L’estate di Claudia

di
genere
prime esperienze

Conobbi Barnaba al compleanno di Lorenza la mia compagna di classe.
Lorenza compiva quattordici anni, era primavera alla fine degli anni ’70 e abitavamo in un piccolo borgo della Padana.
Nel fienile della casa colonica Lorenza con l’aiuto di suoi amici più grandi aveva organizzato la fasta a base di giochi piccanti basati su baci, toccate, strusciate, situazioni imbarazzanti e formazione di coppie rigidamente etero.
Barnaba non era un gran figo e neanche particolarmente bello, ma da quando avevo incrociato il suo sguardo ambivo a formare coppia con lui per i giochi.
Neanche io ero in tipo particolarmente bello pur essendo snella e con un discreto seno, cosa che a quell’età sembra la maggiore attrazione per i ragazzi.
Invece formò coppia con Loretta, una minuta e insignificante biondina alla quale non avrei dato una lira (già allora una lira non valeva nulla).
E così per il resto della festa questa lo abbracciava facendosi palpare quelle tette microscopiche da Barnaba che ogni tanto gli infilava la mano tra le gambe mandando in estasi quella piccola troia.

Arrivò l’estate e con essa il caldo, la maggior parte di noi attendeva di fare il primo anno delle superiori.
Me ne stavo nel giardino di casa all’ombra guardando le poche persone che transitavano per il borgo. Indossavo sopra le mutande un largo e leggiero vestito che si abbottonava dal collo ai piedi ma ovviamente i primi bottoni sopra e sotto erano slacciati, e me ne stavo sullo sdraio con un bicchiere di limonata.
I miei erano in campagna a lavorare, e io lasciata sola avevo finito di occuparmi della casa.
Non credevo ai miei occhi, in sella auna bicicletta passa Barnaba.
“Ciao”, gli dico quasi urlando.
Si ferma, si gira e mi vede:” Ciao”
“Ti ricordi di me?” gli chiedo.
Dopo un po’ di silenzio durante il quale si vede che scava nella memoria mi risponde “Eri al compleanno di Lorenza?”
“Si. Vuoi una limonata?”
“Si, Fa un gran caldo”
“Entra”
Lo feci mettere comodo, seduto nello sdraio ed entrai a spremere i limoni.
Poco dopo uscii con il bicchiere con la limonata, gli feci segno di non alzarsi e mi chinai verso di lui per darglielo. Lo feci in modo ostentato facendo in modo che il vestito si aprisse e seguii i suoi occhi che si sarebbero fiondati dentro se avessero potuto.
Bevve la limonata mentre mi sedevo accanto a lui.
“Ti è piaciuto?”
“Molto, ci voleva proprio”.
“Ti è piaciuto anche il resto oltre la limonata?”
Arrossì.
“Te ne faccio ancora, ti ho visto che mi sbirciavi nella scollatura del vestito” ed entrai in casa per spremere altri limoni.
Non lo sentii arrivare sentii solo le sue mani che da sotto le braccia attraverso la stoffa del vestito cominciavano ad accarezzarmi i seni.
Smisi di armeggiare con i limoni, non avevo osato sperare tanto, ora stava palpando le mie tette che erano almeno un po’ più grandi di quelle della troietta.
Stavo ferma per godere di ogni attimo, chiusi gli occhi, sentii le sue mani nulla mia pelle nuda, sui capezzoli che si indurirono all’istante.
Alla faccia del rossore, aveva capito al volo che volevo proprio quello e me lo stava dando.
Cominciò a baciarmi il collo, che brividi, nessun ragazzo lo aveva fatto, mi palpavano basta.
Mi fece girare in fronte lui e i suoi baci scesero sul petto, sui capezzoli, mentre faceva saltare i bottoni del vestito uno dopo l’altro.
Lo avevo eccitato e mi stavo eccitando anche io.
Il vestito ormai era alle mie caviglie non c’era più niente che lo potesse sostenere e io ero in balia dei suoi baci.
Le sue mani percorsero tutto il mio corpo poi entrarono nelle mie mutande tirando gli elastici.
Cercai di oppormi, le mutande no, stava andando oltre a quello che mi aspettavo.
Tolse le mani e tirai un sospiro di sollievo, ma infilò i pollici di lato e mi ritrovai con le mutande a mezza coscia e patata scoperta.
Porca vacca e ora?
Cos’è quest’umido tra le mie labbra?
La sua lingua, la sua testa tra le mie gambe, lo devo fermare ma non voglio, muoio di piacere.
Si ferma un attimo, mi toglie completamente le mutande e mi fa mettere sul tavolo a gambe aperte di fronte a lui.
Lo guardo mentre si toglie i pantaloncini, sono senza parole, mi sfodera davanti il suo arnese già duro e lo appoggia sulla mia patatina che ha appena la prima peluria.
Anche lui si sta ricoprendo si e comincia a prendere l’aspetto atletico di un uomo, ma soprattutto …
Mi sento tutta bagnata, struscia l’asta tra le labbra della patata, trova il varco.
“Fermati” vorrei urlargli ma l’eccitazione è troppo, sta per mettermelo dentro e non voglio perdermi l’occasione, anzi lo voglio anche io, lo afferro per le natiche e tiro con forza, sono assatanata.
Che dolore, ma non mi importa, deve entrare tutto, tiro ancora.
Siamo pube contro pube, più avanti di così non può andare.
Si butta su di me e comincia a spingere, mi ritrovo stesa sul tavolo con lui tra le mie gambe all’aria.
Non capisco più nulla solo mi accorgo che viene, mi riempie la patata del suo liquido caldo, mi provoca un orgasmo mai provato prima, nulla di paragonabile a quando mi sditalinavo. La patatina sembra aspirare la sua verga per non lasciarla andare.
Si accascia esausto su di me, mi abbraccia, io lo abbraccio.
Quando si rialza mi rimetto in piedi pure io e preparo altra limonata per due, ho sete, ho caldo lo faccio nuda senza rimettermi nulla.
Ho finito quando sento la su verga di nuovo in tiro che struscia la mia patatina da dietro.
Rimango a godermi la sensazione mentre le sue mani mi fanno chinare in avanti e istintivamente metto le mie mani sul tavolo.
Quando lo spinge dentro scivola subito fino in fondo, sono bagnatissima dalla prima scopata, mi faccio prendere per i fianchi e attendo di essere posseduta.
L’ho avuto senza che me lo aspettassi, quando come e di più.
Quando saltò sulla bicicletta per andarsene gli chiesi: “Domani torni?” mi sarei fatta trovare senza le mutande.
Mi rispose: “Ripasso domani” e per i due mesi successivi mi ripassò.
scritto il
2023-06-20
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