Mia esperienza 3
di
WabiSabi
genere
bisex
Dopo quella volta a casa del mio amico, dove mi ero palesato a lui vestito in intimo da donna e mi ero eccitato come non mai, non so dire il perché ma mi sentii in colpa.
Il mio modo di eccitare mi piaceva, mi faceva sentire bene; quando indossavo intimo da donna mi sentivo in pace e avevo delle erezioni che non avevo mai avuto prima.
Ne riparlai con lui, il mio amico fidato, l’unico che conosceva il mio segreto e che, ne ero sicuro, non mi avrebbe mai giudicato. Vederlo segarsi d’avanti a me mentre indossavo intimo femminile e scarpe con tacco alto mi aveva provocato un’eccitazione assurda, tanto che, nei giorni che seguirono, mi segai diverse volte ripensando a quella scenetta che mettemmo in atto a casa sua quel giorno.
Un giorno uscii dal lavoro più presto del solito. Il mio amico mi avvisò, tramite un sms, che anche lui era libero, allora decidemmo di vederci per un caffè. Non ci vedevamo da oltre quindici giorni da quando avevamo goduto insieme e avevo un po' di vergogna. Vergogna di farmi vedere la lui in abiti maschili, quando, solo poco tempo prima, aveva potuto gustarsi la mia parte femminile.
Arriva alla piazza dove ci demmo appuntamento e lo trovai già seduto al tavolino del bar. Mi accomodai anche io e ordinammo due Spritz. C’era un imbarazzo velato tra di noi, ma anche una sana eccitazione. Entrambi stavamo ripensando a quel momento vissuto a casa sua, al centro della sua sala da pranzo, con le imposte sprangate per azzerare del tutto la possibilità che qualcuno potesse vederci dall’esterno.
“Non devi sentirti a disagio”, mi disse quando finalmente affrontammo l’argomento.
“Non mi contraddire. È stata forse la cosa più eccitante che ho mai fatto da quando ho questa fantasia, ma capirai che… beh, per me è stato tutto un po' strano. Ci ho riflettuto molto”
“Secondo me affronti la questione dal lato sbagliato. Anche per me è stato super eccitante e abbiamo deciso di vivere quel momento da adulti consenzienti; nonostante questo per te rappresenta un problema. Dovresti cercare di rilassarti e non pensare a quello che gli altri potrebbero pensare di te se dovessero venire a saperlo.”
In poche parole aveva centrato il punto. Nonostante per me fosse eccitante quell’esperienza, avevo il continuo pensiero che si trattasse di una cosa sbagliata. Non saprei dire il motivo preciso dei miei pensieri.
“Ti sei segato ripensando a quei momenti?”, mi chiese.
Rimasi in silenzio.
“E dai… guarda che con me puoi parlare tranquillamente”, continuò.
“Beh, si, certo che l’ho fatto. E devo dire che sono state delle seghe bellissime”
“Eri fantastica!”
Ebbi un sussulto al cazzo quando lo sentii rivolgersi a me al femminile e ripensai di nuovo a quello che era successo in casa sua quel giorno di due settimane prima.
“Dovremo replicare”, disse.
“Sarebbe fantastico. Ma, sai, non so se me la sento”
“Ecco che riaffiorano i pregiudizi. Senti, io li conosco bene i pregiudizi. Essere omosessuale non mi ha certo aiutato, in famiglia e nel lavoro. Ma posso solo dirti che hai il diritto di godere come ti pare. La vita è una sola.”
Credo avesse ragione, che fosse la cosa più giusto che avevo sentito.
“allora, riproviamo?” chiesi.
“Direi di sì, ma se permetti, questa volta vorrei comprarti io gli indumenti da mettere, se sei d’accordo. È una cosa che mi ecciterebbe fare.”
“Per me va bene”
Dopo due settimane, un sabato pomeriggio, entrambi eravamo liberi da impegni e decidemmo di dedicarci al nostro gioco. Uscii di casa verso le 16 e andai a casa sua.
Pendemmo un caffè in cucina, dove mi disse che aveva fatto compere per me in un negozio di intimo e aveva preparato tutto nella sua stanza da letto. Io per l’occasione mi ero depilato totalmente: le gambe, il torace, il pube, avevo fatto la barba; ero totalmente liscio come una donna, e sentivo già l’eccitazione che saliva nei pantaloni.
Entrai nella sua stanza da letto mentre lui si accomodava sul divano della sala per godersi lo spettacolo.
Sul letto era sistemato tutto l’occorrente per trasformarmi in donna. Alla vista di quegli indumenti il cazzo mi divenne duro all’istante. In ordine sparso sul letto c’erano: un paio di calze autoreggenti nere, molto velate, con la riga dietro (bellissime, da vera troia), un vestitino corto con le bretelle, un perizoma nero in pizzo trasparente sul davanti, reggicalze e a terra un paio di sandali decolté con tacco alto. Sistemata sulla sedia c’era anche una parrucca bionda a caschetto e lì pensai che forse aveva esagerato.
Iniziai a indossare tutto. Mi liberai dai miei abiti maschili e misi le calze. Sentire il contatto con la pelle mi fece eccitare ancora di più. Poi infilai il perizoma; feci un po' di fatica a metterlo perché il mio cazzo ero troppo duro e il perizoma troppo piccolo, ma alla fine riuscii a farcelo entrare dentro. Mi calzò alla perfezione, dividendo il mio culetto sodo in due parti perfette. Misi il reggicalze e ci agganciai il bordo in pizzo delle autoreggenti. Non l’avevo mai usato prima di quel momento e devo dire che dava un tocco da troia al mio aspetto. Il mio cazzo svettava duro e scappellato e vederlo attraverso il nylon trasparente del perizoma era una goduria per gli occhi.
Poi misi il vestitino; anche quello mi calzava a pennello e mi faceva un culetto niente male, come constatai quando mi guardai allo specchio. Poi, il tocco finale. Quando misi la parrucca bionda la mia trasformazione in troia era ormai totale. Il mio cazzo disegnava un bozzo enorme d’avanti, ma credo fosse proprio quello che lui voleva.
Misi le scarpe e uscii dalla stanza. Percorsi il corridoio e mi guardai allo specchio. Sembravo proprio una troia e la cosa mi eccitava parecchio.
Lui era seduto sul divano, in boxer e potei notare che aveva già una mezza erezione, come testimoniava il bozzo che aveva sul davanti. Lo raggiunsi e mi sedetti sulla poltrona. Lui mi guardava in silenzio e cominciò a premersi il cazzo da sopra il boxer.
“Cazzo. Sei più bella di quanto ricordassi. Ho scelto proprio bene l’abbigliamento.”
Avevo la salivazione azzerata ed ero in imbarazzo. Un imbarazzo diverso dalla prima volta ma comunque presente.
“Sì, sono molto belli questi vestiti” dissi timidamente.
“Però ti prego”, disse lui “questa volta godiamoci il pomeriggio, non come l’altra volta”
Feci semplicemente un cenno affermativo con la testa; in fondo era quello che volevo anche io.
“Che ne dici di prepararmi un altro caffè?” mi chiese.
“Ehm, si certo”
Mi alzai e andai verso la cucina. Avevo il cuore che mi batteva forte per l’eccitazione che stavo provando. Sculettai prima di raggiungere la macchinetta del caffè; volevo che mi guardasse il culo. Misi una cialda nella macchinetta e in pochi secondi il caffè era pronto. Glielo portai e mi sedetti accanto a lui sul divano. Lo gustò mentre mi guardava. Il suo cazzo sembrava essere diventato più duro. Poggiò la tazzina sul tavolino basso di fronte alla poltrona e si tolse i boxer. Aveva il cazzo durissimo. “Visto cosa mi provochi?”
“Vedo”; avevo gli occhi bassi rivolti al suo cazzo completamente duro e scappellato.
“accavalla un po' le cosce ti prego”
Lo feci; accavallai le cosce facendo salire leggermente il vestitino in su, scoprendo la parte alta delle autoreggenti. Sentivo che il perizoma mi si stava inzuppando degli umori che il mio cazzo stava producendo in quel momento. L’erezione mi faceva quasi male, ma era un dolore bellissimo.
“posso accarezzarti?”
Vagai con lo sguardo nella stanza; non volevo incrociare il suo. “Dove vorresti accarezzarmi?” gli chiesi.
Senza dire nulla allungò la mano sulla mia coscia e iniziò a carezzarmi le calze. La sua mano scivolava lungo la mia coscia e cercava di insinuarsi sotto il vestito. Non saprei descrivere la sensazione che provai, ma fu un’eccitazione che mi mandò in estasi. Capii che volevo di più.
Gli bloccai la mano; lui la ritrasse e si tocco il cazzò. Lo scappellò e richiuse la pelle intorno al glande; raccolse con le dita il liquido trasparente che la sua cappella avevo prodotto e diresse le dita verso la mia bocca. Mi sistemai i capelli fake dietro l’orecchio; quel gesto diede un ulteriore colpo alla sua eccitazione. Si morse il labbro inferiore e mi guardò.
“Ricorda. Il modo in cui ti ecciti e vuoi godere è solo una tua cosa personale”
Afferrai le sue dita bagnate con le labbra e, per la prima volta sentii il sapore di un altro uomo nella mia bocca. Con l’altra mano prese a toccarsi il cazzo.
“Senti”, dissi “io voglio di più. Me lo dai in bocca?”
Pronunciai quelle parole senza pensarci. Ero completamente in trance. Mi sentivo troia.
“inginocchiati”, mi disse.
Mi misi in ginocchio, lui si sistemò meglio sul divano e divaricò le gambe. Il suo cazzo svettava duro verso l’alto. Mi alzai il vestitino e fino alle natiche e feci uscire fuori le calze. Mi diedi uno sguardo e guardai le mie cosce sode, il reggicalze che sosteneva le autoreggenti. Il tessuto del perizoma era diventato lucido. I miei umori avevano invaso quella micro mutandina da troia che aveva scelto per me.
Stavo per farlo. Volevo farlo. Volevo sentire il suo sapore.
Sempre tenendo su il vestitino tirai fuori il mio cazzo duro lateralmente dal perizoma. Lui afferrò la mia testa e la diresse verso il suo cazzo. Lo afferrai con la mano e lo scappellai; abbassai la testa e lo presi in bocca. Profumava di pulito e aveva un sapore buonissimo. Quando afferrai la cappella tra le labbra lui ebbe un sussulto e iniziò a mugugnare. “Brava troia”, mi disse. “Lo sapevo che eri una troia”
Lo succhiavi avidamente, alternando movimenti lenti e veloci. Lui chiuse gli occhi e si godeva la mia iniziazione orale. Intanto giocavo con il mio cazzo duro che stava producendo una quantità assurda di umori.
Lo succhiai per circa due minuti. Avere il cazzo del mio amico in bocca mi provocava un’eccitazione che non avevo mai provato nella mia vita; tolsi il cazzo dalla bocca e iniziai a leccargli le palle. Le sentivo gonfie, pronte ad esplodere per me.
“Dai continua puttana”
Lo presi di nuovo in bocca e tornai a succhiarlo avidamente. Sentivo che il suo orgasmo era vicino e stavo decidendo sul da farsi quando quel cazzo durissimo avrebbe riversato fuori tutto il suo piacere.
Ma fu il mio di piacere ad arrivare per primo.
Mentre lo succhiavo e sentivo i suoi epiteti rivolti verso di me, sentii un dolore alla base del cazzo, che sborrò sul pavimento una quantità di sperma che non avevo mai prodotto prima. Sborrai senza nemmeno toccarmi. Fu un orgasmo bellissimo! La sensazione di godimento coinvolse le palle ma anche la parte posteriore e sentivo l’ano che si contraeva dalla goduria.
Rivolsi lo sguardo verso di lui: “sono venuta”, gli dissi.
“Brava troia, continua”
Tolse il cazzo dalla mia bocca e si alzò in piedi.
Prese a sbattermi la cappella sulle labbra, in un gioco di umiliazione che mi piacque molto.
Mi trattava da donna e mi piaceva.
Il pavimento era sporco del mio seme, così come le calze e il perizoma che indossavo.
“La vuoi in bocca?” mi chiese.
“Si, dammela”, dissi e aprii la bocca.
Iniziò a segarsi dirigendo la cappella verso il mio viso.
Nel giro di due minuti fu colto da spasmi e godette rigettando tutto il suo seme denso sulle mie labbra e sul mio viso.
Tirai fuori la lingua per assaporarlo. Era buonissimo, sapeva di dolce.
Si lasciò cadere sul divano e io rimasi in ginocchio con il viso sporco del suo sperma. Mi alzai e andai in bagno camminando traballando sui tacchi alti. Fili di sperma mi colavano dal viso andando a sporcarmi il vestitino che era ancora alto sulle mie natiche.
Mi sciacquai la faccia e il suo seme se ne andò scomparendo nello scarico del lavandino.
Tornai da lui che era ancora seduto sul divano. Soddisfatto. Non sentii la necessità di liberarmi dai vestiti. Mi sedetti accanto a lui e parlammo per un’ara di quello che era successo, di come la passione ci aveva travolti e di come, quel giorno, avevo ammesso di essere bisex.
Il mio modo di eccitare mi piaceva, mi faceva sentire bene; quando indossavo intimo da donna mi sentivo in pace e avevo delle erezioni che non avevo mai avuto prima.
Ne riparlai con lui, il mio amico fidato, l’unico che conosceva il mio segreto e che, ne ero sicuro, non mi avrebbe mai giudicato. Vederlo segarsi d’avanti a me mentre indossavo intimo femminile e scarpe con tacco alto mi aveva provocato un’eccitazione assurda, tanto che, nei giorni che seguirono, mi segai diverse volte ripensando a quella scenetta che mettemmo in atto a casa sua quel giorno.
Un giorno uscii dal lavoro più presto del solito. Il mio amico mi avvisò, tramite un sms, che anche lui era libero, allora decidemmo di vederci per un caffè. Non ci vedevamo da oltre quindici giorni da quando avevamo goduto insieme e avevo un po' di vergogna. Vergogna di farmi vedere la lui in abiti maschili, quando, solo poco tempo prima, aveva potuto gustarsi la mia parte femminile.
Arriva alla piazza dove ci demmo appuntamento e lo trovai già seduto al tavolino del bar. Mi accomodai anche io e ordinammo due Spritz. C’era un imbarazzo velato tra di noi, ma anche una sana eccitazione. Entrambi stavamo ripensando a quel momento vissuto a casa sua, al centro della sua sala da pranzo, con le imposte sprangate per azzerare del tutto la possibilità che qualcuno potesse vederci dall’esterno.
“Non devi sentirti a disagio”, mi disse quando finalmente affrontammo l’argomento.
“Non mi contraddire. È stata forse la cosa più eccitante che ho mai fatto da quando ho questa fantasia, ma capirai che… beh, per me è stato tutto un po' strano. Ci ho riflettuto molto”
“Secondo me affronti la questione dal lato sbagliato. Anche per me è stato super eccitante e abbiamo deciso di vivere quel momento da adulti consenzienti; nonostante questo per te rappresenta un problema. Dovresti cercare di rilassarti e non pensare a quello che gli altri potrebbero pensare di te se dovessero venire a saperlo.”
In poche parole aveva centrato il punto. Nonostante per me fosse eccitante quell’esperienza, avevo il continuo pensiero che si trattasse di una cosa sbagliata. Non saprei dire il motivo preciso dei miei pensieri.
“Ti sei segato ripensando a quei momenti?”, mi chiese.
Rimasi in silenzio.
“E dai… guarda che con me puoi parlare tranquillamente”, continuò.
“Beh, si, certo che l’ho fatto. E devo dire che sono state delle seghe bellissime”
“Eri fantastica!”
Ebbi un sussulto al cazzo quando lo sentii rivolgersi a me al femminile e ripensai di nuovo a quello che era successo in casa sua quel giorno di due settimane prima.
“Dovremo replicare”, disse.
“Sarebbe fantastico. Ma, sai, non so se me la sento”
“Ecco che riaffiorano i pregiudizi. Senti, io li conosco bene i pregiudizi. Essere omosessuale non mi ha certo aiutato, in famiglia e nel lavoro. Ma posso solo dirti che hai il diritto di godere come ti pare. La vita è una sola.”
Credo avesse ragione, che fosse la cosa più giusto che avevo sentito.
“allora, riproviamo?” chiesi.
“Direi di sì, ma se permetti, questa volta vorrei comprarti io gli indumenti da mettere, se sei d’accordo. È una cosa che mi ecciterebbe fare.”
“Per me va bene”
Dopo due settimane, un sabato pomeriggio, entrambi eravamo liberi da impegni e decidemmo di dedicarci al nostro gioco. Uscii di casa verso le 16 e andai a casa sua.
Pendemmo un caffè in cucina, dove mi disse che aveva fatto compere per me in un negozio di intimo e aveva preparato tutto nella sua stanza da letto. Io per l’occasione mi ero depilato totalmente: le gambe, il torace, il pube, avevo fatto la barba; ero totalmente liscio come una donna, e sentivo già l’eccitazione che saliva nei pantaloni.
Entrai nella sua stanza da letto mentre lui si accomodava sul divano della sala per godersi lo spettacolo.
Sul letto era sistemato tutto l’occorrente per trasformarmi in donna. Alla vista di quegli indumenti il cazzo mi divenne duro all’istante. In ordine sparso sul letto c’erano: un paio di calze autoreggenti nere, molto velate, con la riga dietro (bellissime, da vera troia), un vestitino corto con le bretelle, un perizoma nero in pizzo trasparente sul davanti, reggicalze e a terra un paio di sandali decolté con tacco alto. Sistemata sulla sedia c’era anche una parrucca bionda a caschetto e lì pensai che forse aveva esagerato.
Iniziai a indossare tutto. Mi liberai dai miei abiti maschili e misi le calze. Sentire il contatto con la pelle mi fece eccitare ancora di più. Poi infilai il perizoma; feci un po' di fatica a metterlo perché il mio cazzo ero troppo duro e il perizoma troppo piccolo, ma alla fine riuscii a farcelo entrare dentro. Mi calzò alla perfezione, dividendo il mio culetto sodo in due parti perfette. Misi il reggicalze e ci agganciai il bordo in pizzo delle autoreggenti. Non l’avevo mai usato prima di quel momento e devo dire che dava un tocco da troia al mio aspetto. Il mio cazzo svettava duro e scappellato e vederlo attraverso il nylon trasparente del perizoma era una goduria per gli occhi.
Poi misi il vestitino; anche quello mi calzava a pennello e mi faceva un culetto niente male, come constatai quando mi guardai allo specchio. Poi, il tocco finale. Quando misi la parrucca bionda la mia trasformazione in troia era ormai totale. Il mio cazzo disegnava un bozzo enorme d’avanti, ma credo fosse proprio quello che lui voleva.
Misi le scarpe e uscii dalla stanza. Percorsi il corridoio e mi guardai allo specchio. Sembravo proprio una troia e la cosa mi eccitava parecchio.
Lui era seduto sul divano, in boxer e potei notare che aveva già una mezza erezione, come testimoniava il bozzo che aveva sul davanti. Lo raggiunsi e mi sedetti sulla poltrona. Lui mi guardava in silenzio e cominciò a premersi il cazzo da sopra il boxer.
“Cazzo. Sei più bella di quanto ricordassi. Ho scelto proprio bene l’abbigliamento.”
Avevo la salivazione azzerata ed ero in imbarazzo. Un imbarazzo diverso dalla prima volta ma comunque presente.
“Sì, sono molto belli questi vestiti” dissi timidamente.
“Però ti prego”, disse lui “questa volta godiamoci il pomeriggio, non come l’altra volta”
Feci semplicemente un cenno affermativo con la testa; in fondo era quello che volevo anche io.
“Che ne dici di prepararmi un altro caffè?” mi chiese.
“Ehm, si certo”
Mi alzai e andai verso la cucina. Avevo il cuore che mi batteva forte per l’eccitazione che stavo provando. Sculettai prima di raggiungere la macchinetta del caffè; volevo che mi guardasse il culo. Misi una cialda nella macchinetta e in pochi secondi il caffè era pronto. Glielo portai e mi sedetti accanto a lui sul divano. Lo gustò mentre mi guardava. Il suo cazzo sembrava essere diventato più duro. Poggiò la tazzina sul tavolino basso di fronte alla poltrona e si tolse i boxer. Aveva il cazzo durissimo. “Visto cosa mi provochi?”
“Vedo”; avevo gli occhi bassi rivolti al suo cazzo completamente duro e scappellato.
“accavalla un po' le cosce ti prego”
Lo feci; accavallai le cosce facendo salire leggermente il vestitino in su, scoprendo la parte alta delle autoreggenti. Sentivo che il perizoma mi si stava inzuppando degli umori che il mio cazzo stava producendo in quel momento. L’erezione mi faceva quasi male, ma era un dolore bellissimo.
“posso accarezzarti?”
Vagai con lo sguardo nella stanza; non volevo incrociare il suo. “Dove vorresti accarezzarmi?” gli chiesi.
Senza dire nulla allungò la mano sulla mia coscia e iniziò a carezzarmi le calze. La sua mano scivolava lungo la mia coscia e cercava di insinuarsi sotto il vestito. Non saprei descrivere la sensazione che provai, ma fu un’eccitazione che mi mandò in estasi. Capii che volevo di più.
Gli bloccai la mano; lui la ritrasse e si tocco il cazzò. Lo scappellò e richiuse la pelle intorno al glande; raccolse con le dita il liquido trasparente che la sua cappella avevo prodotto e diresse le dita verso la mia bocca. Mi sistemai i capelli fake dietro l’orecchio; quel gesto diede un ulteriore colpo alla sua eccitazione. Si morse il labbro inferiore e mi guardò.
“Ricorda. Il modo in cui ti ecciti e vuoi godere è solo una tua cosa personale”
Afferrai le sue dita bagnate con le labbra e, per la prima volta sentii il sapore di un altro uomo nella mia bocca. Con l’altra mano prese a toccarsi il cazzo.
“Senti”, dissi “io voglio di più. Me lo dai in bocca?”
Pronunciai quelle parole senza pensarci. Ero completamente in trance. Mi sentivo troia.
“inginocchiati”, mi disse.
Mi misi in ginocchio, lui si sistemò meglio sul divano e divaricò le gambe. Il suo cazzo svettava duro verso l’alto. Mi alzai il vestitino e fino alle natiche e feci uscire fuori le calze. Mi diedi uno sguardo e guardai le mie cosce sode, il reggicalze che sosteneva le autoreggenti. Il tessuto del perizoma era diventato lucido. I miei umori avevano invaso quella micro mutandina da troia che aveva scelto per me.
Stavo per farlo. Volevo farlo. Volevo sentire il suo sapore.
Sempre tenendo su il vestitino tirai fuori il mio cazzo duro lateralmente dal perizoma. Lui afferrò la mia testa e la diresse verso il suo cazzo. Lo afferrai con la mano e lo scappellai; abbassai la testa e lo presi in bocca. Profumava di pulito e aveva un sapore buonissimo. Quando afferrai la cappella tra le labbra lui ebbe un sussulto e iniziò a mugugnare. “Brava troia”, mi disse. “Lo sapevo che eri una troia”
Lo succhiavi avidamente, alternando movimenti lenti e veloci. Lui chiuse gli occhi e si godeva la mia iniziazione orale. Intanto giocavo con il mio cazzo duro che stava producendo una quantità assurda di umori.
Lo succhiai per circa due minuti. Avere il cazzo del mio amico in bocca mi provocava un’eccitazione che non avevo mai provato nella mia vita; tolsi il cazzo dalla bocca e iniziai a leccargli le palle. Le sentivo gonfie, pronte ad esplodere per me.
“Dai continua puttana”
Lo presi di nuovo in bocca e tornai a succhiarlo avidamente. Sentivo che il suo orgasmo era vicino e stavo decidendo sul da farsi quando quel cazzo durissimo avrebbe riversato fuori tutto il suo piacere.
Ma fu il mio di piacere ad arrivare per primo.
Mentre lo succhiavo e sentivo i suoi epiteti rivolti verso di me, sentii un dolore alla base del cazzo, che sborrò sul pavimento una quantità di sperma che non avevo mai prodotto prima. Sborrai senza nemmeno toccarmi. Fu un orgasmo bellissimo! La sensazione di godimento coinvolse le palle ma anche la parte posteriore e sentivo l’ano che si contraeva dalla goduria.
Rivolsi lo sguardo verso di lui: “sono venuta”, gli dissi.
“Brava troia, continua”
Tolse il cazzo dalla mia bocca e si alzò in piedi.
Prese a sbattermi la cappella sulle labbra, in un gioco di umiliazione che mi piacque molto.
Mi trattava da donna e mi piaceva.
Il pavimento era sporco del mio seme, così come le calze e il perizoma che indossavo.
“La vuoi in bocca?” mi chiese.
“Si, dammela”, dissi e aprii la bocca.
Iniziò a segarsi dirigendo la cappella verso il mio viso.
Nel giro di due minuti fu colto da spasmi e godette rigettando tutto il suo seme denso sulle mie labbra e sul mio viso.
Tirai fuori la lingua per assaporarlo. Era buonissimo, sapeva di dolce.
Si lasciò cadere sul divano e io rimasi in ginocchio con il viso sporco del suo sperma. Mi alzai e andai in bagno camminando traballando sui tacchi alti. Fili di sperma mi colavano dal viso andando a sporcarmi il vestitino che era ancora alto sulle mie natiche.
Mi sciacquai la faccia e il suo seme se ne andò scomparendo nello scarico del lavandino.
Tornai da lui che era ancora seduto sul divano. Soddisfatto. Non sentii la necessità di liberarmi dai vestiti. Mi sedetti accanto a lui e parlammo per un’ara di quello che era successo, di come la passione ci aveva travolti e di come, quel giorno, avevo ammesso di essere bisex.
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