All Inn

di
genere
esibizionismo

Sarebbe stata l’ennesima occasione per stare insieme, cenare con un barbecue e rilassarsi nella serenità della campagna. Loro erano una coppia molto disinibita e ci avevano raccontato, in molto occasioni, di quando frequentavano club privè per scambisti. Io e mio marito eravamo totalmente estranei a quel mondo ma, durante i loro racconti, non mancavano le battutine e le frecciatine sessuali tra tutti e quattro. Erano i nostri migliori amici e, ogni scelta fatta nel reciproco rispetto che li rendeva felici, era giusta, nonostante noi non condividessimo la loro visione estremamente aperta del sesso; l’importante era che loro fossero felici, a noi andava bene così. Del resto eravamo gli unici loro amici a conoscenza di quelle loro frequentazioni, e come diceva Marco, eravamo gli unici che capissero senza giudicare.
Quando arrivammo nella loro casa Marco era già indaffarato a preparare la cena. Era un cuoco provetto e, complice anche la varietà di prodotti naturali che trovava nei dintorni della sua villetta immersa nel verde, deliziava sempre i nostri palati con prelibatezze di ogni genere. Il barbecue a legna era già in funzione, il legno di pino scoppiettava spargendo per il giardino un rilassante profumo tipico dei luoghi di campagna. Gabriella aveva sistemato la nostra stanza al piano superiore. Io e mio marito facemmo una doccia rilassante, e dopo poco eravamo pronti per la cena.
Gustammo delle pietanze a base di carne comprata dal macellaio di fiducia di Marco, il quale, aveva un allevamento naturale e non intensivo; di conseguenza la carne aveva un sapore del tutto diverso e molto più gustoso rispetto a quella che potevi trovare dal macellaio sotto casa. Noi portammo del vino rosso pregiato per l’occasione. Tre bottiglie erano più che sufficienti, dal momento in cui, sia io che Gabriella non eravamo amanti dell’alcol, bevendo qualche bicchiere in compagnia. Quando la cena terminò, tutti e quattro ci rilassammo accanto al camino; fuori faceva un freddo cane e aveva iniziato a nevicare; il calore che proveniva dalla legna che scoppiettava allegramente nel focolare era rilassante e rigenerante.
Marco, appassionato di poker, prese un mazzo di carte e ci invitò al tavolo verde per una partita. Io e mio marito non conoscevamo nemmeno le regole e lui dovette spiegarcele in fretta interpretando una mano di prova.
Una volta compreso il meccanismo e il sistema dei punteggi, iniziammo a giocare.
Dopo un’ora io e mio marito eravamo sotto di dieci euro!
“Caspita, sono una frana”, disse mio marito sorseggiando l’ennesimo bicchiere di vino.
Marco stava mischiando le carte quando disse: “vogliamo rendere tutto più simpatico?”
“In che modo?” chiesi io.
“Avete mai sentito parlare dello strip poker?”
Io e mio marito ci guardammo stupiti. “Strip poker?” chiesi curiosa io.
“Sì. In pratica, invece dei soldi, per ogni mano di poker si puntano gli indumenti che si hanno addosso e chi perde se li toglie”
Gabriella annuiva come se conosceva esattamente di cosa stesse parlando Marco. Evidentemente l’avevano già sperimentato, pensai, visto che erano poche le cose che non avevano provato in ambito sessuale.
Mio marito mi guardò. “Vogliamo provare?” mi chiese.
“Secondo me hai bevuto troppo” dissi ridendo. “Siamo due frane a poker. Rimarremmo nudi nel giro di due mani”
Marco continuava a mischiare le carte.
“Dai, può essere divertente. Tanto siamo tra amici. Mica vi vergognate?”
“Non è che mi vergogni, ma… non saprei dirlo con certezza. Insomma, se perdessi dovrei spogliarmi davanti a voi, non è il massimo insomma”, ribadii io
“Tu hai qualche obiezione a riguardo?” chiese Marco a mio marito.
“Nessuna. Se la prendiamo come un gioco e non si trascende, naturalmente”
“Ci mancherebbe altro” disse Gabriella. Poi continuò.
“Sappiamo come la pensate al riguardo. Siete i nostri amici più cari e le nostre diversità di vedute riguardo al sesso sono del tutto lecite. Ma potrebbe essere un gioco simpatico per rompere la monotonia della serata, tutto qui. Il massimo che potrebbe accadere è che ci vedremmo nudi l’un l’altro, non mi sembra un dramma.”
Non so come ma le parole della mia amica mi convinsero.
“Ok. Giochiamo dai”, dissi incuriosita dalla situazione e, forse, anche un po’ eccitata.
Marco continuava a mischiare le carte e, quando ebbe finito, ne distribuì cinque a ognuno di noi. Gabriella indossava una gonna rossa, collant neri e aveva un maglione per proteggersi dal freddo della campagna. Io indossavo un pantalone pesante e un maglione. Pensai che avendo tanti indumenti addosso per rimanere del tutto nuda di fronte a loro sarebbero trascorse ore e, forse, ci saremmo stufati di giocare.
Fu Marco ad aprire il gioco, evidentemente aveva una coppia in mano; avevo preso dimestichezza solo da un’ora con il poker, ma avevo compreso facilmente le regole. La cosa più difficile era scoprire i bluff degli altri giocatori. Una volta avevo visto un documentario sui giocatori professionisti, quelli che guadagnavano milioni di dollari e che avevano fatto del poker la loro professione; loro riuscivano a scovare un bluff a distanza di chilometri, solo guardando gli avversari.
Ma per me non era così facile.
Ognuno di noi cambiò le carte. Io ne cambiai tre, mio marito due, Gabriella una e Marco dichiarò “servito”. Poi ognuno puntò la posta in gioco: Marco i pantaloni, io le scarpe, Gabriella il maglione e mio marito la giacca. Tutto venne naturale, proprio come disse Marco.
Dopo un’ora di gioco la situazione era la seguente: Marco era ancora vestito, Gabriella aveva tolto il maglione e la gonna restando in collant attraverso i quali si intravedevano le mutandine in pizzo bianco; mio marito era in boxer e maglietta intima, mentre io ero rimasta in reggiseno e mutandine. Ero la più sfigata. Per fortuna il caminetto riscaldava il mio corpo con estrema intensità, altrimenti mi sarei presa un malanno. Oltre al danno la beffa insomma.
La mano decisiva la giocammo solo io e Marco. Mio marito e Gabriella avevano passato, lanciando le carte sul tavolo con gesti di rabbia.
Ci ritrovammo occhi negli occhi, proprio come due giocatori professionisti. Quando Marco cambiò le carte e lesse il suo punteggio non si muoveva di un millimetro, immobile come una statua di sale. Era difficilissimo riuscire a capire se stesse bleffando o meno. Sfogliai lentamente le carte davanti ai miei occhi e vidi in sequenza tre assi e due otto. Avevo un full!
Marco chiuse le cinque carte e le poggiò sul tavolo. Ci guardammo.
“Bene”, disse lui. “Per me è all-in”
Gabriella e mio marito mi guardarono aspettando la mia reazione.
“Cosa vuol dire?” chiesi a Marco.
“All-in vuol dire che giochi tutto quello che hai. In questo caso reggiseno e mutandine. E anche io gioco tutto quello che ho. In pratica, chi perde dovrà spogliarsi del tutto”
“Capisco”, dissi accarezzando le carte che avevo in mano, consapevole che c’erano poche probabilità che potesse battermi. Se avevo capito bene le regole, un full poteva essere battuto solo da un poker o da un full di valore più alto.
“Puoi anche ritirarti se vuoi” disse Marco.
“Un secondo che ci penso.” Accarezzavo ancora il dorso delle carte, cercando di capire dove mi avrebbe portato una mia decisione.
Aprii di nuovo le carte davanti agli occhi e rilessi lentamente il punteggio che avevo, come per cercare una conferma in quello che avevo letto precedentemente.
Contemporaneamente cercavo di capire, attraverso l’espressione di Marco, il punto che aveva in mano. Era una sorta di sfida ormai. Volevo batterlo a tutti i costi; aveva proposto lui il poker e, in quanto conoscitore del gioco, sarebbe stata una soddisfazione per me vincere. In quel momento non mi resi conto che, se avessi perso, avrei dovuto denudarmi davanti a loro. Volevo solo batterlo e prestai fede nelle mie carte. Che cavolo! Avevo un full! Non ero brava nel poker, ma in matematica eccellevo. Sapevo che, a prescindere dal bluff, le probabilità che avesse un punteggio superiore al mio erano comunque minime. La soddisfazione di vederlo perdere e di conseguenza denudarsi sarebbe stata bella. E credo ci saremmo divertiti anche; avrei avuto la fatidica fortuna del dilettante.
Dopo aver riflettuto ancora un po’ dissi: “Ci sto”.
Girai le carte e misi sul tavolo il mio punteggio. “Full di assi!” affermai trionfante.
Marco fece un risolino. “Mi spiace ma non è abbastanza”, quindi scoprì il suo punteggio.
“Poker di donne” disse. Aveva quattro “Q”, merda! Avevo perso.
Mio marito mi trafisse con lo sguardo. Era nello stesso tempo arrabbiato ma sembrava dire ‘ormai hai perso, quindi devi farlo’. Del resto i debiti di gioco vanno onorati, sempre.
“Uff… che palle però. Hai un culo come una capanna.”
Marco e Gabriella ridevano per il mio imbarazzo e anche a mio marito scappò una risata, forse isterica. Mi alzai e gli chiesi di aiutarmi con il reggiseno. Slacciò il gancio posteriore sotto lo sguardo attento dei nostri amici. Quando lo fece, il reggiseno si afflosciò sul davanti. Lo afferrai e lo tolsi poggiandolo sul tavolo verde. La mia quarta misura venne fuori in tutto il suo splendore e Marco si godette quello spettacolo mentre aveva ripreso a mischiare le carte in modo indifferente. Il fruscio diventava sempre più isterico mentre non toglieva lo sguardo dai miei seni.
“Devo farti i miei complimenti” disse rivolto a mio marito.
“Ti ringrazio amico.” disse lui. “In effetti non posso lamentarmi”.
Iniziai ad abbassare le mutandine in tutta fretta.
“Fallo lentamente”, disse Marco. Assurdo. Voleva dettare anche lui le regole.
Fermai le mani sull’elastico e rallentai la mia corsa. Lentamente le feci scivolare lungo le cosce, le portai alle caviglie e le tolsi. Marco e Gabriella si godettero la vista della mia vagina depilata.
“Contenti?” dissi sedendomi di nuovo; sentivo il freddo della sedia in legno sotto le natiche. Poggiai le mutandine al centro del tavolo verde, proprio come se fosse la posta in gioco che avevo perso.
“Hai un corpo bellissimo” disse Gabriella. “Sbaglio o sei dimagrita?”
“Si, un pochino” risposi io timida.
Devo ammettere che denudarmi di fronte a loro in presenza di mio marito fu una cosa eccitante. La nudità nell’essere umano è vista sempre come una sorta di tabù, quando invece è una cosa del tutto naturale. Per i nostri amici lo era più che per noi; oltre ai club privè, dove avevano sperimentato con successo lo scambio di coppia, erano frequentatori delle spiagge nudiste più famose del Paese e per loro il corpo nudo rappresentava la normalità. Io invece, dopo un primo momento di eccitazione, iniziai a sentirmi un pochino a disagio. Cercavo di coprirmi il seno con le mani, anche se non riuscivo del tutto a contenerne la grandezza. Per quanto ci provassi, i capezzoli oltrepassavano le mie dita e il risultato era che assumevo una posa sexy e maliziosa piuttosto che inibita.
Continuammo a giocare. Marco riuscì a denudare tutti nel giro di tre mani. Per quanto riguardava lui, aveva solo tolto il maglione, per il resto era completamente vestito. C’era poco da fare: batterlo era difficile. Per lui non era niente di nuovo che qualcuno guardasse la moglie nuda, mentre io e mio marito, in quella occasione, ci scambiavamo il nostro imbarazzo con occhiate fugaci.
Quando venne il turno di Samuele di pagare il suo debito di gioco, tolse la maglietta e poi il boxer; il suo pene venne fuori in tutta la sua erezione. Ci fu un apprezzamento scherzoso da parte di Gabriella, quando lo vide così eccitato.
“Scusate ma, sapete, è tutta la situazione…” disse cercando di giustificarsi, coprendo l’erezione con le mani come meglio poteva, ottenendo lo stesso risultato che avevo ottenuto io quando avevo cercato di coprire i seni.
Vedendolo eccitato rimasi interdetta. Era seduto di fronte a Gabriella ed ero quasi sicura che era stata la vista del suo seno nudo a provocargli quella reazione. L’idea che potesse eccitarsi guardando il corpo di un’altra donna mi innervosiva, specialmente se si trattava della nostra amica. Ero consapevole che quando fosse in giro poteva guardare una bella donna, ma, in quella situazione era quantomeno strano vederlo eccitarsi in quel modo.
Ora che tutti e tre non avevamo molto altro da offrire, visto che Marco era riuscito a denudarci completamente, alzò la posta in gioco. Distribuì cinque carte ciascuno, ognuno di noi le prese e lesse i punteggi che aveva in mano. Quando guardai le carte che avevo non potevo crederci: quattro assi! Poker secco! Tutti cambiarono le carte e io, per non destare sospetti, chiesi di cambiarne una sola, che di fatto non mi sarebbe servita a nulla, il punto lo avevo già consolidato, ma non volli chiamare “servito”. Ironia della sorte, rimanemmo in gioco di nuovo io e Marco.
“Mi hai ripulito le tasche”, dissi mentre leggevo il punteggio. Marco lesse il suo punto e mi guardava con aria di sfida. “Non hai altro da puntare?” mi chiese. “Certo, non posso rimanere più nuda di quanto sono”, dissi.
“Posso osare?” disse rivolto a mio marito.
“In che senso?” disse lui.
“Io punterei una sega!”, disse senza mezzi termini. Il gelo scese nella stanza, nessuno parlava e sperai con tutta me stessa che fosse uno scherzo. Samuele mi guardava aspettando la mia reazione, sperando che fosse quella che pensava anche lui. Conoscendolo, avrebbe voluto che me ne andassi indignata lanciando le carte sul tavolo.
“In che senso una sega?” chiesi a Marco.
“Una sega” se perdi me la fai qui, davanti a loro.
Capii dal suo sguardo che non stava scherzando. Guardai Gabriella che si morse il labbro inferiore, mentre mio marito iniziò a sudare nonostante la temperatura non era proprio estiva.
“Stai scherzando?” disse rivolto a Marco.
“Naturalmente, se non hai nulla in contrario”, gli rispose Marco.
“Ci sto!” affermai, consapevole che era difficile battere il mio punteggio.
Mio marito e Gabriella mi guardarono come se fossi un extraterreste appena arrivato sulla terra. “Ma che stai dicendo”, disse Samuele avvicinandosi a me, piegando la schiena dalla sedia,
“Sei matta?”; si alzò e prese a vagare nudo per la stanza con il pene che gli penzolava floscio tra le gambe. Gabriella si godeva la scena con un risolino stampato sulle labbra.
“Però ho anche io da chiedere la posta in gioco, non credi?” dissi.
“Dimmi pure” disse Marco.
“Se perdo io ti faccio una sega, qui, davanti a loro. Ma se perdi tu, prima di tutto ti spogli nudo, e poi sarà tua moglie a farla a Samuele! Ci stai?”
Marco iniziò a ridere. “Ok, ci sto!” disse risoluto.
Mio marito tornò a sedersi accanto a me.
“Ragazzi, secondo me questa storia è andata troppo oltre. Ci siamo divertiti, ma adesso rivestiamoci e facciamola finita”, disse.
“Sempre se mio marito è d’accordo” dissi rivolgendogli lo sguardo.
Non sapeva cosa rispondermi e probabilmente pensò che fossi diventata pazza, completamente in preda alla febbre del poker. Era matematico che, chiunque avesse vinto, qualcuno avrebbe ricevuto una sega e, a quel punto, gli equilibri tra di noi si sarebbero rotti e qualcosa sarebbe cambiato per sempre.
“Sei d’accordo?” disse Marco rivolto a mio marito.
“Secondo me siete pazzi” disse lui mettendo le braccia conserte sul petto.
Gabriella a quel punto iniziò a sbellicarsi dalle risate.
“Dai Marco, facciamola finita”
“Sei pronto a mostrarmi il tuo punteggio?” dissi.
“Prontissimo”, disse Samuele e poggiò le cinque carte sul tavolo. Le scoprì una alla volta, lentamente. Girò tre donne e due dieci. Full! Rimasi impassibile. C’era mancato poco. Sarà anche stato bravo a capire i bluff, ma non si poteva negare che avesse un culo come una capanna. Durante la mano aveva cambiato tre carte, e che cavolo! Misi le mie carte sul tavolo e le girai contemporaneamente tutte e cinque.
“Questa volta le donne non ti aiuteranno” dissi mettendo le mie carte sul tappeto verde: “poker d’assi!”
Marco restò impassibile, consapevole della figura che aveva appena fatto. Gabriella iniziò a ridere e a prenderlo in giro. Mio marito tirò un sospiro di sollievo. “Mi dispiace, ma questa volta hai letto male il gioco” dissi e iniziai a ridere anche io. “Siete tre stronzi” disse Marco e iniziò a spogliarsi. Restò nudo nel giro di pochi secondi mentre lo prendevo in giro.
“Non immaginavi che avrei imparato benissimo a giocare, vero?” dissi io.
“Mi avete quasi fatto venire un infarto”, disse mio marito.
“Io sono più bravo di voi a giocare a poker ragazzi” disse Marco.
“Infatti hai perso” dissi ridendo. Gabriella e mio marito continuavano a prenderlo in giro quando lui fece una serie di starnuti.

Mentre stavamo chiacchierando della cena e delle feste natalizie ormai imminenti, Cristian ci tenne a fare un commento sul mio seno: “lo ricordavo più piccolo sai Francesca?”.
Io mi guardai i seni abbassando lo sguardo, “è sempre lo stesso Cri, forse sono passati troppi mesi dall’ultima volta che l’hai visto”, dissi.
“E’ proprio bello, con tutto il rispetto per te Samuele”, disse “non credi anche tu Lara?” chiese rivolgendosi alla moglie.
“Sì. Hai il seno di una ragazzina Francy, mentre io…” si toccò la sua quarta misura facendo ballonzolare i seni, scena che Samuele si gustò con particolare attenzione.
Poi Cristian riprese a parlare: “mi piacerebbe molto…” disse poggiando i gomiti sul tavolo, “insomma, non prenderla come un’offesa Samuele, ma ho sempre immaginato come sarebbe toccarlo”.
A quelle parole sentii un crescente desiderio; fu come se il mio clitoride reagì alle sue parole e si mise sugli attenti come un soldato in occasione dell’adunata.
“Figurati, nessuna offesa, Francesca è ancora una donna piacente. In effetti, anche il seno di Lara ha il suo perché”, disse Samuele.
“Grazie” disse Lara. Poi continuò dicendo: “per me non ci sarebbero problemi nel fartelo toccare, con il permesso di Cristian e di Francesca, sia chiaro”.
A quel punto, le carte erano scoperte. Eravamo come giocatori di poker che avevano smascherato i loro punteggi.
“Dice sul serio?” chiese Samuele rivolto a me.
“Non ci sono problemi” disse Cristian, “se vuoi…”.
Samuele mi guardò come per chiedermi il permesso di agire; feci un impercettibile movimento del capo e lo guardai come per dargli il mio consenso. La situazione cominciava ad eccitarmi e sentivo la mia vagina a contatto con la sedia sempre più lubrificata. Samuele si alzò e, lentamente, come un condannato che sta per raggiungere il patibolo, raggiunse Lara, che chiuse gli occhi non appena lui si trovò in piedi al suo fianco. La mano di mio marito si posò dolcemente sul suo seno destro e cominciò a palparlo, poi passo a quello sinistro, che afferrò con l’altra mano; mentre lo facevo notavo la sua erezione che cresceva, fin quando, non diventò totale e difficilmente irreversibile. Il pene gli si era scappellato del tutto mostrando il suo glande rosso e gonfio di piacere.
Lara girò il viso verso il suo pene, lo afferrò con la mano destra e cominciò a muoverlo, poi, lentamente, schiuse le labbra e fece scomparire il glande nella sua bocca. Samuele gettò il capo all’indietro chiudendo gli occhi.
Rimasi impietrita, interdetta di fronte a quella scena. Mi resi conto che i nostri amici non solo erano una coppia che amava il naturismo ma, sicuramente, avevano avuto anche esperienze da scambisti. Cristian si alzò dal tavolo guardandomi, si avvicino a me e potei notare anche in lui una leggera erezione tra le sue gambe. Si avvicinò e prese a palparmi il seno, avendo ricevuto il tacito permesso da Samuele, rappresentato dal suo pene tra le labbra della moglie.
Sentivo la sua mano fredda a contatto con i miei capezzoli, mentre guardavo Lara che si dava da fare con il pene eretto di Samuele. Presi coraggio e imitai quello che la mia amica stava facendo al mio uomo. Afferrai il pene di Cristian con la mano, con esitazione e lo portai in direzione della mia bocca; iniziai a baciargli il glande, poi, anche io lo feci scomparire nella bocca; dopo pochi momenti, la sue erezione si completò del tutto. Avevamo raggiunto e superato il limite pensai, ma, mentre gli facevo un pompino e guardavo mio marito che lo riceveva da un’altra donna, la cosa mi eccitò troppo, e poi, avevo ottenuto l’autorizzazione da parte di mio marito per sottostare a quel gioco proibito, come lui aveva ricevuto la mia, del resto. Tutti e quattro ci godemmo quel preliminare orale, prima di trasferirci in camera da letto dove, una volta che Samuele e Cristian indossarono i preservativi, demmo libero sfogo ad uno scambio di coppia in piena regola.
Sul loro letto matrimoniale dove, secondo i miei calcoli, altre coppie si erano alternate (ne ero sicura) Samuele penetrava Lara mentre Cristian violava la mia vagina che fino a quel momento era appartenuta solo a mio marito. Fu una sensazione stupenda vedere Samuele ansimare accanto a me mentre possedeva un’altra donna, una donna che stimavo e che mi era diventata ormai amica. Lanciavo dei gemiti di piacere ogni volta che Cristian si muoveva dentro di me; i nostri seni sobbalzavano ogni volta che entrambi aumentavano la forza per possederci; era tutto magico, contornato da una carica erotica e a tratti pornografica.
Il momento più eccitante fu quando Lara raggiunse l’orgasmo grazie al pene di mio marito. Fu trafitta da gemiti di piacere, le tremavano le gambe e godeva mentre guardava Cristian penetrarmi con crescente intensità. Anche io ci misi poco a raggiungere il traguardo. Quando Cristian mi prese da dietro raggiunsi un orgasmo intenso come non avevo mai provato in vita mia, mentre fissavo mio marito dritto negli occhi. Mi godetti un orgasmo improvviso e intenso; forse fu complice tutta la situazione, paradossale ed eccitante che avevamo messo in atto. Cristian e Samuele, alla fine, eiacularono sui nostri corpi uniti sul letto e tutti e quattro ci lasciammo andare ad una risata isterica e liberatoria, per concludere la serata sorseggiando un caffè, ancora nudi, al tavolo della loro cucina. Solo allora, ci raccontarono di come altre volte gli era capitato di effettuare scambi di coppia.
Fu una sensazione spettacolare, una cosa che in vita mia mai avrei pensato di fare; ma era successo. Le cose accadono così, all’improvviso, e a volte non c’è tempo per farsi domande, bisogna solo vivere il momento. Le cose, belle o tragiche che siano, accadono senza preavviso e bisogna cavalcare l’onda finché ci sei sopra. Me lo diceva sempre mio padre. Sono sicura che in futuro, ognuno di noi, sarà più deluso per le cose che non ha fatto che per quelle che ha fatto mi ripeteva sempre il mio vecchio. Nessuna frase è stata più vera, pensavo quando in treno, durante il viaggio di ritorno, io e Samuele ci guardavamo soddisfatti per quei giorni trascorsi con i nostri amici.


scritto il
2023-09-17
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