Mia esperienza 4

di
genere
bisex

(Storia vera – gli eventi sono narrati in ordine cronologico e coprono l’arco di circa un anno. Finora, questo è l’ultimo aggiornamento. Ne seguiranno altri?)
31 ottobre 2024
Era trascorso circa un mese da quell’episodio orale in casa del mio amico. Mi ero lasciato con la mia fidanzata, per eventi del tutto avulsi a questo mio racconto, e questo che sto raccontando, per la mia ex (per la quale nutrirò sempre un sincero affetto), come per il resto del mondo sono ancora del tutto segreti, e così rimarranno.
Oggi niente lavoro. Totale relax. Ieri sono uscito con amici per bere qualcosa; più che altro cercano di farmi distrarre dalla fine della mia storia d’amore, durata circa tre anni.
Tra gli amici all’interno del pub c’era anche lui: il mio amico con il quale ho condiviso la mia iniziazione alla bisessualità, vestito da troia. Solo a pensarci mi sembra assurdo, come assurdo è il piacere che ho provato in quell’occasione.
Stare insieme al mio gruppo di amici in sua presenza mi crea imbarazzo, ma anche una sana eccitazione, che mi sono ripromesso di vivere al meglio, senza farmi paranoie inutili e sensi di colpa.
Alla fine, come mi ha detto anche lui (abbiamo parlato molto dell’argomento dopo quello che era successo) “la vita è una sola e bisogna viverla al meglio”. Se si prova piacere nel fare qualcosa, perché privarsene.
Eravamo all’interno del pub; quando arrivarono le nostre birre brindammo all’amicizia del nostro gruppo storico (eravamo amici dai tempi del liceo);
tra un sorso e una patatina, il mio amico mi sussurrò all’orecchio, tra una risata e l’altra: “Mi raccomando Sonia, non bere molto, non vorrei che ti scappasse qualche battutina indiscreta”
“Sonia?”
“Sì, Sonia” disse lui. “E’ il nome che ti ho dato”
Mi sentii in imbarazzo, come se tutti gli altri attorno a quel tavolo avessero potuto capire quello che ci eravamo detti.
“Ma smettila, dai”, dissi ridendo. Lui continuò a parlarmi con la bocca accanto all’orecchio, sussurrando le parole in modo che solo io potessi sentire: “Domani puoi passare da me se vuoi…”
Mi sentii avvampare; il mio cazzo stava per mettersi sugli attenti e mi passarono davanti agli occhi le scende che avevo vissuto in casa sua. Entrambi trascorremmo il resto della serata in preda all’eccitazione, anche se non lo davamo a vedere.
Quando uscimmo dal pub era circa l’una del mattino. Dopo aver salutato gli altri amici mi diede un passaggio casa con il suo scooter, dato che era arrivato a piedi al pub. Eravamo stretti sulla sella; per me tutto era nuovo, una sperimentazione erotica che mi piaceva, ma avevo paura che lui potesse in qualche modo innamorarsi e che il nostro rapporto potesse andare oltre il semplice gioco erotico. Quei pensieri mi tormentavano, mentre il vento mi sferzava il viso.
“allora domani ci riproviamo?” mi disse mentre era attento alla strada, con le mani ben salde sul manubrio. In quel momento allentai per un attimo la presa sul suo ventre, che mi teneva saldamente ancorato al sellino dello scooter. Volevo evitare qualsiasi contatto di tipo intimo, sentimentale. Non volevo che succedesse quello di cui avevo timore.
Dovetti alzare un po' la voce per rispondergli, complice il motore dello scooter che rombava e i clacson che, anche a quell’ora di notte strombazzavano per le vie del centro della città.
“Dovrei ricomprare l’intimo. Quello che mi hai regalato l’ho dovuto gettare via. Ricordi?”
“Si, ma la parrucca e le scarpe le tengo ancora a casa mia. Compra qualcosa di carino domani e vieni a pranzo da me. Che ne dici?”
Mi sembrava una conversazione assurda quella che stavamo facendo. Stavamo organizzando un incontro intimo e lo stavamo facendo come due amici che organizzano una giornata al mare per il giorno seguente.
Quando arrivai sotto casa mia scesi dallo scooter. Ci salutammo e ci demmo appuntamento per il giorno dopo, a casa sua.
Il mattino seguente uscii di casa verso mezzogiorno. Mi portai dietro lo zaino che abitualmente portavo a lavoro. Presi la metropolitana e scesi a una fermata non lontano dal negozio dove mi rifornivo di intimo. Entrai. Ormai la vergogna di acquistare certi capi di abbigliamento era lontana. L’eccitazione della situazione aveva scacciato via non solo lei, ma anche la paura di essere visto da qualcuno. Anche se era improbabile, era sempre possibile incontrare qualcuno che conoscessi mentre facevo i miei acquisti. Scelsi due perizomi in pizzo trasparenti: uno nero e un altro rosa. Poi presi due paia di calze autoreggenti: un paio bianco ed uno nero, con la balza in pizzo molto grande. Presi una minigonna in stoffa aderente e un top con le bretelline.
Pagai alla cassa passando inosservato, misi tutto nello zaino e uscii dal negozio, diretto verso casa sua.
Era l’una del pomeriggio quando mi incamminai.
Quando arrivai da lui venne ad aprirmi solo in boxer. “Vieni, vieni, accomodati. Stavo preparandomi.” Lasciai lo zaino a terra e lo seguii lungo quel corridoio e quelle mura che poco tempo prima mi avevano visto sculettare in tacchi e intimo da troia. Lui scomparì nella stanza da letto per apparire poco dopo. Aveva messo i pantaloni di una tuta e una maglietta.
“Tutto bene?” mi chiese.
“Sì, tutto ok”, risposi.
“Hai fatto acquisti?” mi disse con un leggero sorriso. Senza rispondere gli indicai lo zaino che giaceva a terra davanti la porta d’ingresso.
“Ho preparato qualcosa da mangiare. Che ne dici di prepararti prima?”
“Vuoi che… che pranzi preparato da donna?”
“Sì. Dai, sarà divertente Sonia. Non credi?”
Sentirlo rivolgersi a me al femminile mi eccitò. Feci un cenno affermativo con la testa e recuperai il mio zaino. “Dove posso prepararmi?”
“Vai nella mia stanza. C’è anche la parrucca; le scarpe sono accanto al letto. Io ti aspetto in cucina. Finisco di preparare.”, disse e iniziò a chiudere le imposte delle finestre. Mi piaceva che volesse proteggere la nostra privacy da occhi indiscreti. C’era un altro palazzo di fronte casa sua e la possibilità che qualcuno potesse sbirciare da una finestra, anche se non era altissima, era comunque una possibilità. Meglio non rischiare quindi.
Andai nella sua camera; tirai fuori tutto dallo zaino. Mi ero depilato per l’occasione. Avevo imparato a farlo dopo che avevo visto i risultati quando indossavo l’intimo. Senza peli la sensazione delle calze e degli indumenti sul corpo era molto più piacevole, così come il risultato visivo.
Indossai le autoreggenti bianche. Era la prima volta che le mettevo e mi piacquero. Il risultato era diverso da quelle nere, ma devo dire che erano sexy. Misi il perizoma rosa e mi guardai al grande specchio che aveva in camera. Mi girai su me stessa. Stavo bene. Il perizoma delineava il mio culetto facendolo sembrare proprio quello di una donna. Manco a dirlo iniziai a sentire il cazzo che pulsava. Misi la gonna. Era una di quelle gonne elastiche che si infilavano dal basso, molto aderente. Mi calzava a pennello; senza volerlo avevo scelto la taglia adatta. Non era né troppo larga né troppo stretta, ma tratteggiava all’interno di essa il mio culo da donna. Attraverso il tessuto si poteva notare anche il perizoma e la cosa era molto eccitante. Inoltre, era abbastanza corta da scoprire la balza in pizzo delle autoreggenti. Da vera porca.
Poi indossai il top con le bretelline. Era dello stesso colore della gonna e mi donava una bella aria da troietta anche quello. Per finire misi la parrucca e indossai le scarpe con tacco.
Feci un profondo respiro e uscii dalla stanza. Percorsi il corridoio. Un bozzo duro mi gonfiava la gonna sul davanti.
Sentii dei rumori che provenivano dalla cucina. Probabilmente era lui che armeggiava con piatti e bicchieri. Quando entrai lo vidi di spalle, intento a scolare la pasta che aveva preparato. Una semplice pasta al sugo; io l’adoravo. La tavola era apparecchiata con piatti, bicchieri e posate.
Quando sentii il rumore dei tacchi sul pavimento di girò e mi guardò. “Cazzo!” esclamò. “Sei ancora più porca dell’altra volta”
Quel suo complimento ebbe il risultato di eccitarmi ancora di più, semmai ce ne fosse stato bisogno. Sentivo il perizoma inumidirsi sul davanti.
“Siediti Sonia” mi disse.
Mi accomodai sulla sedia, mentre lui preparava i piatti di pasta fumanti. Accavallai le cosce stando ben attenta a far uscire la calza autoreggenti per fargliela notare, cosa che accadde quasi subito.
Portò i piatti in tavola senza distogliere gli occhi dalle mie cosce. Ci sedemmo uno di fronte all’altro a iniziammo a mangiare, proprio come due amici che condividono un pomeriggio insieme davanti a un piatto di pasta.
“Avevo voglia di averti un pomeriggio con me in versione donna”, mi disse.
“Devo dire che anche a me faceva piacere. La volta scorsa è stato tutto molto veloce”
“Lo sai che mi hai fatto godere troppo?”
“L’avevo capito”, dissi tra un boccone e l’altro.
Finimmo di pranzare e prendemmo un caffè. Era la prima volta che facevo quelle cose vestito da donna. Tenni il cazzo duro nel perizoma per tutto il tempo. Mi piaceva che lui mi corteggiasse, che non riuscisse a togliermi gli occhi di dosso. Mi sentivo troia; avevo il potere su di lui, sul suo godimento e, se avessi voluto avrei anche potuto mandarlo in bianco.

Dopo il caffè ci trasferimmo sul divano, proprio dove l’avevo spompinato la prima volta.
“posso chiederti una cosa Sonia?”
Feci di si con la testa. Avevo le gambe accavallate e lui mi stava accarezzando una coscia.
“hai mai pensato a prenderlo dietro?”
Rimasi in silenzio. Dovevo aspettarmi quel tipo di richiesta, anche se non mi resi conto che potesse arrivare così all’improvviso.
“Sinceramente non ci ho mai pensato e non mi piace l’idea. Ho paura di sentire male. Quindi, per adesso…”
“Ok, figurati”, disse lui, “era solo per chiedere”
Stavamo parlando con estrema sincerità a la cosa mi piaceva. Era eccitante poter fare quella conversazione senza nessun tipo di limite.
“la scorsa volta, sai, quando ti ho fatto il pompino, è stato bellissimo. Hai visto anche tu quanto mi sono eccitata. Ma quell’altra cosa, mi dispiace… ma almeno per adesso”
Lui alzò le mani. “Certo, certo. Capisco. Ma figurati, era solo per chiedere. Sarebbe stato bello, dico solo questo”
“per adesso no, scusami.”
Era una cosa alla quale avevo pensato. Prenderlo dietro vestita in quel modo doveva essere eccitante, ma non me la sentivo e il minimo che potessi fare era essere sincero con lui.
Continuava ad accarezzarmi le cosce. “Se proprio bellissima”
“grazie”, dissi sistemandomi i capelli dietro le orecchie. Sentivo il cazzo che mi si era indurito, costretto all’interno del perizoma.
“Scusami un attimo. Devo andare in bagno.”
“Ti accompagno”, disse.
Ci dirigemmo verso il bagno. Avevo bisogno di fare pipì; avevo bevuto molta acqua a tavola.
Entrammo in bagno e lui mi disse. “Falla seduta”
Alzai la gonna fino alle natiche e lui vide il mio cazzo duro costretto dal perizoma. Lo tirai giù fino alle caviglie e mi sedetti sul water. Dovetti abbassare il cazzo con la mano per dirigerlo al meglio all’interno della tazza. Iniziai a pisciare. Lui mi guardava. Era eccitante farlo in quel modo mentre lui mi ammirava.
Si abbassò il pantalone della tuta portandosi dietro anche il boxer e tirò fuori il cazzo che rimbalzò duro contro il suo ventre. Io ero sempre seduta sulla tazza. Si avvicinò a me e diresse la cappella contro la mia bocca. “Succhiamelo ti prego. Non resisto più” quella sua implorazione ebbe la conseguenza di eccitarmi all’inverosimile. Mi sfilai il perizoma dalle caviglie. Afferrai il suo cazzo duro e lo presi in bocca. Il ghiaccio lo avevamo rotto da un pezzo e potevamo andare poco per il sottile. Iniziò a muovere il pacino scopandomi la bocca. Il suo cazzo entrava e usciva come se me la stesse scopando. Il mio cazzo duro e scappellato svettava dalla tazza del water.
“andiamo sul divano”, mi disse.

Ci spostammo nella grande sala e lui si sedette nudo sul divano.
“Vieni accanto a me e mettiti a pecora. Ma non togliere le scarpe.”
Mi misi a quattro zampe sul divano e alzai la gonna.
Abbassai la testa e iniziai a prenderglielo in bocca. Lo scappellavo con la bocca mentre sentivo la sua mano che si insinuava sotto la gonna. Andò a toccarmi le palle e poi scese con le dita fino al mio buchino. Iniziò ad accarezzarlo dopo essersi leccato il dito. La sensazione era spettacolare anche se non avrei mai retto a una penetrazione. Aveva delle dimensioni importanti e sono sicura mi avrebbe fatto male più che farmi godere. “Fai piano” dissi
“Non ti preoccupare. Ti accarezzo solo”
Continuai a succhiarlo. La sua cappella produceva molti umori e me li gustavo tutti. Avevo le labbra completamente lucide.
“Sono una puttana?”
“Una grande puttana. Sei la mia troia”
“Cazzo, sento che sto venendo”, dissi.
“Di già? Ma sei proprio una troia in calore allora.”
“Non dirmi così che mi fai sborrare”
“Vieni per me troietta, ti prego. Voglio vederti godere”
Avevo ancora il suo cazzo in bocca. Lo tolsi per un attimo. “Sto per godere”
“vieni troia.”
Sborrai così, mentre ero a quattro zampe con il suo cazzo in bocca. Produssi una quantità enorme di sperma che si riversò sul divano. “Scu…scusami” dissi riferendomi a quello che avevo combinato, mentre continuavo a godere. “Non ti preoccupare, puttana”, mi disse.
Continuai a succhiarlo mentre lui continuò a giocare con il mio buco. Avevo il cazzo ancora duro e sporco di sperma. “fammi venire”, mi disse.
“posso fare io?”
“certo. Tutto quello che vuoi”
Mi tolsi il cazzo dalla bocca e presi a segarlo con i piedi velati dalle calze. “voglio che mi sborri sui piedi!”
“Che puttana che sei”
Aumentai la velocità della sega fin quando si svuotò le palle sui miei piedi. La calze diventarono trasparenti quando riversò tutto il suo piacere. Rimase sfatto sul divano accarezzandomi le cosce. “Ora leccatelo”
Mi portai il piede verso la bocca e assaporai tutto il nettare che avevo sparso sui miei piedi. “Buona”, dissi guardandolo.
Ci ricomponemmo per un po' e restammo a parlare. “La prossima però la voglio in bocca” dissi.
Lui prese a toccarsi il cazzo. Aspetta che mi ridiventa duro e ti accontento.
scritto il
2024-11-11
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