Sintonia di coppia

di
genere
etero

(Cronaca quasi in tempo reale, per quelli che reclamano storie di vita vissuta)
Son tornato a notte tarda, nelle orecchie il concerto alla Serra Moresca, negli occhi gli affreschi a celebrare le gesta (mai avvenute) di Alessandro Torlonia.
Ho trovato mia moglie a letto: il freddo, un principio di cervicale e le solite magagne con il figlio l’hanno costretta a casa.

Mi infilo sotto le coperte con quel desiderio che mi tormenta da giorni.

Il pomeriggio l’avevo seguita in bagno, inginocchiandomi davanti a lei mentre faceva pipì e odorandone le mutandine.

Voglia di sesso: mi rivolgo a video porno di burrose milf pelose, per non svegliarla; mi perdo tra le suggestioni romane della produzione di Roy Stuart, seguendo eleganti donne che si avventurano in tutte le mie ripetitive fantasie erotiche, tra mutandine bianche, strumenti musicali ed antichi parquet, mentre resto disteso accanto a lei e alla mia erezione.
Quando mi rassegno alla stanchezza degli occhi e della mente, poche sue parole - riferimenti alla mia eccitazione continua di questi giorni - mi fanno capire che è ancora sveglia.

Mi avvicino e le carezzo un seno, le alzo la giacca del pigiama per succhiarle un capezzolo come piace a lei, che poi si toglie i pantaloni.
Serpeggio sotto le lenzuola per avventurarmi in mezzo alle sue gambe, allarga le cosce e sono con il mio naso sulla sua fica.
La mia lingua morbida scorre la sua fessura in tutta la lunghezza, a partire dal basso umido fino al suo clitoride che fa capolino tra le carni nel buio, lei che reagisce con un sospiro e allargando ancora di più le gambe.
Poi ci mettiamo comodi di fianco, così che possa continuare a leccarla e a coccolare la piccola perla sensibile, la mia testa appoggiata sul suo interno coscia.
“Guarda che così vengo! Forse è meglio che ti masturbi nel frattempo.”
Accetto il suggerimento ma, da tipico maschio, mi riesce difficile fare due cose assieme e torno a concentrarmi sulla sua fica mentre le accarezzo le gambe.

La sua previsione si avvera, viene mentre il mio cazzo resta dritto e insoddisfatto.

Ma la tenerezza della nostra posizione ed il lento addormentarsi con la faccia affondata nella sua fica mi fa soprassedere.

Nel dormiveglia ogni tanto tiro fuori la lingua per una furtiva leccata, poi strofino il naso sui suoi peli che scrocchiano tra i miei denti.
Alla fine si alza per vestirsi, che è la prima notte di vero freddo qui.
Le chiedo dove sono quelle mutandine blu che tanto mi erano piaciute il pomeriggio; mi porta in bagno ad occhi semichiusi per il sonno, a fare pipì, fruga tra i panni sporchi e mi allunga i suoi slip usati.

Torniamo a letto, sotto le lenzuola, le gambe intrecciate, io che stringo al viso i suoi slip odorosi di donna, come fossero un orsacchiotto, il mio cazzo che vorrebbe protestare, ma la stanchezza dei giorni unita all’inebriata estasi per quelle mutandine lo mettono a tacere.

Così mi addormento e così mi risveglio.
Un sonno un po’ agitato.
Il mio tesoro vicino a me.
scritto il
2023-11-26
1 . 9 K
visite
0
voti
valutazione
0
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.