Mia Esperienza 2 (aggiornamento)

di
genere
bisex

(storia vera 100%. Io protagonista)
Era trascorso un po' di tempo da quel giorno in cui, da solo nella mia stanza, avevo provato quell’intimo da donna, traendone un immenso piacere. Complice anche un periodo lavorativo stressante, non avevo ripensato più a quei momenti, non avevo più avuto l’impulso di comprare intimo da donna per provarlo, fino a quel giorno, quando, uscito dal lavoro in anticipo, decisi di fare una passeggiata per il centro.
Guardavo le vetrine incuriosito e, senza che me ne rendessi conto, mi ritrovai in quel negozietto dove, tempo addietro, avevo acquistato l’intimo da donna. C’erano poche persone al suo interno; mi recai nel reparto dedicato all’intimo femminile. Era cambiato rispetto a come lo ricordavo. Su dei ganci erano appese calze autoreggenti di tutti i colori: bianche, nere, molto velate e perizomi e mutandine in pizzo di molti modelli diversi. Solo a guardarli mi prese di nuovo la voglia di provare. Sentii un solletico sotto i testicoli e iniziai a scegliere i modelli secondo me più eccitanti, con il cuore che mi batteva forte nel petto. Una scarica di adrenalina invase il mio corpo e mi resi conto che avevo una piccola erezione. Mi guardai intorno, cercando di capire se qualcuno stesse facendo caso a me, ma così non era. Le poche persone presenti all’interno del negozio erano intente a fare acquisti.
Scelsi due perizomi in pizzo (uno nero e un altro bianco, in pizzo trasparente), e un paio di calze autoreggenti nere velate. Mi stavo dirigendo in fretta e furia alle casse, quando qualcosa catturò la mia attenzione: proprio accanto al reparto che ospitava l’intimo da donna, c’erano anche delle scarpe. Erano di qualità dozzinale, non proprio il massimo ma, per il mio scopo, pensai, sarebbero andate più che bene. Il cuore prese a battermi più forte e un’altra scarica di adrenalina invase il mio corpo, tanto che sentivo le braccia intorpidite. Afferrai un paio di scarpe decoltè con tacco alto, misura 41, non proprio adatte ai piedini di una donna, ma poco importava. Andai alle casse e un commesso cinese mi disse che erano in tutto trenta euro. Mise i miei acquisti in un sacchetto e me lo consegnò; pagai e uscii dal negozio nel giro di due secondi. Appena fui in strada mi si tutto quello che avevo comprato nello zaino del lavoro, impaziente di arrivare a casa.
Mi fermai in un bar per un caffè, sulla via del ritorno, giusto per stemperare l’emozione che avevo provato. Non vedevo l’ora di tornare a casa e indossare, dopo tanto tempo che non lo facevo, i miei nuovi acquisti; volevo la prova che la cosa mi eccitasse ancora, nonostante non ce ne fosse bisogno. Solo la voglia di comprare di nuovo quegli indumenti era la prova che la cosa mi avrebbe eccitato.
Quando arrivai a casa sistemai lo zaino in terra e corsi in bagno. Avevo bisogno di fare una pipì.
Tirai fuori tutto dallo zaino e misi i miei acquisti sul letto; l’emozione fu stupenda, un’eccitazione che non ricordavo, visto che era trascorso ormai quasi un anno dall’ultima volta. Tolsi il cartellino dai perizomi, aprii le calze e le annusai. Odoravano di nylon e di nuovo. Le scarpe erano bellissime, cosa di cui non me ne ero resto quasi conto, avendole comprate in fretta e furia. Sperai solo che mi andassero.
Mi spogliai nudo e avevo già il pene mezzo eretto. Mi trasformai di nuovo in una “donna” e sborrai quasi senza la necessità di toccarmi.

Due giorni dopo dovevo incontrare un amico. Avevamo appuntamento in un bar, non lontano casa sua. Pensai che confidarmi con lui sarebbe stata la cosa giusta da fare; non solo perché era gay ma soprattutto perchè era un caro amico e avrebbe saputo comprendermi. Volevo delle risposte, ma, cosa fondamentale, avevo voglia di confidarmi con una persona in carne e ossa, un amico che avrebbe compreso quello che provavo.
Quando ci sedemmo al bar, dopo aver chiarito che avrei offerto io, ordinammo due spritz e iniziammo a parlare del più e del meno, quando a un certo punto lui mi disse:
“Allora? Di cosa volevi parlarmi”
Rimasi bloccato con il bicchiere a mezz’aria, feci un sorso e mi schiarii la voce.
“ora non so se ho più il coraggio di farlo”, dissi.
Lui mi guardò con un’aria preoccupata negli occhi. “Come sarebbe? Mi hai fatto venire fin qui per niente?”
Feci un bel respiro e dissi: “Ok. Ho proprio bisogno di parlarne. Promettimi però di rispondermi in modo sincero”
Lui fece il segno della croce sul petto. “Te lo prometto”, disse.
Allora gli raccontai tutto, come un fiume in piena, cercando di non tralasciare nessun particolare. Lui ascoltava il mio racconto a volte sorridendo, ma mostrando molta empatia quando le parole sembravano non riuscire a uscirmi dalla bocca.
Quando finii lui disse:
“E’ tutto?”
“si, e tutto” dissi abbassando la testa.
“Prima cosa, sei uno stronzo!”
Rimasi impietrito. Non mi aspettavo una simile reazione. Poi riprese a parlare.
“Dal tono del tuo messaggio mi hai fatto cagare addosso. Ho pensato a qualsiasi cosa, magari che dovessi confidarmi di avere una malattia incurabile. Invece, è tutto qui?”
“E ti sembra poco?”
“Ma non rompermi le palle! Anche se ti piacciono le donne, sono cose che capitano. Insomma, indossi intimo da donna e ti ecciti? E allora? Potresti essere tranquillamente bisex, e quindi?”
Per la prima volta mi sentii compreso e stavo forse uscendo dalla mia zona di comfort.
“E… dimmi, come ti sta?” mi chiese.
“Ehm…ehm…” riuscii solo a biascicare.
“Dai, ti sarai guardato allo specchio, no?”
“Certo che l’ho fatto. Beh, mi sta bene, ho il culetto quasi come una donna” dissi arrossendo.
“Cavolo mi piacerebbe guardarti”
Per un attimo mi parve di essere diventato sordo. “In… che senso?”
“Sì, hai capito, mi piacerebbe guardarti mentre lo indossi. Non pensi che per te sarebbe eccitante che qualcun altro ti guardi dal vivo e non attraverso una webcam?”
In effetti ricordai l’eccitazione che provai quando quell’uomo sborrò per me attraverso la webcam quando mi guardò fare la donna.
“non penso riuscirei a farlo”
“ascoltami bene…” riprese lui. “Io sono uno dei tuoi più cari amici, ti ho raccontato tutto di me. Dei miei segreti, del mio orientamento sessuale, e mi sono sempre sentito compreso fino in fondo. Ricordati che lo stesso vale per me nei tuoi confronti. Chi mi ha consolato quando avevo il cuore spezzato? Ricordi?”
“Dici?”
“Dico, dico!”
“Se ti va possiamo provare, a me farebbe tanto piacere.”
Finimmo i nostri aperitivi e ci accordammo per vederci il giorno dopo, sabato, a casa sua, dove sarei diventato donna in privato, solo per lui.

Il sabato seguente misi tutti i miei indumenti femminili in uno zaino e andai a casa sua. Mi preparò un caffè e mi pregò di non svelarmi in anticipo cosa avevo portato. Avevo la salivazione azzerata; anche se era un mio caro ami co e quello che aveva detto era vero, mi sarei mostrato per la prima volta ad un uomo indossando intimo femminile e mi spaventavano le sensazioni che avrei potuto provare.
“Puoi prepararti in bagno”, mi disse “io ti aspetto qui in soggiorno. Anzi, nel frattempo lavo le tazzine del caffè”
“Okay”, dissi timidamente e mi diressi verso il bagno.
Chiusi la porta a chiave e aprii lo zaino. Dentro avevo le scarpe con il tacco alto, il perizoma nero in pizzo e le calze autoreggenti. Mi spogliai nudo e iniziai a infilare la prima calza. Avevo depilato le gambe e il pube e il tessuto che scivolava sulla pelle mi fece subito indurire il pene. Dopo le calze misi il perizoma e mi guardai allo specchio. Ero “bellissima”; era la prima volta che indossavo l’intimo dopo essermi depilato e le mie cosce e il mio culo sembravano proprio quelli di una donna. Quando indossai le scarpe acquistai dieci centimetri, raggiungendo quasi il metro e settantacinque. Complice i tacchi alti, il mio culo svettava nel perizoma in pizzo, sodo e liscio, assomigliando sempre di più a quello di una donna. Il cuore prese a battermi forte, quasi come se volesse uscire fuori dal petto.
In quel momento sentii bussare alla porta. Senza rendermene conto era trascorsa quasi mezz’ora.
“Dimmi” urlai al mio amico che si trovava dall’altra parte.
“Sei pronta?” disse.
“Ehm… aspettami in soggiorno. Esco subito.” Ormai non avrei potuto più tirarmi indietro e devo dire che la situazione iniziava ad eccitarmi. Il mio pene duro riusciva a malapena ad essere contenuto dal perizoma.
Aprii la porta e uscii. Percorsi il piccolo corridoio che divideva il bagno dal soggiorno; ad ogni passo i tacchi riecheggiavano nell’appartamento provocando delle fitte al mio pene che ormai era durissimo.
Arrivai nel soggiorno; lui era seduto sul divano con una mano che gli copriva gli occhi. Mi fermai a pochi metri da lui, al centro della stanza. “Posso?”, mi chiese.
“Puoi!” dissi deciso.
Tolse la mano dagli occhi e mi guardò. Rimase estasiato dalla mia bellezza.
“Porco cazzo!” esclamò. “Cazzo, cazzo! Sei stupenda! Ma… sei anche depilata?”
“Ehm, si, ho pensato di depilarmi per avere un effetto maggiore” dissi mentre cercavo di coprire il mio cazzo he si intravedeva duro attraverso il perizoma.
“Togli la mano per favore”, mi chiese.
Eseguii e lui notò la mia potente erezione.
“Cazzo, sei durissima! Come sei eccitata!” disse.
Sentirlo rivolgersi a me al femminile era una cosa che mi eccitava ancora di più. In effetti essere guardata da lui in versione femminile mi provocava un’eccitazione potente, e ben diversa da quando quell’uomo si segò per me guardandomi in webcam.
“Anche le scarpe. Sono proprio da troia” mi disse.
“Dai, non esagerare” dissi con voce tremolante.
“Perché vuoi dirmi che non ti eccita tutta ‘sta storia? Guarda lì. Hai un cazzo di marmo!”
Il perizoma non riusciva a contenere la mia erezione. Per la sua struttura era una micro mutandina, e il mio cazzo di marmo, come lo chiamò lui, ne deformava e inumidiva il tessuto.
“Ti prego cammina un po per me nella stanza”” mi chiese.
“Camminare?”
“Si, cammina, come se sfilassi”
Andai avanti e indietro per la stanza, da una parete all’altra, camminando sui tacchi in modo deciso (avevo imparato bene a camminarci, allenandomi a casa mia), cercando di sculettare a vere movenze femminili.
“Cazzo, e guarda che culo. Girati ti prego.”
Lo feci, mi girai su me stessa e gli mostrai le natiche, il perizoma in pizzo affondato tra le chiappe, con i tacchi alti che lo mettevano in mostra.
“ora piegati un po'” disse.
Lo feci; mi misi quasi a pecora di fronte al mio amico con il quale avevo condiviso molto negli anni.
Mentre ero di spalle sentii che armeggiava con la cintura del suo pantalone. Lo slacciò e lo abbassò alle caviglie rimanendo in boxer.
Mi girai. “cosa stai facendo?” gli chiesi.
“Secondo te?” mi disse mentre guardandomi si toccava il cazzo duro da sopra il boxer.
“Vuoi segarti per me?”
“Solo se non ti dispiace. Scusa ma è troppo eccitante guardarti”
Mi sedetti su una poltrona di fronte a lui e accavallai le cosce. La vergogna iniziale sembrava essere sparita e mi sentivo a mio agio, perfettamente eccitata.
“allora fallo” gli dissi.
Abbassò il boxer in un attimo. Il suo cazzo durissimo svettò fuori rimbalzando contro il suo ventre.
“Sei stupenda!” mi disse in preda all’eccitazione mentre mi guardava.
“Cammina ancora per me”
Mi alzai e iniziai a camminare di nuovo per la stanza battendo i tacchi sul pavimento mentre lui mi guardava e si segava. Il mio cazzo era durissimo e sentivo che avrei dovuto solo sfiorarmi per arrivare all’orgasmo.
“Sto-sto per venire” disse lui.
“Si, sborrami tutta” dissi, senza rendermi conto da dove quelle parole fossero uscite.
Sborrò un fiotto denso di sperma sulla sua pancia contraendosi sul divano, emettendo dei grugniti che non fecero altro che eccitarmi ancora di più. Mentre lo vedevo sborrare mi sedetti sulla poltrona e mi accarezzavo le calze, tenendo la scarpa con la punta del piede.
“Sei bellissima, cazzo” disse tirando fuori dalle sue palle le ultime gocce di sperma. Aveva la pancia completamente sporca di sperma. Il quel momento sentii che l’orgasmo stava per arrivare anche per me. Quella scena mi aveva eccitata all’inverosimile. Vedere un uomo sborrare d’avanti a me guardandomi indossare intimo da donna penso sia stata la cosa più eccitante che abbia fatto in tutta la vita.
“Oh cazzo” dissi. Aprii le gambe ed ebbi appena il tempo di far uscire il mio cazzo duro lateralmente al perizoma. Sborrai sul pavimento una quantità notevole di sperma. Lui mi guardava e rideva.
Ci contenemmo dopo poco. Io andai in bagno e mi lavai, liberandomi dall’intimo femminile. Ci ritrovammo in cucina, dove mettemmo su un altro caffè. L’imbarazzo era passato, e il resto del pomeriggio lo trascorremmo a parlare delle nostre sensazioni, di quello che entrambi avevamo provato.
“Chissà, magari la prossima volta….” , disse lui.
“La prossima volta cosa?” dissi.
“Mah, non si può mai sapere…”
Ci guardammo e ridemmo. Ma io sapevo che, dal giorno seguente, per me, tutto sarebbe tornato come al solito, forse… fino alla prossima volta.



scritto il
2024-10-30
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