Quella stanza d'hotel a Rapallo

di
genere
prime esperienze

Come ci tengono a sottolineare in altre categorie, il seguente racconto narra un episodio accaduto realmente.
Sono Paolo, 50 anni, 1,87cm, 46 di piede e misura XL (non tanto per la mia dotazione intima - assolutamente nella norma, anzi... - quanto per un’insana passione per biscotti e carboidrati).

Sono sposato con Laura, età e misure non ve le dico che sarebbe poco fine ed io sono un signore.

In realtà, il fatto si svolse nell’albergo di Napoli che scegliemmo per la nostra luna di miele.
Ma il titolo mi piaceva di più così.

Eravamo neosposini, una coppia ancora per poco nella ventina.
Gli “-enta” ci avrebbero raggiunti l’anno seguente.
Ma ci sentivamo comunque ancora giovani, pieni di speranze e di ormoni.

Fuori dalla camera d’albergo, Laura era bellissima, il viso tondo e gli occhi grandi, i suoi corti capelli neri che lasciavano scoperto il lungo collo degno di un Modigliani.
Laura copriva la sua minuta figura con vestiti colorati; ho negli occhi la sua leggera gonna rosa al ginocchio, una camicetta azzurra, scarpe colorate ed orecchini dalle buffe forme.
I polpacci ben formati, e la sua sagoma minuta ed equilibrata.

In quella camera d’albergo, invece, il suo corpo nudo era adagiato sul letto, gli occhi chiusi, i suoi seni piccoli dai capezzoli timidi, i suoi fianchi larghi ed accoglienti, la peluria scura sul suo monte di venere.

La guardavo adorante, anche io disteso, senza vestiti e più sgraziato di lei, su quel letto che aveva accolto uno dei nostri primi amori da marito e moglie, prima di scivolare senza accorgermene in un sonno pacificatore, la sonnolenza dopo l’eiaculazione, il riposo del guerriero, sopravvissuto ad una selvaggia battaglia di corpi famelici.

Le nostre carni nude abbandonate sopra le lenzuola sfatte, senza difesa e senza pudore, a godere dell’aria che si insinuava dalla finestra aperta, a dare un po’ di respiro alla pelle accaldata per lo sfregamento.

Ma nel mezzo del sonno, nello stordimento dell’amplesso, improvvisamente un rumore.

Qualcuno nel corridoio, un colpo improvviso, un segnale anonimo, come se qualcuno volesse entrare nella nostra stanza, a violare la nostra intimità.

Scattai immediatamente, i riflessi felini resi ancor più rapidi dal pudore e dal terrore di essere trovati così, sfatti, umidi di sesso, offerti allo sguardo di uno sconosciuto.
Saltai in piedi, avventandomi sull’armadio della camera d’albergo, preso da un furore sovrumano, una forza bruta in quel corpo di ventenne non più ventenne, per impedire l’effrazione.
Sposto di peso l’armadio, che struscia per terra per un po’ di centimetri verso la porta, impuntandosi poi su due zampe, roteando su quel perno e rovesciandosi rovinosamente davanti la porta.

Un frastuono informe dentro la stanza.
A cui Laura risponde scattando seduta sul letto, lanciando un urlo controllato, una nota secca, perfettamente intonata.
Non un grido sguaiato da film dell’orrore: un diapason dritto e neutro come un fuso che taglia l’aria per frazioni di secondo che son sembrati minuti.

Dall’altra pare della porta, nel corridoio, solo una parola, strappata dalla gola dell’ignota figura.
“OMMARONN’!!!”
E rumori di passi che scappano disordinati allontanandosi dalla nostra camera.

Non saprei dire chi fosse più terrorizzato.
Se noi due con le nostre nudità esposte nella stanza, io in piedi appoggiato di peso contro l’armadio rovesciato, il mio batacchio penzolante.
O il dipendente dell’albergo preso alla sprovvista dall’inspiegabile frastuono.

Ci mettemmo un po’ a riprendere il controllo e a renderci conto che non avevamo corso alcun pericolo.
Nulla che giustificasse la mia irrazionale reazione.

Ci mettemmo un po’ anche a superare l’imbarazzo di farci vedere alla reception, passando con lo sguardo basso, passi felpati sulla moquette un po’ consumata.
Nel timore di incrociare gli occhi dell’uomo dietro il bancone, nel terrore di dover spiegare cosa fosse accaduto dietro quella porta.

Mi venne da ridere.
Per anni.
A ripensare a quell’assurdo episodio.

Avvenuto in un hotel di Napoli, non a Rapallo.

Che alla fine, a noi, ci piace un po' peloso.
scritto il
2023-06-24
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