La mano
di
Francopar
genere
prime esperienze
La mano (racconto di fantasia)
Gabriella salì tranquillamente sul treno che in un paio di ore l’avrebbe portata nella città dove frequentava la facoltà di Giurisprudenza. Questo era l’ultimo anno solo un esame e poi la tesi e la laurea.
Salì sul solito intercity senza immaginare cosa le sarebbe accaduto. Era una ragazza di 23 anni non appariscente , ma che aveva un bel fisico , però non lo valorizzava e per questo appariva ancore come una adolescente né bella né brutta. Indossava una graziosa gonna a falda un po’ larga di poche cm sopra il ginocchio, una camicetta non trasparente e una giacchettina. Sembrava una collegiale e i suoi occhiali davano ancor di più questa impressione. Era maggio e faceva già caldo per questo non portava il collant. Ovviamente era vergine, mai avuto un ragazzo, aspettava l’uomo giusto che non aveva ancora incontrato e poi c’era la laurea, quella veniva prima di tutto per avere una buona posizione in futuro.
Sul treno scelse di entrare in uno scompartimento dove erano seduti un anziano e distinto signore e un prete.
Il treno partì, ella cominciò a leggere un libro riguardante il suo ultimo esame universitario. Accavallò le gambe facendo involontariamente vedere l’inizio delle cosce. Tutto andò tranquillo fino a quando il treno non raggiunse il tratto delle gallerie; appena il treno si immise nella I galleria tutto diventò improvvisamente buio, non funzionava l’impianto elettrico. Gabriella sentì una mano che si infilava la sotto la gonna e incominciò ad esplorare le sue gambe, poi appena si intravvedeva un po’ di luce , nel passaggio da una galleria all’altra, la mano si ritirava, per poi riprendere l’esplorazione appena ricominciava una nuova galleria e tutto di nuovo era buio pesto.
Chi poteva essere dei due ad importunarla, eppure sembravano brave persone, l’anziano l’aveva anche aiutata a sistemare il borsone e l’altro era un prete.
Per Gabriella fu terribile quando arrivò la galleria più lunga, la mano esplorò abbondantemente, ficcandosi tra le cosce, poi senza tanta delicatezza le spostò le mutandine e infilò due dita direttamente nel suo sesso, praticamente la sverginò facendole male. La giovane sentì dolore, ma era terrorizzata e tratteneva il grido di dolore, si sentiva sporca e umiliata , due dita di uno sconosciuto erano penetrate in lei, nel suo intimo, l’avevano sverginata, ma nello stesso tempo alla vergogna e al dolore cominciava anche a sentire un certo piacere e poi improvvisamente sentì come una scarica elettrica...l’orgasmo, fece notevoli sforzi per non gridare dal piacere che stava provando perché si vergognava. Ma la galleria stava per finire, la mano si ritirò velocemente lasciando la ragazza piena dei suoi umori e con un po di sangue nella sua intimità.
Poco dopo il treno arrivò nella stazione di arrivo di Gabriella, il distinto signore l’aiutò a prendere il borsone e a scendere, mentre il prete le fece un sorriso. Le sue mutandine erano bagnate, corse nel bagno della stazione per darsi un ripulita, ma dovette togliersele, ormai fradicie dei suoi umori e di un po’ di sangue. Tornò alla casa studente senza mutande,e la cosa la metteva un po’ in imbarazzo. Arrivata a destinazione ripensava alla sua avventura in treno, aveva perso la sua verginità, ma non le sarebbe dispiaciuto se in futuro qualcuno fosse penetrato in lei, ma non con le dita.
Gabriella salì tranquillamente sul treno che in un paio di ore l’avrebbe portata nella città dove frequentava la facoltà di Giurisprudenza. Questo era l’ultimo anno solo un esame e poi la tesi e la laurea.
Salì sul solito intercity senza immaginare cosa le sarebbe accaduto. Era una ragazza di 23 anni non appariscente , ma che aveva un bel fisico , però non lo valorizzava e per questo appariva ancore come una adolescente né bella né brutta. Indossava una graziosa gonna a falda un po’ larga di poche cm sopra il ginocchio, una camicetta non trasparente e una giacchettina. Sembrava una collegiale e i suoi occhiali davano ancor di più questa impressione. Era maggio e faceva già caldo per questo non portava il collant. Ovviamente era vergine, mai avuto un ragazzo, aspettava l’uomo giusto che non aveva ancora incontrato e poi c’era la laurea, quella veniva prima di tutto per avere una buona posizione in futuro.
Sul treno scelse di entrare in uno scompartimento dove erano seduti un anziano e distinto signore e un prete.
Il treno partì, ella cominciò a leggere un libro riguardante il suo ultimo esame universitario. Accavallò le gambe facendo involontariamente vedere l’inizio delle cosce. Tutto andò tranquillo fino a quando il treno non raggiunse il tratto delle gallerie; appena il treno si immise nella I galleria tutto diventò improvvisamente buio, non funzionava l’impianto elettrico. Gabriella sentì una mano che si infilava la sotto la gonna e incominciò ad esplorare le sue gambe, poi appena si intravvedeva un po’ di luce , nel passaggio da una galleria all’altra, la mano si ritirava, per poi riprendere l’esplorazione appena ricominciava una nuova galleria e tutto di nuovo era buio pesto.
Chi poteva essere dei due ad importunarla, eppure sembravano brave persone, l’anziano l’aveva anche aiutata a sistemare il borsone e l’altro era un prete.
Per Gabriella fu terribile quando arrivò la galleria più lunga, la mano esplorò abbondantemente, ficcandosi tra le cosce, poi senza tanta delicatezza le spostò le mutandine e infilò due dita direttamente nel suo sesso, praticamente la sverginò facendole male. La giovane sentì dolore, ma era terrorizzata e tratteneva il grido di dolore, si sentiva sporca e umiliata , due dita di uno sconosciuto erano penetrate in lei, nel suo intimo, l’avevano sverginata, ma nello stesso tempo alla vergogna e al dolore cominciava anche a sentire un certo piacere e poi improvvisamente sentì come una scarica elettrica...l’orgasmo, fece notevoli sforzi per non gridare dal piacere che stava provando perché si vergognava. Ma la galleria stava per finire, la mano si ritirò velocemente lasciando la ragazza piena dei suoi umori e con un po di sangue nella sua intimità.
Poco dopo il treno arrivò nella stazione di arrivo di Gabriella, il distinto signore l’aiutò a prendere il borsone e a scendere, mentre il prete le fece un sorriso. Le sue mutandine erano bagnate, corse nel bagno della stazione per darsi un ripulita, ma dovette togliersele, ormai fradicie dei suoi umori e di un po’ di sangue. Tornò alla casa studente senza mutande,e la cosa la metteva un po’ in imbarazzo. Arrivata a destinazione ripensava alla sua avventura in treno, aveva perso la sua verginità, ma non le sarebbe dispiaciuto se in futuro qualcuno fosse penetrato in lei, ma non con le dita.
0
voti
voti
valutazione
0
0
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
La prima notteracconto sucessivo
La violenza 2
Commenti dei lettori al racconto erotico