Regalo di compleanno

di
genere
etero

Maggio, il mese delle rose, forse il mese più bello, quando la primavera è piena e ancora ricca di promesse nell’attesa dell’esplosione estiva, del caldo via via sempre più opprimente e appiccicoso.
Oggi, domenica di metà maggio, è il compleanno di mio cognato Ruggero, i 42 anni del marito della mia sorellina e siamo tutti, come al solito, invitati nella loro villetta in campagna per un pranzo di festeggiamenti.
Antipasti misti, i soliti affettati, un cocktail di gamberi un po’ anni ’80… niente pasta che appesantisce, un girello preparato con salsa tonnata, due o tre contorni di verdure di stagione, prima di frutta e torta di compleanno.
La giornata è bellissima, tiepida, l’aria profuma di fiori, il tavolo è stato preparato in giardino all’ombra del grande glicine fiorito. E’ bello mangiare all’aperto, i bambini quasi coetanei giocano felici sul piccolo prato senza che ci sia bisogno di frequenti richiami.
Per la tavola è stato scelto un vino bianco fruttato, che riempie di gioia il palato anche se forse è di gradazione eccessiva per la stagione. Non sono abituata a bere e già mi gira un poco la testa che sento allegra e leggera.
Mi alzo quando si alza Stefania, la mia sorellina ormai quarantenne, per aiutarla a liberare il tavolo da piatti e bicchieri prima di passare a frutta e dolce. La seguo e mentre saliamo i pochi gradini della scala che dal giardino porta in casa penso che forse dovrebbe curare di più la sua linea come da anni ormai faccio io. I suoi fianchi sono abbondanti, e anche il sedere sotto la gonna è appesantito..
Appoggiamo piatti e bicchieri sul tavolo della cucina già ingombro di pentole e tegami.
“Io invece sarà meglio che cominci a riempire la lavastoviglie..” mi sorride Stefania quando le dico che devo andare a fare pipì.
La lascio alle prese con pentole, piatti e bicchieri e mi avvio verso il bagno, apro la porta e…
Una spinta violenta mi fa quasi cadere sul pavimento in ceramica.
Mi giro, pronta per una sfuriata. Ruggero. La sua mano mi tappa la bocca e con voce sommessa mi ordina di stare zitta. Poi toglie la mano, apro la bocca pronta a urlare.
Uno schiaffo in piena guancia mi fa girare il viso mentre la voce di lui, roca e severa, mi dice di nuovo di stare in silenzio.
“Sei tu il mio regalo di compleanno. Sono anni che voglio scoparti e lo sappiamo entrambi. Sei bella, non come tua sorella che pensa solo a mangiare e mette su ciccia!”
La guancia mi brucia ancora quando sento la sua mano afferrarmi una tetta e strizzarmi con forza un capezzolo. “Mi fai male, stronzo” e subito un altro schiaffo mi insegna il silenzio.
Ho paura che arrivi Stefania, uno dei bimbi, mio marito. Non so cosa fare, o forse lo so troppo bene da tempo, da quando ho visto come mi guarda Ruggero, da quando nel letto di sera mio marito si gira e si addormenta di schiena.
Lui decide per me. La mano sulla spalla mi fa inginocchiare sulla fredda ceramica azzurra.
“Sai cosa fare! Muoviti. Oggi non c’è tempo per altro. Verrà presto il giorno in cui avremo più tempo per noi” mi dice mentre allarga la mano minacciando un altro ceffone.
Sento ovattate le grida dei bimbi che giocano sul prato, la voce di mio marito che li richiama più volte.
Dalla cucina rumore di stoviglie, posate e bicchieri che Stefania sta riponendo nella lavastoviglie…
“Muoviti!!” mi ripete lo stronzo tirandomi con forza i capelli.
E’ mia quella mano dapprima esitante che abbassa la cerniera dei suoi pantaloni, è mia la mano decisa che scosta i boxer aderenti e libera il cazzo che ora si erge, duro e maestoso, davanti al mio viso, vicino alla bocca, alla punta del naso.
E’ bello, è grosso, profuma di maschio, già pronto per me.
La mano che stringe i capelli mi avvicina la bocca al glande violaceo e umido ancora semicoperto dal prepuzio. Il glande sfiora le labbra, le tocca, le forza.
“Muoviti” mi dice con voce soffocata dal desiderio.
La lingua comincia la danza sul glande scoperto, sento il suo sapore di maschio eccitato. Afferro l’asta con una mano, comincio a giocarci non credendo a quello che sto facendo.
“Lo sapevo che eri brava. Ora lo vedo e lo sento” mi dice la sua voce mentre mi scopa la bocca con forza.
Poi toglie la mano dalla mia testa, smette di tirare i capelli e lascia che da sola lo faccia godere. Le ginocchia sul pavimento mi fanno un po’ male ma è troppo eccitante sentire il suo cazzo dentro la gola, vedere le labbra che scivolano sul duro bastone di carne, guardarlo negli occhi mentre ansima per il piacere.
Lo tolgo di bocca e prendo a leccarlo, dal glande scendo lungo tutto il cazzo bagnato dalla mia saliva, giù fino ai testicoli gonfi di sperma pronto a esplodere nella mia bocca.
Mi piace leccare il suo cazzo, non pensavo a una festa di compleanno di questo tipo.
Dentro di me, come un lampo, si fa chiara l’evidenza che questo volevo da tempo, da quando il mio matrimonio si è adagiato in una stanca e ripetitiva routine, da quando ho cominciato a guardare Ruggero con occhi diversi, non da cognata affettuosa ma da femmina piena di desideri insoddisfatti.
E lui ha capito che ero pronta a capitolare, pronta a cedere alle sue voglie che sono le mie.
Sento pulsare le vene del cazzo sotto la lingua che lo accarezza, sento che tende l’addome, sento il suo respiro che si fa più frequente.
Sento la voce di mio marito che richiama i bimbi per giocare a palla.
Sento cantare Stefania in cucina mentre io riprendo a succhiare il cazzo di suo marito.
Lo masturbo con una mano mentre con l’altra scendo a giocare tra le mie cosce dischiuse. Sono bagnata dal mio piacere, inutili piccoli slip di cotone.
Con la lingua accarezzo il cercine del glande, poi con la punta forzo il meato urinario beante e pronto a scaricarmi in gola il suo piacere bollente.
Eccolo, monta, risale, inarrestabile riempie la bocca di fiotti copiosi che bevo con avidità lussuriosa.
Mi stacco da lui, lo guardo negli occhi mentre mi lecco le ultime gocce dalle labbra e dalle dita che fino a poco fa stringevano forti il cazzo a cui ho donato piacere e che me ne ha regalato.
Sento passare vicino alla porta Stefania.. “Sei ancora lì? Va tutto bene? Sai dove sia sparito Ruggero?”
Mentre lo guardo negli occhi ancora pieni di voglia e lussuria rispondo “Si, sto per uscire… Ruggero credo sia sceso in cantina a prendere un’altra bottiglia di vino”.
Mi alzo, rimetto nei boxer il cazzo ormai moscio e gli sfioro le labbra con la mia lingua che sa del suo sperma.
“Era ora che ti decidessi. Non c’era bisogno di quella spinta.. L’avevo capito da tempo cosa volevi, la stessa cosa che volevo io. Non l’unica che voglio, però..”
Poi esco, chiudo la porta sui suoi occhi spalancati per lo stupore e torno in giardino per portare la torta.
scritto il
2023-10-02
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