Il mio vizietto - 8 (continua)
di
LanA
genere
fisting
Ma a mezzanotte, come Cenerentola, decisi di rientrare.
Dopo i saluti ai colleghi mi avviai a prendere un taxi.
Quando ero ormai all’interno dell’auto, vidi aprirsi lo sportello.
Era lui, mi chiese se tutto era apposto, risposi di si.
Mi chiese se volessi essere accompagnata, risposi ok, salì e chiuse lo sportello.
Quando si girò verso di me mi baciò, risposi al suo bacio e ci dirigemmo verso il suo albergo.
Salimmo in camera sua, inizialmente parlammo ma poi finì come ognuno di noi si attendeva.
Feci finta di essere una non facile, ma mi sa che non lo convinsi molto, visto come mi prese.
Mentre ci spogliavamo non resistetti alla tentazione di sbirciare nelle sue mutande, e alla vista del suo gioiello mi scappò un “ci avrei giurato che l’avevi grosso, basta guardare le mani che hai”.
Si mise a ridere, facemmo l’amore, poi avrebbe voluto puntare al mio buchetto, ma non volevo passare per una facile, e gli dissi che con quel coso che aveva non glielo mai avrei dato.
Poi si mise a massaggiarmi il corpo, indugiando spesso e volentieri nella zona del fondo schiena.
Se avesse cercato di farmelo non mi sarei tirata indietro, ma era troppo gentiluomo per approfittarne.
Così ci coccolammo per lungo tempo e rimanemmo a parlare fino alle due passate di noi, delle nostre vite.
Scoprii che aveva più di quarant’anni, che sicuramente non dimostrava, non volevo crederci, dovette mostrarmi il passaporto , e scoprii anche che era sposato.
Questo non cambiò il mio punto di vista.
Quando decisi di rientrare, mi chiese di restare a dormire lì, io non volevo.
Mi chiese allora dove fossi andata a quell’ora, e cosa cambiava anche se non fossi rientrata.
Così decisi di restare, forse era l’uomo giusto, ma non il momento.
L’ultima sera che a Shanghai uscimmo a cena, e poi passammo in albergo da lui per la scopata finale.
Quando mi accompagnò a casa ci salutammo con l’aspettativa di rivederci, ma fu l’ultima volta che lo vidi.
Nei mesi seguenti feci coppia con un altro collega, fino al momento del mio rientro in Italia, poi resettai il capitolo Cina.
Al rientro conobbi l’uomo che è il mio attuale marito.
Sull’aereo la voce del comandante avvertiva che iniziava la manovra di atterraggio verso Praga, mi distolse dai miei ricordi, per riportarmi alla realtà a cui stavo andando incontro.
All’uscita trovai il mio sponsor ad aspettarmi.
Andammo in un albergo, e poi in giro per la città il resto del pomeriggio.
Verso sera passammo in un palazzo dove stavano facendo dei casting.
C’erano ragazzine e donne mature, tutte del posto, donne disposte a tutto per guadagnare qualche soldo facilmente, cosa che non mi apparteneva.
Io mi trovavo lì solo perché le mie voglie mi ci avevano portata.
Uscimmo a cena e poi rientrai in albergo, avevo bisogno di riposare.
Il giorno dopo avrei avuto il mio casting.
Chiamai mio marito e rimasi al telefono per un po’ con lui.
Mi disse se ero veramente convinta di quello che facevo, e che nessuno mi impediva di rinunciare.
Lo tranquillizzai e poi lo salutai.
Mi misi a dormire, al mattino quando ero già sveglia suonò il telefono e mi venne comunicata l’ora in cui dovevo essere pronta ad andare.
Arrivammo in una casa un poco fuori città, e quando entrai, con mia sorpresa, sentii parlare la nostra lingua diffusamente, cosa che mi mise più a mio agio.
Una ragazza mi si avvicinò e mi disse di seguirla in una stanza adibita a camerini, dove venni truccata e pettinata.
Poi mi diede un vestito di latex da indossare e mi disse di aspettare fino al suo ritorno.
Dopo i saluti ai colleghi mi avviai a prendere un taxi.
Quando ero ormai all’interno dell’auto, vidi aprirsi lo sportello.
Era lui, mi chiese se tutto era apposto, risposi di si.
Mi chiese se volessi essere accompagnata, risposi ok, salì e chiuse lo sportello.
Quando si girò verso di me mi baciò, risposi al suo bacio e ci dirigemmo verso il suo albergo.
Salimmo in camera sua, inizialmente parlammo ma poi finì come ognuno di noi si attendeva.
Feci finta di essere una non facile, ma mi sa che non lo convinsi molto, visto come mi prese.
Mentre ci spogliavamo non resistetti alla tentazione di sbirciare nelle sue mutande, e alla vista del suo gioiello mi scappò un “ci avrei giurato che l’avevi grosso, basta guardare le mani che hai”.
Si mise a ridere, facemmo l’amore, poi avrebbe voluto puntare al mio buchetto, ma non volevo passare per una facile, e gli dissi che con quel coso che aveva non glielo mai avrei dato.
Poi si mise a massaggiarmi il corpo, indugiando spesso e volentieri nella zona del fondo schiena.
Se avesse cercato di farmelo non mi sarei tirata indietro, ma era troppo gentiluomo per approfittarne.
Così ci coccolammo per lungo tempo e rimanemmo a parlare fino alle due passate di noi, delle nostre vite.
Scoprii che aveva più di quarant’anni, che sicuramente non dimostrava, non volevo crederci, dovette mostrarmi il passaporto , e scoprii anche che era sposato.
Questo non cambiò il mio punto di vista.
Quando decisi di rientrare, mi chiese di restare a dormire lì, io non volevo.
Mi chiese allora dove fossi andata a quell’ora, e cosa cambiava anche se non fossi rientrata.
Così decisi di restare, forse era l’uomo giusto, ma non il momento.
L’ultima sera che a Shanghai uscimmo a cena, e poi passammo in albergo da lui per la scopata finale.
Quando mi accompagnò a casa ci salutammo con l’aspettativa di rivederci, ma fu l’ultima volta che lo vidi.
Nei mesi seguenti feci coppia con un altro collega, fino al momento del mio rientro in Italia, poi resettai il capitolo Cina.
Al rientro conobbi l’uomo che è il mio attuale marito.
Sull’aereo la voce del comandante avvertiva che iniziava la manovra di atterraggio verso Praga, mi distolse dai miei ricordi, per riportarmi alla realtà a cui stavo andando incontro.
All’uscita trovai il mio sponsor ad aspettarmi.
Andammo in un albergo, e poi in giro per la città il resto del pomeriggio.
Verso sera passammo in un palazzo dove stavano facendo dei casting.
C’erano ragazzine e donne mature, tutte del posto, donne disposte a tutto per guadagnare qualche soldo facilmente, cosa che non mi apparteneva.
Io mi trovavo lì solo perché le mie voglie mi ci avevano portata.
Uscimmo a cena e poi rientrai in albergo, avevo bisogno di riposare.
Il giorno dopo avrei avuto il mio casting.
Chiamai mio marito e rimasi al telefono per un po’ con lui.
Mi disse se ero veramente convinta di quello che facevo, e che nessuno mi impediva di rinunciare.
Lo tranquillizzai e poi lo salutai.
Mi misi a dormire, al mattino quando ero già sveglia suonò il telefono e mi venne comunicata l’ora in cui dovevo essere pronta ad andare.
Arrivammo in una casa un poco fuori città, e quando entrai, con mia sorpresa, sentii parlare la nostra lingua diffusamente, cosa che mi mise più a mio agio.
Una ragazza mi si avvicinò e mi disse di seguirla in una stanza adibita a camerini, dove venni truccata e pettinata.
Poi mi diede un vestito di latex da indossare e mi disse di aspettare fino al suo ritorno.
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