Vacanze Istriane - di Joe Cabot 15: sabato pomeriggio
di
Joe Cabot
genere
tradimenti
NB
Come dice sempre il caro vecchio Joe: se siete in cerca di racconti fasulli spacciati per vita vissuta qui ne troverete parecchi. I miei racconti invece sono oneste fantasie.
saluti
Joe
NELLE PUNTATE PRECEDENTI, Jacopo e Lia, con la sorella di lei Rachele, ed il suo ragazzo Bruno, sono in vanzanca in un albergo sulla costa istriana. Fanno amicizia con il direttore dell'albergo, il signor Laban e la sua giovane protetta, Mila, e questi li coinvolgono nei loro giochi erotici. Le cose si fanno più torbide quando Lia propone a Jaco uno scambio con Rachele e Bruno. Il mattino dopo...
- - -
Mi svegliai nella tarda mattinata con accanto Rachele dal corpo caldo e morbido. Tuttavia mi scoprii a desiderare di nuovo Lia.
Ci eravamo dati appuntamento a pranzo ed io mi affrettai alla doccia. Quando ne uscii trovai Rachele sveglia, con il lenzuolo che le copriva a malapena i seni ed il sesso. Mi salutò allegra e soddisfatta. Vederla alla luce del giorno, lì distesa a letto, me la fece di nuovo desiderare e la cosa risultò ben presto visibile.
– Lo sai che Bruno mi ripassa tutti i buchetti ogni mattina? Probabilmente ora starà facendo la stessa cosa alla mia sorellina.
Avvicinandomi al letto notai la sua mano infilata sotto al lenzuolo. Presi un lembo e la scoprii completamente. Il suo piccolo corpo era una perfetta scopata, con le curve piene, i seni opulenti e quei capezzoli da tormentare. Nella mia testa si formò l’immagine delle due sorelle che dormivano nello stesso letto, solo che non erano bambine, ma ragazze mature come lo erano adesso. Le immaginai che si toccavano come stava facendo quella troietta rossa in quel momento, lì distesa nel suo letto.
– Scopami ancora, Jaco, poi ti restituirò alla mia sorellina.
Parlò con voce rotta, con la mano che a piccoli scatti si frugava il sesso. Mi stesi tra le sue cosce bollenti e la presi con foga, riempiendomi la bocca delle sue labbra, della sua lingua, della sua carne indifesa del collo, dei suoi seni, dei capezzoli. Rachele pareva venire ad ogni spinta ed alla fine mi sfilai da lei ed iniziai a venirle sul ventre e su quei grossi seni. Lei si sparse il mio seme con una mano fino ad inturgidire e maltrattare i capezzoli mentre con l’altra mano, rapida, si diede gli ultimi colpi alla clitoride fino a godere a sua volta.
Nel salone da pranzo dell’albergo, non appena vidi arrivare Lia non riuscì a trattenermi e le andai incontro. La abbracciai e la baciai e non ebbi pace finché non mi disse che stava bene e che poi mi avrebbe raccontato tutto. Dall’aria maliziosa capii che se l’era davvero goduta ma che avrebbe aspettato di tornare in camera, dopo il pranzo, per raccontarmi i dettagli. Dopo un pranzo frettoloso, salimmo finalmente in camera e prima di ogni racconto facemmo l’amore come se ci fossimo rincontrati dopo un lungo viaggio. Solo dopo si decise a raccontare dalla mia fuga con Rachele al night.
– Quando Bruno vide che ve ne stavate andando, dovetti trattenerlo, perché l’idiota non aveva ancora capito nulla. Mi guardò perplesso e mi chiese dove stavate andando, io gli puntai contro il mio sguardo da bambina maliziosa e gli chiesi: “Secondo te?” “Non lo so”, rispose lui guardandovi uscire. Io sorrisi e gli dissi di non preoccuparsi, che per quella sera avrei badato io a lui. Dovevi vedere come arrossì. Divenne rigido come una statua e dovetti faticare non poco per farlo rilassare. Mi sembrava di portare in giro un ragazzino e non sapevo ancora se quella parte da femmina corruttrice mi piaceva oppure se mi stancava. Dovevi vederlo in ascensore quando tornammo in albergo: fissava la porta per non dovermi guardare negli occhi!
– Mi spiace, my lady, forse dovevo parlagli io prima di andarcene.
– Ma no, figurati, la cosa poi si è risolta. Certo, ho avuto anche un momento in cui ho pensato di mandarlo a quel paese e andarmene a dormire. In camera ha fatto davvero la figura dell’imbranato. Ha davvero un bel fisico ed io ero ben eccitata al pensiero di farmi quel bestione. Ma poi sai, il pensiero di traviare a quel modo il ragazzo di mia sorella…. Insomma mi faccio sotto e mi incollo alle sue labbra. E lui niente. Io mi sento bagnata sotto le mutandine e a lui nemmeno viene in mente di toccarmi il culo. Così io gli afferro una mano e me la infilo sotto la gonna. Lui per un attimo la posa su una chiappa, per un attimo ne sento il desiderio, e poi la ritrae e mi dice che gli dispiace e che non sa se ci riesce. Insomma mi tocca consolarlo! Lo faccio sedere sul bordo del letto e cerco di tranquillizzarlo, intanto piano piano lo spoglio. Ogni volta che allungo una mano verso il suo pacco sento qualcosa che si muove ma che subito si ritrae. Allora mi decido e mi ficco tra le sue cosce. Ha davvero un bel cazzo, nonostante tutte le sue paranoie. Glielo tiro fuori ancora barzotto, me lo infilo in bocca e prendo a ciucciarlo piano: nulla. Lo lavoro di mano e di lingua e solo dopo un bel po’ inizio ad ottenere qualcosa. Quando mi pare appena accettabile mi alzo, mi sollevo la gonna e faccio cadere a terra le mutandine. Lui è ancora seduto sul bordo del letto, io gli salgo sulle ginocchia e mi guido il suo bestione verso la mia fichetta prima che quel po’ di erezione gli svanisca. Me lo guido tra le labbra con la mano e, appena ci posa la cappella, sento che gli si sgonfia. Credimi a quel punto sono stata tentata di venire in camera da voi….
– Sarebbe stata un’ottima idea.
– Non sai cosa mi sarei persa. Gli dico che non importa, che sarà per un’altra volta e bla bla bla ma ho decisamente le palle girate. Mi alzo, mi sistemo la gonna e vado allo specchio per iniziare a togliermi gli orecchini. Faccio finta di nulla ma ho il fuoco dentro, dir che ero furente è poco. E mentre sono lì, davanti allo specchio dell’armadio, con il fermo dell’orecchino che non si sgancia urtandomi ancora di più, Bruno appare alle mie spalle, nudo come l’ho lasciato, ma con quel cazzone a mezz’aria che mi punta le reni. Arriva e mi poggia le mani sulle spalle come per voltarmi. Io non ci penso nemmeno di ricominciare a pomparlo per poi vederlo ammosciarsi sul più bello e c’era poi quel bastardo di un orecchino che non si sganciava… Insomma lo mando via in malo modo. Ma lui se ne frega e mi viene ancora più sotto. Sento le sue mani che mi prendono i fianchi e quando sbircio di nuovo in basso vedo che stavolta ha un’erezione da gorilla. Io faccio ancora per divincolarmi ma lui per tutta risposta mi afferra le mani e me le posa sullo specchio, come uno sbirro per una perquisizione. Ed infatti inizia a perquisirmi. Da quanto è alto deve chinarsi per posarmi le mani sulle cosce fino alle calze, poi risale fino a toccarmi la carne rovente dalle parti delle stringhe del reggicalze, sotto la gonna che alza piano e inesorabile. Sento le sue mani davanti e dietro, le sue dita che arrivano alla fica e s’intingono dei miei umori. Mi prende per i fianchi e me lo punta. Dio, che grosso cazzo! Se non fossi stata completamente bagnata credo che mi avrebbe aperto come un treno: duro e grosso da far paura. Me lo sbatte dentro e inizia a pomparmi spingendomi contro lo specchio, con le mani mi tiene i fianchi e quasi mi solleva sbattendomi come un ossesso. Mi apre la camicetta facendomi saltare i bottoni e mi afferra i seni come a volermeli staccare e intanto inizia ad insultarmi e di più mi paragona a Rachele, mi dice che siamo due sorelle una più zoccola dell’altra, che siamo buone solo a succhiare cazzi e farci sfondare. Ed in quel momento io penso che ha ragione, che siamo due troie e che non desidero altro dalla vita di farmi scopare assieme a lei, di farmi immergere in corpo cazzi grossi e duri e mentre pensavo queste cose gliele urlavo e lo incitavo a darmene di più. Mi è venuto dentro come un TIR e quando già sentivo il suo sperma scorrermi dalla fica sulle cosce, lui continuava a scoparmi con il cazzo ancora duro. Mi prende per la nuca e mi abbassa sul tavolo, e io vedo allo specchio il suo tronco muscoloso ed il suo braccio che spinge giù il mio viso sottomesso. In quella posizione mi da una serie di botte profondissime ed io godo come una cagna, senza remissione.
– Doveva solo sbloccarsi un po’.
– Certo. E poi è andato avanti tutta la notte. Certo, potrebbe imparare ad usare meglio quel gran cazzo che si ritrova, ma dopo quella prima scopata mi ha scaraventato sul letto infilandomi la lingua e le dita ovunque e aveva appena finito di spogliarmi che già gli si era armato di nuovo. Mi ha montato come un toro, come un cinghiale, come un licantropo, come uno stupratore, come se volesse spaccarmi in due ed io me ne stavo lì a farmi fare, del tutto passiva (ma intanto me la godevo di brutto), finché si decise a tirarlo fuori e inondarmi di sperma dall’ombelico alle tette. Io non so quante volte si sia svegliato durante la notte e me l’abbia sbattuto dentro mentre ancora ero nel dormiveglia. E stamattina, con la luce del sole, Bruno, come nulla fosse, torna un agnellino timido con quell’enorme batacchio che gli penzola tra le cosce mentre va imbarazzato a farsi la doccia.
– Che tipo.
– Già.
Le racconto della notte con sua sorella e vedo che il racconto la turba non poco. La sento che si agita nel letto, che incrocia le gambe e stringe lo cosce contro la fica. Il mio racconto la eccita e ben presto inizia ad accarezzarsi il pube, poi la sua manina inizia a farsi largo nel suo sesso e ben presto vedo il viso della mia Lia che si arrossa dalle parti delle guance e sul collo. Inizia chinarsi e ben presto la sua bocca si impadronisce del mio manico. Vedo la sua testolina bionda che va su e giù, il suo corpo che freme nella sua masturbazione. Le riempio la bocca appena la sento venire.
(Se vi è piaciuto, ci vediamo, con racconti inediti e le immagini di un immaginario casting, su: http://raccontiviola.wordpress.com)
Come dice sempre il caro vecchio Joe: se siete in cerca di racconti fasulli spacciati per vita vissuta qui ne troverete parecchi. I miei racconti invece sono oneste fantasie.
saluti
Joe
NELLE PUNTATE PRECEDENTI, Jacopo e Lia, con la sorella di lei Rachele, ed il suo ragazzo Bruno, sono in vanzanca in un albergo sulla costa istriana. Fanno amicizia con il direttore dell'albergo, il signor Laban e la sua giovane protetta, Mila, e questi li coinvolgono nei loro giochi erotici. Le cose si fanno più torbide quando Lia propone a Jaco uno scambio con Rachele e Bruno. Il mattino dopo...
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Mi svegliai nella tarda mattinata con accanto Rachele dal corpo caldo e morbido. Tuttavia mi scoprii a desiderare di nuovo Lia.
Ci eravamo dati appuntamento a pranzo ed io mi affrettai alla doccia. Quando ne uscii trovai Rachele sveglia, con il lenzuolo che le copriva a malapena i seni ed il sesso. Mi salutò allegra e soddisfatta. Vederla alla luce del giorno, lì distesa a letto, me la fece di nuovo desiderare e la cosa risultò ben presto visibile.
– Lo sai che Bruno mi ripassa tutti i buchetti ogni mattina? Probabilmente ora starà facendo la stessa cosa alla mia sorellina.
Avvicinandomi al letto notai la sua mano infilata sotto al lenzuolo. Presi un lembo e la scoprii completamente. Il suo piccolo corpo era una perfetta scopata, con le curve piene, i seni opulenti e quei capezzoli da tormentare. Nella mia testa si formò l’immagine delle due sorelle che dormivano nello stesso letto, solo che non erano bambine, ma ragazze mature come lo erano adesso. Le immaginai che si toccavano come stava facendo quella troietta rossa in quel momento, lì distesa nel suo letto.
– Scopami ancora, Jaco, poi ti restituirò alla mia sorellina.
Parlò con voce rotta, con la mano che a piccoli scatti si frugava il sesso. Mi stesi tra le sue cosce bollenti e la presi con foga, riempiendomi la bocca delle sue labbra, della sua lingua, della sua carne indifesa del collo, dei suoi seni, dei capezzoli. Rachele pareva venire ad ogni spinta ed alla fine mi sfilai da lei ed iniziai a venirle sul ventre e su quei grossi seni. Lei si sparse il mio seme con una mano fino ad inturgidire e maltrattare i capezzoli mentre con l’altra mano, rapida, si diede gli ultimi colpi alla clitoride fino a godere a sua volta.
Nel salone da pranzo dell’albergo, non appena vidi arrivare Lia non riuscì a trattenermi e le andai incontro. La abbracciai e la baciai e non ebbi pace finché non mi disse che stava bene e che poi mi avrebbe raccontato tutto. Dall’aria maliziosa capii che se l’era davvero goduta ma che avrebbe aspettato di tornare in camera, dopo il pranzo, per raccontarmi i dettagli. Dopo un pranzo frettoloso, salimmo finalmente in camera e prima di ogni racconto facemmo l’amore come se ci fossimo rincontrati dopo un lungo viaggio. Solo dopo si decise a raccontare dalla mia fuga con Rachele al night.
– Quando Bruno vide che ve ne stavate andando, dovetti trattenerlo, perché l’idiota non aveva ancora capito nulla. Mi guardò perplesso e mi chiese dove stavate andando, io gli puntai contro il mio sguardo da bambina maliziosa e gli chiesi: “Secondo te?” “Non lo so”, rispose lui guardandovi uscire. Io sorrisi e gli dissi di non preoccuparsi, che per quella sera avrei badato io a lui. Dovevi vedere come arrossì. Divenne rigido come una statua e dovetti faticare non poco per farlo rilassare. Mi sembrava di portare in giro un ragazzino e non sapevo ancora se quella parte da femmina corruttrice mi piaceva oppure se mi stancava. Dovevi vederlo in ascensore quando tornammo in albergo: fissava la porta per non dovermi guardare negli occhi!
– Mi spiace, my lady, forse dovevo parlagli io prima di andarcene.
– Ma no, figurati, la cosa poi si è risolta. Certo, ho avuto anche un momento in cui ho pensato di mandarlo a quel paese e andarmene a dormire. In camera ha fatto davvero la figura dell’imbranato. Ha davvero un bel fisico ed io ero ben eccitata al pensiero di farmi quel bestione. Ma poi sai, il pensiero di traviare a quel modo il ragazzo di mia sorella…. Insomma mi faccio sotto e mi incollo alle sue labbra. E lui niente. Io mi sento bagnata sotto le mutandine e a lui nemmeno viene in mente di toccarmi il culo. Così io gli afferro una mano e me la infilo sotto la gonna. Lui per un attimo la posa su una chiappa, per un attimo ne sento il desiderio, e poi la ritrae e mi dice che gli dispiace e che non sa se ci riesce. Insomma mi tocca consolarlo! Lo faccio sedere sul bordo del letto e cerco di tranquillizzarlo, intanto piano piano lo spoglio. Ogni volta che allungo una mano verso il suo pacco sento qualcosa che si muove ma che subito si ritrae. Allora mi decido e mi ficco tra le sue cosce. Ha davvero un bel cazzo, nonostante tutte le sue paranoie. Glielo tiro fuori ancora barzotto, me lo infilo in bocca e prendo a ciucciarlo piano: nulla. Lo lavoro di mano e di lingua e solo dopo un bel po’ inizio ad ottenere qualcosa. Quando mi pare appena accettabile mi alzo, mi sollevo la gonna e faccio cadere a terra le mutandine. Lui è ancora seduto sul bordo del letto, io gli salgo sulle ginocchia e mi guido il suo bestione verso la mia fichetta prima che quel po’ di erezione gli svanisca. Me lo guido tra le labbra con la mano e, appena ci posa la cappella, sento che gli si sgonfia. Credimi a quel punto sono stata tentata di venire in camera da voi….
– Sarebbe stata un’ottima idea.
– Non sai cosa mi sarei persa. Gli dico che non importa, che sarà per un’altra volta e bla bla bla ma ho decisamente le palle girate. Mi alzo, mi sistemo la gonna e vado allo specchio per iniziare a togliermi gli orecchini. Faccio finta di nulla ma ho il fuoco dentro, dir che ero furente è poco. E mentre sono lì, davanti allo specchio dell’armadio, con il fermo dell’orecchino che non si sgancia urtandomi ancora di più, Bruno appare alle mie spalle, nudo come l’ho lasciato, ma con quel cazzone a mezz’aria che mi punta le reni. Arriva e mi poggia le mani sulle spalle come per voltarmi. Io non ci penso nemmeno di ricominciare a pomparlo per poi vederlo ammosciarsi sul più bello e c’era poi quel bastardo di un orecchino che non si sganciava… Insomma lo mando via in malo modo. Ma lui se ne frega e mi viene ancora più sotto. Sento le sue mani che mi prendono i fianchi e quando sbircio di nuovo in basso vedo che stavolta ha un’erezione da gorilla. Io faccio ancora per divincolarmi ma lui per tutta risposta mi afferra le mani e me le posa sullo specchio, come uno sbirro per una perquisizione. Ed infatti inizia a perquisirmi. Da quanto è alto deve chinarsi per posarmi le mani sulle cosce fino alle calze, poi risale fino a toccarmi la carne rovente dalle parti delle stringhe del reggicalze, sotto la gonna che alza piano e inesorabile. Sento le sue mani davanti e dietro, le sue dita che arrivano alla fica e s’intingono dei miei umori. Mi prende per i fianchi e me lo punta. Dio, che grosso cazzo! Se non fossi stata completamente bagnata credo che mi avrebbe aperto come un treno: duro e grosso da far paura. Me lo sbatte dentro e inizia a pomparmi spingendomi contro lo specchio, con le mani mi tiene i fianchi e quasi mi solleva sbattendomi come un ossesso. Mi apre la camicetta facendomi saltare i bottoni e mi afferra i seni come a volermeli staccare e intanto inizia ad insultarmi e di più mi paragona a Rachele, mi dice che siamo due sorelle una più zoccola dell’altra, che siamo buone solo a succhiare cazzi e farci sfondare. Ed in quel momento io penso che ha ragione, che siamo due troie e che non desidero altro dalla vita di farmi scopare assieme a lei, di farmi immergere in corpo cazzi grossi e duri e mentre pensavo queste cose gliele urlavo e lo incitavo a darmene di più. Mi è venuto dentro come un TIR e quando già sentivo il suo sperma scorrermi dalla fica sulle cosce, lui continuava a scoparmi con il cazzo ancora duro. Mi prende per la nuca e mi abbassa sul tavolo, e io vedo allo specchio il suo tronco muscoloso ed il suo braccio che spinge giù il mio viso sottomesso. In quella posizione mi da una serie di botte profondissime ed io godo come una cagna, senza remissione.
– Doveva solo sbloccarsi un po’.
– Certo. E poi è andato avanti tutta la notte. Certo, potrebbe imparare ad usare meglio quel gran cazzo che si ritrova, ma dopo quella prima scopata mi ha scaraventato sul letto infilandomi la lingua e le dita ovunque e aveva appena finito di spogliarmi che già gli si era armato di nuovo. Mi ha montato come un toro, come un cinghiale, come un licantropo, come uno stupratore, come se volesse spaccarmi in due ed io me ne stavo lì a farmi fare, del tutto passiva (ma intanto me la godevo di brutto), finché si decise a tirarlo fuori e inondarmi di sperma dall’ombelico alle tette. Io non so quante volte si sia svegliato durante la notte e me l’abbia sbattuto dentro mentre ancora ero nel dormiveglia. E stamattina, con la luce del sole, Bruno, come nulla fosse, torna un agnellino timido con quell’enorme batacchio che gli penzola tra le cosce mentre va imbarazzato a farsi la doccia.
– Che tipo.
– Già.
Le racconto della notte con sua sorella e vedo che il racconto la turba non poco. La sento che si agita nel letto, che incrocia le gambe e stringe lo cosce contro la fica. Il mio racconto la eccita e ben presto inizia ad accarezzarsi il pube, poi la sua manina inizia a farsi largo nel suo sesso e ben presto vedo il viso della mia Lia che si arrossa dalle parti delle guance e sul collo. Inizia chinarsi e ben presto la sua bocca si impadronisce del mio manico. Vedo la sua testolina bionda che va su e giù, il suo corpo che freme nella sua masturbazione. Le riempio la bocca appena la sento venire.
(Se vi è piaciuto, ci vediamo, con racconti inediti e le immagini di un immaginario casting, su: http://raccontiviola.wordpress.com)
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