Il treno delle 16
di
Paul e Laura
genere
etero
l solito treno delle 16, il regionale veloce Roma Pisa è in arrivo, sto rientrando a casa come ogni giorno Oggi pochissime persone stanno ad aspettarlo, io salgo in fondo come sempre, mi piace, c'è più privacy. Di solito la gente prende posto nelle carrozze centrali, invece io amo stare solo in quell'ora di viaggio, amo ascoltare la musica, stare un po sui social,insomma dopo una giornata a parlare con la gente mi piace stare almeno per quel tragitto solo con me stesso. Oggi è perfetto, siamo in pochissimi e nel mio vagone solo io... Alla fermata successiva sale qualcuno ma soprattutto una donna mi colpisce, sale sul mio vagone, lo percorre, guarda qua e la e poi si siede proprio davanti a me accennando un sorrisino nel momento di sedersi. Con tutto il posto che c'è penso io, deve proprio sedersi di fronte a me.... È una donna molto bella, elegante, distinta. Ha una ventiquattro ore che appoggia sul sedile accanto. Secondo me è un avvocato, sono sempre ben vestiti quando vanno in udienza. Lei ha un tailleur grigio sotto il cappottino nero, decolte nere tacco 10 minimo e calze velate anchesse nere. Si alza, si toglie il cappotto con fare elegante e accennando un sorrisino mi chiede scusa... Di cosa mi domando io tra me e me... Tira fuori un cruciverba e una penna dalla borsa, mette un paio di occhialini neri credo da lettura che la rendono ancora più sensuale accavallando elegantemente le gambe.... Una donna così che accavalla le gambe è forse una delle cose più belle che si possa vedere. Cerco di distogliere lo sguardo guardando fuori il paesaggio che sfila, le colline, i vigneti ma puntualmente va sempre a cadere su quel ginocchio, sulle mani con le unghie perfette, smaltate di marrone.. Bellissime. La osservo in modo discreto, i piccoli movimenti delle labbra, la camicetta bianca un po aperta che lascia intravedere un pezzettino di pizzo del reggiseno, la gonna un po sollevata sulla gamba accavallata ma soprattutto il dondolio della scarpa sollevata che ora si stacca e ora fa rientrare il tallone.... Si deve essere accorta che la guardo perché mi accenna dei piccoli sorrisi. Il treno rallenta, si ferma in aperta campagna...sarà per una precedenza penso, passano secondi che sembrano secoli cercando di capire, fin quando la voce del capotreno da un altoparlante annuncia che ci sarà una sosta per un intervento tecnico e che non ripartiremo prima di 30 minuti. Ci guardammo con un espressione stupita ma subito mi venne fatto di dire... Vista la situazione non mi dispiace per niente... Vidi nel suo viso un piccolo sorriso e un abbassare e rialzare lo sguardo che mi fece capire che anche lei era d'accordo. Poi mi chiede se poteva sedersi accanto a me. Ci mancherebbe risposi io, così quando ripartiremo sarò seduta nel senso di marcia del treno, ribatté lei. La mia risposta furono i miei occhi incollati ai suoi, furono attimi lunghissimi mentre i nostri visi, le nostre labbra si avvicinarono sempre di più, si sfiorarono, si ritrassero un secondo e si raggiunsero lasciandosi andare appassionatamente. Ci stavamo baciando senza neanche sapere i nostri nomi, senza sapere niente l'uno dell'altra, ma non ci interessava in quel momento, ci colse quella passione improvvisa, un attrazione che forse doveva accadere.Ad un certo punto si ritrasse dicendo: Ma cosa mi prende, potrebbero vederci...Ma no la rassicurai io, siamo in fondo, non c'è nessuno e il personale in questi casi non passa di certo.Si senti' rassicurata dalle mie parole tanto che in un attimo le nostre bocche furono di nuovo incollate, le nostre lingue si cercavano, si accarezzavano, le nostre mani su di noi cercavano i nostri corpi,la mia mano si era insinuata nella sua camicetta, aprendo un sol bottone si era impossessata del suo seno, carezzandolo da sopra il reggiseno lasciando entrare le dita alla ricerca di ogni nuovo centimetro di pelle ma senza mai perdere il contatto dei capezzoli duri che sembrava volessero forare il tessuto che li divideva dalla mia mano. Le sue mani, una dietro la mia nuca ed una sulla patta dei miei pantaloni. La sentivo carezzare il mio membro imprigionato ma già eccitato, la sentivo percorrere la sua lunghezza, la sentii abbassarmi la zip ed entrare all'interno, superare i miei boxer e afferrarlo. La sua mano delicata carezzava il mio membro con delicatezza e decisione tanto da portarlo alla massima grandezza.Ad un certo punto,sfila la mano, si stacca da me e torna a sedersi dove stava prima, davanti a me. Appena seduta, mi piazza la scarpa sulla patta dei pantaloni sorridendo e premendo, muovendo il piede come a schiacciare un insetto. Mi eccita,la lascio fare per un po, poi le sfilo la scarpa e me la porto al naso, mi eccita quel profumo di cuoio, pelle e nylon mi inebria e lei notandolo insiste premendo ancora più forte, col piede velato , le dita di quel piede bellissimo curate con le unghie perfettamente smaltate che si intravedono attraverso le calze,le cosce quasi fino allo slip, il mio sguardo che si insinua fra le sue cosce agevolato dal movimento della sua gamba arriva quasi alle sue mutande che ogni tanto lascia intravedere oltre la balza delle sue calze. Adesso è sicura, sa che io posso controllare la nostra intimità e quindi toglie il piede riinfilandosi la scarpa, si China su di me, sue mani con abilità si impossessano del mio membro e lo liberano, svetta davanti al suo viso, tra le sue mani, lo osserva mentre mi masturba dolcemente. Scivolo un poco sul sedile per agevolare lei che in un istante lo fa scivolare tra le sue labbra, lentamente, affondando sempre di più e ogni volta facendolo entrare sempre di più nella sua bocca... È abile con la lingua che ruota attorno al mio membro e che mi provoca sussulti, devo resistere perché basterebbe che mi lasciassi andare per rovesciarle in bocca una bella quantità di sperma, ma sono abile nel controllare il mio piacere. Il suo caschetto biondo ricopre interamente la scena tradendosi solo dal movimento mentre con le mani, senza smettere di dedicarsi al mio pene si sfila da sotto la gonna con grande abilità lo slippino bianco che mi regala... Oddio com'è piccolo, in piccolo triangolino di pizzo bianco tra le mie mani, lo portò al mio viso e mi inebria di quel profumo di donna così intenso... La faccio alzare, mi compongo alla bene e meglio prendendola per mano e ci dirigiamo alla toilette che era li a pochi passi da noi, l'ultima del convoglio. Adesso non sono più come prima i bagni dei treni, prima erano piccoli spazi angusti dove a malapena entrava una persona, oggi sono grandi e spaziose per accogliere anche persone su carrozzine giustamente. Appena dentro... La sbatto con forza sulla parete e le nostre bocche si incollano di nuovo mentre il treno accenna a ripartire. La cosa non ci interessa minimamente, anzi è ancora più bello. Le infilo la mano tra le cosce risalendo fino alla sua Venere gonfia e umida, non aspettava altro mentre le sue unghie mi si conficcano nella schiena, poi scendono febbrili a slacciarmi la cintura... Mi vuole... e io voglio lei, mi abbasso i jeans mentre con coordinazione lei si solleva il vestito... Adesso Zeus è davanti a Venere, si sfiorano, si strusciano seguendo i movimenti del nostro corpo, delle nostre bocche, dei nostri abbracci. Ma le mani di lei mi premono sulle spalle, capisco cosa vuole, scendo lungo il suo corpo fino a trovarmi col viso a pochi cm da quel desiderio curato, bellissimo. Non resisto devo assaporarla, mi attrae come una prelibatezza rara... È bella, morbida succosa, già piena di umori, lei è eccitatissima, per agevolarmi ha alzato la gamba appoggiandola al wc mentre con una mano mi preme il viso contro la sua vagina ormai allagata dai suoi umori e dalla mia saliva. Il mio membro è un totem di marmo, fatico a tenere in mano. Basta non resisto, mi sollevò e la penetrò, appoggio la punta del mio durissimo pene alle labbra della sua Venere e con un piccolo colpo sono dentro di lei che lo avvolge in un morbido, caldo e bagnato abbraccio. Lei sussulta ad ogni colpo, si inarca verso di me, ne vorrebbe sempre di più, è ormai insaziabile mentre io accelerò i colpi lei sobbalza e geme fino a ché esplodiamo insieme in un orgasmo violento, fortissimo, ci appiccichiamo di nuovo le labbra quasi per attutire i gemiti.... Restiamo fermi, avvinghiati pochi minuti, il tempo di calmarci mentre il capotreno avverte che stiamo per arrivare nella mia stazione. Mi compongo velocemente ed esco baciandola... Lei ha bisogno di più tempo per sistemarsi, mi sorride e chiude la porta. Le lascio un biglietto al mio posto che leggerà .... Spero di ritrovarti su questa tratta bellissima sconosciuta.... Scendo....
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