambe aperte e la scopò da in piedi. La guardò mentre godeva con la bocca semi aperta e gli occhi chiusi “guardami” ordinò prendendola per i capelli, questo la fece esplodere di eccitazione, mentre lui continuava a sbatterglielo dentro scivolando fra tutti i suoi umori. Il disco era finito. Si fermarono per riprendere fiato, lei andò in bagno e lui si stese nel letto. Quando tornò e lo vide nudo sul letto ringraziò il destino. Si mise sopra di lui, lui le accarezzò il seno, sentendo i suoi capezzoli diventare duri fra le dita “Regola numero 1: non puoi toccarmi” disse lei prendendogli le mani e appoggiandole sopra la sua testa. Lui rise, stando al gioco. Si era asciugata per bene la fica ed era pronta ad accoglierlo di nuovo. Iniziò a baciarlo sul collo, sul torace, lo baciò sull’inguine e leccò la zona intorno alle palle, lui d’istinto mosse il bracciò ma lei lo bloccò ammonendolo con uno sguardo. Il suo cazzo era duro come una roccia. “Voglio farti godere per bene” disse mentre se lo infilava dentro, si mosse lentamente sopra di lui guardandolo sospirare, gli infilò la lingua in bocca muovendosi un pò più veloce su di lui “continua così” la pregò lui, lei si spostò un po’ più indietro per farsi guardare mentre si stimolava il clitoride e gemeva. Avanti, dietro, su e giù, con movimenti regolari sentendo l’eccitazione salire sempre di più, lui si alzò di scatto e la prese con la schiena sul letto sotto di lui, le gambe avvinghiate al suo corpo, le strinse il collo mentre la scopava forte e veloce. Lei urlò il suo nome quando venne, lui crollò sul suo corpo.
Quando lui si svegliò, lei era già andata via.
La luce del terrazzo si accese mentre la ragazza era intenta a guardare le stelle fumando, si girò di scatto e vide un uomo uscire dalla porta in legno che portava allo spazio in comune, aveva lo sguardo gentile e spensierato, le disse che era arrivato quel pomeriggio mentre si accendeva una sigaretta. Si presentarono e si chiesero entrambi cosa ci facevano li, lei stava lavorando da 5 anni al suo primo romanzo ma non riusciva a mettere la parola fine a quel progetto, lui era scappato dai doveri lavorativi per colpa dei quali si era ritrovato ad avere livelli di stress insostenibili, entrambi avevano bisogno di staccare la mente. Finita la sigaretta rimasero seduti ancora un po’ a parlare nell’aria mite della sera, poi lei si alzò e con un bacio sulle labbra, uscito spontaneamente, gli augurò la buonanotte.
Quella notte lei si svegliò pensando a lui, alle sue mani, ai suoi occhi e al suo sorriso e le fu impossibile non toccarsi.
Il giorno seguente, mentre giravano per le vie del borgo, si incontrarono al mercato e decisero di cucinare insieme quella sera. Bussò alla sua porta verso le 7, il sole era tramontato da un po’, l'aria calda e salmastra entrava dalle finestre aperte diffondendosi per tutto l’appartamento. “Allora, qual’è la tua storia?” chiese lei assaggiando un po’ di vino locale. Parlarono per tutta la durata della cena e lasciarono che le complicazioni della vita si facessero piccole e distanti mentre il tempo si fermava in quel piccolo angolo di mondo.
Uscirono in terrazza a fumare, lei gli chiese se poteva fargli un massaggio, non sapeva cucinare ma almeno in quello era piuttosto brava. Lui accolse volentieri l’offerta e si rilassò completamente sotto il tocco delle sue mani che sciolsero un poco alla volta il collo, le spalle, la schiena. Inspirò a fondo l’odore della natura che il vento portava con sé, lasciandosi travolgere, espirò e si sentì più leggero. Lei era dietro di lui, a piedi nudi sul pavimento della terrazza ancora tiepido dopo una bella giornata di sole, per lei fare massaggi era un modo di calmare a sua volta la mente. Ad un tratto lui le prese le mani, si voltò e la baciò. Si alzò e la prese contro la ringhiera, le aprì il vestito allacciato su un lato e le abbassò le mutande. Si inginocchiò e iniziò a baciarle la pancia poi scese infilando con foga la lingua nella fica. Mentre le stringeva il fondoschiena leccando in superficie e poi più in profondità lei sospirava, non proprio silenziosamente, “scopami” sussurrò non riuscendo più a trattenersi. Lui si alzò, le scostò il vestito e la prese da dietro “è così stretta” mormorò lui mentre la penetrava, le mani di lei si aggrapparono alla ringhiera mentre lui con una mano sul suo ventre si spingeva sempre più dentro di lei, entrambi si lasciarono sfuggire dei lamenti di piacere mentre venivano ma andava bene così perché nessuno poteva sentirli.
Tornarono dentro l’appartamento, lei mise su un disco di Norah Jones dalla pila che trovò nel salotto e si sedettero sul divano, dove lui aprì un’altra buona bottiglia di rosso.
Rimasero in silenzio per un po’, assaporando il vino e il momento di pace post amplesso. Lui le sfiorò la coscia con un dito, lei si chinò su di lui, che era sdraiato, insinuandosi fra le sue gambe per prenderlo in bocca e farlo diventare di nuovo duro. Lo assaporò con calma, infilandoselo tutto in bocca, leccandolo prima e succhiandolo bene poi, lo sentì pulsare quando lo fece arrivare fino in gola “ti voglio ancora” sussurrò lui, lei si alzò spogliandosi completamente, lui si tolse maglietta e pantaloni e scoprì il torace tatuato, la vista la fece sospirare. Si mise sopra di lui ma il divano era troppo morbido e quando entrambi furono accecati dall’eccitazione, si alzarono, nudi, e facendo spazio sul tavolo della cucina lui la mise a sedere a gambe aperte e la scopò da in piedi. La guardò mentre godeva con la bocca semi aperta e gli occhi chiusi “guardami” ordinò prendendola per i capelli, questo la fece esplodere di eccitazione, mentre lui continuava a sbatterglielo dentro scivolando fra tutti i suoi umori. Il disco era finito. Si fermarono per riprendere fiato, lei andò in bagno e lui si stese nel letto. Quando tornò e lo vide nudo sul letto ringraziò il destino. Si mise sopra di lui, lui le accarezzò il seno, sentendo i suoi capezzoli diventare duri fra le dita “Regola numero 1: non puoi toccarmi” disse lei prendendogli le mani e appoggiandole sopra la sua testa. Lui rise, stando al gioco. Si era asciugata per bene la fica ed era pronta ad accoglierlo di nuovo. Iniziò a baciarlo sul collo, sul torace, lo baciò sull’inguine e leccò la zona intorno alle palle, lui d’istinto mosse il bracciò ma lei lo bloccò ammonendolo con uno sguardo. Il suo cazzo era duro come una roccia. “Voglio farti godere per bene” disse mentre se lo infilava dentro, si mosse lentamente sopra di lui guardandolo sospirare, gli infilò la lingua in bocca muovendosi un pò più veloce su di lui “continua così” la pregò lui, lei si spostò un po’ più indietro per farsi guardare mentre si stimolava il clitoride e gemeva. Avanti, dietro, su e giù, con movimenti regolari sentendo l’eccitazione salire sempre di più, lui si alzò di scatto e la prese con la schiena sul letto sotto di lui, le gambe avvinghiate al suo corpo, le strinse il collo mentre la scopava forte e veloce. Lei urlò il suo nome quando venne, lui crollò sul suo corpo.
Quando lui si svegliò, lei era già andata via.
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