Fantasie
di
WabiSabi
genere
etero
(racconto lungo, forse troppo. Spero piaccia e non sia noioso)
CAPITOLO I – Il viaggio
La vacanza che io e Samuele ci concedemmo l’avevamo sognata per molto tempo. Il sud della Francia era da sempre una delle mete che prediligevamo, ma non avevamo mai messo insieme la somma necessaria per coronare il nostro sogno. L’occasione arrivò quando mio marito scoprì tre simboli identici su un gratta e vinci, acquistato una sera di ritorno dal lavoro. Vincemmo la somma, che si sembrava astronomica, di cinquemila euro.
Con parte di quella vincita riuscimmo a sistemare alcune beghe finanziarie che da tempo ci ossessionavano, quando lo stipendio sembrava sempre non essere necessario. Con il restante decidemmo di concederci quella vacanza che avevamo sognato da tanto tempo, visto che da novelli sposi non avevamo nemmeno fatto il viaggio di nozze.
Partimmo durante il mese di luglio, perché ognuno ottenne le ferie in quel periodo.
Arrivammo sul posto e ci sistemammo in un albergo non molto lussuoso ma accogliente, per trascorrere una settimana di relax. Tutto era proprio come lo sognavamo: il mare cristallino e la cittadina tipica dove potevamo passeggiare e gustare piatti di pesce al chiaro di luna.
Una sera andammo a cena in un ristorante sul mare; il vento che proveniva dalla spiaggia pungeva la nostra pelle che era stata esposta al sole per tutto il giorno. Per l’occasione avevo indossato una minigonna nera, un maglioncino azzurro e ai piedi avevo calzato un paio di sandali con tacco dodici: l’abbigliamento preferito di mio marito. Aveva sempre avuto la fissa per l’abbigliamento sexy e, quando potevo, cercavo di assecondare le sue voglie. Voleva che la sua donna fosse sexy al punto giusto e lo eccitava che io mi vestissi come desideravo, dando sfogo alla mia femminilità.
In quello stesso ristorante conoscemmo una coppia del nord Italia che frequentava spesso quel luogo di vacanza. Erano anni che ormai trascorrevano le vacanze in quella parte della Francia.
Lara e Cristian (questi i loro nomi), una coppia sulla quarantina, ci invitarono su una spiaggia del luogo in un’insenatura caratteristica che volevano farci vedere a tutti i costi; ‘è il posto più bello dei dintorni’ disse Cristian. Accettammo l’invito e il giorno seguente li raggiungemmo con l’auto che avevamo preso a noleggio. Parcheggiammo nei pressi della piccola spiaggia, e camminammo a piedi la breve distanza che ancora ci distanziava dalla spiaggia. Il sole splendeva alto nel cielo e il caldo era insopportabile. Quando da lontano notammo Lara e Cristian, i due ci salutarono con un cenno della mano. Erano entrambi nudi e io e mio marito capimmo subito dove ci trovavamo, guardandoci intorno e scrutando gli altri bagnanti: era una spiaggia nudista.
Entrambi non eravamo mai stati su una spiaggia del genere; io indossavo un bikini di colore nero, mentre Samuele il costume nuovo che aveva acquistato appositamente per quella vacanza. Quando li raggiungemmo, l’imbarazzo era tanto che avrei voluto fuggire. Lanciai uno sguardo a mio marito e glielo comunicai con il mio sguardo. Lara e Cristian, a differenza nostra, sembravano a proprio agio in quella situazione, come del resto tutti gli altri occupanti di quella porzione di spiaggia.
Lara era una bella donna, devo ammetterlo. Il suo seno era sodo, compatto, nonostante avesse superato da poco i quarant’anni. Anche Cristian era nudo come un verme. Dovetti fare ricorso a tutto il mio self-control per evitare di abbassare gli occhi e guardare in basso.
“Finalmente. Ce l’avete fatta”, disse Lara come se nulla fosse.
Si avvicinò a me e mi strinse la mano. Samuele rimase fermo come un palo, imbarazzato di fronte a quei due semi sconosciuti che avevamo incontrato la sera prima.
“Allora? Non vi spogliate?” chiese Cristian a Samuele.
“In realtà non credevamo che…” cerco di rispondere Samuele, giustificandosi nel dire che non avevamo compreso fino in fondo che si trattasse di una spiaggia nudista. Entrambi sembravamo due liceali di fronte alla cattedra che non sapevano cosa rispondere alle domande del professore.
Fu Lara a prendere la parola: “Qui nel sud della Francia ci sono molte spiagge del genere. Non c’è nulla di male nel praticare il naturismo”.
Avevo sentito parlare del naturismo molte volte; avevo anche visto dei servizi su un canale satellitare che parlavano dell’argomento, ma non mi ero mai trovata in quella situazione.
Se l’avessimo capito, sicuramente io e mio marito non ci saremmo presentati quella mattina. Ma ormai eravamo lì e scappare sarebbe stato inopportuno. Del resto, eravamo adulti e vaccinati, come si dice.
Lara e Cristian si concedettero un tuffo, mentre io e Samuele decidevamo sul da farsi, con ancora i nostri costumi addosso. Li vedemmo entrare in acqua entrambi nudi e sembravano liberi, felici.
“Cosa intendi fare?” chiesi a Samuele quando rimanemmo soli sulla porzione di spiaggia che occupavamo con le nostre cose. Alcune persone erano distanziate di almeno cento metri, tutti nudi, a proprio agio, come se fosse una semplice domenica la mare e niente di più.
Eravamo gli unici ad indossare il costume. Dovevamo decidere se andarcene o denudarci, non c’erano altre possibilità.
“Ormai siamo qui… non ci vedrei nulla di male se…”, Samuele si bloccò a metà della frase e iniziò a calarsi il costume. Lo calò fino alle caviglie e rimase nudo. Lara e Cristian stavamo ritornando dal bagnasciuga dopo la loro nuotata. Si avvicinarono a noi correndo; il pene di Cristian ballonzolava a destra e a sinistra, così come i seni di Lara. Ora ero l’unica a indossare ancora il bikini. Avrei voluto gridare a Samuele tutta la mia costernazione; avrei preferito che lui dicesse ‘andiamo via, questo non è il posto per noi’, ma non lo fece. In fondo quelle situazione lo eccitava, lo sapevo benissimo. In effetti, guardando il suo pene, non era proprio indifferente alla situazione.
Presi coraggio, mi slacciai il reggiseno e lo tolsi, scoprendo la mia terza misura. I miei seni erano lucidi e bianchi a causa dell’esposizione al sole che avevo avuto nei giorni precedenti. Cristian mi guardava con aria indifferente, come se non mi stessi denudando di fronte a loro. Lara si asciugava i capelli con l’asciugamano in un gesto meccanico. Con un po’ di riluttanza tolsi anche le mutandine e rimasi nuda, propri come tutti loro.
“Ci voleva tanto?” disse Lara.
Cercavo di coprirmi i seni con le mani, in un goffo tentativo di ripensamento. In fin dei conti, tutti erano nudi e nessuno si preoccupava più di tanto degli altri. Era come un ritorno alle origini dell’essere umano. Del resto i vestiti erano solo una nostra invenzione per un senso del pudore che si era sviluppato nei secoli. Questi pensieri mi calmarono un po’ e con il passare dei minuti riuscii ad abituarmi a quel luogo. E poi, non stavamo mica uccidendo nessuno; stavamo solo provando delle sensazioni nuove che, certo, mai avrei pensato di provare quando chiusi la valigia per raggiungere quel posto, ma poco importava.
Io e Samuele entrammo in acqua per una nuotata. Fu una sensazione bellissima nuotare nudi nel mare a pieno contatto con la natura circostante: una sensazione di libertà che mi piacque. Del resto, eravamo lontani da casa chilometri e chilometri e sarebbe stato difficile incontrare qualche collega di lavoro o qualche amico, quindi potevo rilassarmi in totale tranquillità. Quando uscimmo dall’acqua notai che Samuele aveva una piccola erezione, forse a causa del contatto con l’acqua, chi poteva dirlo con precisione.
Mentre tornavamo dai nostri amici si avvicinò al mio orecchio e mi disse: “sei bellissima tutta nuda, al cospetto degli altri”; sapevo che quella era sempre stata una sua fantasia. Anche quando mi preparavo con cura e indossavo una minigonna o una maglia scollata si eccitava molto, figuriamoci a vedermi tutta nuda in giro su una spiaggia.
“Infatti”, dissi “ho notato che anche il tuo amichetto sta gradendo la situazione”
La sua erezione era aumentata notevolmente e quasi faceva fatica a nasconderla con la mano. Per tutti gli altri eravamo semplicemente una coppia come tutte le altre, proprio come Lara e Cristian, che avevano scelto il naturismo in un luogo di vacanza dove andava di “moda” per così dire.
I nostri limiti erano solo nei nostri cervelli, perché stavamo provando per la prima volta una trasgressione insieme.
Trascorremmo una bellissima giornata al mare, facemmo il bagno altre volte e chiacchierammo con i nostri nuovi amici, i quali, ci raccontarono come avevano iniziato a praticare il naturismo e come si erano appassionati a quel tipo di pratica. Cristian era un avvocato e Lara una ricercatrice universitaria: una coppia dalla mentalità molto aperta e anche dal punto di vista sessuale andavano molto d’accordo, come ci raccontarono. Peccato che non potevamo dire lo stesso anche noi. Limitati sempre da alcuni tabù, io e Samuele non riuscivamo a vivere la nostra sessualità fino in fondo.
Verso le sette del pomeriggio, quando il sole stava per tramontare, decidemmo di tornare in albergo. Salutammo Lara e Cristian, con la promessa che ci saremmo rivisti il giorno seguente, sempre su quella spiaggia. Tornammo alla nostra auto senza indossare i costumi, ma avvolti in degli asciugamano che ci coprivano tutto il corpo. Nel parcheggio dello stabilimento balneare era rimasta solo la nostra auto, parcheggiata in una posizione estrema dello spiazzale. Eravamo rimasti soli. Quando entrammo in auto ci liberammo dagli asciugamano e restammo nudi. Samuele aveva il pene in erezione, non l’avevo mai visto così eccitato.
“E’ stato stupendo vederti nuda a tuo agio con tante persone intorno a noi”, disse facendomi notare la sua eccitazione.
“Ho notato anche come guardavi il seno di Lara, cosa credi”, dissi in un falso cinismo.
“E’ vero…ha un bel seno. Non lo diresti mai guardandola vestita” disse ridendo.
“Credi?” risposi afferrando il suo pene con la mano sinistra.
“Cosa fai amore?”
“Lascia fare a me”
Lo vidi stringere il volante dell’auto con tutta la forza che aveva, tanto che le nocche della sua mano divennero bianche per lo sforzo. Con i finestrino abbassato diede uno sguardo intorno per assicurarsi che non ci fossero occhi indiscreti.
Iniziai a masturbarlo lentamente in quel parcheggio solitario. Nessuno ci avrebbe visto; il sole era quasi tramontato, dalla posizione in cui ci trovavamo lo vedevo lentamente tuffarsi nel mare. L’odore di salsedine che avevamo addosso si sparse in tutto l’abitacolo. Fu un momento di eccitazione e di romanticismo. Finalmente eravamo riusciti, forse grazie a Lara e Cristian, a vincere alcune delle nostre reticenze e, finalmente, ci stavamo addentrando in un terreno più congeniale a una coppia che diceva di amarsi.
“Lo sai che ti amo?” gli chiesi mentre continuavo a masturbarlo.
Abbassò di poco il sediolino dell’auto e distese la testa all’indietro godendosi quello che rappresentava forse l’apice di quella vacanza da sogno. Sotto i colpi della mia mano il suo pene durò poco ed esplose tutto il suo piacere sulle mie dita. Il suo corpo fu conquistato da spalmi involontari ed emise un gemito di piacere.
Presi un fazzoletto che avevo in borsa e mi detersi le dita, eliminando il seme che aveva eiaculato. Lo baciai sulla bocca. “Anche io ti amo” disse lui, “ti ho sempre amata”.
Gli diedi un piccolo morso sul labbro inferiore, mentre il suo pene riacquisiva la posizione di riposo.
“Allora domani ci torniamo?” gli chiesi. “Certo” disse lui. “Puoi scommetterci che ci torniamo”
CAPITOLO II – Una nuova esperienza
Quando quella vacanza si concluse, io e mio marito tornammo dalla Francia salutando il mare cristallino e la quiete di quel luogo che ci aveva donato anche una bella esperienza. Durante i giorni che restarono, eravamo tornati altre volte sulla spiaggia nudista, in compagnia di Lara e Cristian che, con il tempo, divennero i nostri amici di vacanza, con i quali, promettemmo di rivederci al più presto, magari per un week end insieme. Lara e Cristian abitavano in un piccolo paesino del nord Italia, mentre io e Samuele al centro Italia; in effetti non era impossibile trascorrere qualche altro giorno insieme, magari in futuro, visto che in fin dei conti, ci separavano solo qualche ora di treno.
Nei mesi che seguirono, tornati ormai alla vita di tutti i giorni, io e Samuele facevamo l’amore ricordavamo con eccitazione quei giorni trascorsi sulla spiaggia nudista in piena libertà, senza la costrizione dei costumi e degli indumenti. Mentre mi penetrava gli piaceva immaginarmi ancora nuda, su quella spiaggia, a mi agio con me stessa, con la mia sessualità e con gli sguardi di tutti quegli uomini addosso. Anche io mi lasciavo andare, e devo dire che la nostra vita sessuale migliorò decisamente; eravamo riusciti, grazie a quell’esperienza, a mettere un pizzico di pepe nel nostro rapporto, proprio quello che ci mancava. E poi, eravamo entrambi consenzienti, e non c’erano costrizioni di nessuna natura, da parte di entrambi. Tutto accadeva con la naturalezza di due persone che si amano, semplicemente.
Quando venne il mese di settembre, e l’autunno era quasi alle porte, ritornammo a pieno ritmo alla vita di tutti i giorni; orami i soldi di quella vincita fortunosa erano spariti, e ogni tanto mio marito acquistava un altro ‘gratta & vinci’ con la speranza, che ogni volta si rivelava infondata, di trovare di nuovo tre simboli identici e vincere una cifra magari più alta di quella prima volta, grazie alla quale, eravamo riusciti a regalarci quella vacanza nel sud della Francia. Spesso ci sentivamo con Lara e Cristian attraverso lunghe telefonate fatte, a volte, solo per salutarci e sincerarci delle nostre rispettive condizioni.
Un sera eravamo a letto e mio marito volle mostrarmi una cosa.
“Ti arrabbi se ti faccio vedere una cosa?” esordì.
Chiusi il libro che stavo leggendo (leggevo sempre qualche pagina per conciliare il sonno) e tolsi gli occhiali.
“Cosa devi farmi vedere?”, dissi io.
Prese il suo smartphone e mi mostrò una foto che gli aveva mandato quello stesso pomeriggio Cristian. Ritraeva la moglie Lara appena uscita dalla doccia, completamente nuda. Rimasi allibita, nonostante mio marito l’avesse vista più di una volta sulla spiaggia nudista. Ma quel gesto mi sembrò inopportuno, insomma, una cosa era vederla su una spiaggia dove tutti, me compresa, avevamo scelto di denudarci, e una cosa era avere una sua foto nuda sullo smartphone.
“Cosa gli è saltato in mente a Cristian!”, dissi offesa.
Mi sembrava un gesto esagerato da parte sua. Nella foto Lara sorrideva, appena uscita dalla doccia, con i seni bagnati e la vagina depilata; aveva un asciugamano stretto nella mano destra, mentre con la sinistra sembrava stesse facendo un cenno di saluto. Era completamente a suo agio, anche sapendo che il Cristian la stesse fotografando e, in qualche modo, violava la sua intimità.
“Ma dai” disse Samuele “ lo sai come sono fatti loro. Vivono la loro intimità in modo spensierato”
“Anche troppo” dissi io.
“Però guarda” disse posizionando lo schermo del suo cellulare verso di me “ha un bel seno” e fece un risolino.
Lo guardai in cagnesco, ma subito mi accorsi del sorriso che aveva stampato in faccia e che testimoniava la sua ironia, anche se fuori luogo.
“devo dire che tu eri più bella tutta nuda” e con la mano mi accarezzò il viso.
“cancella quella porcheria dal tuo telefono” mi affrettai a dire, nel modo più serio che trovai. “non voglio che ti vengano in mente strane idee con quei due matti”
“ma se vai matta per Lara. Siete diventate ottime amiche. Vi sentite praticamente ogni giorno. Addirittura al mattino non vai al lavoro se prima non le hai mandato un messaggio di ‘buongiorno’. E poi, che idee potrebbero venirmi in testa, scusa?”, disse e poggiò il suo smartphone sul comodino accanto al letto.
“lo sai bene a cosa mi riferisco”, dissi io. Si rigirò su un fianco e mi guardò negli occhi. “lo sai che voglio solo te, stupida”
“Davvero?” dissi sorridendo.
“Vieni qui”, mi afferrò per le braccia e mi lanciai sul suo petto. Sentivo i battiti del suo cuore rimbombarmi nell’orecchio che avevo poggiato sul suo sterno.
“Sbaglio o sei un po’ agitato?”, gli chiesi.
“E’ lui ad essere agitato”, disse riferendosi al suo pene.
Feci scivolare la mano sotto le coperte e in effetti mi accorsi che era in erezione.
“Uhhh, il mio amichetto è sveglio anche a quest’ora”, dissi.
Mi liberai dal pigiama e restai nuda.
M’infilai sotto le coperte e glielo tirai fuori abbassandogli il pigiama e il boxer in un unico gesto. Non ne conoscevo il motivo, forse fu a causa di quella foto che gli aveva mandato quel matto di Cristian, ma era eccitatissimo. L’idea che potesse essersi eccitato di fronte alla vista del seno di Lara non mi diede fastidio, anzi, ammetto che l’idea mi stuzzicava. Anche se fosse stato vero, anche se il suo pene era turgido grazie a quella foto, ero sempre io che potevo dargli piacere, solo io.
Strinsi il pene alla base dei testicoli e lo infilai nella mia bocca; lo succhiai finché non eiaculò.
Alla fine dissi: “non farti venire in mente strane idee, sono io l’unica che merita le tue attenzioni” “signorsì” disse lui, contento e rilassato per l’orgasmo appena raggiunto. Ci addormentammo abbracciati, sentivo le sue braccia che mi cingevano da dietro e il calore del suo corpo mi riscaldava e mi proteggeva, come il sole di inizio primavera. Non avrei saputo spiegarne il motivo, ma ero felice.
Qualche settimana dopo ci collegammo in webcam con Lara e Cristian per un’occasione particolare: era il compleanno di Lara. Quarantadue anni (portati benissimo, lo ammetto, anche se con un po’ di invidia). Quando stabilimmo il collegamento, il faccione simpatico di Cristian apparve occupando tutto lo schermo del pc. Lara era dietro di lui.
Io e Samuele improvvisammo un “tanti auguri a te” in tono stonato, e loro iniziarono a ridere a crepapelle. Si stavano preparando perché, quella sera, avrebbero festeggiato in casa dei genitori di Lara con una cena in famiglia.
“Ti stai facendo vecchia” dissi rivolta a Lara attraverso lo schermo.
Era vestita in modo informale, con un abbigliamento comodo da casa. Indossava un leggings e una maglia comoda.
“Grazie amica mia!”, disse allargando le braccia a simulare un abbraccio. Cristian ci mise al corrente del menu che avrebbero degustato durante la cena di quella sera, mostrandoci anche il vino che aveva preso per l’occasione: una bottiglia di bianco proveniente dal Piemonte, e lui e Samuele iniziarono a parlare della qualità dei vari vini italiani, come se fossero degli esperti enologi (mio marito era astemio, quindi la cosa era ancora più comica).
“Volete vedere il regalo che ho fatto a mia moglie per il suo compleanno?” disse ad un certo punto Cristian.
“Volentieri”, rispondemmo quasi in coro io e Samuele.
Lara si tolse la maglietta e abbassò il leggings mostrando il regalo del marito: un completino intimo che, probabilmente, era costato a Cristian un occhio della testa, composto da un reggiseno che strizzava il suo petto facendolo apparire ancora più sodo e tonico e un perizoma in pizzo, tutto di colore nero. Anche attraverso la webcam si notava che era di un tessuto pregiato.
Rimase così di fronte a noi, ad alta definizione, in reggiseno e perizoma, come se la cosa non la sfiorasse minimamente, io e Samuele invece provammo un leggero imbarazzo nel vederla seminuda. Cristian scherzava fingendo di palparle il seno stretto nel reggiseno nuovo. “Questo naturalmente stasera andrà via”, disse rivolgendosi al completino intimo.
Continuammo a chiacchierare del più e del meno parlando dei nostri programmi per la serata e del fatto che avrei voluto spedire un piccolo regalino a Lara, ma non avevo avuto tempo. “Figurati”, disse lei, “mi basta questa videochiamata, almeno ci vediamo. Anche noi siamo molto impegnati con il lavoro in questo periodo, quindi vi capisco”
Mentre Samuele e Cristian continuavano a parlare di vino come due somelier esperti, Lara slacciò il reggiseno liberando il suo seno. “Scusate, mi preparo per la doccia mentre voi chiacchierate. La cosa sembra andare per le lunghe”, disse rivolta a me. Tolse anche il perizoma e rimase completamente nuda di fronte alla webcam, come se nessuno stesse guardando. Per loro, che c’avevano introdotti al mondo del naturismo, forse tutto era normale, del resto molte volte, su quella spiaggia ci eravamo mostrati nudi l’un l’altro, ma la cosa aveva comunque qualcosa di strano per me, quanto meno, eccentrico. Samuele, alla vista del suo corpo nudo, deglutì a fatica e non faceva altro che fissare lo schermo godendosi in diretta la visione del seno di Lara e della sua vagina perfettamente depilata. Lara ci salutò scuotendo la mano, e i suoi seni ballonzolarono per un attimo, dicendo che sarebbe entrata nella doccia per prima perché, se avesse aspettato Cristian, avrebbero di sicuro fatto tardi. Concludemmo la videochiamata e chiudemmo il pc portatile. “simpatici, non credi?” disse Samuele con una voce ammiccante. Sapevo già a cosa si riferiva. “Simpatica, vorrai dire”, dissi accigliando gli occhi. Lui mi guardò ridendo, dicendo che molte altre volte aveva visto le grazie di Lara, quando le offriva a tutti i bagnanti su quella spiaggia francese, come anche Cristian aveva visto le sue.
Notai un rigonfiamento nei pantaloni della tuta che indossava. “Che succede, ti sei eccitato?”, gli chiesi. Samuele si passò la mano sui pantaloni, mostrandomi la sua erezione.
“Beh.. dai” disse “bisogna ammettere che la situazione era erotica. Prima ti mostra il completino che il marito le ha regalato, poi addirittura si spoglia nuda. Sono comunque un uomo, nonostante tutto?”
“nonostante tutto cosa?”
“Nonostante ami solo te”, disse lui serio.
Era la prima volta che lo sentivo pronunciare quella frase con tanto trasporto e ne fui felice. “non ci trovo nulla di male o di sbagliato in alcuni ammiccamenti erotici fatti da parte di quelli che, lo hai detto anche tu, sono diventati degli amici per noi. amici molto diversi dalla maggior parte di quelli che abbiamo, lo ammetto”
“In effetti hai ragione”, dissi io lasciandomi scivolare la questione addosso.
Quella notte facemmo l’amore, sussurrandoci parole dolci. Raggiunsi l’orgasmo tre volte e non mi ero mai sentita così appagata in vita mia.
Durante le vacanze natalizie decidemmo di andare a trovare i nostri amici. Prendemmo un treno fino a Torino e da lì un autobus che ci portò nel piccolo paese dove abitavano Lara e Cristian. Ci sistemammo nella mansarda che c’avevamo messo a disposizione, una piccola stanza con un letto padronale e un bagno annesso. Vivevano in una villetta di proprietà dei genitori di Lara, regalo di nozze di suo padre, mi raccontò Cristian. Mancavano circa dieci giorni al Natale e i nostri amici vollero a tutti i costi portarci in giro per i mercatini del loro paese che, in quel periodo, erano caratteristici. Gustammo i piatti tipici della cucina del luogo in un piccolo ristorantino, in un luogo dove la pace regnava incontrastata. Iniziai a pensare che il modo di vivere la sessualità e il naturismo in modo così accentuato, poteva dipendere anche da quel luogo, un posto molto diverso dal caos di una grande metropoli come quella in cui vivevamo io e Samuele. Era un pensiero stupido, forse irrazionale, ma fu la prima cosa che mi venne in mente. Vivere la vita in maniera tranquilla e in un posto che ti infonde tranquillità, forse poteva essere un elemento chiave per oltrepassare i limiti in modo del tutto naturale.
La loro casa era piena di foto delle vacanze che avevano fatto. alcune erano state scattate proprio su quella spiaggia francese dove c’avevano introdotti al naturismo; altre, invece, li ritraevano in Messico, o di fronte alla Statua della libertà. Insomma, sembrava che avessero girato il mondo e mi resi conto che il naturismo era solo una parte di loro. Erano persone molto più profonde e perbene di quello che pensai quando li conobbi in estate. Cristian era un avvocato in un importante studio di Torino, mentre Lara era una ricercatrice in campo medico; in pratica, analizzava le cellule tumorali per scoprirne i meccanismi e aiutare le case farmaceutiche a mettere a punto questa o quella terapia, cercando di trovare una soluzione al male maggiore che affligge il pianeta. Il cancro si era portata via mia madre, rubandole la possibilità di vedermi raggiungere l’altare quindi, in un certo senso, mi sentivo legata a Lara anche per il lavoro che faceva. Erano persone intelligenti e acculturate e, durante il nostro soggiorno nel loro paesino, ebbi modo di appurarlo ancora di più. Lara era anche la presidentessa di un’associazione senza scopo di lucro che si occupava delle famiglie dei malati in ospedale, dando loro assistenza psicologica e medica di cui avevano bisogno e risolvendo, per quanto potessero, i problemi legati alle terapie che dovevano affrontare, organizzando e finanziando in parte i costi che dovevano affrontare.
Di fronte a lei, devo ammetterlo, mi sentivo quasi insignificante, io che semplicemente lavoravo nel settore marketing di una piccola azienda. Durante quel weekend scoprii anche la sua immensa umiltà e la sua voglia di contribuire per cambiare le cose che non andavano, mettendocela tutta quando si trovava in laboratorio, al cospetto del cancro. Quando mi raccontò nei dettagli il suo lavoro e le attività che faceva con la sua associazione, mi sentii inadeguata per come li avevo giudicati quando li vidi per la prima volta nudi su quella spiaggia francese. È proprio vero che la prima impressione non è quella che conta e che l’abito non fa il monaco.
Il sabato sera organizzammo una cena tranquilla noi quattro in casa loro. Avevamo passeggiato tutto il giorno e una cena tranquilla era proprio quello che ci voleva. Lara preparò una bellissima tavola imbandita, aveva fatto una spesa enorme per preparare piatti tipici piemontesi. Io e Samuele, per ricambiare, facemmo una passeggiate in paese e comprammo due bottiglie del vino preferito di Cristian, quello che mio marito decantava come se fosse un grande esperto, lui che al massimo beveva la coca-cola.
Alla fine della cena, dopo aver bevuto qualche bicchiere di vino, eravamo un po’ su di giri e concludemmo il tutto con un dolce buonissimo preso nella migliore pasticceria del paese.
Alla fine della cena Cristian ci mise al corrente di come loro, a volte, praticassero il nudismo anche in casa e ci propose di denudarci tutti insieme.
“Sì, dai”, disse Lara entusiasta, “sarà come essere di nuovo su quella spiaggia tutti e quattro. “Mica avete vergogna?”.
Io e Samuele ci guardammo perplessi, del resto tutto non sarebbe stato diverso da quelle giornate spensierate in spiaggia, con l’unica differenza che non ci sarebbero stati il mare e il sole cocente. Forse, complici i calici di vino che avevamo bevuto, accettammo. Lara e Cristian furono i primi a mettersi nudi. Io e mio marito li guardavamo mentre si spogliavano; erano mesi che non vedevo i loro corpi e mi resi conto di come entrambi fossero dimagriti. Rimasero nudi e si sedettero di nuovo al tavolo. Venne quindi il turno di Samuele che slacciò il jeans e tolse la camicia, poi abbassò gli slip rivelando il suo pene, in parte eretto. Lara si apprestò ad aumentare la potenza del calorifero per permetterci di riscaldarci al meglio. “Così staremo al caldo, senza la possibilità di beccarci un malanno”, disse. Lo fece piegandosi in avanti per raggiungere il termostato, mettendo così in risalto la sua vagina che venne evidenziata tra le sue gambe quando si piegò in avanti al cospetto di Samuele, il quale, in un gesto quasi meccanico, andò ad accarezzarsi il pene mezzo eretto mentre la guardava. Cristian si accorse di quel suo gesto e inclinò le labbra in un leggero sorriso.
In quel momento provai una crescente eccitazione che potevo leggere benissimo anche negli occhi di mio marito. Era una situazione totalmente diversa dal nudismo che avevamo praticato in spiaggia, dove tutti erano al mare per prendere il sole e fare una nuotata e noi ci eravamo spinti oltre le nostre reticenze. Ora eravamo solo noi quattro, chiusi nella casa dei nostri amici e la cosa era, almeno, insolita. Ma il naturismo equivaleva a libertà, come ci avevano insegnato Lara e Cristian, e non ci trovai nulla di male, eravamo tutti adulti e consenzienti.
Iniziai a spogliarmi. Tolsi le scarpe e sfilai la gonna, poi tolsi la camicetta che indossavo e rimasi solo con i collant neri velati e gli indumenti intimi. Sfilai i collant con dei movimenti goffi, mentre tutti loro mi guardavano divertiti, tolsi il reggiseno e le mutandine e restai nuda anche io di fronte alla coppia di nostri amici e a mio marito. Il pavimento era coperto dai nostri vestiti, ammucchiati da un lato e dall’altro, a seconda della posizione di dove, ognuno di noi, si era spogliato. Ci accomodammo di nuovo al tavolo, seduti alle nostre sedie. Sentivo le natiche a contatto con il freddo della sedia di legno sulla quale ero seduta e sentivo la vagina inumidirsi per quella situazione erotica che avevo immaginato molte volte di ritorno da quel viaggio in Francia. Avevo confessato più volte a Samuele di come stare totalmente nuda al cospetto di altre persone era una pratica che mi eccitava; forse anche per questo aveva accettato, per vedere la mia reazione in quella situazione.
Mentre stavamo chiacchierando della cena e delle feste natalizie ormai imminenti, Cristian ci tenne a fare un commento sul mio seno: “lo ricordavo più piccolo sai Francesca?”.
Io mi guardai i seni abbassando lo sguardo, “è sempre lo stesso Cri, forse sono passati troppi mesi dall’ultima volta che l’hai visto”, dissi.
“E’ proprio bello, con tutto il rispetto per te Samuele”, disse “non credi anche tu Lara?” chiese rivolgendosi alla moglie.
“Sì. Hai il seno di una ragazzina Francy, mentre io…” si toccò la sua quarta misura facendo ballonzolare i seni, scena che Samuele si gustò con particolare attenzione.
Poi Cristian riprese a parlare: “mi piacerebbe molto…” disse poggiando i gomiti sul tavolo, “insomma, non prenderla come un’offesa Samuele, ma ho sempre immaginato come sarebbe toccarlo”.
A quelle parole sentii un crescente desiderio; fu come se il mio clitoride reagì alle sue parole e si mise sugli attenti come un soldato in occasione dell’adunata.
“Figurati, nessuna offesa, Francesca è ancora una donna piacente. In effetti, anche il seno di Lara ha il suo perché”, disse Samuele.
“Grazie” disse Lara. Poi continuò dicendo: “per me non ci sarebbero problemi nel fartelo toccare, con il permesso di Cristian e di Francesca, sia chiaro”.
A quel punto, le carte erano scoperte. Eravamo come giocatori di poker che avevano smascherato i loro punteggi.
“Dice sul serio?” chiese Samuele rivolto a me.
“Non ci sono problemi” disse Cristian, “se vuoi…”.
Samuele mi guardò come per chiedermi il permesso di agire; feci un impercettibile movimento del capo e lo guardai come per dargli il mio consenso. La situazione cominciava ad eccitarmi e sentivo la mia vagina a contatto con la sedia sempre più lubrificata. Samuele si alzò dalla sua sedia e raggiunse Lara, la quale, chiuse gli occhi quando lui si trovò in piedi al suo fianco. La mano di mio marito si posò dolcemente sul suo seno destro e cominciò a palparlo, poi passo a quello sinistro, che afferrò con l’altra mano; mentre lo facevo notavo la sua erezione che cresceva, fin quando, non diventò totale e difficilmente irreversibile. Lara girò il viso verso il suo pene, lo afferrò con la mano destra e cominciò a muoverlo poi, lentamente, schiuse le labbra e fece scomparire il suo glande nella sua bocca. Samuele gettò il capo all’indietro chiudendo gli occhi.
Rimasi impietrita, interdetta di fronte a quella scena. Mi resi conto che i nostri amici non solo erano una coppia che amava il naturismo ma, sicuramente, avevano avuto anche esperienze da scambisti. Cristian si alzò dal tavolo guardandomi, si avvicino a me e potei notare anche in lui una leggera erezione tra le sue gambe. Si avvicinò e prese a palparmi il seno, avendo ricevuto il permesso da Samuele, rappresentato dal suo pene tra le labbra di sua moglie Lara.
Sentivo la sua mano fredda a contatto con i miei capezzoli, mentre guardavo Lara che si dava da fare con il pene eretto di Samuele. Presi coraggio e imitai quello che la mia amica stava facendo al mio uomo. Afferrai il pene di Cristian con esitazione e lo portai in direzione della mia bocca; anche io feci scomparire il suo glande e, dopo pochi momenti, la sue erezione si completò del tutto tra le mie labbra. Avevamo raggiunto e superato il limite pensavo, mentre lo facevo, ma la cosa mi eccitava troppo, e poi, avevo ottenuto l’autorizzazione da parte di mio marito per sottostare a quel gioco proibito, come lui aveva ricevuto la mia, del resto. Tutti e quattro ci godemmo quel preliminare orale, prima di trasferirci in camera da letto dove, una volta che Samuele e Cristian indossarono i preservativi, demmo libero sfogo ad uno scambio di coppia in piena regola.
Sul loro letto matrimoniale dove, secondo i miei calcoli, altre coppie si erano alternate (ne ero sicura) Samuele penetrava Lara mentre Cristian violava la mia vagina che fino a quel momento era appartenuta solo a mio marito. Fu una sensazione stupenda vedere Samuele ansimare accanto a me mentre possedeva un’altra donna, una donna che stimavo e che mi era diventata ormai amica. Lanciavo dei gemiti di piacere ogni volta che Cristian si muoveva dentro di me; i nostri seni sobbalzavano ogni volta che entrambi aumentavano la forza per possederci; era tutto magico, contornato da una carica erotica e a tratti pornografica.
Il momento più eccitante fu quando Lara raggiunse l’orgasmo grazie al pene di mio marito. Fu trafitta da gemiti di piacere, le tremavano le gambe e godeva mentre guardava Cristian penetrarmi con crescente intensità. Anche io ci misi poco a raggiungere il traguardo. Quando Cristian mi prese da dietro raggiunsi un orgasmo intenso come non avevo mai provato in vita mia, mentre fissavo mio marito negli dritto negli occhi. Mi godetti un orgasmo improvviso e intenso; forse fu complice tutta la situazione, paradossale ed eccitante che avevamo messo in atto. Cristian e Samuele, alla fine, eiacularono sui nostri corpi uniti sul letto e tutti e quattro ci lasciammo andare ad una risata isterica e liberatoria, per concludere la serata sorseggiando un caffè, ancora nudi, al tavolo della loro cucina. Solo allora, ci raccontarono di come altre volte gli era capitato di effettuare scambi di coppia.
Fu una sensazione spettacolare, una cosa che in vita mia mai avrei pensato di fare; ma era successo. Le cose accadono così, all’improvviso, e a volte non c’è tempo per farsi domande, bisogna solo vivere il momento. Le cose, belle o tragiche che siano, accadono senza preavviso e bisogna cavalcare l’onda finché ci sei sopra. Me lo diceva sempre mio padre. Sono sicura che in futuro, quando la signora con la falce verrà a prenderci per portarci chissà dove, ognuno di noi sarà più deluso per le cose che non ha fatto che per quelle che ha fatto mi ripeteva sempre il mio vecchio. Nessuna frase è stata più vera pensavo quando, in treno, durante il viaggio di ritorno, io e Samuele ci guardavamo soddisfatti per quei giorni trascorsi con i nostri amici.
CAPITOLO III – La festa di compleanno
Dopo quell’esperienza con Lara e Cristian io e mio marito Samuele eravamo rimasti in contatto con i nostri nuovi amici di giochi, anche se a distanza. Facevamo lunghe telefonate e conversazioni infinite tramite la messaggistica istantanea dello smartphone, dove avevamo creato un gruppo in comune all’interno del quale ognuno di noi quattro, ogni mattino, salutava gli altri augurando loro una buona giornata lavorativa, oppure ci scambiavamo messaggi, meme simpatici a sfondo sessuale e gli auguri per il compleanno di ognuno di noi. Inizialmente, non nego che ci fu un po’ di imbarazzo, specialmente quando ricordavamo quello che era accaduto nella loro casa ma, con il tempo, scoprimmo che Lara e Cristian erano davvero delle belle persone e ci fece piacere mantenere con loro un rapporto d’amicizia.
Del resto io e mio marito Samuele parlammo molto di quello che avevamo fatto.
Avremmo anche potuto far finta di niente e gettare tutto nel dimenticatoio, ma non lo facemmo. Era stata un’esperienza intensa, un segreto che sarebbe appartenuto solo a noi due, un diversivo erotico alla nostra piatta vita sessuale che, come in un paradosso, si era ripresa in modo vigoroso, come testimoniava l’intensità ritrovata dei nostri rapporti.
Una mattina di ottobre andai a lavoro come al solito. Durante la mattinata il mio smartphone vibrò all’improvviso nella tasca della giacca. Nel gruppo che condividevamo, Cristian aveva inviato una foto del suo pene eretto. Mi eccitai ripensando a quando l’avevo avuto dentro di me quel giorno, sul letto accanto a mio marito che nel frattempo si dava da fare con Lara. Sentivo un misto di eccitazione e vergogna ricordando quei momenti e iniziai a sentire il sudore colarmi lungo la schiena. Nonostante io e Samuele avessimo deciso che non saremmo più entrati in quel mondo e che quello che avevamo fatto sarebbe rimasta per sempre una bella esperienza, l’amicizia con Lara e Cristian era un forte elemento di eccitazione per noi, e spesso fantasticavamo ricordando i momenti passati insieme. Continuavo a guardare la foto che Cristian aveva mandato e iniziai ad eccitarmi.
C’erano solo altri due colleghi presenti in ufficio quel giorno; mi defilai e andai in bagno a fare pipì. Mi sciacqui la faccia nel lavandino e l’acqua fredda sembrò aiutarmi a distogliere per un attimo dalla mia eccitazione.
Alzai la gonna e tirai giù le mutandine. La mia vagina era lubrificata e pronta per accogliere un uomo; cercai di non pensarci. Presi lo smartphone e decisi di rispondere all’interno del gruppo mentre ero seduta sul water con le mutandine alle caviglie. Misi una faccina sorridente, proprio sotto il commento di Lara che prendeva in giro il marito per la foto che aveva inviato. Poi, non so perché lo feci, ma decisi di scrivere il mio stato d’animo di quel momento. Nacque dentro di me una voglia inarrestabile di far sapere a mio marito cosa quella foto mi aveva provocato. Dopotutto, con quell’uomo ci avevo fatto sesso con il suo consenso.
Scrissi: “è sempre bello il tuo pene Cristian”, e alla frase feci seguire una faccina arrossata.
Sentii un calore che si diffondeva nella zona bassa del ventre. Ascoltai il suono della mia pipì che scendeva nel water, mentre il cellulare vibrò di nuovo. Era mio marito che aveva risposto: “Brutta sfacciata” scrisse facendo seguire la frase con delle faccine sorridenti. La risposta degli altri commensali non tardò ad arrivare, in quello che era diventato un banchetto erotico, dove ognuno di noi si stava servendo; nel giro di poco tempo doppi sensi, frecciatine e faccine sorridenti la facevano da padrone.
Cristian: ragazzi, cosa state facendo di bello? Il lavoro qui è un palla, allora ho pensato di donarvi il mio membro eretto. Ah ah ah
Lara: sei sempre il solito!
Cristian: Senti chi parla… miss santarellina!
Io: in questo momento sono seduta sul water
Cristian: bellissima informazione
Samuele: Amore, ma sei al lavoro o mi nascondi qualcosa?
Lara: buona pipì, hi hi hi
Io: Grazie, ma devo tornare al lavoro, non trattenetemi con le vostre chiacchiere eccitanti
Cristian: davvero sei seduta sul water? Scrisse come se fosse l’unica cosa di cui gli importasse.
Io: sì, certo
Cristian: quando torni alla tua scrivania non indossare le mutandine!
Io: sei matto Cristian?
Samuele: ottima idea direi
Lara: Siiii, dai, concedici questa trasgressione, sei tutti noi!
Rimasi per un attimo con il cellulare in mano, decidendo il da farsi. Erano riusciti a stuzzicare la mia fantasia erotica e sapere che anche Samuele fosse d’accordo era stimolante. Allora risposi: Ok, mi avete convinta!
Presi dei fogli di carta igienica e mi asciugai tra le gambe, poi, sempre seduta sul water, sfilai le mutandine e le misi nella tasca della giacca. Mi alzai e mi guardai allo specchio sistemandomi la gonna, cercando di darmi un contegno.
Se fossi stata attenta, nessuno avrebbe fatto caso al mio “segreto.” Tornai alla scrivania e mi sedetti. Si susseguirono altri messaggi nella chat di gruppo.
Cristian: chissà come sei bagnata. Yuumm
Samuele: sei una bellissima trasgressiva amore!
Lara: che porcellina la mia amica
Guardavo lo schermo del cellulare e sorridevo, quando improvvisamente, Paolo entrò nella mia stanza. Chiusi la conversazione scrivendo semplicemente: devo chiudere. Il capufficio mi guardò smanettare con il telefonino mi disse in tono scherzoso: “Sul luogo di lavoro niente cellulare.”
“Scusami Paolo. Era mio marito”
“Tutto bene?”
“Sì, certo.”
“Dovremmo organizzare una cena una di queste sere”, disse.
Mi stava quasi scappando da ridere se avesse saputo il tipo di cena alla quale avevamo partecipato con i nostri nuovi amici.
Paolo uscì dalla stanza e io tornai al mio lavoro. Sentivo le guance roventi e sperai che nessuno dei miei colleghi se ne accorgesse.
Infilai la mano nella tasca della giacca e toccai il tessuto setoso delle mutandine che avevo sfilato poco prima in bagno, cedendo a quell’impulso erotico. Il contatto delle mie dita con il tessuto mi ricordò che avevo avuto il coraggio di farlo davvero, non avevo sognato. Accavallai le gambe e sentii attorno a esse il mio sesso nudo avvolto in una morsa che mi provocava un turbinio di emozioni, colmo di umori e voglia.
Quella sera tornai a casa più tardi del solito; avevo avuto molto lavoro da sbrigare ed ero stanca morta. Samuele era già rientrato da oltre un’ora. Sentii l’acqua della doccia scorrere nel bagno e mi avvicinai alla porta. Bussai con le nocche: “Amore sono a casa”
“Ancora dieci minuti” disse Samuele dall’interno.
Avevo preso del pollo allo spiedo alla rosticceria all’angolo, andai in cucina e lo misi nel forno per scaldarlo. Era il preferito di Samuele. Andava matto per quella pietanza e guai a comprarlo in un posto diverso. Dopo pochi minuti uscì dal bagno con un grosso telo avvolto intorno alla vita e le ciabatte ai piedi. Mi raggiunse e si fermò davanti alla porta della cucina; aveva un altro piccolo asciugamano con il quale si asciugava i capelli.
“Allora porcellina, come è andata la giornata?”, mi chiese.
Mi girai verso di lui capendo al volo a cosa si riferisse.
“Ma poi… le hai rimesse? Ti prego dimmi di no”, disse con un sorriso ammiccante.
Non risposi alla sua domanda, misi la mano nella tasca della giacca e tirai fuori le mutandine in pizzo bianco che erano lì da quella mattina; gliele tirai e lui le afferrò al volo.
“Sei stata stupenda, lo sai?”, disse mentre si rigirava il mio indumento tra le mani.
“Lo so.”
Lasciò cadere l’asciugamano a terra e rimase nudo. Il suo pene era duro come non l’avevo mai visto. Mi prese per mano e mi portò sul divano.
Si sedette; il suo membro svettava gonfio raggiungendo quasi il suo ombelico.
“Dimmi la verità”, disse, “cosa hai pensato quando hai visto la foto di Cristian?”
“Secondo te?”, risposi mentre mi inginocchiavo tra le sue gambe.
Da quella posizione mi alzai la gonna fin sopra alle natiche, misi una mano tra le gambe e iniziai a toccarmi, mentre con l’altra afferrai il suo pene desideroso di me.
Avvolsi la bocca intorno al glande umido e iniziai a succhiare; proseguii in quella posizione per qualche minuto, mentre lui mi ripeteva di continuare. Con le dita che sprofondavano all’interno della vagina, aveva iniziato a produrre una quantità incredibile di umori. Quando venne mi inondò il viso con il suo seme caldo e denso, una cosa che non era mai capitata durante i nostri rapporti. Era la prima volta che mi concedevo in quel modo. Mi leccai le labbra raccogliendolo con la lingua, mentre lo guardavo. Samuele rimase disteso sul divano con il cuore che batteva all’impazzata. Cambiammo posizione e anche io venni dopo poco, grazie alla sua lingua.
Mangiammo insieme il pollo che avevo comprato e riscaldato a dovere, seduti al tavolo della cucina. Quella sera sembrava avere un sapore anche migliore del solito. Sapevamo entrambi che quello che era accaduto quel pomeriggio aveva dato la spinta giusta affinché ci lasciassimo andare a quello spettacolo che rasentava un film porno. Essere desiderata da un altro uomo che non fosse lui aveva aperto una breccia nella sessualità di Samuele, come una sensazione sopita da tempo che forse aveva sempre represso. Anche per me l’idea di essere desiderata, posseduta da un altro, mi provocava delle sensazioni nuove che riuscivo a cavalcare senza vergogna, ogni giorni di più.
Cristian: amici miei, vi voglio alla mia festa di compleanno
Samuele: wow, amico… tanti auguri, quest’anno sono 42 se non erro
Cristian: esatto… sto diventando vecchio
Io: che bello! Speriamo di esserci.
Cristian: dovete esserci! Altrimenti mi offendo
Lara: sarà una festa bellissimaaaaa
Io: dove si festeggia?
Lara: nella nostra casa in montagna, il prossimo week end.
Samuele: speriamo di poter essere presenti
Cristian: ti ripeto amico, se non ci sarete mi offendo. Sarà una festa a tema, hi hi hi
Io: maschi in abito nero e donne in bianco?
Lara: eh eh , sei fuori strada amica mia
Cristian: sarà una festa nudista!
Alla fine accettammo l’invito. Il week end seguente raggiungemmo il luogo in montagna dove si sarebbe tenuta la festa, una graziosa cittadina incastonata tra le colline, non lontano da dove abitavano Lara e Cristian. Arrivammo in treno e ci sistemammo in un bed & breakfast non lontano dalla casa de nostri amici.
Ci incontrammo con loro nella piazza del paese. Non ci vedevamo da mesi, durante i quali, avevamo avuto solo quelle fugaci conversazioni on line condite da frasi e foto erotiche alle quali, con il tempo, contribuimmo anche io e mio marito.
Quando mi vide, Lara mi venne in contro e mi abbracciò forte. Cristian fece lo stesso con Samuele.
“Che bello rivedervi” disse Lara. Era sincera, e altrettanto sinceramente risposi: “è bellissimo! come state ragazzi?”
“Alla grande” disse Cristian mentre stringeva la mano di Samuele. “vi piace il posto?”
“Bellissimo. una cittadina davvero graziosa”, disse Samuele.
“Mio padre mi ha lasciato in eredità una piccola casetta qui in montagna. Io e lara ci veniamo quando vogliamo rilassarci e… quando abbiamo voglia di giocare, se capite cosa intendo.”
“Ho capito, ho capito” , rispose Samuele. Ci lasciammo andare a una lunga risata e iniziammo a passeggiare.
Ci portarono a pranzo in un ristorantino rustico e ci fecero assaggiare le pietanze del posto, tutti piatti a base di carne. non sentirono ragioni quando fu il momento di pagare il conto, dicendo che eravamo loro ospiti.
Dopo pranzo andammo a prendere un caffè in un bar poco distante dal ristorante. Mentre eravamo seduti al tavolino, Cristian ci parlò della festa alla quale avremmo partecipato la sera seguente.
“E’ una festa nudista, e ci saranno anche altre coppie”, disse, “forse per voi sarà troppo ma ci tengo che veniate”
Era sincero nella voce e, lealmente, anche noi volevamo esserci per il suo compleanno. “se siamo venuti fin qui, vuol dire che ci fa piacere” disse Samuele, “quante coppie saremo?”
Intervenne Lara: “in tutto cinque. Voi e altre tre coppie di amici che frequentano spiagge nudiste come noi”
“E.. sono tutti…”, affermò Samuele quasi senza la forza di proseguire la frase, “Scambisti?”
“Alcuni si e altri no, e nessuno obbliga gli altri a fare cose che non approva, mi raccomando”, disse Cristian.
“Ci mancherebbe altro”, dissi io guardando mio marito.
“Questo riguarda anche voi naturalmente”, disse Lara facendo un sorriso.
Amavo il loro modo di aprirsi a quei giochi nel rispetto degli altri e delle loro idee. Per loro la coppia aperta, il nudismo, erano modi di vivere, ma lo facevano nel rispetto di tutti e questa cosa mi piaceva molto. forse era anche per questa fiducia che riponevamo nei loro comportamenti, che io e mio marito eravamo riusciti ad abbattere le barriere della vergogna. In altre circostanze, non credo ci saremmo riusciti.
“ho solo una domanda”, disse Samuele, “non fa troppo freddo per il nudismo?”
“la nostra casa e riscaldata a dovere, tranquillo. Nessuno si prenderà il raffreddore, se è questo che ti preoccupa” rispose Cristian ridendo.
La sera della festa io e Samuele ci preparammo nella nostra stanza in albergo. Samuele indossò un completo grigio con una camicia, io optai per un vestitino corto che lasciava poco o niente all’immaginazione. Per l’occasione indossai solo un perizoma nero in pizzo e non misi il reggiseno.
Ci stavamo preparando di fronte allo specchio, entrambi eccitati per l’ennesima esperienza che stavamo per vivere e che, ancora un volta, ci avrebbe portati fuori dalla nostra zona di confort.
La casetta dei nostri amici era davvero graziosa, una piccola villetta in legno a due piani che si sposava perfettamente con quell’ambiente di montagna. Quando arrivammo alla festa Cristian ci presentò i suoi amici. In totale eravamo dieci persone (cinque coppie), non proprio il massimo per una festa. Notai subito che si erano organizzati in maniera maniacale: nel corridoio, subito dopo l’ingresso, erano presenti dei piccoli armadietti dotati di una chiave, dove tutti lasciammo i nostri effetti personali, compresi gli smartphone.
A parte noi erano presenti altre tre coppie, tutti amici dei padroni di casa: Matteo e Flavia, entrambi biondi e sulla quarantina e non molto alti (secondo i miei calcoli, raggiungevano a stento il metro e settanta); lei era una bella ragazza, con un fisico longilineo e un bel fondoschiena, ma aveva un seno abbastanza piccolo, direi una seconda misura, che cercava di sostenere con un reggiseno a balconcino. Di tutt’altro aspetto erano Luca e Simona: lui aveva i capelli brizzolati e credo avesse superato tranquillamente i quarantacinque anni, mentre lei era una bella donna castana, ma avrà avuto non più di venticinque anni. Era la tipica maggiorata, con un seno prosperoso che, di certo, non sfuggì alla vista di Samuele. L’elenco degli invitati (se così potevano chiamarsi) si concludeva con Alessandro e Sonia, una coppia di fidanzati di circa trent’anni. Lui era il miglior amico di Cristian, come riuscii a percepire avevano frequentato l’università insieme. Sonia aveva una criniera di capelli rossi e un fisico da vera modella, plasmato da ore e ore di palestra.
Non fu di certo difficile fare amicizia. All’inizio ci fu un attimo di imbarazzo anche se io e mio marito avevamo superato il trauma del nudismo già da tempo (e credo ci fossimo spinti anche più avanti). A quanto pare Lara e Cristian sapevano scegliere bene le amicizie. Durante la serata chiacchierammo con tutti e scoprimmo molte cose delle loro vita: parlammo di lavoro e di tanto altro; se non avessimo saputo che ognuno di loro praticava il nudismo e occasionalmente lo scambio di coppia, sarebbe sembrata proprio una serata tra amici come tante altre.
Cristian non aveva mentito, il luogo era riscaldato a dovere, con i termosifoni al massimo.
Erano tutti simpatici e a modo e, devo ammetterlo, non vedevo l’ora di togliermi i vestiti di dosso. Mi sentivo a mio agio in quell’ambiente, coccolata e protetta. Anche per Samuele era lo stesso, lo vedevo rilassato e tranquillo. Si avvicinò al mio orecchio e mi sussurrò: “sei la più bella in questa stanza”; io gli sorrisi e gli diedi un bacio sulla guancia.
Fu il festeggiato a dare il via alla “festa”; si assentò per un attimo per poi tornare tutto nudo, tra le ovazioni e gli applausi dei presenti. Anche Lara fece lo stesso dopo essersi assentata per qualche minuto. Era tanto che non li vedevo svestiti e la vista del pene di Cristian non fece altro che ricordarmi quel momento di sesso che avevamo vissuto insieme. Lara era sempre bellissima, con i suoi seni sodi e la vagina depilata. Camminava a piedi nudi del tutto disinvolta e si fermava a chiacchierare con i presenti, ancora vestiti di tutto punto.
Dopo poco toccò agli invitati mettere in pratica il tema della festa. Lara e Cristian, perfettamente a loro agio con la nudità, invitarono tutti a fare lo stesso, se avessero voluto, ribadendo il concetto della libertà di azione che ognuno di noi aveva.
Solo una coppia prese l’iniziativa: Matteo e Flavia iniziarono a spogliarsi davanti a tutti, cogliendoci quasi di sorpresa. Matteo rimase nudo per primo e il mio occhio cadde inevitabilmente sul suo pene. Era flaccido ma di dimensioni notevoli. Lo guardai e mi morsi il labbro inferiore, in un gesto istintivo che non sfuggì alla vista di Samuele. Flavia era anche lei bella; il suo seno, nonostante non fosse enorme, era sodo e con i capezzoli piccoli e rosa.
Dopo poco anche le altre due coppie presero a denudarsi e, nel giro di cinque minuti, furono tutti nudi tranne me e Samuele, come due novellini alle prime armi. Non so perché aspettammo per spogliarci, forse per vergogna? O per la voglia inconscia di essere gli ultimi e avere tutti gli sguardi su di noi?
Al centro della sala era preparato un buffet colmo di ogni ben di dio. Le coppie nude si avvicinavano e si servivano da sole, colmando i piatti e prendendosi da bere.
Samuele tolse prima la giacca, poi la camicia e infine il pantalone e i boxer, sistemando tutto su una sedia nell’angolo della stanza. Aveva una vistosa erezione. Lo conoscevo abbastanza bene per sapere che quella situazione lo stava eccitando. Flavia guardò il suo pene e fece un gesto di stupore, poi fece il segno di “vittoria” con le dita rivolto a lui.
Ero rimasta l’ultima ad avere tutti i vestiti addosso. Molti mi guardavano, aspettando una mia mossa. Cristian e Lara iniziarono a battere le mani a tempo, tutti gli altri si unirono a loro. Mi venne quasi da ridere, ripensando al giorno precedente, dove avevo detto al mio capo che sarei andata in montagna per un week end tra amici.
Mi sentivo come una scimmietta ammaestrata al centro del loro divertimento. Ma l’atmosfera era divenuta talmente distesa che non mi tirai indietro. Mi alzai il vestito fino alle natiche e mi sfilai il perizoma in un gesto che molti reputarono erotico. Un vociare indistinto si sollevò dalla stanza e tutti avevano occhi solo per me, seguendo i miei movimenti. Abbassai le spalline del vestito e lo sfilai facendomelo scivolare lungo il corpo fino alle caviglie (ci vollero meno di trenta secondi), e rimasi anche io nuda. Le mani che battevano il tempo si trasformarono in un applauso scrosciante. Allora feci un inchino e sorrisi. Anche io avevo depilato la vagina per l’occasione e mi resi conto che non avevo nulla da invidiare alle altre donne presenti.
I loro uomini non erano immuni al mio fascino e si notava parecchio.
Lara si avvicinò a me. Stringeva in mano un bicchiere di champagne; mi abbracciò e sentii i suoi seni premere contro il mio fianco. “E’ sempre bellissima la mia amica”, disse.
Cristian si avvicinò a noi, il pene gli penzolava tra le gambe del tutto scappellato. Diede un bacio alla moglie e mi guardò; poi si rivolse di nuovo a lei: “sono d’accordo con te”, disse.
La festa proseguì senza alcun imbarazzo. Cristian accese il camino, il cui calore si unì a quello dei termosifoni, scaldando i nostri corpi nudi; tutti mangiammo dal buffet, con un sottofondo di musica country che proveniva dall’impianto stereo posizionato in un angolo della stanza. Non notai erezioni negli uomini, a parte in mio marito. La vista di quelle belle donne, uniti agli sguardi degli altri su di me, avevano provocato una tensione evidente alle sue zone basse che ormai non riusciva più a nascondere.
Quando venne la mezzanotte Cristian soffio via il fumo delle candeline posizionate su di una grossa torta alla panna, evidentemente preparata da Lara. Tutti ci avvicinammo a lui e suggellammo il momento con un selfie. L’unico problema di quella foto era che non avrei mai potuto farla vedere a nessuno e sperai in cuor mio che anche loro avrebbero fatto lo stesso.
Ma sapevo di potermi fidare. Ognuno di loro conosceva il funzionamento di quei giochi e di come, se fossero venuti fuori sarebbero stati il motivo di un ricatto da parte di una società ingiusta e ipocrita. Avevano solo voglia di trasgredire e condividere insieme il nudismo, o naturismo che dir si voglia, tra persone adulte e consenzienti.
Mangiammo la torta e devo dire che era molto buona, Lara era una cuoca eccellente, come ripeteva sempre suo marito.
Quando finimmo di mangiare la torta, il festeggiato propose un gioco, che presentò come il momento clou della serata. Ci sistemammo tutti in terra seduti a cerchio su una grossa coperta, ognuno con le gambe incrociate. Di fronte a me e Samuele c’erano Matteo e Flavia, con la quale avevo parlato parecchio durante la serata (mi disse che lei e il marito erano proprietari di un grande negozio di ferramenta nei pressi di Torino) e che avevano conosciuto Lara e Cristian su una spiaggia nudista della Costa Azzurra ed erano subito diventati amici (la cosa non mi era difficile da credere). Seduti in quella posizione la vagina di lei, totalmente depilata, era leggermente aperta, dettaglio che non sfuggì a Samuele. Le guardava tra le gambe apprezzando le differenti tonalità di rosa e quasi non riusciva a toglierle gli occhi di dosso.
Cristian e Lara si accomodarono accanto a noi, lui aveva in mano una bottiglia di champagne vuota; credo fosse Dom Perignon, ma non ricordo con esattezza. La fece ruotare e, dopo alcuni secondi, la bottiglia si fermò a indicare Luca. Il ragazzo alzò la mano e disse: “Presente”; tutti sorrisero. Cristian gli porse una domanda: “Cosa scegli?”
“Un bacio sulle labbra”, disse lui.
Cristian fece roteare ancora la bottiglia, che questa volta si fermò ad indicare Sonia. Tutti inziarono a battere le mani; Sonia si alzò, “scusa amore, ma mi tocca”, disse al fidanzato.
Si avvicinò a Luca e gli diede un profondo bacio, inserendogli la lingua in bocca. Tutti applaudirono.
Quando la donna tornò al suo posto, accanto al suo uomo, Cristian fece roteare di nuovo la bottiglia, la quale, si fermò a indicare Samuele; mio marito alzò la mano e disse: “Presente”.
“Cosa scegli?” gli chiese Cristian. Samuele mi guardò e io gli feci un cenno di approvazione.
“Che ne dite di una bella toccatina ai seni?”
“Perfetto” affermò Cristian e fece roteare di nuovo la bottiglia che concluse il suo giro a indicare Matteo.
“Scusate ma passo”, disse Samuele, tra le risate generali.
La bottiglia di champagne roteò di nuovo e, caso volle, che si fermasse indicano me. Guardai Samuele, poi tutti gli altri. Alzai la mano: “presente”, dissi.
Cristian mi guardò. “Cosa scegli?”
“Posso ipotizzare anche uno scenario al femminile?”
Samuele mi fissò per un attimo, poi guardò gli altri. Flavia, Simona, Sonia e Lara fecero un cenno di approvazione.
“Allora”, dissi, “Se becco un uomo…”, misi la mano sotto al mento come per concentrarmi a pensare. Tutti sembravano pendere dalle mie labbra; “Se becco un uomo”, ripetei, “una toccatina veloce dove non batte il sole, se becco una donna…”
“… una leccatina ai capezzoli”, disse Lara, senza darmi il tempo di concludere la frase.
“Vada per la leccatina. Per dieci secondi”, dissi.
Cristian fece roteare la bottiglia, impaziente di sapere cosa sarebbe successo. Lara incrociò le dita e mi rivolse uno sguardo complice. La bottiglia si fermò a indicare Flavia. Tutti applaudirono, alcuni di gioia, altri di nervosismo perché la forza di gravità non aveva scelto loro.
Mi avvicinai a Flavia camminando carponi per raggiungerla. Tutti ci guardavano.
La donna si sistemo i capelli dietro le orecchie e spinse il petto in fuori. Il suoi seni erano molto sodi, merito anche della loro misura non proprio notevole. Mi avvicinai con il viso al suo seno destro e iniziai a leccare il capezzolo rosa mentre dirigevo il mio sguardo verso Samuele. La leccai per circa dieci secondi, durante i quali la stanza sprofondò in un silenzio di tomba. Sentivo il suo capezzolo diventare turgido a contatto con la mia lingua, una sensazione che non avevo mai provato prima, non avendo mai avuto esperienze con una donna.
Scaduto il tempo concordato, alcuni si lasciarono andare ad un timido applauso. Tornai al mio posto e diedi un bacio sulla guancia rossa di Samuele che sembrava fiero di me. La sua erezione era al massimo, proprio come quella di Matteo, Luca e Alessandro. Seduti con le gambe incrociate non riuscivano a nascondere che era bastato quel mio gesto per far aumentare la temperatura dell’ambiente (semmai ce ne fosse stato bisogno).
“Bene. Direi di passare a cose un pochino più spinte, se siete tutti d’accordo.” disse Cristian.
Prese la bottiglia e la fece roteare. Si fermò su Luca che alzò la mano e disse: “presente”.
“Cosa scegli?” domanda di rito.
“Vediamo.”, disse, “se pesco un uomo… andate a cagare!”; una risata generale si alzò nella stanza. “Se esce una donna”, disse guardandomi, “che ne dite di una masturbazione completa?”
“con scambio di partner?”, chiese Cristian.
“Ok, va bene”
Tutte le donne presenti, me compresa, annuirono.
Cristian fece roteare la bottiglia. Non ero mai stata così fortunata al gioco come quella sera. La bottiglia completò il suo giro indicando proprio me. Tutti dissero “Oooole”
Cristian mi guardò, poi chiese il consenso a Samuele (giusto per ribadire le regole del gioco, non so perché ma lo faceva in continuazione), il quale disse, con la voce un po’ titubante:
“S-sì, non c’è problema”, totalmente preso dalla situazione.
Io e mio marito ci facemmo avanti, così come Luca e Simona, raggiungendo tutti e quattro il centro del cerchio. Luca aveva già una vistosa erezione, proprio come Samuele, che non vedeva l’ora di farsi masturbare da Simona. Aveva osservato i suoi seni per tutta la serata.
Tutti rimasero in silenzio. Il fuoco del camino scoppiettava e illuminava in parte i nostri corpi nudi. Afferrai il pene di Luca. Era duro come la pietra; quindi iniziai a muoverlo, mentre Simona prese tra le mani quello di Samuele e cominciò a fare altrettanto. I due iniziarono ad ansimare, mentre tutti gli altri si limitavano a guardarci, dandosi di tanto in tanto una carezza alle parti intime. Fu Luca il primo a raggiungere l’orgasmo (gli ci volle poco), eiaculando una copiosa quantità di sperma sulla mia mano. Samuele si gustò la scena mentre Simona continuava a muovere il suo pene duro mentre Samuele si era preso la libertà di palpare il suo grosso seno.
Quando raggiunse anche lui l’apice del piacere, lanciò un grosso schizzo di sperma che colpi i seni della ragazza, la quale, non si limitò a dire una parola. La parte finale della sua eiaculazione, invece, le impiastricciò le mani. Tutti applaudirono (coloro che non avevano le mani impegnate nella parti basse). Io e Simona sorridemmo e ci scambiammo i complimenti, come fecero Samuele e Luca, poi abbandonammo per un attimo quella simpatica riunione per andare in bagno a lavarci (ne avevamo bisogno). Se c’era una cosa che non mancava in quella casa erano i bagni. Ce n’erano due al pianterreno e uno al primo piano. Salii le scale e scelsi di usare quello del piano superiore; mi ci voleva un po’ di tempo per ritornare giù e guardare tutti in faccia dopo quello che avevo fatto.
Feci scorrere l’acqua nel lavandino. Sentivo la vagina che quasi esplodeva. Misi le mani sotto il getto d’acqua calda e lo sperma di Luca venne risucchiato via dal tubo di scarico. Mentre mi sciacquavo le mani, Lara apparve dietro di me; vidi il suo riflesso di lei nello specchio sopra il lavabo.
“Sei bellissima”, mi disse.
“Anche tu”, risposi con un sorriso.
Chiuse la porta del bagno e si avvicinò a me.
“Ti voglio bene sai?”, e mi abbracciò.
“Anche io te ne voglio. Tu e Cristian siete dei tesori. Siete riusciti a farci entrare in questo mondo nel modo più naturale possibile e devo dire che mi piace. Le cose vanno molto meglio tra noi due.”
Mi diede un bacio sulle labbra e mi accarezzò il viso. Aprì la bocca e mi leccò le labbra. Afferrò i miei seni e iniziò a stringerli.
“Lara, cosa fai?”
“Vederti fare quello che hai fatto con Flavia… sei stata stupenda.”
“Era solo un gioco”, dissi un po’ in imbarazzo, cercando di allontanarla da me senza ferire la sua sensibilità.
“Molliamo tutto e scappiamo insieme!”, disse. “Mi sono innamorata di te! Quanto cazzo ti ci vuole per capirlo?”
Rimasi in silenzio.
Da lontano sentivo le risa degli altri che si trovavano al piano inferiore, nel grande salone. Evidentemente, il gioco era ricominciato.
CAPITOLO I – Il viaggio
La vacanza che io e Samuele ci concedemmo l’avevamo sognata per molto tempo. Il sud della Francia era da sempre una delle mete che prediligevamo, ma non avevamo mai messo insieme la somma necessaria per coronare il nostro sogno. L’occasione arrivò quando mio marito scoprì tre simboli identici su un gratta e vinci, acquistato una sera di ritorno dal lavoro. Vincemmo la somma, che si sembrava astronomica, di cinquemila euro.
Con parte di quella vincita riuscimmo a sistemare alcune beghe finanziarie che da tempo ci ossessionavano, quando lo stipendio sembrava sempre non essere necessario. Con il restante decidemmo di concederci quella vacanza che avevamo sognato da tanto tempo, visto che da novelli sposi non avevamo nemmeno fatto il viaggio di nozze.
Partimmo durante il mese di luglio, perché ognuno ottenne le ferie in quel periodo.
Arrivammo sul posto e ci sistemammo in un albergo non molto lussuoso ma accogliente, per trascorrere una settimana di relax. Tutto era proprio come lo sognavamo: il mare cristallino e la cittadina tipica dove potevamo passeggiare e gustare piatti di pesce al chiaro di luna.
Una sera andammo a cena in un ristorante sul mare; il vento che proveniva dalla spiaggia pungeva la nostra pelle che era stata esposta al sole per tutto il giorno. Per l’occasione avevo indossato una minigonna nera, un maglioncino azzurro e ai piedi avevo calzato un paio di sandali con tacco dodici: l’abbigliamento preferito di mio marito. Aveva sempre avuto la fissa per l’abbigliamento sexy e, quando potevo, cercavo di assecondare le sue voglie. Voleva che la sua donna fosse sexy al punto giusto e lo eccitava che io mi vestissi come desideravo, dando sfogo alla mia femminilità.
In quello stesso ristorante conoscemmo una coppia del nord Italia che frequentava spesso quel luogo di vacanza. Erano anni che ormai trascorrevano le vacanze in quella parte della Francia.
Lara e Cristian (questi i loro nomi), una coppia sulla quarantina, ci invitarono su una spiaggia del luogo in un’insenatura caratteristica che volevano farci vedere a tutti i costi; ‘è il posto più bello dei dintorni’ disse Cristian. Accettammo l’invito e il giorno seguente li raggiungemmo con l’auto che avevamo preso a noleggio. Parcheggiammo nei pressi della piccola spiaggia, e camminammo a piedi la breve distanza che ancora ci distanziava dalla spiaggia. Il sole splendeva alto nel cielo e il caldo era insopportabile. Quando da lontano notammo Lara e Cristian, i due ci salutarono con un cenno della mano. Erano entrambi nudi e io e mio marito capimmo subito dove ci trovavamo, guardandoci intorno e scrutando gli altri bagnanti: era una spiaggia nudista.
Entrambi non eravamo mai stati su una spiaggia del genere; io indossavo un bikini di colore nero, mentre Samuele il costume nuovo che aveva acquistato appositamente per quella vacanza. Quando li raggiungemmo, l’imbarazzo era tanto che avrei voluto fuggire. Lanciai uno sguardo a mio marito e glielo comunicai con il mio sguardo. Lara e Cristian, a differenza nostra, sembravano a proprio agio in quella situazione, come del resto tutti gli altri occupanti di quella porzione di spiaggia.
Lara era una bella donna, devo ammetterlo. Il suo seno era sodo, compatto, nonostante avesse superato da poco i quarant’anni. Anche Cristian era nudo come un verme. Dovetti fare ricorso a tutto il mio self-control per evitare di abbassare gli occhi e guardare in basso.
“Finalmente. Ce l’avete fatta”, disse Lara come se nulla fosse.
Si avvicinò a me e mi strinse la mano. Samuele rimase fermo come un palo, imbarazzato di fronte a quei due semi sconosciuti che avevamo incontrato la sera prima.
“Allora? Non vi spogliate?” chiese Cristian a Samuele.
“In realtà non credevamo che…” cerco di rispondere Samuele, giustificandosi nel dire che non avevamo compreso fino in fondo che si trattasse di una spiaggia nudista. Entrambi sembravamo due liceali di fronte alla cattedra che non sapevano cosa rispondere alle domande del professore.
Fu Lara a prendere la parola: “Qui nel sud della Francia ci sono molte spiagge del genere. Non c’è nulla di male nel praticare il naturismo”.
Avevo sentito parlare del naturismo molte volte; avevo anche visto dei servizi su un canale satellitare che parlavano dell’argomento, ma non mi ero mai trovata in quella situazione.
Se l’avessimo capito, sicuramente io e mio marito non ci saremmo presentati quella mattina. Ma ormai eravamo lì e scappare sarebbe stato inopportuno. Del resto, eravamo adulti e vaccinati, come si dice.
Lara e Cristian si concedettero un tuffo, mentre io e Samuele decidevamo sul da farsi, con ancora i nostri costumi addosso. Li vedemmo entrare in acqua entrambi nudi e sembravano liberi, felici.
“Cosa intendi fare?” chiesi a Samuele quando rimanemmo soli sulla porzione di spiaggia che occupavamo con le nostre cose. Alcune persone erano distanziate di almeno cento metri, tutti nudi, a proprio agio, come se fosse una semplice domenica la mare e niente di più.
Eravamo gli unici ad indossare il costume. Dovevamo decidere se andarcene o denudarci, non c’erano altre possibilità.
“Ormai siamo qui… non ci vedrei nulla di male se…”, Samuele si bloccò a metà della frase e iniziò a calarsi il costume. Lo calò fino alle caviglie e rimase nudo. Lara e Cristian stavamo ritornando dal bagnasciuga dopo la loro nuotata. Si avvicinarono a noi correndo; il pene di Cristian ballonzolava a destra e a sinistra, così come i seni di Lara. Ora ero l’unica a indossare ancora il bikini. Avrei voluto gridare a Samuele tutta la mia costernazione; avrei preferito che lui dicesse ‘andiamo via, questo non è il posto per noi’, ma non lo fece. In fondo quelle situazione lo eccitava, lo sapevo benissimo. In effetti, guardando il suo pene, non era proprio indifferente alla situazione.
Presi coraggio, mi slacciai il reggiseno e lo tolsi, scoprendo la mia terza misura. I miei seni erano lucidi e bianchi a causa dell’esposizione al sole che avevo avuto nei giorni precedenti. Cristian mi guardava con aria indifferente, come se non mi stessi denudando di fronte a loro. Lara si asciugava i capelli con l’asciugamano in un gesto meccanico. Con un po’ di riluttanza tolsi anche le mutandine e rimasi nuda, propri come tutti loro.
“Ci voleva tanto?” disse Lara.
Cercavo di coprirmi i seni con le mani, in un goffo tentativo di ripensamento. In fin dei conti, tutti erano nudi e nessuno si preoccupava più di tanto degli altri. Era come un ritorno alle origini dell’essere umano. Del resto i vestiti erano solo una nostra invenzione per un senso del pudore che si era sviluppato nei secoli. Questi pensieri mi calmarono un po’ e con il passare dei minuti riuscii ad abituarmi a quel luogo. E poi, non stavamo mica uccidendo nessuno; stavamo solo provando delle sensazioni nuove che, certo, mai avrei pensato di provare quando chiusi la valigia per raggiungere quel posto, ma poco importava.
Io e Samuele entrammo in acqua per una nuotata. Fu una sensazione bellissima nuotare nudi nel mare a pieno contatto con la natura circostante: una sensazione di libertà che mi piacque. Del resto, eravamo lontani da casa chilometri e chilometri e sarebbe stato difficile incontrare qualche collega di lavoro o qualche amico, quindi potevo rilassarmi in totale tranquillità. Quando uscimmo dall’acqua notai che Samuele aveva una piccola erezione, forse a causa del contatto con l’acqua, chi poteva dirlo con precisione.
Mentre tornavamo dai nostri amici si avvicinò al mio orecchio e mi disse: “sei bellissima tutta nuda, al cospetto degli altri”; sapevo che quella era sempre stata una sua fantasia. Anche quando mi preparavo con cura e indossavo una minigonna o una maglia scollata si eccitava molto, figuriamoci a vedermi tutta nuda in giro su una spiaggia.
“Infatti”, dissi “ho notato che anche il tuo amichetto sta gradendo la situazione”
La sua erezione era aumentata notevolmente e quasi faceva fatica a nasconderla con la mano. Per tutti gli altri eravamo semplicemente una coppia come tutte le altre, proprio come Lara e Cristian, che avevano scelto il naturismo in un luogo di vacanza dove andava di “moda” per così dire.
I nostri limiti erano solo nei nostri cervelli, perché stavamo provando per la prima volta una trasgressione insieme.
Trascorremmo una bellissima giornata al mare, facemmo il bagno altre volte e chiacchierammo con i nostri nuovi amici, i quali, ci raccontarono come avevano iniziato a praticare il naturismo e come si erano appassionati a quel tipo di pratica. Cristian era un avvocato e Lara una ricercatrice universitaria: una coppia dalla mentalità molto aperta e anche dal punto di vista sessuale andavano molto d’accordo, come ci raccontarono. Peccato che non potevamo dire lo stesso anche noi. Limitati sempre da alcuni tabù, io e Samuele non riuscivamo a vivere la nostra sessualità fino in fondo.
Verso le sette del pomeriggio, quando il sole stava per tramontare, decidemmo di tornare in albergo. Salutammo Lara e Cristian, con la promessa che ci saremmo rivisti il giorno seguente, sempre su quella spiaggia. Tornammo alla nostra auto senza indossare i costumi, ma avvolti in degli asciugamano che ci coprivano tutto il corpo. Nel parcheggio dello stabilimento balneare era rimasta solo la nostra auto, parcheggiata in una posizione estrema dello spiazzale. Eravamo rimasti soli. Quando entrammo in auto ci liberammo dagli asciugamano e restammo nudi. Samuele aveva il pene in erezione, non l’avevo mai visto così eccitato.
“E’ stato stupendo vederti nuda a tuo agio con tante persone intorno a noi”, disse facendomi notare la sua eccitazione.
“Ho notato anche come guardavi il seno di Lara, cosa credi”, dissi in un falso cinismo.
“E’ vero…ha un bel seno. Non lo diresti mai guardandola vestita” disse ridendo.
“Credi?” risposi afferrando il suo pene con la mano sinistra.
“Cosa fai amore?”
“Lascia fare a me”
Lo vidi stringere il volante dell’auto con tutta la forza che aveva, tanto che le nocche della sua mano divennero bianche per lo sforzo. Con i finestrino abbassato diede uno sguardo intorno per assicurarsi che non ci fossero occhi indiscreti.
Iniziai a masturbarlo lentamente in quel parcheggio solitario. Nessuno ci avrebbe visto; il sole era quasi tramontato, dalla posizione in cui ci trovavamo lo vedevo lentamente tuffarsi nel mare. L’odore di salsedine che avevamo addosso si sparse in tutto l’abitacolo. Fu un momento di eccitazione e di romanticismo. Finalmente eravamo riusciti, forse grazie a Lara e Cristian, a vincere alcune delle nostre reticenze e, finalmente, ci stavamo addentrando in un terreno più congeniale a una coppia che diceva di amarsi.
“Lo sai che ti amo?” gli chiesi mentre continuavo a masturbarlo.
Abbassò di poco il sediolino dell’auto e distese la testa all’indietro godendosi quello che rappresentava forse l’apice di quella vacanza da sogno. Sotto i colpi della mia mano il suo pene durò poco ed esplose tutto il suo piacere sulle mie dita. Il suo corpo fu conquistato da spalmi involontari ed emise un gemito di piacere.
Presi un fazzoletto che avevo in borsa e mi detersi le dita, eliminando il seme che aveva eiaculato. Lo baciai sulla bocca. “Anche io ti amo” disse lui, “ti ho sempre amata”.
Gli diedi un piccolo morso sul labbro inferiore, mentre il suo pene riacquisiva la posizione di riposo.
“Allora domani ci torniamo?” gli chiesi. “Certo” disse lui. “Puoi scommetterci che ci torniamo”
CAPITOLO II – Una nuova esperienza
Quando quella vacanza si concluse, io e mio marito tornammo dalla Francia salutando il mare cristallino e la quiete di quel luogo che ci aveva donato anche una bella esperienza. Durante i giorni che restarono, eravamo tornati altre volte sulla spiaggia nudista, in compagnia di Lara e Cristian che, con il tempo, divennero i nostri amici di vacanza, con i quali, promettemmo di rivederci al più presto, magari per un week end insieme. Lara e Cristian abitavano in un piccolo paesino del nord Italia, mentre io e Samuele al centro Italia; in effetti non era impossibile trascorrere qualche altro giorno insieme, magari in futuro, visto che in fin dei conti, ci separavano solo qualche ora di treno.
Nei mesi che seguirono, tornati ormai alla vita di tutti i giorni, io e Samuele facevamo l’amore ricordavamo con eccitazione quei giorni trascorsi sulla spiaggia nudista in piena libertà, senza la costrizione dei costumi e degli indumenti. Mentre mi penetrava gli piaceva immaginarmi ancora nuda, su quella spiaggia, a mi agio con me stessa, con la mia sessualità e con gli sguardi di tutti quegli uomini addosso. Anche io mi lasciavo andare, e devo dire che la nostra vita sessuale migliorò decisamente; eravamo riusciti, grazie a quell’esperienza, a mettere un pizzico di pepe nel nostro rapporto, proprio quello che ci mancava. E poi, eravamo entrambi consenzienti, e non c’erano costrizioni di nessuna natura, da parte di entrambi. Tutto accadeva con la naturalezza di due persone che si amano, semplicemente.
Quando venne il mese di settembre, e l’autunno era quasi alle porte, ritornammo a pieno ritmo alla vita di tutti i giorni; orami i soldi di quella vincita fortunosa erano spariti, e ogni tanto mio marito acquistava un altro ‘gratta & vinci’ con la speranza, che ogni volta si rivelava infondata, di trovare di nuovo tre simboli identici e vincere una cifra magari più alta di quella prima volta, grazie alla quale, eravamo riusciti a regalarci quella vacanza nel sud della Francia. Spesso ci sentivamo con Lara e Cristian attraverso lunghe telefonate fatte, a volte, solo per salutarci e sincerarci delle nostre rispettive condizioni.
Un sera eravamo a letto e mio marito volle mostrarmi una cosa.
“Ti arrabbi se ti faccio vedere una cosa?” esordì.
Chiusi il libro che stavo leggendo (leggevo sempre qualche pagina per conciliare il sonno) e tolsi gli occhiali.
“Cosa devi farmi vedere?”, dissi io.
Prese il suo smartphone e mi mostrò una foto che gli aveva mandato quello stesso pomeriggio Cristian. Ritraeva la moglie Lara appena uscita dalla doccia, completamente nuda. Rimasi allibita, nonostante mio marito l’avesse vista più di una volta sulla spiaggia nudista. Ma quel gesto mi sembrò inopportuno, insomma, una cosa era vederla su una spiaggia dove tutti, me compresa, avevamo scelto di denudarci, e una cosa era avere una sua foto nuda sullo smartphone.
“Cosa gli è saltato in mente a Cristian!”, dissi offesa.
Mi sembrava un gesto esagerato da parte sua. Nella foto Lara sorrideva, appena uscita dalla doccia, con i seni bagnati e la vagina depilata; aveva un asciugamano stretto nella mano destra, mentre con la sinistra sembrava stesse facendo un cenno di saluto. Era completamente a suo agio, anche sapendo che il Cristian la stesse fotografando e, in qualche modo, violava la sua intimità.
“Ma dai” disse Samuele “ lo sai come sono fatti loro. Vivono la loro intimità in modo spensierato”
“Anche troppo” dissi io.
“Però guarda” disse posizionando lo schermo del suo cellulare verso di me “ha un bel seno” e fece un risolino.
Lo guardai in cagnesco, ma subito mi accorsi del sorriso che aveva stampato in faccia e che testimoniava la sua ironia, anche se fuori luogo.
“devo dire che tu eri più bella tutta nuda” e con la mano mi accarezzò il viso.
“cancella quella porcheria dal tuo telefono” mi affrettai a dire, nel modo più serio che trovai. “non voglio che ti vengano in mente strane idee con quei due matti”
“ma se vai matta per Lara. Siete diventate ottime amiche. Vi sentite praticamente ogni giorno. Addirittura al mattino non vai al lavoro se prima non le hai mandato un messaggio di ‘buongiorno’. E poi, che idee potrebbero venirmi in testa, scusa?”, disse e poggiò il suo smartphone sul comodino accanto al letto.
“lo sai bene a cosa mi riferisco”, dissi io. Si rigirò su un fianco e mi guardò negli occhi. “lo sai che voglio solo te, stupida”
“Davvero?” dissi sorridendo.
“Vieni qui”, mi afferrò per le braccia e mi lanciai sul suo petto. Sentivo i battiti del suo cuore rimbombarmi nell’orecchio che avevo poggiato sul suo sterno.
“Sbaglio o sei un po’ agitato?”, gli chiesi.
“E’ lui ad essere agitato”, disse riferendosi al suo pene.
Feci scivolare la mano sotto le coperte e in effetti mi accorsi che era in erezione.
“Uhhh, il mio amichetto è sveglio anche a quest’ora”, dissi.
Mi liberai dal pigiama e restai nuda.
M’infilai sotto le coperte e glielo tirai fuori abbassandogli il pigiama e il boxer in un unico gesto. Non ne conoscevo il motivo, forse fu a causa di quella foto che gli aveva mandato quel matto di Cristian, ma era eccitatissimo. L’idea che potesse essersi eccitato di fronte alla vista del seno di Lara non mi diede fastidio, anzi, ammetto che l’idea mi stuzzicava. Anche se fosse stato vero, anche se il suo pene era turgido grazie a quella foto, ero sempre io che potevo dargli piacere, solo io.
Strinsi il pene alla base dei testicoli e lo infilai nella mia bocca; lo succhiai finché non eiaculò.
Alla fine dissi: “non farti venire in mente strane idee, sono io l’unica che merita le tue attenzioni” “signorsì” disse lui, contento e rilassato per l’orgasmo appena raggiunto. Ci addormentammo abbracciati, sentivo le sue braccia che mi cingevano da dietro e il calore del suo corpo mi riscaldava e mi proteggeva, come il sole di inizio primavera. Non avrei saputo spiegarne il motivo, ma ero felice.
Qualche settimana dopo ci collegammo in webcam con Lara e Cristian per un’occasione particolare: era il compleanno di Lara. Quarantadue anni (portati benissimo, lo ammetto, anche se con un po’ di invidia). Quando stabilimmo il collegamento, il faccione simpatico di Cristian apparve occupando tutto lo schermo del pc. Lara era dietro di lui.
Io e Samuele improvvisammo un “tanti auguri a te” in tono stonato, e loro iniziarono a ridere a crepapelle. Si stavano preparando perché, quella sera, avrebbero festeggiato in casa dei genitori di Lara con una cena in famiglia.
“Ti stai facendo vecchia” dissi rivolta a Lara attraverso lo schermo.
Era vestita in modo informale, con un abbigliamento comodo da casa. Indossava un leggings e una maglia comoda.
“Grazie amica mia!”, disse allargando le braccia a simulare un abbraccio. Cristian ci mise al corrente del menu che avrebbero degustato durante la cena di quella sera, mostrandoci anche il vino che aveva preso per l’occasione: una bottiglia di bianco proveniente dal Piemonte, e lui e Samuele iniziarono a parlare della qualità dei vari vini italiani, come se fossero degli esperti enologi (mio marito era astemio, quindi la cosa era ancora più comica).
“Volete vedere il regalo che ho fatto a mia moglie per il suo compleanno?” disse ad un certo punto Cristian.
“Volentieri”, rispondemmo quasi in coro io e Samuele.
Lara si tolse la maglietta e abbassò il leggings mostrando il regalo del marito: un completino intimo che, probabilmente, era costato a Cristian un occhio della testa, composto da un reggiseno che strizzava il suo petto facendolo apparire ancora più sodo e tonico e un perizoma in pizzo, tutto di colore nero. Anche attraverso la webcam si notava che era di un tessuto pregiato.
Rimase così di fronte a noi, ad alta definizione, in reggiseno e perizoma, come se la cosa non la sfiorasse minimamente, io e Samuele invece provammo un leggero imbarazzo nel vederla seminuda. Cristian scherzava fingendo di palparle il seno stretto nel reggiseno nuovo. “Questo naturalmente stasera andrà via”, disse rivolgendosi al completino intimo.
Continuammo a chiacchierare del più e del meno parlando dei nostri programmi per la serata e del fatto che avrei voluto spedire un piccolo regalino a Lara, ma non avevo avuto tempo. “Figurati”, disse lei, “mi basta questa videochiamata, almeno ci vediamo. Anche noi siamo molto impegnati con il lavoro in questo periodo, quindi vi capisco”
Mentre Samuele e Cristian continuavano a parlare di vino come due somelier esperti, Lara slacciò il reggiseno liberando il suo seno. “Scusate, mi preparo per la doccia mentre voi chiacchierate. La cosa sembra andare per le lunghe”, disse rivolta a me. Tolse anche il perizoma e rimase completamente nuda di fronte alla webcam, come se nessuno stesse guardando. Per loro, che c’avevano introdotti al mondo del naturismo, forse tutto era normale, del resto molte volte, su quella spiaggia ci eravamo mostrati nudi l’un l’altro, ma la cosa aveva comunque qualcosa di strano per me, quanto meno, eccentrico. Samuele, alla vista del suo corpo nudo, deglutì a fatica e non faceva altro che fissare lo schermo godendosi in diretta la visione del seno di Lara e della sua vagina perfettamente depilata. Lara ci salutò scuotendo la mano, e i suoi seni ballonzolarono per un attimo, dicendo che sarebbe entrata nella doccia per prima perché, se avesse aspettato Cristian, avrebbero di sicuro fatto tardi. Concludemmo la videochiamata e chiudemmo il pc portatile. “simpatici, non credi?” disse Samuele con una voce ammiccante. Sapevo già a cosa si riferiva. “Simpatica, vorrai dire”, dissi accigliando gli occhi. Lui mi guardò ridendo, dicendo che molte altre volte aveva visto le grazie di Lara, quando le offriva a tutti i bagnanti su quella spiaggia francese, come anche Cristian aveva visto le sue.
Notai un rigonfiamento nei pantaloni della tuta che indossava. “Che succede, ti sei eccitato?”, gli chiesi. Samuele si passò la mano sui pantaloni, mostrandomi la sua erezione.
“Beh.. dai” disse “bisogna ammettere che la situazione era erotica. Prima ti mostra il completino che il marito le ha regalato, poi addirittura si spoglia nuda. Sono comunque un uomo, nonostante tutto?”
“nonostante tutto cosa?”
“Nonostante ami solo te”, disse lui serio.
Era la prima volta che lo sentivo pronunciare quella frase con tanto trasporto e ne fui felice. “non ci trovo nulla di male o di sbagliato in alcuni ammiccamenti erotici fatti da parte di quelli che, lo hai detto anche tu, sono diventati degli amici per noi. amici molto diversi dalla maggior parte di quelli che abbiamo, lo ammetto”
“In effetti hai ragione”, dissi io lasciandomi scivolare la questione addosso.
Quella notte facemmo l’amore, sussurrandoci parole dolci. Raggiunsi l’orgasmo tre volte e non mi ero mai sentita così appagata in vita mia.
Durante le vacanze natalizie decidemmo di andare a trovare i nostri amici. Prendemmo un treno fino a Torino e da lì un autobus che ci portò nel piccolo paese dove abitavano Lara e Cristian. Ci sistemammo nella mansarda che c’avevamo messo a disposizione, una piccola stanza con un letto padronale e un bagno annesso. Vivevano in una villetta di proprietà dei genitori di Lara, regalo di nozze di suo padre, mi raccontò Cristian. Mancavano circa dieci giorni al Natale e i nostri amici vollero a tutti i costi portarci in giro per i mercatini del loro paese che, in quel periodo, erano caratteristici. Gustammo i piatti tipici della cucina del luogo in un piccolo ristorantino, in un luogo dove la pace regnava incontrastata. Iniziai a pensare che il modo di vivere la sessualità e il naturismo in modo così accentuato, poteva dipendere anche da quel luogo, un posto molto diverso dal caos di una grande metropoli come quella in cui vivevamo io e Samuele. Era un pensiero stupido, forse irrazionale, ma fu la prima cosa che mi venne in mente. Vivere la vita in maniera tranquilla e in un posto che ti infonde tranquillità, forse poteva essere un elemento chiave per oltrepassare i limiti in modo del tutto naturale.
La loro casa era piena di foto delle vacanze che avevano fatto. alcune erano state scattate proprio su quella spiaggia francese dove c’avevano introdotti al naturismo; altre, invece, li ritraevano in Messico, o di fronte alla Statua della libertà. Insomma, sembrava che avessero girato il mondo e mi resi conto che il naturismo era solo una parte di loro. Erano persone molto più profonde e perbene di quello che pensai quando li conobbi in estate. Cristian era un avvocato in un importante studio di Torino, mentre Lara era una ricercatrice in campo medico; in pratica, analizzava le cellule tumorali per scoprirne i meccanismi e aiutare le case farmaceutiche a mettere a punto questa o quella terapia, cercando di trovare una soluzione al male maggiore che affligge il pianeta. Il cancro si era portata via mia madre, rubandole la possibilità di vedermi raggiungere l’altare quindi, in un certo senso, mi sentivo legata a Lara anche per il lavoro che faceva. Erano persone intelligenti e acculturate e, durante il nostro soggiorno nel loro paesino, ebbi modo di appurarlo ancora di più. Lara era anche la presidentessa di un’associazione senza scopo di lucro che si occupava delle famiglie dei malati in ospedale, dando loro assistenza psicologica e medica di cui avevano bisogno e risolvendo, per quanto potessero, i problemi legati alle terapie che dovevano affrontare, organizzando e finanziando in parte i costi che dovevano affrontare.
Di fronte a lei, devo ammetterlo, mi sentivo quasi insignificante, io che semplicemente lavoravo nel settore marketing di una piccola azienda. Durante quel weekend scoprii anche la sua immensa umiltà e la sua voglia di contribuire per cambiare le cose che non andavano, mettendocela tutta quando si trovava in laboratorio, al cospetto del cancro. Quando mi raccontò nei dettagli il suo lavoro e le attività che faceva con la sua associazione, mi sentii inadeguata per come li avevo giudicati quando li vidi per la prima volta nudi su quella spiaggia francese. È proprio vero che la prima impressione non è quella che conta e che l’abito non fa il monaco.
Il sabato sera organizzammo una cena tranquilla noi quattro in casa loro. Avevamo passeggiato tutto il giorno e una cena tranquilla era proprio quello che ci voleva. Lara preparò una bellissima tavola imbandita, aveva fatto una spesa enorme per preparare piatti tipici piemontesi. Io e Samuele, per ricambiare, facemmo una passeggiate in paese e comprammo due bottiglie del vino preferito di Cristian, quello che mio marito decantava come se fosse un grande esperto, lui che al massimo beveva la coca-cola.
Alla fine della cena, dopo aver bevuto qualche bicchiere di vino, eravamo un po’ su di giri e concludemmo il tutto con un dolce buonissimo preso nella migliore pasticceria del paese.
Alla fine della cena Cristian ci mise al corrente di come loro, a volte, praticassero il nudismo anche in casa e ci propose di denudarci tutti insieme.
“Sì, dai”, disse Lara entusiasta, “sarà come essere di nuovo su quella spiaggia tutti e quattro. “Mica avete vergogna?”.
Io e Samuele ci guardammo perplessi, del resto tutto non sarebbe stato diverso da quelle giornate spensierate in spiaggia, con l’unica differenza che non ci sarebbero stati il mare e il sole cocente. Forse, complici i calici di vino che avevamo bevuto, accettammo. Lara e Cristian furono i primi a mettersi nudi. Io e mio marito li guardavamo mentre si spogliavano; erano mesi che non vedevo i loro corpi e mi resi conto di come entrambi fossero dimagriti. Rimasero nudi e si sedettero di nuovo al tavolo. Venne quindi il turno di Samuele che slacciò il jeans e tolse la camicia, poi abbassò gli slip rivelando il suo pene, in parte eretto. Lara si apprestò ad aumentare la potenza del calorifero per permetterci di riscaldarci al meglio. “Così staremo al caldo, senza la possibilità di beccarci un malanno”, disse. Lo fece piegandosi in avanti per raggiungere il termostato, mettendo così in risalto la sua vagina che venne evidenziata tra le sue gambe quando si piegò in avanti al cospetto di Samuele, il quale, in un gesto quasi meccanico, andò ad accarezzarsi il pene mezzo eretto mentre la guardava. Cristian si accorse di quel suo gesto e inclinò le labbra in un leggero sorriso.
In quel momento provai una crescente eccitazione che potevo leggere benissimo anche negli occhi di mio marito. Era una situazione totalmente diversa dal nudismo che avevamo praticato in spiaggia, dove tutti erano al mare per prendere il sole e fare una nuotata e noi ci eravamo spinti oltre le nostre reticenze. Ora eravamo solo noi quattro, chiusi nella casa dei nostri amici e la cosa era, almeno, insolita. Ma il naturismo equivaleva a libertà, come ci avevano insegnato Lara e Cristian, e non ci trovai nulla di male, eravamo tutti adulti e consenzienti.
Iniziai a spogliarmi. Tolsi le scarpe e sfilai la gonna, poi tolsi la camicetta che indossavo e rimasi solo con i collant neri velati e gli indumenti intimi. Sfilai i collant con dei movimenti goffi, mentre tutti loro mi guardavano divertiti, tolsi il reggiseno e le mutandine e restai nuda anche io di fronte alla coppia di nostri amici e a mio marito. Il pavimento era coperto dai nostri vestiti, ammucchiati da un lato e dall’altro, a seconda della posizione di dove, ognuno di noi, si era spogliato. Ci accomodammo di nuovo al tavolo, seduti alle nostre sedie. Sentivo le natiche a contatto con il freddo della sedia di legno sulla quale ero seduta e sentivo la vagina inumidirsi per quella situazione erotica che avevo immaginato molte volte di ritorno da quel viaggio in Francia. Avevo confessato più volte a Samuele di come stare totalmente nuda al cospetto di altre persone era una pratica che mi eccitava; forse anche per questo aveva accettato, per vedere la mia reazione in quella situazione.
Mentre stavamo chiacchierando della cena e delle feste natalizie ormai imminenti, Cristian ci tenne a fare un commento sul mio seno: “lo ricordavo più piccolo sai Francesca?”.
Io mi guardai i seni abbassando lo sguardo, “è sempre lo stesso Cri, forse sono passati troppi mesi dall’ultima volta che l’hai visto”, dissi.
“E’ proprio bello, con tutto il rispetto per te Samuele”, disse “non credi anche tu Lara?” chiese rivolgendosi alla moglie.
“Sì. Hai il seno di una ragazzina Francy, mentre io…” si toccò la sua quarta misura facendo ballonzolare i seni, scena che Samuele si gustò con particolare attenzione.
Poi Cristian riprese a parlare: “mi piacerebbe molto…” disse poggiando i gomiti sul tavolo, “insomma, non prenderla come un’offesa Samuele, ma ho sempre immaginato come sarebbe toccarlo”.
A quelle parole sentii un crescente desiderio; fu come se il mio clitoride reagì alle sue parole e si mise sugli attenti come un soldato in occasione dell’adunata.
“Figurati, nessuna offesa, Francesca è ancora una donna piacente. In effetti, anche il seno di Lara ha il suo perché”, disse Samuele.
“Grazie” disse Lara. Poi continuò dicendo: “per me non ci sarebbero problemi nel fartelo toccare, con il permesso di Cristian e di Francesca, sia chiaro”.
A quel punto, le carte erano scoperte. Eravamo come giocatori di poker che avevano smascherato i loro punteggi.
“Dice sul serio?” chiese Samuele rivolto a me.
“Non ci sono problemi” disse Cristian, “se vuoi…”.
Samuele mi guardò come per chiedermi il permesso di agire; feci un impercettibile movimento del capo e lo guardai come per dargli il mio consenso. La situazione cominciava ad eccitarmi e sentivo la mia vagina a contatto con la sedia sempre più lubrificata. Samuele si alzò dalla sua sedia e raggiunse Lara, la quale, chiuse gli occhi quando lui si trovò in piedi al suo fianco. La mano di mio marito si posò dolcemente sul suo seno destro e cominciò a palparlo, poi passo a quello sinistro, che afferrò con l’altra mano; mentre lo facevo notavo la sua erezione che cresceva, fin quando, non diventò totale e difficilmente irreversibile. Lara girò il viso verso il suo pene, lo afferrò con la mano destra e cominciò a muoverlo poi, lentamente, schiuse le labbra e fece scomparire il suo glande nella sua bocca. Samuele gettò il capo all’indietro chiudendo gli occhi.
Rimasi impietrita, interdetta di fronte a quella scena. Mi resi conto che i nostri amici non solo erano una coppia che amava il naturismo ma, sicuramente, avevano avuto anche esperienze da scambisti. Cristian si alzò dal tavolo guardandomi, si avvicino a me e potei notare anche in lui una leggera erezione tra le sue gambe. Si avvicinò e prese a palparmi il seno, avendo ricevuto il permesso da Samuele, rappresentato dal suo pene tra le labbra di sua moglie Lara.
Sentivo la sua mano fredda a contatto con i miei capezzoli, mentre guardavo Lara che si dava da fare con il pene eretto di Samuele. Presi coraggio e imitai quello che la mia amica stava facendo al mio uomo. Afferrai il pene di Cristian con esitazione e lo portai in direzione della mia bocca; anche io feci scomparire il suo glande e, dopo pochi momenti, la sue erezione si completò del tutto tra le mie labbra. Avevamo raggiunto e superato il limite pensavo, mentre lo facevo, ma la cosa mi eccitava troppo, e poi, avevo ottenuto l’autorizzazione da parte di mio marito per sottostare a quel gioco proibito, come lui aveva ricevuto la mia, del resto. Tutti e quattro ci godemmo quel preliminare orale, prima di trasferirci in camera da letto dove, una volta che Samuele e Cristian indossarono i preservativi, demmo libero sfogo ad uno scambio di coppia in piena regola.
Sul loro letto matrimoniale dove, secondo i miei calcoli, altre coppie si erano alternate (ne ero sicura) Samuele penetrava Lara mentre Cristian violava la mia vagina che fino a quel momento era appartenuta solo a mio marito. Fu una sensazione stupenda vedere Samuele ansimare accanto a me mentre possedeva un’altra donna, una donna che stimavo e che mi era diventata ormai amica. Lanciavo dei gemiti di piacere ogni volta che Cristian si muoveva dentro di me; i nostri seni sobbalzavano ogni volta che entrambi aumentavano la forza per possederci; era tutto magico, contornato da una carica erotica e a tratti pornografica.
Il momento più eccitante fu quando Lara raggiunse l’orgasmo grazie al pene di mio marito. Fu trafitta da gemiti di piacere, le tremavano le gambe e godeva mentre guardava Cristian penetrarmi con crescente intensità. Anche io ci misi poco a raggiungere il traguardo. Quando Cristian mi prese da dietro raggiunsi un orgasmo intenso come non avevo mai provato in vita mia, mentre fissavo mio marito negli dritto negli occhi. Mi godetti un orgasmo improvviso e intenso; forse fu complice tutta la situazione, paradossale ed eccitante che avevamo messo in atto. Cristian e Samuele, alla fine, eiacularono sui nostri corpi uniti sul letto e tutti e quattro ci lasciammo andare ad una risata isterica e liberatoria, per concludere la serata sorseggiando un caffè, ancora nudi, al tavolo della loro cucina. Solo allora, ci raccontarono di come altre volte gli era capitato di effettuare scambi di coppia.
Fu una sensazione spettacolare, una cosa che in vita mia mai avrei pensato di fare; ma era successo. Le cose accadono così, all’improvviso, e a volte non c’è tempo per farsi domande, bisogna solo vivere il momento. Le cose, belle o tragiche che siano, accadono senza preavviso e bisogna cavalcare l’onda finché ci sei sopra. Me lo diceva sempre mio padre. Sono sicura che in futuro, quando la signora con la falce verrà a prenderci per portarci chissà dove, ognuno di noi sarà più deluso per le cose che non ha fatto che per quelle che ha fatto mi ripeteva sempre il mio vecchio. Nessuna frase è stata più vera pensavo quando, in treno, durante il viaggio di ritorno, io e Samuele ci guardavamo soddisfatti per quei giorni trascorsi con i nostri amici.
CAPITOLO III – La festa di compleanno
Dopo quell’esperienza con Lara e Cristian io e mio marito Samuele eravamo rimasti in contatto con i nostri nuovi amici di giochi, anche se a distanza. Facevamo lunghe telefonate e conversazioni infinite tramite la messaggistica istantanea dello smartphone, dove avevamo creato un gruppo in comune all’interno del quale ognuno di noi quattro, ogni mattino, salutava gli altri augurando loro una buona giornata lavorativa, oppure ci scambiavamo messaggi, meme simpatici a sfondo sessuale e gli auguri per il compleanno di ognuno di noi. Inizialmente, non nego che ci fu un po’ di imbarazzo, specialmente quando ricordavamo quello che era accaduto nella loro casa ma, con il tempo, scoprimmo che Lara e Cristian erano davvero delle belle persone e ci fece piacere mantenere con loro un rapporto d’amicizia.
Del resto io e mio marito Samuele parlammo molto di quello che avevamo fatto.
Avremmo anche potuto far finta di niente e gettare tutto nel dimenticatoio, ma non lo facemmo. Era stata un’esperienza intensa, un segreto che sarebbe appartenuto solo a noi due, un diversivo erotico alla nostra piatta vita sessuale che, come in un paradosso, si era ripresa in modo vigoroso, come testimoniava l’intensità ritrovata dei nostri rapporti.
Una mattina di ottobre andai a lavoro come al solito. Durante la mattinata il mio smartphone vibrò all’improvviso nella tasca della giacca. Nel gruppo che condividevamo, Cristian aveva inviato una foto del suo pene eretto. Mi eccitai ripensando a quando l’avevo avuto dentro di me quel giorno, sul letto accanto a mio marito che nel frattempo si dava da fare con Lara. Sentivo un misto di eccitazione e vergogna ricordando quei momenti e iniziai a sentire il sudore colarmi lungo la schiena. Nonostante io e Samuele avessimo deciso che non saremmo più entrati in quel mondo e che quello che avevamo fatto sarebbe rimasta per sempre una bella esperienza, l’amicizia con Lara e Cristian era un forte elemento di eccitazione per noi, e spesso fantasticavamo ricordando i momenti passati insieme. Continuavo a guardare la foto che Cristian aveva mandato e iniziai ad eccitarmi.
C’erano solo altri due colleghi presenti in ufficio quel giorno; mi defilai e andai in bagno a fare pipì. Mi sciacqui la faccia nel lavandino e l’acqua fredda sembrò aiutarmi a distogliere per un attimo dalla mia eccitazione.
Alzai la gonna e tirai giù le mutandine. La mia vagina era lubrificata e pronta per accogliere un uomo; cercai di non pensarci. Presi lo smartphone e decisi di rispondere all’interno del gruppo mentre ero seduta sul water con le mutandine alle caviglie. Misi una faccina sorridente, proprio sotto il commento di Lara che prendeva in giro il marito per la foto che aveva inviato. Poi, non so perché lo feci, ma decisi di scrivere il mio stato d’animo di quel momento. Nacque dentro di me una voglia inarrestabile di far sapere a mio marito cosa quella foto mi aveva provocato. Dopotutto, con quell’uomo ci avevo fatto sesso con il suo consenso.
Scrissi: “è sempre bello il tuo pene Cristian”, e alla frase feci seguire una faccina arrossata.
Sentii un calore che si diffondeva nella zona bassa del ventre. Ascoltai il suono della mia pipì che scendeva nel water, mentre il cellulare vibrò di nuovo. Era mio marito che aveva risposto: “Brutta sfacciata” scrisse facendo seguire la frase con delle faccine sorridenti. La risposta degli altri commensali non tardò ad arrivare, in quello che era diventato un banchetto erotico, dove ognuno di noi si stava servendo; nel giro di poco tempo doppi sensi, frecciatine e faccine sorridenti la facevano da padrone.
Cristian: ragazzi, cosa state facendo di bello? Il lavoro qui è un palla, allora ho pensato di donarvi il mio membro eretto. Ah ah ah
Lara: sei sempre il solito!
Cristian: Senti chi parla… miss santarellina!
Io: in questo momento sono seduta sul water
Cristian: bellissima informazione
Samuele: Amore, ma sei al lavoro o mi nascondi qualcosa?
Lara: buona pipì, hi hi hi
Io: Grazie, ma devo tornare al lavoro, non trattenetemi con le vostre chiacchiere eccitanti
Cristian: davvero sei seduta sul water? Scrisse come se fosse l’unica cosa di cui gli importasse.
Io: sì, certo
Cristian: quando torni alla tua scrivania non indossare le mutandine!
Io: sei matto Cristian?
Samuele: ottima idea direi
Lara: Siiii, dai, concedici questa trasgressione, sei tutti noi!
Rimasi per un attimo con il cellulare in mano, decidendo il da farsi. Erano riusciti a stuzzicare la mia fantasia erotica e sapere che anche Samuele fosse d’accordo era stimolante. Allora risposi: Ok, mi avete convinta!
Presi dei fogli di carta igienica e mi asciugai tra le gambe, poi, sempre seduta sul water, sfilai le mutandine e le misi nella tasca della giacca. Mi alzai e mi guardai allo specchio sistemandomi la gonna, cercando di darmi un contegno.
Se fossi stata attenta, nessuno avrebbe fatto caso al mio “segreto.” Tornai alla scrivania e mi sedetti. Si susseguirono altri messaggi nella chat di gruppo.
Cristian: chissà come sei bagnata. Yuumm
Samuele: sei una bellissima trasgressiva amore!
Lara: che porcellina la mia amica
Guardavo lo schermo del cellulare e sorridevo, quando improvvisamente, Paolo entrò nella mia stanza. Chiusi la conversazione scrivendo semplicemente: devo chiudere. Il capufficio mi guardò smanettare con il telefonino mi disse in tono scherzoso: “Sul luogo di lavoro niente cellulare.”
“Scusami Paolo. Era mio marito”
“Tutto bene?”
“Sì, certo.”
“Dovremmo organizzare una cena una di queste sere”, disse.
Mi stava quasi scappando da ridere se avesse saputo il tipo di cena alla quale avevamo partecipato con i nostri nuovi amici.
Paolo uscì dalla stanza e io tornai al mio lavoro. Sentivo le guance roventi e sperai che nessuno dei miei colleghi se ne accorgesse.
Infilai la mano nella tasca della giacca e toccai il tessuto setoso delle mutandine che avevo sfilato poco prima in bagno, cedendo a quell’impulso erotico. Il contatto delle mie dita con il tessuto mi ricordò che avevo avuto il coraggio di farlo davvero, non avevo sognato. Accavallai le gambe e sentii attorno a esse il mio sesso nudo avvolto in una morsa che mi provocava un turbinio di emozioni, colmo di umori e voglia.
Quella sera tornai a casa più tardi del solito; avevo avuto molto lavoro da sbrigare ed ero stanca morta. Samuele era già rientrato da oltre un’ora. Sentii l’acqua della doccia scorrere nel bagno e mi avvicinai alla porta. Bussai con le nocche: “Amore sono a casa”
“Ancora dieci minuti” disse Samuele dall’interno.
Avevo preso del pollo allo spiedo alla rosticceria all’angolo, andai in cucina e lo misi nel forno per scaldarlo. Era il preferito di Samuele. Andava matto per quella pietanza e guai a comprarlo in un posto diverso. Dopo pochi minuti uscì dal bagno con un grosso telo avvolto intorno alla vita e le ciabatte ai piedi. Mi raggiunse e si fermò davanti alla porta della cucina; aveva un altro piccolo asciugamano con il quale si asciugava i capelli.
“Allora porcellina, come è andata la giornata?”, mi chiese.
Mi girai verso di lui capendo al volo a cosa si riferisse.
“Ma poi… le hai rimesse? Ti prego dimmi di no”, disse con un sorriso ammiccante.
Non risposi alla sua domanda, misi la mano nella tasca della giacca e tirai fuori le mutandine in pizzo bianco che erano lì da quella mattina; gliele tirai e lui le afferrò al volo.
“Sei stata stupenda, lo sai?”, disse mentre si rigirava il mio indumento tra le mani.
“Lo so.”
Lasciò cadere l’asciugamano a terra e rimase nudo. Il suo pene era duro come non l’avevo mai visto. Mi prese per mano e mi portò sul divano.
Si sedette; il suo membro svettava gonfio raggiungendo quasi il suo ombelico.
“Dimmi la verità”, disse, “cosa hai pensato quando hai visto la foto di Cristian?”
“Secondo te?”, risposi mentre mi inginocchiavo tra le sue gambe.
Da quella posizione mi alzai la gonna fin sopra alle natiche, misi una mano tra le gambe e iniziai a toccarmi, mentre con l’altra afferrai il suo pene desideroso di me.
Avvolsi la bocca intorno al glande umido e iniziai a succhiare; proseguii in quella posizione per qualche minuto, mentre lui mi ripeteva di continuare. Con le dita che sprofondavano all’interno della vagina, aveva iniziato a produrre una quantità incredibile di umori. Quando venne mi inondò il viso con il suo seme caldo e denso, una cosa che non era mai capitata durante i nostri rapporti. Era la prima volta che mi concedevo in quel modo. Mi leccai le labbra raccogliendolo con la lingua, mentre lo guardavo. Samuele rimase disteso sul divano con il cuore che batteva all’impazzata. Cambiammo posizione e anche io venni dopo poco, grazie alla sua lingua.
Mangiammo insieme il pollo che avevo comprato e riscaldato a dovere, seduti al tavolo della cucina. Quella sera sembrava avere un sapore anche migliore del solito. Sapevamo entrambi che quello che era accaduto quel pomeriggio aveva dato la spinta giusta affinché ci lasciassimo andare a quello spettacolo che rasentava un film porno. Essere desiderata da un altro uomo che non fosse lui aveva aperto una breccia nella sessualità di Samuele, come una sensazione sopita da tempo che forse aveva sempre represso. Anche per me l’idea di essere desiderata, posseduta da un altro, mi provocava delle sensazioni nuove che riuscivo a cavalcare senza vergogna, ogni giorni di più.
Cristian: amici miei, vi voglio alla mia festa di compleanno
Samuele: wow, amico… tanti auguri, quest’anno sono 42 se non erro
Cristian: esatto… sto diventando vecchio
Io: che bello! Speriamo di esserci.
Cristian: dovete esserci! Altrimenti mi offendo
Lara: sarà una festa bellissimaaaaa
Io: dove si festeggia?
Lara: nella nostra casa in montagna, il prossimo week end.
Samuele: speriamo di poter essere presenti
Cristian: ti ripeto amico, se non ci sarete mi offendo. Sarà una festa a tema, hi hi hi
Io: maschi in abito nero e donne in bianco?
Lara: eh eh , sei fuori strada amica mia
Cristian: sarà una festa nudista!
Alla fine accettammo l’invito. Il week end seguente raggiungemmo il luogo in montagna dove si sarebbe tenuta la festa, una graziosa cittadina incastonata tra le colline, non lontano da dove abitavano Lara e Cristian. Arrivammo in treno e ci sistemammo in un bed & breakfast non lontano dalla casa de nostri amici.
Ci incontrammo con loro nella piazza del paese. Non ci vedevamo da mesi, durante i quali, avevamo avuto solo quelle fugaci conversazioni on line condite da frasi e foto erotiche alle quali, con il tempo, contribuimmo anche io e mio marito.
Quando mi vide, Lara mi venne in contro e mi abbracciò forte. Cristian fece lo stesso con Samuele.
“Che bello rivedervi” disse Lara. Era sincera, e altrettanto sinceramente risposi: “è bellissimo! come state ragazzi?”
“Alla grande” disse Cristian mentre stringeva la mano di Samuele. “vi piace il posto?”
“Bellissimo. una cittadina davvero graziosa”, disse Samuele.
“Mio padre mi ha lasciato in eredità una piccola casetta qui in montagna. Io e lara ci veniamo quando vogliamo rilassarci e… quando abbiamo voglia di giocare, se capite cosa intendo.”
“Ho capito, ho capito” , rispose Samuele. Ci lasciammo andare a una lunga risata e iniziammo a passeggiare.
Ci portarono a pranzo in un ristorantino rustico e ci fecero assaggiare le pietanze del posto, tutti piatti a base di carne. non sentirono ragioni quando fu il momento di pagare il conto, dicendo che eravamo loro ospiti.
Dopo pranzo andammo a prendere un caffè in un bar poco distante dal ristorante. Mentre eravamo seduti al tavolino, Cristian ci parlò della festa alla quale avremmo partecipato la sera seguente.
“E’ una festa nudista, e ci saranno anche altre coppie”, disse, “forse per voi sarà troppo ma ci tengo che veniate”
Era sincero nella voce e, lealmente, anche noi volevamo esserci per il suo compleanno. “se siamo venuti fin qui, vuol dire che ci fa piacere” disse Samuele, “quante coppie saremo?”
Intervenne Lara: “in tutto cinque. Voi e altre tre coppie di amici che frequentano spiagge nudiste come noi”
“E.. sono tutti…”, affermò Samuele quasi senza la forza di proseguire la frase, “Scambisti?”
“Alcuni si e altri no, e nessuno obbliga gli altri a fare cose che non approva, mi raccomando”, disse Cristian.
“Ci mancherebbe altro”, dissi io guardando mio marito.
“Questo riguarda anche voi naturalmente”, disse Lara facendo un sorriso.
Amavo il loro modo di aprirsi a quei giochi nel rispetto degli altri e delle loro idee. Per loro la coppia aperta, il nudismo, erano modi di vivere, ma lo facevano nel rispetto di tutti e questa cosa mi piaceva molto. forse era anche per questa fiducia che riponevamo nei loro comportamenti, che io e mio marito eravamo riusciti ad abbattere le barriere della vergogna. In altre circostanze, non credo ci saremmo riusciti.
“ho solo una domanda”, disse Samuele, “non fa troppo freddo per il nudismo?”
“la nostra casa e riscaldata a dovere, tranquillo. Nessuno si prenderà il raffreddore, se è questo che ti preoccupa” rispose Cristian ridendo.
La sera della festa io e Samuele ci preparammo nella nostra stanza in albergo. Samuele indossò un completo grigio con una camicia, io optai per un vestitino corto che lasciava poco o niente all’immaginazione. Per l’occasione indossai solo un perizoma nero in pizzo e non misi il reggiseno.
Ci stavamo preparando di fronte allo specchio, entrambi eccitati per l’ennesima esperienza che stavamo per vivere e che, ancora un volta, ci avrebbe portati fuori dalla nostra zona di confort.
La casetta dei nostri amici era davvero graziosa, una piccola villetta in legno a due piani che si sposava perfettamente con quell’ambiente di montagna. Quando arrivammo alla festa Cristian ci presentò i suoi amici. In totale eravamo dieci persone (cinque coppie), non proprio il massimo per una festa. Notai subito che si erano organizzati in maniera maniacale: nel corridoio, subito dopo l’ingresso, erano presenti dei piccoli armadietti dotati di una chiave, dove tutti lasciammo i nostri effetti personali, compresi gli smartphone.
A parte noi erano presenti altre tre coppie, tutti amici dei padroni di casa: Matteo e Flavia, entrambi biondi e sulla quarantina e non molto alti (secondo i miei calcoli, raggiungevano a stento il metro e settanta); lei era una bella ragazza, con un fisico longilineo e un bel fondoschiena, ma aveva un seno abbastanza piccolo, direi una seconda misura, che cercava di sostenere con un reggiseno a balconcino. Di tutt’altro aspetto erano Luca e Simona: lui aveva i capelli brizzolati e credo avesse superato tranquillamente i quarantacinque anni, mentre lei era una bella donna castana, ma avrà avuto non più di venticinque anni. Era la tipica maggiorata, con un seno prosperoso che, di certo, non sfuggì alla vista di Samuele. L’elenco degli invitati (se così potevano chiamarsi) si concludeva con Alessandro e Sonia, una coppia di fidanzati di circa trent’anni. Lui era il miglior amico di Cristian, come riuscii a percepire avevano frequentato l’università insieme. Sonia aveva una criniera di capelli rossi e un fisico da vera modella, plasmato da ore e ore di palestra.
Non fu di certo difficile fare amicizia. All’inizio ci fu un attimo di imbarazzo anche se io e mio marito avevamo superato il trauma del nudismo già da tempo (e credo ci fossimo spinti anche più avanti). A quanto pare Lara e Cristian sapevano scegliere bene le amicizie. Durante la serata chiacchierammo con tutti e scoprimmo molte cose delle loro vita: parlammo di lavoro e di tanto altro; se non avessimo saputo che ognuno di loro praticava il nudismo e occasionalmente lo scambio di coppia, sarebbe sembrata proprio una serata tra amici come tante altre.
Cristian non aveva mentito, il luogo era riscaldato a dovere, con i termosifoni al massimo.
Erano tutti simpatici e a modo e, devo ammetterlo, non vedevo l’ora di togliermi i vestiti di dosso. Mi sentivo a mio agio in quell’ambiente, coccolata e protetta. Anche per Samuele era lo stesso, lo vedevo rilassato e tranquillo. Si avvicinò al mio orecchio e mi sussurrò: “sei la più bella in questa stanza”; io gli sorrisi e gli diedi un bacio sulla guancia.
Fu il festeggiato a dare il via alla “festa”; si assentò per un attimo per poi tornare tutto nudo, tra le ovazioni e gli applausi dei presenti. Anche Lara fece lo stesso dopo essersi assentata per qualche minuto. Era tanto che non li vedevo svestiti e la vista del pene di Cristian non fece altro che ricordarmi quel momento di sesso che avevamo vissuto insieme. Lara era sempre bellissima, con i suoi seni sodi e la vagina depilata. Camminava a piedi nudi del tutto disinvolta e si fermava a chiacchierare con i presenti, ancora vestiti di tutto punto.
Dopo poco toccò agli invitati mettere in pratica il tema della festa. Lara e Cristian, perfettamente a loro agio con la nudità, invitarono tutti a fare lo stesso, se avessero voluto, ribadendo il concetto della libertà di azione che ognuno di noi aveva.
Solo una coppia prese l’iniziativa: Matteo e Flavia iniziarono a spogliarsi davanti a tutti, cogliendoci quasi di sorpresa. Matteo rimase nudo per primo e il mio occhio cadde inevitabilmente sul suo pene. Era flaccido ma di dimensioni notevoli. Lo guardai e mi morsi il labbro inferiore, in un gesto istintivo che non sfuggì alla vista di Samuele. Flavia era anche lei bella; il suo seno, nonostante non fosse enorme, era sodo e con i capezzoli piccoli e rosa.
Dopo poco anche le altre due coppie presero a denudarsi e, nel giro di cinque minuti, furono tutti nudi tranne me e Samuele, come due novellini alle prime armi. Non so perché aspettammo per spogliarci, forse per vergogna? O per la voglia inconscia di essere gli ultimi e avere tutti gli sguardi su di noi?
Al centro della sala era preparato un buffet colmo di ogni ben di dio. Le coppie nude si avvicinavano e si servivano da sole, colmando i piatti e prendendosi da bere.
Samuele tolse prima la giacca, poi la camicia e infine il pantalone e i boxer, sistemando tutto su una sedia nell’angolo della stanza. Aveva una vistosa erezione. Lo conoscevo abbastanza bene per sapere che quella situazione lo stava eccitando. Flavia guardò il suo pene e fece un gesto di stupore, poi fece il segno di “vittoria” con le dita rivolto a lui.
Ero rimasta l’ultima ad avere tutti i vestiti addosso. Molti mi guardavano, aspettando una mia mossa. Cristian e Lara iniziarono a battere le mani a tempo, tutti gli altri si unirono a loro. Mi venne quasi da ridere, ripensando al giorno precedente, dove avevo detto al mio capo che sarei andata in montagna per un week end tra amici.
Mi sentivo come una scimmietta ammaestrata al centro del loro divertimento. Ma l’atmosfera era divenuta talmente distesa che non mi tirai indietro. Mi alzai il vestito fino alle natiche e mi sfilai il perizoma in un gesto che molti reputarono erotico. Un vociare indistinto si sollevò dalla stanza e tutti avevano occhi solo per me, seguendo i miei movimenti. Abbassai le spalline del vestito e lo sfilai facendomelo scivolare lungo il corpo fino alle caviglie (ci vollero meno di trenta secondi), e rimasi anche io nuda. Le mani che battevano il tempo si trasformarono in un applauso scrosciante. Allora feci un inchino e sorrisi. Anche io avevo depilato la vagina per l’occasione e mi resi conto che non avevo nulla da invidiare alle altre donne presenti.
I loro uomini non erano immuni al mio fascino e si notava parecchio.
Lara si avvicinò a me. Stringeva in mano un bicchiere di champagne; mi abbracciò e sentii i suoi seni premere contro il mio fianco. “E’ sempre bellissima la mia amica”, disse.
Cristian si avvicinò a noi, il pene gli penzolava tra le gambe del tutto scappellato. Diede un bacio alla moglie e mi guardò; poi si rivolse di nuovo a lei: “sono d’accordo con te”, disse.
La festa proseguì senza alcun imbarazzo. Cristian accese il camino, il cui calore si unì a quello dei termosifoni, scaldando i nostri corpi nudi; tutti mangiammo dal buffet, con un sottofondo di musica country che proveniva dall’impianto stereo posizionato in un angolo della stanza. Non notai erezioni negli uomini, a parte in mio marito. La vista di quelle belle donne, uniti agli sguardi degli altri su di me, avevano provocato una tensione evidente alle sue zone basse che ormai non riusciva più a nascondere.
Quando venne la mezzanotte Cristian soffio via il fumo delle candeline posizionate su di una grossa torta alla panna, evidentemente preparata da Lara. Tutti ci avvicinammo a lui e suggellammo il momento con un selfie. L’unico problema di quella foto era che non avrei mai potuto farla vedere a nessuno e sperai in cuor mio che anche loro avrebbero fatto lo stesso.
Ma sapevo di potermi fidare. Ognuno di loro conosceva il funzionamento di quei giochi e di come, se fossero venuti fuori sarebbero stati il motivo di un ricatto da parte di una società ingiusta e ipocrita. Avevano solo voglia di trasgredire e condividere insieme il nudismo, o naturismo che dir si voglia, tra persone adulte e consenzienti.
Mangiammo la torta e devo dire che era molto buona, Lara era una cuoca eccellente, come ripeteva sempre suo marito.
Quando finimmo di mangiare la torta, il festeggiato propose un gioco, che presentò come il momento clou della serata. Ci sistemammo tutti in terra seduti a cerchio su una grossa coperta, ognuno con le gambe incrociate. Di fronte a me e Samuele c’erano Matteo e Flavia, con la quale avevo parlato parecchio durante la serata (mi disse che lei e il marito erano proprietari di un grande negozio di ferramenta nei pressi di Torino) e che avevano conosciuto Lara e Cristian su una spiaggia nudista della Costa Azzurra ed erano subito diventati amici (la cosa non mi era difficile da credere). Seduti in quella posizione la vagina di lei, totalmente depilata, era leggermente aperta, dettaglio che non sfuggì a Samuele. Le guardava tra le gambe apprezzando le differenti tonalità di rosa e quasi non riusciva a toglierle gli occhi di dosso.
Cristian e Lara si accomodarono accanto a noi, lui aveva in mano una bottiglia di champagne vuota; credo fosse Dom Perignon, ma non ricordo con esattezza. La fece ruotare e, dopo alcuni secondi, la bottiglia si fermò a indicare Luca. Il ragazzo alzò la mano e disse: “Presente”; tutti sorrisero. Cristian gli porse una domanda: “Cosa scegli?”
“Un bacio sulle labbra”, disse lui.
Cristian fece roteare ancora la bottiglia, che questa volta si fermò ad indicare Sonia. Tutti inziarono a battere le mani; Sonia si alzò, “scusa amore, ma mi tocca”, disse al fidanzato.
Si avvicinò a Luca e gli diede un profondo bacio, inserendogli la lingua in bocca. Tutti applaudirono.
Quando la donna tornò al suo posto, accanto al suo uomo, Cristian fece roteare di nuovo la bottiglia, la quale, si fermò a indicare Samuele; mio marito alzò la mano e disse: “Presente”.
“Cosa scegli?” gli chiese Cristian. Samuele mi guardò e io gli feci un cenno di approvazione.
“Che ne dite di una bella toccatina ai seni?”
“Perfetto” affermò Cristian e fece roteare di nuovo la bottiglia che concluse il suo giro a indicare Matteo.
“Scusate ma passo”, disse Samuele, tra le risate generali.
La bottiglia di champagne roteò di nuovo e, caso volle, che si fermasse indicano me. Guardai Samuele, poi tutti gli altri. Alzai la mano: “presente”, dissi.
Cristian mi guardò. “Cosa scegli?”
“Posso ipotizzare anche uno scenario al femminile?”
Samuele mi fissò per un attimo, poi guardò gli altri. Flavia, Simona, Sonia e Lara fecero un cenno di approvazione.
“Allora”, dissi, “Se becco un uomo…”, misi la mano sotto al mento come per concentrarmi a pensare. Tutti sembravano pendere dalle mie labbra; “Se becco un uomo”, ripetei, “una toccatina veloce dove non batte il sole, se becco una donna…”
“… una leccatina ai capezzoli”, disse Lara, senza darmi il tempo di concludere la frase.
“Vada per la leccatina. Per dieci secondi”, dissi.
Cristian fece roteare la bottiglia, impaziente di sapere cosa sarebbe successo. Lara incrociò le dita e mi rivolse uno sguardo complice. La bottiglia si fermò a indicare Flavia. Tutti applaudirono, alcuni di gioia, altri di nervosismo perché la forza di gravità non aveva scelto loro.
Mi avvicinai a Flavia camminando carponi per raggiungerla. Tutti ci guardavano.
La donna si sistemo i capelli dietro le orecchie e spinse il petto in fuori. Il suoi seni erano molto sodi, merito anche della loro misura non proprio notevole. Mi avvicinai con il viso al suo seno destro e iniziai a leccare il capezzolo rosa mentre dirigevo il mio sguardo verso Samuele. La leccai per circa dieci secondi, durante i quali la stanza sprofondò in un silenzio di tomba. Sentivo il suo capezzolo diventare turgido a contatto con la mia lingua, una sensazione che non avevo mai provato prima, non avendo mai avuto esperienze con una donna.
Scaduto il tempo concordato, alcuni si lasciarono andare ad un timido applauso. Tornai al mio posto e diedi un bacio sulla guancia rossa di Samuele che sembrava fiero di me. La sua erezione era al massimo, proprio come quella di Matteo, Luca e Alessandro. Seduti con le gambe incrociate non riuscivano a nascondere che era bastato quel mio gesto per far aumentare la temperatura dell’ambiente (semmai ce ne fosse stato bisogno).
“Bene. Direi di passare a cose un pochino più spinte, se siete tutti d’accordo.” disse Cristian.
Prese la bottiglia e la fece roteare. Si fermò su Luca che alzò la mano e disse: “presente”.
“Cosa scegli?” domanda di rito.
“Vediamo.”, disse, “se pesco un uomo… andate a cagare!”; una risata generale si alzò nella stanza. “Se esce una donna”, disse guardandomi, “che ne dite di una masturbazione completa?”
“con scambio di partner?”, chiese Cristian.
“Ok, va bene”
Tutte le donne presenti, me compresa, annuirono.
Cristian fece roteare la bottiglia. Non ero mai stata così fortunata al gioco come quella sera. La bottiglia completò il suo giro indicando proprio me. Tutti dissero “Oooole”
Cristian mi guardò, poi chiese il consenso a Samuele (giusto per ribadire le regole del gioco, non so perché ma lo faceva in continuazione), il quale disse, con la voce un po’ titubante:
“S-sì, non c’è problema”, totalmente preso dalla situazione.
Io e mio marito ci facemmo avanti, così come Luca e Simona, raggiungendo tutti e quattro il centro del cerchio. Luca aveva già una vistosa erezione, proprio come Samuele, che non vedeva l’ora di farsi masturbare da Simona. Aveva osservato i suoi seni per tutta la serata.
Tutti rimasero in silenzio. Il fuoco del camino scoppiettava e illuminava in parte i nostri corpi nudi. Afferrai il pene di Luca. Era duro come la pietra; quindi iniziai a muoverlo, mentre Simona prese tra le mani quello di Samuele e cominciò a fare altrettanto. I due iniziarono ad ansimare, mentre tutti gli altri si limitavano a guardarci, dandosi di tanto in tanto una carezza alle parti intime. Fu Luca il primo a raggiungere l’orgasmo (gli ci volle poco), eiaculando una copiosa quantità di sperma sulla mia mano. Samuele si gustò la scena mentre Simona continuava a muovere il suo pene duro mentre Samuele si era preso la libertà di palpare il suo grosso seno.
Quando raggiunse anche lui l’apice del piacere, lanciò un grosso schizzo di sperma che colpi i seni della ragazza, la quale, non si limitò a dire una parola. La parte finale della sua eiaculazione, invece, le impiastricciò le mani. Tutti applaudirono (coloro che non avevano le mani impegnate nella parti basse). Io e Simona sorridemmo e ci scambiammo i complimenti, come fecero Samuele e Luca, poi abbandonammo per un attimo quella simpatica riunione per andare in bagno a lavarci (ne avevamo bisogno). Se c’era una cosa che non mancava in quella casa erano i bagni. Ce n’erano due al pianterreno e uno al primo piano. Salii le scale e scelsi di usare quello del piano superiore; mi ci voleva un po’ di tempo per ritornare giù e guardare tutti in faccia dopo quello che avevo fatto.
Feci scorrere l’acqua nel lavandino. Sentivo la vagina che quasi esplodeva. Misi le mani sotto il getto d’acqua calda e lo sperma di Luca venne risucchiato via dal tubo di scarico. Mentre mi sciacquavo le mani, Lara apparve dietro di me; vidi il suo riflesso di lei nello specchio sopra il lavabo.
“Sei bellissima”, mi disse.
“Anche tu”, risposi con un sorriso.
Chiuse la porta del bagno e si avvicinò a me.
“Ti voglio bene sai?”, e mi abbracciò.
“Anche io te ne voglio. Tu e Cristian siete dei tesori. Siete riusciti a farci entrare in questo mondo nel modo più naturale possibile e devo dire che mi piace. Le cose vanno molto meglio tra noi due.”
Mi diede un bacio sulle labbra e mi accarezzò il viso. Aprì la bocca e mi leccò le labbra. Afferrò i miei seni e iniziò a stringerli.
“Lara, cosa fai?”
“Vederti fare quello che hai fatto con Flavia… sei stata stupenda.”
“Era solo un gioco”, dissi un po’ in imbarazzo, cercando di allontanarla da me senza ferire la sua sensibilità.
“Molliamo tutto e scappiamo insieme!”, disse. “Mi sono innamorata di te! Quanto cazzo ti ci vuole per capirlo?”
Rimasi in silenzio.
Da lontano sentivo le risa degli altri che si trovavano al piano inferiore, nel grande salone. Evidentemente, il gioco era ricominciato.
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