Gianna puttana in famiglia - I episodio: lo zio Menotti
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sexydurex
genere
dominazione
Erano le cinque di pomeriggio quando, come ogni giorno, uscii dall’ufficio per tornare a casa.
Ero solita percorrere, sempre, la stessa strada ed a metà tragitto, incrociai mio zio Menotti, il marito della sorella di mia madre; ero molto legata ai miei zii e quell’incontro mi fece piacere e non mi destò alcuna preoccupazione. Lo presi come un incontro casuale, e molto gradito.
Rimasi a parlare con lo zio per alcuni minuti, mi offrì di prendere un caffè nel bar vicino, ma declinai perché dovevo tornare a casa per sbrigare alcuni servizi.
Lo vidi un po’ deluso, gli accarezzai, ingenuamente e senza alcuna malizia, il volto e gli dissi che ci sarebbe stata altra occasione, lo baciai normalmente sulla guancia per congedarmi e lui mi accarezzò, inaspettatamente il fianco, procurandomi un brivido che non avevo per nulla previsto.
Tornai a casa sorridendo.
Dopo un paio di giorni, l’incontro si ripetette, credetti sempre per caso; avrei presto scoperto come non fossero per nulla casuali.
Quella seconda volta, non avevo alcuna urgenza, quindi accettai di andare al bar con lui.
Ci sedemmo ad un tavolino e subito dopo mi scusai, ma avevo bisogno di andare nel bagno.
Indossavo un paio di leggings neri, molto aderenti, ed un giubbotto corto; sentii gli occhi di mio zio fissi sul mio culo; inutile nascondere che quella sua attenzione, mi sorprese, ma mi fece anche piacere, e mi ritrovai ad accentuare il movimento delle anche.
Dopo aver fatto pipì e lavato le mani, tornai al tavolo e mi ritrovai a civettare; lo zio non mancò di riempirmi di complimenti, sino a dirmi che, se fosse stato più giovane, avrebbe fatto pazzie per me.
Sorrisi, un po’ imbarazzata, ma molto lusingata.
Iniziavo, inconsciamente, a guardare mio zio con occhi diversi.
Certamente non era una bellezza, classico uomo sopra i 60 anni con una vita di lavoro e sacrificio alle spalle, ma altrettanto certamente ci sapeva fare ed io, con i miei 40 anni appena compiuti, un fisico snello e provocante, con il culo che faceva girare tutti, ed i capelli battenti sul rosso, stavo maturando un’idea totalmente pazza, ma ancora lontana dall’accettarla.
Mi ritrovai a prepararmi, la mattina, pensando allo zio, a guardarmi intorno, nella speranza di incrociarlo, ma passarono diversi giorni senza vederlo.
Finché una sera, ero sola a casa e mi arrivò un messaggio sul telefono.
Lo zio mi chiedeva se l’indomani dovessi andare a lavorare e mi propose un caffè di prima mattina.
Ero euforica, anche se faticavo ancora ad ammetterlo a me stessa.
Accettai senza pensarci su.
L’indomani mattina, pochi minuti dopo essermi svegliata, ricevetti un messaggio dallo zio:
“BUONGIORNO GIANNA. HO PENSATO MOLTO AL NOSTRO INCONTRO DI QUESTA MATTINA E MI PIACEREBBE SE FACESSIMO UN GIOCO MOLTO PARTICOLARE…”
Inutile dire che quel messaggio ebbe su di me un potere di assoluto intrigo, e risposi:
“TI SEI SVEGLIATO CON UNA PRECISA IDEA? MI STAI INCURIOSENDO”
“MI PIACE L’IDEA DI FARE COLAZIONE INSIEME, MA MI PIACEREBBE ANCHE VEDERCI, TU ED IO, IN UN LUOGO RISERVATO E LONTANO DA OGNI SGUARDO”.
Non risposi subito e quel tempo, fu utilizzato dallo zio, per inviare il messaggio successivo, che mi spiazzò completamente
“SE ANCHE TU HAI QUESTO DESIDERIO, VESTITI CON UN ABITO PROVOCANTE SE NON SUCCINTO. SE INVECE VERRAI CON QUALCOSA DI SOBRIO E “COPRENTE”, VORRÀ DIRE CHE IL MIO DESIDERIO RIMARRÀ INESAUDITO”.
Mi lasciò senza parole e senza una risposta pronta e decisi di non rispondere, se non con quel che avrei indossato.
Ero molto indecisa su cosa fare. Negli ultimi giorni, mi ero ritrovata, spesso, a pensare allo zio. Aevvvo sperato di incrociarlo e quell’invito per la colazione, mi sorprese, ma mi fece molto piacere. Quella sua ultima richiesta mi aveva molto imbarazzato, tanto da non aver avuto parole per rispondere, ma mi aveva, anche, molto intrigato.
Pensai di indossare un jeans aderente, così da poterlo definire provocante, ma nemmeno troppo esplicito. Finché mi decisi e seguii l’istinto.
Presi un paio di autoreggenti e le indossai, con una gonna talmente corta, che non copriva la balza; calzai un classico décolleté nero, tacco 12; in borsa misi un paio di collant 100denari così da cambiarmi, successivamente, prima di arrivare in ufficio.
Indossai un cappotto lungo, per prolungare l’attesa dello zio.
Arrivai puntuale al bar, quasi in contemporanea con lo zio. Mi squadrò e mi sussurrò che temeva non sarei più andata, visto il silenzio della chat.
Gli sorrisi.
“Sono curioso di vedere cosa indossi, sotto il cappotto”, mi disse
“Non essere impaziente”, gli risposi.
Raggiungemmo un tavolino appartato, lo zio si sedette di spalle al muro, io rimasi in piedi, mi assicurai che fosse concentrato su di me, tolsi il cappotto, rivelandogli l’outfit.
Mi sedetti al suo fianco, accavallai le gambe, mostrandogli la coscia e facendomela accarezzare
“Ti piaccio?”, gli chiesi
“Sei da infarto”
Sorrisi. Arrivò la ragazza a chiedere cosa volessimo, lui prese un caffè ed io un ginseng; eravamo a stretto contatto, le sue mani, sotto il tavolo, mi accarezzavano le cosce ed io avevo una voglia incredibile del suo cazzo.
Civettai con gli occhi, gli accarezzai la gamba, sotto il tavolo, cercando, timidamente, di arrivare vicino alla patta dei pantaloni.
“Ti eccito?”, gli chiesi
“Da morire”, mi rispose, aggiungendo: “Ti voglio, Gianna”
“Anche io, ti voglio, zio”
Ci demmo un casto bacio sulle labbra, presi coraggio e gli dissi:
“dobbiamo fare qualcosa e non possiamo aspettare di vederci con calma. Adesso vado nel bagno perché devo mettermi i collant, al posto delle autoreggenti, ma tu paga e prima che io mi cambi, mi raggiungi”, avevo una voglia incredibile di fargli un pompino.
Lo zio era a metà tra il sorpreso e l’incredulo, sorrise ingenuamente e si alzò subito per andare a pagare.
Io me la presi con calma, raccolsi il cappotto e la borsa e mi avviai nel bagno, assicurandomi che mi vedesse sculettare provocatoriamente.
Il bagno era unico, senza alcuna distinzione tra uomini e donne. Lasciai la porta senza serratura e lo zio entrò. Ci chiudemmo, cercando di non fare rumore.
Ci baciammo, avvinghiandoci l’un l’altro; lo zio afferrò il culo con le mani, stringendomi e facendomi sentire tutta la sua eccitazione; gli toccai la patta con la mano, avvolgendo il cazzo, gli abbassai la cerniera, gli sbottonai il pantalone, infilando la mano nelle mutande, trovando il cazzo durissimo. Mi accovacciai, lo tirai fuori e lo spompinai con passione.
Lo scappellai, era un fuoco. Gli leccai il glande, il prepuzio, scesi con la lingua lungo tutta l’asta per poi infilarmela completamente in bocca. Mi misi a pompare e trascorse, almeno, un minuto quando lo zio mi riversò in bocca una quantità impressionante di sborra.
La ingoiai tutta, sino all’ultimo getto, continuando a tenerlo in bocca per pulirlo da ogni residuo.
Lo sfilai, lo guardai e gli dissi:
“È pulito, puoi uscire”
Sistemandosi, mi disse di non cambiarmi. Voleva che andassi in ufficio così com’ero vestita. Gli risposi che non potevo andare in ufficio vestita come una troia, ma di tutto riscontro, lo zio prese i collant dalla mia borsa, li aprì, li strappò e li buttò.
“Adesso puoi andare”, mi disse.
Accettai, un po’ contrariata, ma molto divertita. Forse avevo trovato il padrone che cercavo da tempo, non avrei mai immaginato che avrebbe sconvolto la mia vita, che le mie giornate sarebbero state piene di ordini sempre più audaci e che mi sarei eccitata da morire ad eseguirli tutti. Soprattutto non avrei mai immaginato che il mio padrone, sarebbe stato lo zio Menotti.
Uscì prima lui dal bagno e dopo un paio di minuti lo raggiunsi.
Ci baciammo ed andai verso lo studio.
Menotti si allontanò, prese il telefono ed inviò un messaggio:
“È fatta, la troia mi ha appena spompinato”…
Così iniziò la mia storia con lo zio Menotti.
Quella mattina mi tempestò di messaggi, volle sapere come andasse in ufficio, vestita in quel modo, se stessi attirando l’attenzione e se mi stessi eccitando. Ovviamente volle, anche, un resoconto fotografico. Ero eccitatissima. Per tutta la mattinata, il sapore dello sperma dello zio, si presentò ad ogni rigurgito. Ero vestita in maniera provocante ed i colleghi sbavavano, nella speranza di attirare la mia attenzione. Mi divertii a provocarli, approfittando, anche, dell’assenza del capo.
La mia testa, però, era solo allo zio ed all’attesa di scopare con lui.
Quando uscii dall’ufficio, nel pomeriggio, lo trovai ad aspettarmi. Fu una bellissima sorpresa.
Andammo a casa mia; avevamo entrambi una voglia pazzesca di scoparci.
Salimmo i due piani per le scale; mi fece togliere il cappotto perché voleva vedermi salire con la gonna alzata ed il culo scoperto. Lo accontentai e sentii i brividi quando le sua mani mi accarezzavano il fondo schiena.
Entrammo in casa e ci abbracciammo; baciandoci, andammo verso la camera da letto e ci sdraiammo: gli tolsi il maglione, gli slacciai le scarpe, sfilando i pantaloni; gli levai le mutande. Era nudo, con il cazzo duro, tutto per me.
Lo zio mi chiese se i miei avessero le chiavi e potessero arrivare, ma esclusi quella possibilità e mi buttai sul cazzo per leccarglielo.
Lo leccai per bene, da cima a fondo, lo insalivai per tutta la lunghezza, mi piaceva sentirlo pulsare sotto i colpi della mia lingua.
Mi alzai, sfilai lentamente il top e tolsi il reggiseno; levai la gonna, rimasi con le autoreggenti e gli slip, gli andai sopra, con la figa all’altezza della bocca.
Lo zio iniziò a leccare infilando la lingua sotto gli slip, morse il clitoride, lo succhiò, infilò la lingua nella figa, con le mani mi strappò gli slip.
Mi tolsi le scarpe e le calze, rimasi completamente nuda per mio zio.
Mi stesi sul letto, le gambe oscenamente aperte, la figa calda e bagnata. Lo zio mi prese da sotto le ginocchia, mi attirò a sé e mi penetrò dolcemente, ma a fondo. Iniziò a sbattermi. Mi dimenavo ed urlavo, incurante dei vicini che potessero sentire.
“Continua zio, continua, fottimi, sono la tua nipote troia”.
Raggiunsi un orgasmo esplosivo e prolungato; mi prosciugò da ogni energia.
Feci stendere lo zio e mi dedicai alle sue parti intime. Gli leccai il cazzo e scesi sino a leccare a fondo il suo buco del culo. Lo leccai intorno, con la punta della lingua lo penetrai in profondità.
Mi afferrò per i capelli e mi disse di mettermi carponi, sul materasso, difronte allo specchio.
Così feci, lui andò dietro, sputò sul mio ano e mi inculò; mi sollevò la testa per farmi vedere il riflesso nello specchio:
“Guardati mentre ti fai inculare da tuo zio, troia”.
Lo sentivo entrare completamente, a fondo, aprirmi il culo più di quanto non fosse già aperto.
Tolse il cazzo ed infilò un dito, poi un secondo e nel giro di poco mi stava inculando con tutta la mano. Strabuzzai gli occhi; con l’altra mano iniziò a solleticarmi la figa, sino ad entrare con tutte e cinque le dita, le chiuse a pugno ed iniziò a scoparmi. Stavo letteralmente impazzendo.
Venni ripetutamente e mi accasciai quando sfilò le due mani, una dal culo e l’altra dalla figa.
Mi volle in ginocchio sul pavimento, la faccia reclinata all’indietro e mi sborrò in faccia.
Avevo il viso pieno di sperma e gli occhi chiusi per quanto ne era finito sopra; non mi accorsi che mi aveva fotografato in quella situazione e non mi accorsi che le mie foto, nuda, in ginocchio con la faccia piena del suo sperma, erano già in una chat.
Gli chiesi qualcosa per pulirmi, ma lo zio mi rispose avesse un’altra idea. Capii immediatamente cosa intendesse, gli sorrisi ammiccando e rimasi ferma ad aspettare.
Ero sempre con gli occhi chiusi, coperti di sperma ed il primo getto arrivò dopo un po’; era caldo, molto caldo, mi lasciai investire sul volto, lo zio mi disse di aprire la bocca, ed iniziai ad ingoiare il suo piscio; lo avevo già fatto in passato, con alcuni miei compagni; non ebbi difficoltà a ripetere la performance, con grande stupore e soddisfazione dello zio Menotti.
Aprii gli occhi, ero piena del suo piscio, sul pavimento si era formata una pozza di urina, lo zio si avvicinò, mi prese i capelli e mi spinse la testa verso terra, utilizzando i miei capelli per pulire il piscio sul pavimento.
“Ahia, zio fai piano, mi fai male”
“Scusa, voglio che l’odore del mio piscio, ti accompagni per tutta la serata”
“Sei un porco, e mi eccita”
“Sarai la mia slave, puttanella”
Sorrisi.
Andò nel bagno per farsi il bidet e sciacquarsi. Tornò in camera, ero seduta sul letto, piena del suo piscio, con i capelli bagnati di urina; gli chiesi se potessi lavarmi e mi rispose con un secco no.
“Anche se adesso devi uscire, ti vesti con la pelle bagnata della mia pipì”, mi ordinò
“No no, mi hai sfiancato, adesso ceno e vado a dormire. Domani mi alzo presto”
“Bene, domani, appena alzata, avvisami e verrò da te per controllare”.
Si vestì, mi accarezzò ed andò via.
Non rispettai l’ordine e mi fiondai sotto la doccia…l’indomani avrei scoperto che sarebbe stato meglio dormire con la pelle bagnata con la sua pipì…
Menotti scese da casa della nipote con un sorriso stampato in faccia; non solo il piano stava prendendo forma, ma gli era stato sufficiente poco tempo per portarsi Gianna a letto e, soprattutto, si era rivelata una grandiosa scopata.
Chiamò casa e disse alla moglie che avrebbe tardato perché doveva incontrarsi con Dino per una birra.
Poi chiamò Dino e gli dette appuntamento al loro solito pub.
“Sei un grande”, gli disse Dino, appena lo vide
“Avevi ragione, è una gran troia”, rispose Menotti…
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Ero solita percorrere, sempre, la stessa strada ed a metà tragitto, incrociai mio zio Menotti, il marito della sorella di mia madre; ero molto legata ai miei zii e quell’incontro mi fece piacere e non mi destò alcuna preoccupazione. Lo presi come un incontro casuale, e molto gradito.
Rimasi a parlare con lo zio per alcuni minuti, mi offrì di prendere un caffè nel bar vicino, ma declinai perché dovevo tornare a casa per sbrigare alcuni servizi.
Lo vidi un po’ deluso, gli accarezzai, ingenuamente e senza alcuna malizia, il volto e gli dissi che ci sarebbe stata altra occasione, lo baciai normalmente sulla guancia per congedarmi e lui mi accarezzò, inaspettatamente il fianco, procurandomi un brivido che non avevo per nulla previsto.
Tornai a casa sorridendo.
Dopo un paio di giorni, l’incontro si ripetette, credetti sempre per caso; avrei presto scoperto come non fossero per nulla casuali.
Quella seconda volta, non avevo alcuna urgenza, quindi accettai di andare al bar con lui.
Ci sedemmo ad un tavolino e subito dopo mi scusai, ma avevo bisogno di andare nel bagno.
Indossavo un paio di leggings neri, molto aderenti, ed un giubbotto corto; sentii gli occhi di mio zio fissi sul mio culo; inutile nascondere che quella sua attenzione, mi sorprese, ma mi fece anche piacere, e mi ritrovai ad accentuare il movimento delle anche.
Dopo aver fatto pipì e lavato le mani, tornai al tavolo e mi ritrovai a civettare; lo zio non mancò di riempirmi di complimenti, sino a dirmi che, se fosse stato più giovane, avrebbe fatto pazzie per me.
Sorrisi, un po’ imbarazzata, ma molto lusingata.
Iniziavo, inconsciamente, a guardare mio zio con occhi diversi.
Certamente non era una bellezza, classico uomo sopra i 60 anni con una vita di lavoro e sacrificio alle spalle, ma altrettanto certamente ci sapeva fare ed io, con i miei 40 anni appena compiuti, un fisico snello e provocante, con il culo che faceva girare tutti, ed i capelli battenti sul rosso, stavo maturando un’idea totalmente pazza, ma ancora lontana dall’accettarla.
Mi ritrovai a prepararmi, la mattina, pensando allo zio, a guardarmi intorno, nella speranza di incrociarlo, ma passarono diversi giorni senza vederlo.
Finché una sera, ero sola a casa e mi arrivò un messaggio sul telefono.
Lo zio mi chiedeva se l’indomani dovessi andare a lavorare e mi propose un caffè di prima mattina.
Ero euforica, anche se faticavo ancora ad ammetterlo a me stessa.
Accettai senza pensarci su.
L’indomani mattina, pochi minuti dopo essermi svegliata, ricevetti un messaggio dallo zio:
“BUONGIORNO GIANNA. HO PENSATO MOLTO AL NOSTRO INCONTRO DI QUESTA MATTINA E MI PIACEREBBE SE FACESSIMO UN GIOCO MOLTO PARTICOLARE…”
Inutile dire che quel messaggio ebbe su di me un potere di assoluto intrigo, e risposi:
“TI SEI SVEGLIATO CON UNA PRECISA IDEA? MI STAI INCURIOSENDO”
“MI PIACE L’IDEA DI FARE COLAZIONE INSIEME, MA MI PIACEREBBE ANCHE VEDERCI, TU ED IO, IN UN LUOGO RISERVATO E LONTANO DA OGNI SGUARDO”.
Non risposi subito e quel tempo, fu utilizzato dallo zio, per inviare il messaggio successivo, che mi spiazzò completamente
“SE ANCHE TU HAI QUESTO DESIDERIO, VESTITI CON UN ABITO PROVOCANTE SE NON SUCCINTO. SE INVECE VERRAI CON QUALCOSA DI SOBRIO E “COPRENTE”, VORRÀ DIRE CHE IL MIO DESIDERIO RIMARRÀ INESAUDITO”.
Mi lasciò senza parole e senza una risposta pronta e decisi di non rispondere, se non con quel che avrei indossato.
Ero molto indecisa su cosa fare. Negli ultimi giorni, mi ero ritrovata, spesso, a pensare allo zio. Aevvvo sperato di incrociarlo e quell’invito per la colazione, mi sorprese, ma mi fece molto piacere. Quella sua ultima richiesta mi aveva molto imbarazzato, tanto da non aver avuto parole per rispondere, ma mi aveva, anche, molto intrigato.
Pensai di indossare un jeans aderente, così da poterlo definire provocante, ma nemmeno troppo esplicito. Finché mi decisi e seguii l’istinto.
Presi un paio di autoreggenti e le indossai, con una gonna talmente corta, che non copriva la balza; calzai un classico décolleté nero, tacco 12; in borsa misi un paio di collant 100denari così da cambiarmi, successivamente, prima di arrivare in ufficio.
Indossai un cappotto lungo, per prolungare l’attesa dello zio.
Arrivai puntuale al bar, quasi in contemporanea con lo zio. Mi squadrò e mi sussurrò che temeva non sarei più andata, visto il silenzio della chat.
Gli sorrisi.
“Sono curioso di vedere cosa indossi, sotto il cappotto”, mi disse
“Non essere impaziente”, gli risposi.
Raggiungemmo un tavolino appartato, lo zio si sedette di spalle al muro, io rimasi in piedi, mi assicurai che fosse concentrato su di me, tolsi il cappotto, rivelandogli l’outfit.
Mi sedetti al suo fianco, accavallai le gambe, mostrandogli la coscia e facendomela accarezzare
“Ti piaccio?”, gli chiesi
“Sei da infarto”
Sorrisi. Arrivò la ragazza a chiedere cosa volessimo, lui prese un caffè ed io un ginseng; eravamo a stretto contatto, le sue mani, sotto il tavolo, mi accarezzavano le cosce ed io avevo una voglia incredibile del suo cazzo.
Civettai con gli occhi, gli accarezzai la gamba, sotto il tavolo, cercando, timidamente, di arrivare vicino alla patta dei pantaloni.
“Ti eccito?”, gli chiesi
“Da morire”, mi rispose, aggiungendo: “Ti voglio, Gianna”
“Anche io, ti voglio, zio”
Ci demmo un casto bacio sulle labbra, presi coraggio e gli dissi:
“dobbiamo fare qualcosa e non possiamo aspettare di vederci con calma. Adesso vado nel bagno perché devo mettermi i collant, al posto delle autoreggenti, ma tu paga e prima che io mi cambi, mi raggiungi”, avevo una voglia incredibile di fargli un pompino.
Lo zio era a metà tra il sorpreso e l’incredulo, sorrise ingenuamente e si alzò subito per andare a pagare.
Io me la presi con calma, raccolsi il cappotto e la borsa e mi avviai nel bagno, assicurandomi che mi vedesse sculettare provocatoriamente.
Il bagno era unico, senza alcuna distinzione tra uomini e donne. Lasciai la porta senza serratura e lo zio entrò. Ci chiudemmo, cercando di non fare rumore.
Ci baciammo, avvinghiandoci l’un l’altro; lo zio afferrò il culo con le mani, stringendomi e facendomi sentire tutta la sua eccitazione; gli toccai la patta con la mano, avvolgendo il cazzo, gli abbassai la cerniera, gli sbottonai il pantalone, infilando la mano nelle mutande, trovando il cazzo durissimo. Mi accovacciai, lo tirai fuori e lo spompinai con passione.
Lo scappellai, era un fuoco. Gli leccai il glande, il prepuzio, scesi con la lingua lungo tutta l’asta per poi infilarmela completamente in bocca. Mi misi a pompare e trascorse, almeno, un minuto quando lo zio mi riversò in bocca una quantità impressionante di sborra.
La ingoiai tutta, sino all’ultimo getto, continuando a tenerlo in bocca per pulirlo da ogni residuo.
Lo sfilai, lo guardai e gli dissi:
“È pulito, puoi uscire”
Sistemandosi, mi disse di non cambiarmi. Voleva che andassi in ufficio così com’ero vestita. Gli risposi che non potevo andare in ufficio vestita come una troia, ma di tutto riscontro, lo zio prese i collant dalla mia borsa, li aprì, li strappò e li buttò.
“Adesso puoi andare”, mi disse.
Accettai, un po’ contrariata, ma molto divertita. Forse avevo trovato il padrone che cercavo da tempo, non avrei mai immaginato che avrebbe sconvolto la mia vita, che le mie giornate sarebbero state piene di ordini sempre più audaci e che mi sarei eccitata da morire ad eseguirli tutti. Soprattutto non avrei mai immaginato che il mio padrone, sarebbe stato lo zio Menotti.
Uscì prima lui dal bagno e dopo un paio di minuti lo raggiunsi.
Ci baciammo ed andai verso lo studio.
Menotti si allontanò, prese il telefono ed inviò un messaggio:
“È fatta, la troia mi ha appena spompinato”…
Così iniziò la mia storia con lo zio Menotti.
Quella mattina mi tempestò di messaggi, volle sapere come andasse in ufficio, vestita in quel modo, se stessi attirando l’attenzione e se mi stessi eccitando. Ovviamente volle, anche, un resoconto fotografico. Ero eccitatissima. Per tutta la mattinata, il sapore dello sperma dello zio, si presentò ad ogni rigurgito. Ero vestita in maniera provocante ed i colleghi sbavavano, nella speranza di attirare la mia attenzione. Mi divertii a provocarli, approfittando, anche, dell’assenza del capo.
La mia testa, però, era solo allo zio ed all’attesa di scopare con lui.
Quando uscii dall’ufficio, nel pomeriggio, lo trovai ad aspettarmi. Fu una bellissima sorpresa.
Andammo a casa mia; avevamo entrambi una voglia pazzesca di scoparci.
Salimmo i due piani per le scale; mi fece togliere il cappotto perché voleva vedermi salire con la gonna alzata ed il culo scoperto. Lo accontentai e sentii i brividi quando le sua mani mi accarezzavano il fondo schiena.
Entrammo in casa e ci abbracciammo; baciandoci, andammo verso la camera da letto e ci sdraiammo: gli tolsi il maglione, gli slacciai le scarpe, sfilando i pantaloni; gli levai le mutande. Era nudo, con il cazzo duro, tutto per me.
Lo zio mi chiese se i miei avessero le chiavi e potessero arrivare, ma esclusi quella possibilità e mi buttai sul cazzo per leccarglielo.
Lo leccai per bene, da cima a fondo, lo insalivai per tutta la lunghezza, mi piaceva sentirlo pulsare sotto i colpi della mia lingua.
Mi alzai, sfilai lentamente il top e tolsi il reggiseno; levai la gonna, rimasi con le autoreggenti e gli slip, gli andai sopra, con la figa all’altezza della bocca.
Lo zio iniziò a leccare infilando la lingua sotto gli slip, morse il clitoride, lo succhiò, infilò la lingua nella figa, con le mani mi strappò gli slip.
Mi tolsi le scarpe e le calze, rimasi completamente nuda per mio zio.
Mi stesi sul letto, le gambe oscenamente aperte, la figa calda e bagnata. Lo zio mi prese da sotto le ginocchia, mi attirò a sé e mi penetrò dolcemente, ma a fondo. Iniziò a sbattermi. Mi dimenavo ed urlavo, incurante dei vicini che potessero sentire.
“Continua zio, continua, fottimi, sono la tua nipote troia”.
Raggiunsi un orgasmo esplosivo e prolungato; mi prosciugò da ogni energia.
Feci stendere lo zio e mi dedicai alle sue parti intime. Gli leccai il cazzo e scesi sino a leccare a fondo il suo buco del culo. Lo leccai intorno, con la punta della lingua lo penetrai in profondità.
Mi afferrò per i capelli e mi disse di mettermi carponi, sul materasso, difronte allo specchio.
Così feci, lui andò dietro, sputò sul mio ano e mi inculò; mi sollevò la testa per farmi vedere il riflesso nello specchio:
“Guardati mentre ti fai inculare da tuo zio, troia”.
Lo sentivo entrare completamente, a fondo, aprirmi il culo più di quanto non fosse già aperto.
Tolse il cazzo ed infilò un dito, poi un secondo e nel giro di poco mi stava inculando con tutta la mano. Strabuzzai gli occhi; con l’altra mano iniziò a solleticarmi la figa, sino ad entrare con tutte e cinque le dita, le chiuse a pugno ed iniziò a scoparmi. Stavo letteralmente impazzendo.
Venni ripetutamente e mi accasciai quando sfilò le due mani, una dal culo e l’altra dalla figa.
Mi volle in ginocchio sul pavimento, la faccia reclinata all’indietro e mi sborrò in faccia.
Avevo il viso pieno di sperma e gli occhi chiusi per quanto ne era finito sopra; non mi accorsi che mi aveva fotografato in quella situazione e non mi accorsi che le mie foto, nuda, in ginocchio con la faccia piena del suo sperma, erano già in una chat.
Gli chiesi qualcosa per pulirmi, ma lo zio mi rispose avesse un’altra idea. Capii immediatamente cosa intendesse, gli sorrisi ammiccando e rimasi ferma ad aspettare.
Ero sempre con gli occhi chiusi, coperti di sperma ed il primo getto arrivò dopo un po’; era caldo, molto caldo, mi lasciai investire sul volto, lo zio mi disse di aprire la bocca, ed iniziai ad ingoiare il suo piscio; lo avevo già fatto in passato, con alcuni miei compagni; non ebbi difficoltà a ripetere la performance, con grande stupore e soddisfazione dello zio Menotti.
Aprii gli occhi, ero piena del suo piscio, sul pavimento si era formata una pozza di urina, lo zio si avvicinò, mi prese i capelli e mi spinse la testa verso terra, utilizzando i miei capelli per pulire il piscio sul pavimento.
“Ahia, zio fai piano, mi fai male”
“Scusa, voglio che l’odore del mio piscio, ti accompagni per tutta la serata”
“Sei un porco, e mi eccita”
“Sarai la mia slave, puttanella”
Sorrisi.
Andò nel bagno per farsi il bidet e sciacquarsi. Tornò in camera, ero seduta sul letto, piena del suo piscio, con i capelli bagnati di urina; gli chiesi se potessi lavarmi e mi rispose con un secco no.
“Anche se adesso devi uscire, ti vesti con la pelle bagnata della mia pipì”, mi ordinò
“No no, mi hai sfiancato, adesso ceno e vado a dormire. Domani mi alzo presto”
“Bene, domani, appena alzata, avvisami e verrò da te per controllare”.
Si vestì, mi accarezzò ed andò via.
Non rispettai l’ordine e mi fiondai sotto la doccia…l’indomani avrei scoperto che sarebbe stato meglio dormire con la pelle bagnata con la sua pipì…
Menotti scese da casa della nipote con un sorriso stampato in faccia; non solo il piano stava prendendo forma, ma gli era stato sufficiente poco tempo per portarsi Gianna a letto e, soprattutto, si era rivelata una grandiosa scopata.
Chiamò casa e disse alla moglie che avrebbe tardato perché doveva incontrarsi con Dino per una birra.
Poi chiamò Dino e gli dette appuntamento al loro solito pub.
“Sei un grande”, gli disse Dino, appena lo vide
“Avevi ragione, è una gran troia”, rispose Menotti…
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