Alida e Marta

di
genere
trio

Giada aveva poco più di 20 anni e tutti i giorni correva. Con il sole, con il vento, con la pioggia. Doveva tirare tempesta o il cielo essere squarciato da lampi e tuoni da paura per far sì che se ne stesse buona buona in casa a leggere o ad annoiarsi sul letto fantasticando con una mano distratta in mezzo alle cosce.
Giada mulinava le sue lunghe gambe snelle per i sentieri del bosco, per le strade che si snodavano nella campagna. Correva e sudava incurante del mondo, inseguendo sogni e speranze, senza vedere nulla e nessuno. Ma non era invisibile e in molti aspettavano di vederla passare immaginando di aver per sé quel corpo vestito di poco, quasi di nulla.
Una festa in una casa vicina, una villa lussuosa di gente di fuori, l’occasione perché Giada entrasse in quel mondo di cui non si curava ma che la sognava da tempo. C’era gente di tutte le specie… quarantenni in camicia di lino e Rolex al polso, giovani donne fasciate di seta firmata, ragazzi del posto un po’ spaesati, maschi maturi con occhi curiosi e fintamente distratti, signore in età con labbra dipinte e pelli curate per coprire i segni del tempo.
Giada finì presto al centro della curiosa eccitazione dei giovani del posto e dei maschi maturi. Sulla terrazza in penombra sfidava il clima fresco della sera e lasciava che la brezza delle colline si infilasse sotto la leggera e larga canotta che a stento copriva i suoi piccoli seni e i capezzoli già ridestati dall’alcol e dagli sguardi che su di lei insistevano. La eccitava sempre essere al centro dell’attenzione, la eccitavano gli uomini adulti, non i ragazzi della sua età, quelli no, uomini che su di lei esercitassero il loro potere di maschi che prendevano quel che volevano. Le piaceva molto essere osservata da occhi avidi e pieni di voglia e ora, nella sua mente, a volte cominciava a fare capolino una fantasia diversa. Essere desiderata e amata da donne attratte dal suo giovane corpo.
Sulla terrazza il tempo correva rapido tra scoppi di risa e sorrisi, parole gridate o sussurrate, nuove amicizie e vecchie gelosie, baci rubati o cercati, carezze non casuali. Ma Giada si stava annoiando, chiusa in un angolo da un giovane che apertamente mirava a qualcosa di più di un sorriso o un bacio sfiorato. Non era il suo tipo quel ragazzo del posto, troppo giovane, troppo inesperto. Lei quella sera cercava qualcosa che già conosceva, un uomo maturo e di successo, un uomo che la dominasse, o forse, senza saperlo del tutto, cercava qualcosa di nuovo e diverso.
Il soccorso arrivò da una coppia di signore in età, rosse di labbra dipinte e nere di occhi bistrati, attratte dall’aura sensuale che Giada emanava, così suscitando il malumore del giovane illuso e l’aperta riconoscenza della ragazza. Pochi minuti e la penombra di quell’angolo della terrazza chiuse fuori giovani e maschi maturi. La serata affollata divenne un incontro tra quelle donne così diverse tra loro, la giovane Giada e Alida e Marta.
Qualcosa di nuovo. Giada era attratta e affascinata dai seducenti sorrisi e coglieva spesso gli sguardi lascivi che Alida e Marta si scambiavano l’un l’altra. Le parole correvano libere sottintendendo un significato diverso, un bicchiere vuoto veniva scambiato subito con uno pieno. Giada aveva la testa leggera e si irrigidì solo per un breve istante quando la mano di Alida le accarezzò sapiente la schiena nuda sotto la leggera canotta. Poi si abbandonò ai brividi di quel contatto e al respiro di quella donna vicino al suo collo. Si rese presto conto che era eccitata e che voleva che quella carezza continuasse per tutta la notte, che andasse oltre, che quello stava aspettando. Marta intanto si era posta davanti a Giada e Alida per nascondere agli occhi di tutti quei movimenti che preludevano a giochi diversi e si accarezzava le labbra con la rosea lingua mentre fissava quella continua e vagabonda carezza sotto la leggera T-shirt.
Ma il tempo corre, la terrazza si svuota poco alla volta. Marta avvicina la bocca alle labbra di Giada, sudata e rossa in viso per l’eccitazione. “Non stare sola domani. Vieni a bere qualcosa…Vedrai, staremo bene tra noi”. Poi allontana il viso, scivola via la mano di Alida. Un ultimo sguardo carico di dolci e lascive promesse e le due donne si allontanano lasciando Giada tremante di voglie inappagate, il piccolo tanga bagnato, le punte dei seni a bucare il sottile tessuto.
Un piumino leggero, nel pomeriggio umido di fine estate, a coprire la sottile felpa di cotone e un paio di pantaloncini neri aderenti. Giada è davanti alla porta di una villetta che si affaccia su una stretta strada asfaltata di poco passaggio. Le ore non volevano mai passare mentre combatteva tra l’idea di restare sola in casa a morire nei consueti viziosi e solitari piaceri o di accettare l’invito di due donne, vecchie ai suoi occhi di ragazza ventenne ma dalle quali è fatalmente attratta e già mentalmente sedotta.
Già pronte dietro la porta, le due donne spalancano subito l’uscio sui loro sorrisi eccitati per la visita attesa e introducono Giada in un ambiente da poco tinteggiato di bianco, alle pareti qualche quadro, per lo più paesaggi lacustri e montani, un paio di nature morte, tutti poco più di croste in cornice, alcuni tappeti sul parquet lucido. Un mobilio di legno scuro, un po’ pesante ma di sicuro lusso a metà del secolo scorso. Numerose candele già accese diffondono un leggero e fin troppo dolce profumo, chiaro indizio dell’attesa impaziente.
Una teiera già pronta, un piatto in maiolica azzurra carico di biscotti dall’aspetto burroso. Le loro voci un po’ acute, i sorrisi ancora più bianchi per le labbra troppo vermiglie, gli sguardi rapaci che rivelano lascive speranze. La ragazza si sente confusa e molto eccitata per l’infatuazione che dalla notte precedente vive per quelle donne così lontane dalle sue fantasie. Occhi nervosi corrono instancabili dal cielo azzurro degli occhi di Giada, alle sue morbide labbra dischiuse, ai piccoli seni e ai capezzoli chiari che liberi da intime costrizioni puntano sotto la felpa leggera, ai pantaloncini aderenti che poco celano all’immaginazione, alle lunghe cosce che si mostrano nude.
Le due donne - statura mediocre, tintura castano scura, formose e vestite con gonne e camicette che sarebbero state di gran moda due o tre decenni prima – parlano senza pause, dandosi il turno alla voce e colmando la giovane di moine e complimenti mielosi nei quali non è difficile cogliere la costante presenza di doppi sensi e palesi inviti.
Una situazione dai risvolti morbosi che Giada coglie sentendo l’eccitazione che sale e che si svela nel luccichio dei suoi occhi. Come a un segnale prestabilito, mentre Alida continua a disegnare parole di miele, Marta si porta in silenzio dietro la poltrona su cui siede Giada e comincia un lento e insistito massaggio alle tempie.
“Vedrai come è brava la mia Marta” dice Alida con un sorriso che si fa un po’ più tirato. Giada si rilassa abbandonandosi sullo schienale e alle morbide e delicate dita di Marta che ora scende ad accarezzare il collo liscio vestito di giovane pelle.
Giada chiude gli occhi di cielo e tutta si fa prendere dall’eccitante e atteso incantesimo. Non li apre nemmeno quando sente le mani di Alida che si posano sulle sue ginocchia nude e cominciano una lenta carezza.
“Vero che ti senti bene, tesoro?” con voce suadente sussurra Alida mentre con un cenno invita le mani di Marta a scendere nello scollo della morbida felpa. Giada sorride e china la testa in un cenno di assenso sentendo di non voler più controllare il desiderio che cresce nella sua mente e in mezzo alle cosce.
Una mano, quella di Marta, le prende con delicatezza un braccio e la fa alzare… “Vieni, andiamo di là.. se ti sdrai staremo meglio”.
Un letto già pronto, coperto di teli di spugna dal leggero profumo, accoglie il corpo di Giada che sollecita alza le braccia per aiutare Alida che le sfila la felpa mentre Marta con fare deciso le toglie i pantaloncini aderenti.
Come si sente bene ora Giada coperta solo dal suo piccolo tanga già inumidito. Non vorrebbe più aprire gli occhi per lasciarsi cullare da quella voci suadenti e da quelle morbide mani che, delicate, ora stendono sulla sua pelle una crema profumata.
Alida sussurra parole di morbida seta, le labbra donano baci piccoli e lievi, la lingua accarezza il docile collo offerto senza remora alcuna, le mani si insinuano con abili gesti nell’incavo delle ascelle di Giada e diventano in breve padrone dei piccoli seni, dei capezzoli eretti e abbandonati tra le dita di Alida.
Le mani di Marta stendono sulle giovani gambe un sottile strato di crema per poi, senza ostacolo, scivolare sulle lunghe cosce con movimenti lenti e sapienti che, con antica esperienza, portano le dita all’interno per salire con piccoli gesti verso l’umido tesoro coperto dal minuscolo tanga ormai zuppo di umori.
Giada ora apre gli occhi e illumina di azzurro il viso di Alida che si china a sfiorarle le labbra. Giada ora è più che mai eccitata e abbandonata alle mani esperte delle due donne. Con movimento deciso solleva il bacino rispondendo alla muta richiesta di Marta che sfila il tanga bagnato e lo lascia cadere sul pavimento come inutile panno.
Ora è nuda ma lo sapeva da prima che questo era il senso di una giornata così lascivamente diversa. Chiude gli occhi quando la testa di Marta si china sul suo fiore pieno di miele e la lingua accarezza il bocciolo racchiuso tra le piccole labbra. Il gioco di mani e di lingua delle due donne porta presto Giada sull’orlo del precipizio nel quale con lento e inarrestabile volo si lascia cadere eccitata e vibrante per l’atteso piacere.
Poi tutto si confonde nel tempo e nello spazio, nei ripetuti gridati orgasmi.
Sono le labbra di Marta quelle che ora circondano il capezzolo che si colora di rosso vermiglio, suoi i denti che lo stringono con delicata violenza, sue le dita che donano deliziosa tortura all’altro piccolo seno.
E’ la lingua di Alida quella che penetra la figa aperta e gonfia di voglia portando a nuovi compimenti il piacere di Giada. Brividi intensi si succedono senza tregua apparente, la schiena si inarca più volte imprigionando la testa e il viso di Alida tra le cosce irrorate dai suoi umori copiosi.
Questo è il lussurioso piacere che Giada cercava senza sapere. Poi tutto finisce nell’attesa di un nuovo inizio, nell’attesa di nuovi e lascivi giochi ancora sconosciuti. La luce del pomeriggio trascolora nel buio della sera. Un brivido freddo la riscuote. Accanto a lei Alida e Marta accarezzano con gli occhi e con le dita la sua pelle nuda e sudata, scivolano insieme tra le cosce dischiuse e bagnate contendendosi in un gioco infinito il possesso della sua intimità.
“Tornerai da noi?” chiede un po’ roca la voce di Marta. “Sarà ancora più bello” si unisce la voce di Alida. Le mani di Giada sfiorano le labbra delle due donne in un gesto che è la risposta.
scritto il
2023-10-13
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