La moglie del detenuto
di
gfranco
genere
tradimenti
Lei era di fatto una moglie che si poteva definire vedova bianca. Il marito non era sparito all'estero come succedeva lo scorso secolo, quando i mariti sparivano, cambiavano nome e si rifacevano una nuova vita, magari si risposavano e finivano nell'oblio. Uno zio di mio padre che era provvisoriamente andato a lavorare e poi a delinquere negli Usa, sparì per sempre e di lui non si seppe mai nulla. La madre, la moglie ed il figlio rimasero a sperare inutilmente nel suo ritorno. Il marito della Maria era invece in carcere, quindici anni da scontare ne mancavano ancora tredici. La giovane moglie, una donna mora e carina di fatto viveva come una vedova, il marito già violento di suo, la faceva controllare e gli mandava dei segnali inquietanti. Lei aveva paura. Nel quartiere, dove tutti conoscevano suo marito, era trattata da signora, ma nonostante tutto, si sentiva controllata. Il marito aveva un altro processo in corso e rischiava altri cinque anni di detenzione, calcolando il minimo della pena.
Il matrimonio era stato quasi forzato, una questione tra famiglie e lei aveva creduto di trovare l'amore e la tranquillità. La Maria aveva le sue neccessità e i suoi desideri ed ora, ancora bella e desiderabile, si trovava ad essere come una vecchia zitella, attenta ai propri contatti.
I maschi della zona, conoscendo la sua situazione e temendo delle ritorsioni, la tenevano alla larga, come una appestata, la evitavano anche se bella e desiderabile.
La Maria sognava, guardava i film d'amore, ma per lei solo solitudine, una pesante solitudine. Ora aveva solo ventisei anni, ma il tempo passava e l'infelicità era una delle componenti principali della sua vita.
Lui era giovane, appena venti anni, il figlio di una vicina di casa. Un bel ragazzo che dal proprio balcone la salutava ogni tanto. Quando non si sentiva osservata da altri, le piaceva girare in camera con il reggiseno e gli slip. Lui la spiava, dalle tende, guardava quel bellissimo corpo e poi con una mano la salutava. Ormai a lei bastava che Giacomo, il giovane, la guardasse. Una volta si era fatta vedere senza reggiseno e sicuramente quei seni belli e prorompenti erano stati mentalmente fotografati da lui. Per sbaglio si trovarono per strada e lui seguendola a due metri di distanza per non dare sospetti le diede appuntamento. A mezzogiorno, in piazza ventiquattro maggio. Lei prese una sporta, come per fare la spesa ed avere un alibi. Salì sul tram ed attenta che nessuno la seguisse percorse circa due chilometri. Scese e ad aspettarla c'era lui, Giacomo più bello che mai. Entrarono in un vicolo e si allontanarono raggiungendo una casa disabitata. Qui, ancora prima di parlarsi si abbracciarono, lui la mise su un vecchio divano abbandonato, attorno non c'era di meglio. La Maria alzò la gonna, si tolse gli slip e si fece penetrare. Quanto gli piaceva, era qualche anno che non faceva l'amore. Quel pisello la penetrava scandalosamente, poi lui le aprì la camicetta e le tette le uscirono scandalosamente fuori, grandi, belle, tenere. Due gioielli di tette. Esausta ma felice, come non lo era da tempo. Per quasi un quarto d'ora si mise a godere, le sembrava di volare e poi lui scarico tutto il suo sperma tra quelle due tette, bianche e soffici. Non contenta lo masturbò e simulando una sega tra le due poppe e si fece scaricare di nuovo, tutta quella sborra tra quei due seni.
Poi decisero di rivedersi, sempre di nascosto, ma attenti a non lasciare traccia.
Si scrivevano tramite email e sebbene la loro distanza fisica fosse di meno di trenta metri, facevano fatica a pensare ad un punto sicuro di incontro.
Una sera, in maniera furtiva, con il buio lei raggiunge l'auto del ragazzo, si allontanarono in fretta e dopo diversi chilomentri si fermarono in uno spiazzo, vicino alla caserma dei carabinieri, forse era più sicuro. Lei si fece penetrare, lui la possedette in tutte le maniera, in auto urlava dal piacere, tanto all'esterno nessuno sentiva.
Poi all'improvviso, quando erano quasi nudi, due o tre colpi di pistola. Un passante di mattina, vedendo qualcosa di strano telefonò ai vicini carabinieri. I due improvvisati amanti era stati uccisi ed in carcere il marito brindava con lo champagne. Chissà che stava festeggiando!
Il matrimonio era stato quasi forzato, una questione tra famiglie e lei aveva creduto di trovare l'amore e la tranquillità. La Maria aveva le sue neccessità e i suoi desideri ed ora, ancora bella e desiderabile, si trovava ad essere come una vecchia zitella, attenta ai propri contatti.
I maschi della zona, conoscendo la sua situazione e temendo delle ritorsioni, la tenevano alla larga, come una appestata, la evitavano anche se bella e desiderabile.
La Maria sognava, guardava i film d'amore, ma per lei solo solitudine, una pesante solitudine. Ora aveva solo ventisei anni, ma il tempo passava e l'infelicità era una delle componenti principali della sua vita.
Lui era giovane, appena venti anni, il figlio di una vicina di casa. Un bel ragazzo che dal proprio balcone la salutava ogni tanto. Quando non si sentiva osservata da altri, le piaceva girare in camera con il reggiseno e gli slip. Lui la spiava, dalle tende, guardava quel bellissimo corpo e poi con una mano la salutava. Ormai a lei bastava che Giacomo, il giovane, la guardasse. Una volta si era fatta vedere senza reggiseno e sicuramente quei seni belli e prorompenti erano stati mentalmente fotografati da lui. Per sbaglio si trovarono per strada e lui seguendola a due metri di distanza per non dare sospetti le diede appuntamento. A mezzogiorno, in piazza ventiquattro maggio. Lei prese una sporta, come per fare la spesa ed avere un alibi. Salì sul tram ed attenta che nessuno la seguisse percorse circa due chilometri. Scese e ad aspettarla c'era lui, Giacomo più bello che mai. Entrarono in un vicolo e si allontanarono raggiungendo una casa disabitata. Qui, ancora prima di parlarsi si abbracciarono, lui la mise su un vecchio divano abbandonato, attorno non c'era di meglio. La Maria alzò la gonna, si tolse gli slip e si fece penetrare. Quanto gli piaceva, era qualche anno che non faceva l'amore. Quel pisello la penetrava scandalosamente, poi lui le aprì la camicetta e le tette le uscirono scandalosamente fuori, grandi, belle, tenere. Due gioielli di tette. Esausta ma felice, come non lo era da tempo. Per quasi un quarto d'ora si mise a godere, le sembrava di volare e poi lui scarico tutto il suo sperma tra quelle due tette, bianche e soffici. Non contenta lo masturbò e simulando una sega tra le due poppe e si fece scaricare di nuovo, tutta quella sborra tra quei due seni.
Poi decisero di rivedersi, sempre di nascosto, ma attenti a non lasciare traccia.
Si scrivevano tramite email e sebbene la loro distanza fisica fosse di meno di trenta metri, facevano fatica a pensare ad un punto sicuro di incontro.
Una sera, in maniera furtiva, con il buio lei raggiunge l'auto del ragazzo, si allontanarono in fretta e dopo diversi chilomentri si fermarono in uno spiazzo, vicino alla caserma dei carabinieri, forse era più sicuro. Lei si fece penetrare, lui la possedette in tutte le maniera, in auto urlava dal piacere, tanto all'esterno nessuno sentiva.
Poi all'improvviso, quando erano quasi nudi, due o tre colpi di pistola. Un passante di mattina, vedendo qualcosa di strano telefonò ai vicini carabinieri. I due improvvisati amanti era stati uccisi ed in carcere il marito brindava con lo champagne. Chissà che stava festeggiando!
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