Svolta narrativa

di
genere
etero

Quando sei amico da tanti anni con quella che vorresti fosse la donna della tua vita, alla fine ti accontenti che le faccia lo stesso parte di te, anche se non come vorresti. Era quello che era capitato con Alessandra, la mia migliore amica. Da anni facevamo tutto insieme, ed eravamo inseparabili. Le nostre storie, le nostre scappatelle estive, i nostri grandi amori, ce li confidavamo l’un l’altro ed io facevo finta che non provassi altro per lei. Chi afferma che tra uomo e donna non può esserci amicizia forse non aveva mai visto noi due. Il rispetto era la base del nostro rapporto e, quando c’è rispetto l’amicizia funziona, anche tra uomo e donna. Io e lei parlavamo di tutto e ci raccontavamo tutto: le nostre storie, le nostre paure, e ci facevamo forza l’un l’altro. Era l’unica donna alla quale volessi bene. Non dico che non avessi mai fantasticato su di lei, anzi, non nego che in più di un’occasione avevo immaginato i sui suoi seni perfetti, il suo fondoschiena e in passato era stata anche oggetto delle mie masturbazioni, cosa che non avrei mai avuto il coraggio di confessarle. Mi tenevo alla larga da tutto quello che potesse compromettere la nostra amicizia. ma il rispetto e il bene che le volevo mi avevano portato ad accettare tutto quello che era accaduto tra di noi. forse non ero il suo tipo, mi dicevo, tutto qui. Alessandra aveva un modo di ridere estremamente coinvolgente e, quando ci stuzzicavamo con battute e doppi sensi a sfondo sessuale, potevamo andare avanti a ridere per ore.
Ora eravamo seduti al tavolino del bar nel nostro quartiere. La primavera era arrivata solo da pochi giorni e Alessandra indossava un vestitino beige scollato, di quelli con le bretelle. Ogni tanto l’occhio mi cadeva inevitabilmente tra il solco dei suoi seni.
Stavamo progettando le vacanze. In quel periodo eravamo entrambi single, l’ultima sua relazione era naufragata come il Titanic e, per quanto riguardava me, la mia ultima fidanzata mi aveva lasciato per un altro: ormai erano passati tre anni. Era storia vecchia quindi.
Vagliavamo i vari posti dove trascorrere le vacanze, scorrendo i vari siti internet guardavamo alberghi e villaggi vacanze, quando lei mi disse:
“Ho letto i tuoi racconti sai?”, con un sorriso malizioso. Restai di sasso, non sapevo cosa risponderle.
“Dici sul serio?”
“Certo. Li trovo bellissimi e molto eccitanti”
Eccitanti.
Quella parola pronunciata dalla sua voce ebbe la capacità di scuotere il mio stomaco e di mandarlo in subbuglio. Non avrei mai pensato che fosse una lettrice di racconti erotici. Scoprire che aveva letto i miei, poi, mi eccitò non poco.
“Sai quanto amo la lettura e la scrittura” dissi. “Il genere erotico è molto difficile da scrivere ed è un ottimo esercizio di stile, per cercare di migliorare come romanziere.”
“beh”, disse lei “devo dire che ci riesci bene. Sai toccare perfettamente le corde dell’erotismo, e non è una cosa facile. Non scrivi mai cose banali”
Rimasi in silenzio. Sorseggiai il mio cappuccino mentre guardavo lo schermo dello smartphone cercando in tutti i modi di cambiare argomento.
“Da dove prendi le idee?”, mi chiese.
“Vengono all’improvviso. Inizi a scrivere e segui il percorso del racconto. A volte è la storia che ti guida. Non esiste un metodo scientifico.”
“Hai preso spunto dalla tua vita reale per alcune storie?” disse inclinando le labbra in una piccola risata che, lentamente, si trasformò in una lunga sghignazzata alla quale mi unii anche io. Sapeva che la mia vita sessuale era più piatta di una tavola da surf da tre anni.
“Come sei spiritosa” dissi alzando il bicchiere; diedi una lunga sorsata al cappuccino.
“Dovremmo scrivere qualcosa insieme”, disse poi.
“Scherzi? Mica sei una scrittrice tu?”
“Me la cavo. Anche io leggo molto lo sai, e credo che sarei in grado di scrivere un racconto erotico a quattro mani con te”
Devo dire che l’idea mi stuzzicava.
“Cosa sai tu di erotismo e di scrittura scusa?”
“Leggendo le tue storie ho notato che cerchi di inserire delle scene erotiche nella vita quotidiana, e questo mi è piaciuto molto. Credo che anche io riuscirei a scrivere qualcosa di provocante”, disse.
In quel momento arrivò il cameriere al nostro tavolo e ci portò il conto. Alessandra si abbassò per prendere la borsa che era ai suoi piedi; la profonda scollatura mi diede una visione completa dei suoi seni, i capezzoli piccoli e rosa. Si rese conto che il mio sguardo era caduto nella sua scollatura. Alzò gli occhi e mi guardò, sulle labbra un piccolo sorriso: “Visto? L’erotismo si trova nelle cose semplici”, disse sistemandosi le bretelle del vestitino.
Distolsi lo sguardo e divenni rosso in viso.
Ci accordammo per scrivere qualcosa insieme il giorno seguente.
La aspettai a casa mia. Avevo preparato un bloc-notes nuovo e una penna di fianco al pc aperto. Accanto una brocca di limonata fresca e due bicchieri. Il cuore mi batteva forte e sentivo una sensazione di vuoto alla bocca dello stomaco che non provavo da tanto tempo. Erano tre anni che non facevo sesso e non riuscivo a comprendere se quella sensazione fosse per quello o perché in realtà, nel mio subconscio ero innamorato di lei.
Alessandra arrivò con qualche minuto di anticipo rispetto al nostro appuntamento. Indossava una gonna in jeans e una camicetta sotto la quale notai subito che non indossava il reggiseno, proprio come il giorno precedente, quando eravamo al bar. I capelli biondi erano legati in una coda di cavallo, ed era bellissima come sempre.
Ci sedemmo alla scrivania e aprimmo il bloc-notes.
“Da dove vogliamo cominciare?” disse lei. Presi la brocca e riempii due bicchieri porgendogliene uno. Bevemmo in silenzio. Posai il bicchiere sulla scrivania e dissi:
“Di solito comincio da un’idea, un’immagine o un aneddoto, non so… tu hai qualche idea?” mi sembrava assurdo che stavo parlando di scrittura erotica proprio con lei.
“Mmmm”, mugugnò lei, “potremmo raccontare la storia di due amici che si siedono a scrivere un racconto erotico, non credi?”
Sorrisi. “Poco originale, ma potrebbe essere un’idea”
Alessandra prese il bloc-notes e iniziò ad appuntare qualcosa. Poi prese un altro sorso dal suo bicchiere: “Con questo caldo ci vuole proprio.” Bevvi anche io e annuii.
Scrisse per qualche minuto, poi afferrò il bicchiere e bevve un sorso. Ne approfittai per leggere le poche righe dei suoi appunti. “Interessante”, dissi “ma mi sembra un po’ banale come inizio, non credi?”
Mentre eravamo chinati sulle pagine le guardavo l’interno della camicetta. L’assenza del reggiseno mi dava l’occasione di intravedere il suo seno; l’avevo immaginato tante volte durante le mie masturbazioni solitarie.
Riprese a scrivere sistemandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio facendo scorrere la matita sul foglio. Aveva una grafia aggraziata che si addiceva perfettamente alla sua personalità.
Scrivemmo per circa mezz’ora, le sue idee e le mie erano in perfetta armonia e, alla fine, avevamo accennato l’inizio di un bel racconto.
“Sarebbe belo scrivere un romanzo insieme, non credi?”
“Addirittura un romanzo? È molto più difficile di quello che credi. Un racconto di poche pagine può venire alla luce nel giro di un’ora, e può essere un bel passatempo, insomma, un hobby, ma… la scrittura di un romanzo comporta mesi e mesi di prove, riscritture e tanto altro, non è una cosa facile.”
“Sei il solito disfattista”, mi disse, poi continuò, “sai, ieri ho letto quel racconto dove descrivi quella donna sposata che ha una scappatella extra-coniugale, molto eccitante”
“Sì, molto carina come storia. E poi, non è una cosa tanto lontana dalla realtà.”
“Alla fine non ho resistito e ho dovuto toccarmi sai?”
Sentendo quelle parole il sangue affluì al mio viso e non riuscii a nascondere il mio imbarazzo. “Dai, ti scandalizzi? Sei diventato tutto rosso”; iniziò a ridere.
“Sai, non ho mai pensato che i miei racconti possano servire per quello… insomma, non penso che realmente possano piacere ed eccitare chi li legge, tutto qui.”
“A me è successo”, disse accavallando le gambe. Indossava delle mutandine nere che in quel momento intravidi tra le sue cosce. “E devo dire che mi è piaciuto”
Prese le pagine che avevamo scritto e ci diede un’occhiata. “Penso manchi qualcosa sai?”
“Che cosa?”
“una svolta narrativa, non so… qualcosa di piccante da scrivere al punto giusto.”
Mi avvicinai a lei chinandomi sui fogli. Rilessi tutto quello che avevamo scritto; la sua grafia si confondeva alla mia in un‘unione di frasi e cancellature che, dovevo ammetterlo, avevano composto una trama interessante. Seguivo con la penna le scene che aveva scritto lei.
“non so che svolta narrativa potremmo inserire e soprattutto, a che punto della storia… tu che ne pensi?”
Lei mi guardò; i suoi occhi erano bellissimi, alcune ciocche di capelli le ricaddero davanti.
“secondo me… potremmo inserire…” si fermò per un attimo con gli occhi rivolti al cielo. “…ci sono. E se i due amici, decidessero di scrivere nudi?”
“Non mi sembra una scena in linea con la storia che stiamo scrivendo sai? E nemmeno qualcosa di tanto originale”
“Sì, ma sarebbe qualcosa di eccitante, di inatteso per il protagonista maschile, e magari poi lui reagisce alla sua provocazione… vediamo un po’…potrebbe funzionare”
Insinuò la mano sotto la gonna e iniziò a sfilarsi le mutandine. Rimasi colpito ed estasiato da quel gesto. “Co… cosa fai Ale…”; ero senza parole, avevo la salivazione azzerata mentre guardavo quel gesto sexy e provocante. Un dolore sordo mi colpì alla bocca dello stomaco. Il mio pene reagì all’instante, era come se mi trovassi all’interno del racconto che stavamo scrivendo.
“Sto inserendo un svolta narrativa nel racconto”, disse con tutta la semplicità del mondo mentre ormai le mutandine le erano scivolate alle caviglie; quando le tolse le poggiò sul bloc-notes. Erano mutandine nere in pizzo. Mi guardò e sorrise, come qualcuno che aveva commesso uno scherzo di cattivo gusto, ma che non poteva fare a meno di fare. Deglutii a fatica,
“Sì, diciamo che questa è una bella svolta narrativa”
“bene” disse lei, si gettò con la testa sui fogli, scostò le mutandine e iniziò a scrivere. Pensai fosse matta o semplicemente stava cercando di provocarmi in tutti i modi, anche se conoscendola… di sicuro mi stava sottoponendo a una dolce tortura.
“Ecco, potremmo intitolarlo così il racconto: una dolce tortura”, dissi.
Alzò la testa dai fogli e mi guardò: “bel titolo! Ora il protagonista maschile dovrebbe reagire però, mi sembra il minimo, non credi?”
Avevo il pene duro nei pantaloni che quasi mi faceva male, intrappolato com’era nelle mutande. Il cuore mi batteva all’impazzata, avevo voglia di scappare ma ero pietrificato. “magari la protagonista potrebbe togliere anche il reggiseno, non credi?”
“Nahh” fece lei, “non lo porta, fidati”
“Ah, davvero?”, chiesi con una punta di ironia nella voce.
“Già, non lo porta”, disse e iniziò a sbottonare la camicetta, lentamente, un bottone per volta. Il suo seno si scopriva senza fretta, potevo ammirarlo attraverso i lembi di cotone della camicetta che lentamente si dividevano, in uno spettacolo estremamente sexy.
“Ale… cosa stai facendo?”, dissi. “dai, smettila”
“Sei un po’ troppo timido per essere uno scrittore”, disse. Aveva la camicetta completamente aperta, i capezzoli erano coperto dai lembi, ma potevo comunque notare la forma armonica dei suoi seni.
“Allora? Il protagonista maschile cosa farebbe in questo caso?”
Respiravo a fatica; mi sembrava di essere in un sogno e non vedevo l’ora di destarmi. Era l’affetto che provavo per lei a bloccarmi, dicendomi che se avessi fatto qualcosa di sbagliato poi me ne sarei pentito, perdendola per sempre. Si avvicinò a me e mi strinse le mani. “nella mi vita ho incontrato solo idioti e tu sei l’unico che mi ha regalato la sua amicizia senza chiedere nulla in cambio”. Annuii con la testa tenendo le sue mani tra le mie.
“Noi siamo amici!” replicai con fermezza.
“E… non ti sei mai chiesto che magari potevamo essere qualcosa in più?”
“l’ho sempre desiderato ma la paura di rovinare quello che avevamo di bello mi ha sempre bloccato”
Mi guardò con i suoi occhi castani. “Stai tremando”, mi disse e mi baciò la mano. le restituii il bacio, “non siamo noi a decidere di chi innamorarci, lo sai questo vero?”, e dicendo questo si tolse la camicetta. I suoi seni erano bellissimi, sodi e compatti e vennero fuori in tutto il loro splendore.
“Spogliati anche tu.”
Non me lo feci ripetere due volte e, nonostante l’imbarazzo, mi tolsi la maglietta in una frazione di secondo e, restando sempre seduto, iniziai a sbottonare il jeans. Lo abbassai fino alle caviglie, rivelando le mie mutande gonfie del mio piacere. Tolsi le scarpe e feci scivolare il jeans a terra.
Lei notò la mia erezione: “Sei eccitato scrittore”, disse, e prese a baciarmi delicatamente sulle labbra toccandomi il pene turgido attraverso le mutande. Il tessuto immediatamente si impregnò dei miei umori. Avevo il viso rosso fuoco e non riuscivo a distinguere se quello che stavo vivendo fosse un sogno o la realtà. L’avevo desiderata tanto, troppo, ed ora stava accadendo.
La presi in braccio e la sedetti sulla scrivania. Il bloc-notes cadde a terra, le parole che avevamo scritto si sparpagliarono sul pavimento. La baciai. Avevo sognato tante volte quel bacio, ma fu più bello. Le nostre lingue si intrecciarono. Le alzai la gonna fin sopra le natiche e mi abbassai le mutande. Il mio pene svettò nella sua massima erezione, completamente scappellato.
“Lo sai” mi disse mentre ansimava, “il segreto di un buon racconto erotico è l’amore tra i protagonisti”.
Non ebbi la lucidità di rispondere a quell’affermazione. Misi la mano tra le sue gambe. Il suo sesso era nudo e gonfio; la penetrai con le dita e lei inarcò la schiena. la dolcezza che aveva il suo viso in quel momento era disarmante, tanto che sentii le lacrime che mi arrivarono agli occhi, non riuscii a fermarle e iniziarono a rigarmi il viso. Lei le leccò con la lingua, le baciò e ne assaporò la consistenza. “Non devi piangere”, mi disse. “Scusa, ma ho sognato per tanto tempo un momento come questo tra noi due”, dissi quasi a volermi giustificare.
La penetrai con il mio pene duro che sembrava essere entrato in un mondo parallelo, fatto di amore e lussuria. Lei gettò la testa all’indietro con la bocca aperta, i capelli le ricaddero sulle spalle. Accadde tutto così in fretta che mi sembrava di sognare, anche se il suo sesso avvolto attorno al mio era più che reale. Sentii il caldo della sua vagina avvolgermi il glande; avrei resistito pochissimo, sentivo già che stavo per esplodere. “come lo vedi questo come finale?” riuscii a biascicare mentre ero dentro di lei. “ce n’è voluto di tempo, ma è un bel finale”, rispose lei.
“Sto venendo”, dissi e mi staccai da lei facendo uscire il pene dalla vagina. Lo afferrò con la mano ed eiaculai sulle sue gambe un getto caldo e denso come conseguenza di uno degli orgasmi più soddisfacenti della mia vita.
Ci guardammo negli occhi, entrambi con il fiatone. Mi diede un bacio sulle labbra. Guardammo il bloc-notes e le sue mutandine a terra e iniziammo a ridere; come al solito, la sua risata era bella e coinvolgente. La mia, invece, si tramutò in un pianto incontrollato, di cui non mi vergognai affatto. Mi afferrò la testa e la portò sul suo petto. In quel momento, mi sentii al sicuro, tra le braccia della donna che amavo.
scritto il
2023-08-09
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