Gianna...papà Dino e lo zio Menotti
di
sexydurex
genere
incesti
Era da qualche mese che Gianna intratteneva una relazione con lo zio Menotti.
C’era sempre stato molto feeling tra i due, forse perché lo zio era relativamente giovane o, più probabilmente, perché lei era attratta dagli uomini più grandi; all’inizio le era stato difficile, per via dello stretto rapporto che aveva sia con la zia (la sorella della madre), che con le cugine (le figlie di Menotti), ma poi il desiderio e la voglia di trasgredire avevano avuto la meglio.
Gianna, 42 anni, fiera dei propri capelli rossi, aspetto molto giovanile, bassina (non raggiungeva nemmeno il metro e sessanta), ragione per la quale spesso, usava calzare i décolleté con tacchi a spillo alti; seno molto piccolo, ma in compenso un culo allenato, molto alto e sodo, vera forza provocante con gli uomini. Non faceva nulla per nasconderlo, anzi, la sua femminilità la portava, spesso, a mostrarlo, fasciato da aderentissimi leggings.
Quella domenica sarebbe andata a pranzo a casa dei propri genitori, e ci sarebbero stati anche lo zio Menotti e la zia Mina.
Zio Menotti, 54 anni, sei anni più giovane della zia, era sempre stato molto affettuoso con la nipote acquisita, finché l’affetto si era trasformato in vero e proprio desiderio; dapprima nascosto, poi sempre più audace, anche grazie ai comportamenti di Gianna. Finché una sera Menotti dette un passaggio alla nipote e salendo in ascensore verso casa sua, si ritrovarono abbracciati a baciarsi. Da quel giorno iniziò la loro relazione.
Quella domenica, anche e soprattutto per compiacere il proprio amante, Gianna decise di indossare un leggings bianco, sottile e dalla maglia talmente leggera, da essere non solo aderentissimo, ma anche trasparente. Optò di azzardare e non indossò slip; si guardò allo specchio, era, effettivamente, un po’ troppo audace; le labbra della figa erano visibili, considerata l’aderenza del leggings e l’assenza di slip, mettendo in risalto ogni disegno delle proprie intimità. Se ne fregò e rimase così. Il padre era abituato a vederla vestita audace e non si era mai scomposto. Chissà se si era mai eccitato, guardandola, pensò Gianna e quasi si vergognò di quel pensiero che le venne in testa.
Sorrise e pensò di chiamarlo; non le andava di farsi la strada a piedi con il tacco12 e praticamente nuda
“Ciao Papi”
“Ciao Gia’, che succede?”, Dino era sempre allarmato quando veniva chiamato dalla figlia
“Niente Pa’, pensavo, se scendi a fare qualche servizio, passeresti a prendermi da casa?”
“Si, Gianna; tra un po’ devo scendere per comprare i dolci; passo prima da te e poi, andando a casa, mi fermo in pasticceria”
“Perfetto, tra quanto?”
“Lo zio e la zia saranno qui verso le 12.30; direi che passo da te alle 11.30, così aiutiamo la mamma a finire di preparare”
“Ok, baci”
“A dopo”
Erano passate le undici; Gianna si sedette sul divano, allargò le cosce ed iniziò a massaggiarsi la figa; prese il telefono e mandò un messaggio a Menotti; iniziarono a provocarsi e ad eccitarsi, dandosi appuntamento di lì a poco per giocare, almeno, con gli sguardi. Gianna non fece cenno sul proprio outfit, voleva fosse una sorpresa per lo zio.
Dino la chiamò per farla scendere. La figa si era bagnata ed erano ben visibili le chiazze di umido tra le cosce, ma impertinente, se ne importò, prese il giubbotto, corto, se lo infilò ed uscì di casa.
Dino l’aspettava in auto, senza dare troppo caso a come si fosse vestita la figlia.
Si fermarono in pasticceria per acquistare un vassoio di dolci ed andarono verso casa. Il marciapiede era stretto, Gianna precedeva il padre, con il culo, fasciato dagli aderentissimi leggings bianchi, in bella evidenza, reso ancora più sensuale dall’incedere ancheggiante della donna. Dino era dietro e si gustava la scena con un misto di imbarazzo ed eccitazione.
Si sentiva perverso e pervertito, ma non riusciva a distogliere lo sguardo dal culo della figlia.
Entrarono nel portone. L’ascensore aveva dei problemi, tanto che bisognava prenderlo al primo piano, in quanto la cabina non arrivava al piano terra.
Salirono le scale, Gianna davanti, sentiva lo sguardo del padre sul proprio culo, sorrise, accentuò il movimento del bacino. Dino iniziò a sudare.
Arrivarono al primo piano, c’erano già tre altri condomini in attesa dell’ascensore. Arrivò subito ed entrarono.
La cabina era stretta. Entrarono tutti e cinque, ma erano praticamente schiacciati; Dino si attaccò alla parete, con il vassoio dei dolci in alto per non premerlo. Gianna era attaccata al padre, dandogli le spalle. L’ascensore partì ed il movimento la fece indietreggiare e sentì distintamente l’eccitazione del padre sbatterle sulle chiappe. Dopo un primo momento di sorpresa ed incredulità, Gianna sorrise, e rimase ferma a gustarsi quella irreale situazione. Dino aveva le mani sollevate per tenere il vassoio dei dolci lontano dalla calca, iniziò a sudare per quel contatto, vergognandosi, ma al tempo stesso, eccitandosi. Sentiva il cazzo, impenitente, crescere per il forte contatto con il culo della figlia.
L’ascensore arrivò al piano e si aprirono le porte; Gianna, quasi dispiaciuta, uscì per prima, si voltò vero il padre, che non riuscì a ricambiare lo sguardo. Entrarono in casa e mentre Gianna andò a salutare la madre, Dino poggiò il vassoio dei dolci e corse in bagno.
Era paonazzo ed eccitatissimo. Si spogliò e cercò di placare il proprio desiderio; non poteva desiderare la figlia, ma non aveva senso negare a sé stesso quanto la eccitasse. Aveva il cazzo durissimo, aveva voglia di sborrare; per un momento immaginò la figlia carponi e lui dietro; distolse immediatamente quella immagine, si sciacquò il viso, e cercò di rilassarsi.
“Ma che cazzo fai?”, si disse; respirò a fondo e finalmente il cazzo perse vigore. Uscì dal bagno.
Nel frattempo erano arrivati i cognati Mina e Menotti.
La moglie e la sorella stavano finendo di preparare in cucina, mentre Gianna e Menotti scherzavano, un po’ troppo intimamente, nella sala da pranzo.
Quella sensazione che aveva avuto, vedendo Gianna e Menotti, lo accompagnò per tutto il pranzo; osservava la coppia sotto una luce che non aveva mai considerato nelle precedenti occasioni. Si guardavano spesso, con una complicità che gli procurò più invidia che gelosia.
Dino cominciò a convincersi che tra la figlia ed il cognato ci fosse qualcosa.
Durante il pranzo, Gianna si alzò per aiutare a cambiare i piatti, mostrando la beltà del proprio culo. Dino incrociò lo sguardo di Menotti e sorrisero.
Dopo pranzo, Dino disse che aveva un impegno con un suo amico e Gianna chiese allo zio se potesse aiutarla a casa, con una finestra che non si chiudeva bene.
Scesero insieme, tutti e tre, Dino andò verso la sua auto e Gianna e Menotti verso quella dello zio.
Menotti era talmente eccitato, da non rendersi conto che Dino li stava seguendo.
Gianna entrò nel portone di casa sua, seguita dallo zio. Salirono le scale, Gianna si mise a sculettare esageratamente, provocando, anche con le parole, lo zio Menotti; si lasciò palpare il culo, si voltò e lo baciò sulle labbra
“Zio monello ed impaziente; mmmh che bel cazzo duro sta qui”, mettendogli una mano sulla patta.
Arrivarono al secondo piano ed entrarono in casa.
In quel momento Dino entrò nel portone.
Salì lentamente le scale sino al secondo piano; con le chiavi di casa della figlia nella mano, attese qualche minuto; appoggiò l’orecchio alla porta, ma non sentiva nulla, se Gianna e Menotti non parlavano, voleva dire solo una cosa.
Gianna era ancora vestita con i leggings, il top e le scarpe tacco12; in ginocchio, davanti allo zio; tolse la cinta dei pantaloni, li sbottonò, abbasso la cerniera ed infilò la mano negli slip; prese il cazzo di Menotti in mano, lo tirò fuori ed iniziò a leccarlo.
Menotti le mise una mano dietro la testa, spingendole il cazzo tutto in bocca.
Dino aprì lentamente e silenziosamente la porta di casa; appena entrò, sentì i gemiti di Menotti, provenivano dalla zona cucina e salotto. Si avvicinò. La figlia era in ginocchio, impegnata a spompinare lo zio.
“Ohi ohi, qui mi son perso qualcosa”, disse Dino, slacciandosi la cinta del pantalone
“Ehi Dino, non ti ho sentito entrare, non ti incazzare”
Gianna si bloccò, restando a guardare inebetita il padre, rimanendo con il cazzo dello zio in mano
“Ehi, tranquilli”, disse Dino, “Vorrei solo partecipare anche io”
Gianna avvertì un brivido di eccitazione; riprese a leccare il cazzo dello zio, osservando il padre spogliarsi; lo guardava fisso negli occhi, mentre tirava fuori il suo cazzo eccitato. Dino si avvicinò e la figlia allungò la mano verso il suo cazzo.
Era strano, sottile alla base per poi ingrossarsi e sfoggiare una cappella molto grossa; sembrava un fungo, non tanto lungo, ma certamente molto grosso.
Segò il cazzo dello zio, leccando quello del padre.
Iniziò dalla base, prese le palle in mano, e scese per leccargli lo scroto e la pelle che lo separava dal buco del culo; riemerse, sollevò lo sguardo, per guardare il padre, mentre gli leccava la verga; poi abbassò il capo per infilarsi il cazzo in bocca; con le dita gli solleticava l’ano; Dino aveva accumulato tutta l’eccitazione della giornata e non riuscì a resistere.
“Sborrooooo”, gemette
Gianna prese il cazzo in mano, segandolo lentamente nella sua bocca; con la lingua si soffermò sul frenulo; sentì il cazzo del padre pulsare ed immediatamente dopo, la propria bocca fu invasa da una sborrata incredibile. Il cazzo di Dino sembrava stesse pisciando; la sborra usciva copiosa e Gianna non ne perse nemmeno una goccia.
Lo tenne in bocca sin quando l’adrenalina dell’eccitazione non si placò. Lo pulì per bene e si alzò. Baciò il padre sulle labbra, Menotti si aggiunse alla coppia, prendendo Gianna per i capelli, tirandola a sé per baciarla; era una figura incredibile: Gianna in piedi, in mezzo al padre ed allo zio nudi.
“Andiamo in camera da letto”, disse lei
“Si”, rispose Dino, “ma prima devo pisciare”
Gianna e Menotti si guardarono con complicità; fu Gianna a parlare al padre, accarezzandogli il petto con l’unghia dell’indice destro
“Vuoi pisciare nella mia bocca?”, gli chiese ammiccando.
Senza attendere la risposta, lo prese per mano e lo portò nel bagno.
Si inginocchiò vicino al water, raccolse i capelli con una coda per esporre il viso, lo guardò e spalancò le labbra.
Furono necessari un bel po’ di secondi, ma finalmente Dino iniziò a pisciare; i primi schizzi furono diretti nella bocca della figlia, ma poi si divertì a pisciarle in faccia, e giù, sul top e sui leggings; fu una pisciata lunga ed alla fine, sul pavimento si era formata una larga pozza, i leggings erano completamente bagnati a trasparenti ed il viso di Gianna gocciolava piscio.
Si alzò, si tolse le scarpe, si sfilò il top ed i leggings e si sciacquò velocemente.
Dino e Menotti la precedettero in camera da letto.
Gianna li raggiunse dopo un paio di minuti; completamente nuda, si accovacciò tra le gambe del padre e prese il cazzo molliccio tra le labbra. Stava carponi sul letto, Menotti le strusciò il cazzo sulle labbra della figa e la penetrò, iniziando a scoparla. Gianna cercava di rianimare il cazzo di Dino, lo leccava, mentre lo zio affondava nella figa. Abbassò la testa, sin sotto le palle del padre, andando a leccargli il buco del culo. Lo penetrò con la punta della lingua e lo sentì gemere. Continuò ed il cazzo iniziò a reagire. Lo segava, mentre lo leccava a fondo nell’ano.
Era giunto il momento, per Gianna, di scopare con il padre. Disse allo zio di sfilare il cazzo dalla figa, cavalcò il padre e, fissandolo negli occhi, prese il cazzo con una mano e se lo infilò nella figa. Abbassò la testa, tenendo le mani sul petto di Dino, iniziò a muoversi e sentiva il cazzo affondare nella figa. Era proprio vero, stava scopando con il padre. Si accasciò per mettere il culo a pecora e disse a Menotti
“Zio, vieni, inculami”.
Menotti la prese per i fianchi e scivolò agevolmente nel culo della nipote.
Gianna era piena dei due cazzi, si voltò verso lo specchio a figura intera e si vide riflessa; non poteva crederci, stava scopando con il padre ed aveva lo zio che se la stava inculando.
Andarono avanti per diversi minuti. Dino succhiò i capezzoli della figlia, mentre Menotti la strattonava per i capelli, inculandola con forza.
Gianna godette, come forse non aveva mai goduto nella sua vita.
Gemette ed urlò di piacere.
Si placò sul petto del padre; Menotti sfilò il cazzo dal culo della nipote.
Gianna si mise carponi sul materasso e si dedicò, con la bocca al cazzo dello zio.
Dino le accarezzò le chiappe, ammirando il culo della figlia che tanto lo aveva provocato quella mattina. Si mise in ginocchio, dietro di lei, la prese per i fianchi e le infilò il cazzo nel culo.
Dino inculava la figlia, mentre lei si dedicava, con la bocca al cazzo dello zio. Menotti le scopò la bocca sino a gemere per l’arrivo dell’orgasmo. Iniziò a sborrare, tenendo ferma la testa della nipote ed eruttando fiotti di sperma, direttamente nella sua bocca.
Menotti si stese sul letto, sfinito.
Gianna si accovacciò sul petto del padre, segandolo con dolcezza e lentezza, baciandolo e leccandolo sulla cappella.
Menotti si alzò dal letto
“Vado in bagno a pisciare. Venite?”
Gianna e Dino scesero dal letto. Raggiunsero Menotti che stava già pisciando nel cesso. Gianna raccolse i capelli e si mise carponi, con la testa vicino al bordo del water. Menotti aveva pisciato ovunque, nel cesso e sul bordo, la prese per i capelli e le disse
“Fa vedere a tuo padre quanto sei brava a leccare”
Gianna tirò fuori la lingua ed iniziò a leccare il bordo del gabinetto. Menotti la prese per i capelli e le infilò la testa nella tazza.
Dino non resistette, le andò dietro e la penetrò nella figa. Le mise una mano sulla testa, spingendola in fondo al water. Gianna affondò la lingua nella pozza di piscio, facendo rumore con il risucchio. Dino perse ogni freno, tirò lo scarico, facendo investire il viso della figlia dall’acqua sporca di piscio.
Menotti prese la nipote per i capelli e la spostò; gli venne da cagare, si sedette e cagò mentre Gianna spompinava il padre.
Menotti, senza nemmeno pulirsi con la carta, si alzò al cesso ed ordinò a Gianna di pulirgli il culo con la lingua.
Evidentemente erano abituati a farlo, perché Gianna non si fece pregare, rimanendo in ginocchio, aprì le chiappe dello zio e si buttò a capofitto con la lingua.
Si mise carponi, Menotti era in piedi, piegato sulle ginocchia, il culo in fuori ed aperto.
Gianna si manteneva ai fianchi dello zio, pulendolo a fondo, con la lingua, dai residui della cagata.
Dino le andò da dietro, la prese per i fianchi e la inculò con un colpo secco.
Iniziò a penetrarla con ardore, infilandole tutto il cazzo nel culo. Le spingeva la testa contro il culo del cognato, incitandola a leccare la merda
“Dino, scusa se te lo dico, ma tua figlia è una troia incredibile”, disse Menotti
“Lo vedo, Menotti, non le basta mai a ‘sta zoccola. Lecca, lecca tutta la merda dello zio”, continuando a spingerle la testa.
Gianna sorrise, le piaceva quella situazione.
“Vieni troia, fatti sborrare in faccia”, le disse Dino, con tono eccitatissimo.
Gianna smise di leccare il culo dello zio, ormai pulito, e con il sapore della merda in bocca, si voltò verso il padre, reclinò la testa all’indietro ed attese la sborrata in faccia.
Dino si segò, e le schizzò in pieno volto. Senza soluzione di continuità, si mise a pisciarle in faccia, svuotando la vescica.
Si placarono tutti e tre.
Gianna si alzò, raccolse i propri indumenti e guardò il pavimento del bagno, completamente bagnato di piscio.
“Dovrò passare il pomeriggio a pulire”, disse.
Si avvicinò al lavandino per lavarsi la bocca, si passò il dentifricio ed utilizzò un po’ di collutorio.
Si voltò verso Menotti e, sorridendo, gli disse:
“Zio, oggi eri pieno di cacca, la prossima volta puliscitelo un po’”
“Sei stata brava, mi sento più fresco di quando faccio il bidet”
“Ma voi due, ogni volta fate tutte queste porcate?”, intervenne Dino
“Papino mio, lo vuoi anche tu il bidet con la mia lingua?”
“Non aspetto altro”
“Ragazzi, i devo scappare, altrimenti mia moglie mi da per disperso”, intervenne Menotti
“Ciao Menotti”
“Aspetta zio, ti accompagno”
Dino rimase in bagno, mentre Menotti, seguito dalla nipote, recuperò i vestiti, li indossò ed andò via
“Ci vediamo presto, Gianna”
“Ci sentiamo, zio…salutami la zia”, disse Gianna, sorridendo ed ammiccando.
Chiuse la porta e tornò nel bagno. Il padre era seduto nel cesso e stava cagando
“Papi, la mia boccuccia ti aspetta, così ti pulisce per bene”. Gianna si inginocchiò, aspettando che il padre le offrisse il culo sporco di merda da leccare…
Che domenica, quella domenica.
C’era sempre stato molto feeling tra i due, forse perché lo zio era relativamente giovane o, più probabilmente, perché lei era attratta dagli uomini più grandi; all’inizio le era stato difficile, per via dello stretto rapporto che aveva sia con la zia (la sorella della madre), che con le cugine (le figlie di Menotti), ma poi il desiderio e la voglia di trasgredire avevano avuto la meglio.
Gianna, 42 anni, fiera dei propri capelli rossi, aspetto molto giovanile, bassina (non raggiungeva nemmeno il metro e sessanta), ragione per la quale spesso, usava calzare i décolleté con tacchi a spillo alti; seno molto piccolo, ma in compenso un culo allenato, molto alto e sodo, vera forza provocante con gli uomini. Non faceva nulla per nasconderlo, anzi, la sua femminilità la portava, spesso, a mostrarlo, fasciato da aderentissimi leggings.
Quella domenica sarebbe andata a pranzo a casa dei propri genitori, e ci sarebbero stati anche lo zio Menotti e la zia Mina.
Zio Menotti, 54 anni, sei anni più giovane della zia, era sempre stato molto affettuoso con la nipote acquisita, finché l’affetto si era trasformato in vero e proprio desiderio; dapprima nascosto, poi sempre più audace, anche grazie ai comportamenti di Gianna. Finché una sera Menotti dette un passaggio alla nipote e salendo in ascensore verso casa sua, si ritrovarono abbracciati a baciarsi. Da quel giorno iniziò la loro relazione.
Quella domenica, anche e soprattutto per compiacere il proprio amante, Gianna decise di indossare un leggings bianco, sottile e dalla maglia talmente leggera, da essere non solo aderentissimo, ma anche trasparente. Optò di azzardare e non indossò slip; si guardò allo specchio, era, effettivamente, un po’ troppo audace; le labbra della figa erano visibili, considerata l’aderenza del leggings e l’assenza di slip, mettendo in risalto ogni disegno delle proprie intimità. Se ne fregò e rimase così. Il padre era abituato a vederla vestita audace e non si era mai scomposto. Chissà se si era mai eccitato, guardandola, pensò Gianna e quasi si vergognò di quel pensiero che le venne in testa.
Sorrise e pensò di chiamarlo; non le andava di farsi la strada a piedi con il tacco12 e praticamente nuda
“Ciao Papi”
“Ciao Gia’, che succede?”, Dino era sempre allarmato quando veniva chiamato dalla figlia
“Niente Pa’, pensavo, se scendi a fare qualche servizio, passeresti a prendermi da casa?”
“Si, Gianna; tra un po’ devo scendere per comprare i dolci; passo prima da te e poi, andando a casa, mi fermo in pasticceria”
“Perfetto, tra quanto?”
“Lo zio e la zia saranno qui verso le 12.30; direi che passo da te alle 11.30, così aiutiamo la mamma a finire di preparare”
“Ok, baci”
“A dopo”
Erano passate le undici; Gianna si sedette sul divano, allargò le cosce ed iniziò a massaggiarsi la figa; prese il telefono e mandò un messaggio a Menotti; iniziarono a provocarsi e ad eccitarsi, dandosi appuntamento di lì a poco per giocare, almeno, con gli sguardi. Gianna non fece cenno sul proprio outfit, voleva fosse una sorpresa per lo zio.
Dino la chiamò per farla scendere. La figa si era bagnata ed erano ben visibili le chiazze di umido tra le cosce, ma impertinente, se ne importò, prese il giubbotto, corto, se lo infilò ed uscì di casa.
Dino l’aspettava in auto, senza dare troppo caso a come si fosse vestita la figlia.
Si fermarono in pasticceria per acquistare un vassoio di dolci ed andarono verso casa. Il marciapiede era stretto, Gianna precedeva il padre, con il culo, fasciato dagli aderentissimi leggings bianchi, in bella evidenza, reso ancora più sensuale dall’incedere ancheggiante della donna. Dino era dietro e si gustava la scena con un misto di imbarazzo ed eccitazione.
Si sentiva perverso e pervertito, ma non riusciva a distogliere lo sguardo dal culo della figlia.
Entrarono nel portone. L’ascensore aveva dei problemi, tanto che bisognava prenderlo al primo piano, in quanto la cabina non arrivava al piano terra.
Salirono le scale, Gianna davanti, sentiva lo sguardo del padre sul proprio culo, sorrise, accentuò il movimento del bacino. Dino iniziò a sudare.
Arrivarono al primo piano, c’erano già tre altri condomini in attesa dell’ascensore. Arrivò subito ed entrarono.
La cabina era stretta. Entrarono tutti e cinque, ma erano praticamente schiacciati; Dino si attaccò alla parete, con il vassoio dei dolci in alto per non premerlo. Gianna era attaccata al padre, dandogli le spalle. L’ascensore partì ed il movimento la fece indietreggiare e sentì distintamente l’eccitazione del padre sbatterle sulle chiappe. Dopo un primo momento di sorpresa ed incredulità, Gianna sorrise, e rimase ferma a gustarsi quella irreale situazione. Dino aveva le mani sollevate per tenere il vassoio dei dolci lontano dalla calca, iniziò a sudare per quel contatto, vergognandosi, ma al tempo stesso, eccitandosi. Sentiva il cazzo, impenitente, crescere per il forte contatto con il culo della figlia.
L’ascensore arrivò al piano e si aprirono le porte; Gianna, quasi dispiaciuta, uscì per prima, si voltò vero il padre, che non riuscì a ricambiare lo sguardo. Entrarono in casa e mentre Gianna andò a salutare la madre, Dino poggiò il vassoio dei dolci e corse in bagno.
Era paonazzo ed eccitatissimo. Si spogliò e cercò di placare il proprio desiderio; non poteva desiderare la figlia, ma non aveva senso negare a sé stesso quanto la eccitasse. Aveva il cazzo durissimo, aveva voglia di sborrare; per un momento immaginò la figlia carponi e lui dietro; distolse immediatamente quella immagine, si sciacquò il viso, e cercò di rilassarsi.
“Ma che cazzo fai?”, si disse; respirò a fondo e finalmente il cazzo perse vigore. Uscì dal bagno.
Nel frattempo erano arrivati i cognati Mina e Menotti.
La moglie e la sorella stavano finendo di preparare in cucina, mentre Gianna e Menotti scherzavano, un po’ troppo intimamente, nella sala da pranzo.
Quella sensazione che aveva avuto, vedendo Gianna e Menotti, lo accompagnò per tutto il pranzo; osservava la coppia sotto una luce che non aveva mai considerato nelle precedenti occasioni. Si guardavano spesso, con una complicità che gli procurò più invidia che gelosia.
Dino cominciò a convincersi che tra la figlia ed il cognato ci fosse qualcosa.
Durante il pranzo, Gianna si alzò per aiutare a cambiare i piatti, mostrando la beltà del proprio culo. Dino incrociò lo sguardo di Menotti e sorrisero.
Dopo pranzo, Dino disse che aveva un impegno con un suo amico e Gianna chiese allo zio se potesse aiutarla a casa, con una finestra che non si chiudeva bene.
Scesero insieme, tutti e tre, Dino andò verso la sua auto e Gianna e Menotti verso quella dello zio.
Menotti era talmente eccitato, da non rendersi conto che Dino li stava seguendo.
Gianna entrò nel portone di casa sua, seguita dallo zio. Salirono le scale, Gianna si mise a sculettare esageratamente, provocando, anche con le parole, lo zio Menotti; si lasciò palpare il culo, si voltò e lo baciò sulle labbra
“Zio monello ed impaziente; mmmh che bel cazzo duro sta qui”, mettendogli una mano sulla patta.
Arrivarono al secondo piano ed entrarono in casa.
In quel momento Dino entrò nel portone.
Salì lentamente le scale sino al secondo piano; con le chiavi di casa della figlia nella mano, attese qualche minuto; appoggiò l’orecchio alla porta, ma non sentiva nulla, se Gianna e Menotti non parlavano, voleva dire solo una cosa.
Gianna era ancora vestita con i leggings, il top e le scarpe tacco12; in ginocchio, davanti allo zio; tolse la cinta dei pantaloni, li sbottonò, abbasso la cerniera ed infilò la mano negli slip; prese il cazzo di Menotti in mano, lo tirò fuori ed iniziò a leccarlo.
Menotti le mise una mano dietro la testa, spingendole il cazzo tutto in bocca.
Dino aprì lentamente e silenziosamente la porta di casa; appena entrò, sentì i gemiti di Menotti, provenivano dalla zona cucina e salotto. Si avvicinò. La figlia era in ginocchio, impegnata a spompinare lo zio.
“Ohi ohi, qui mi son perso qualcosa”, disse Dino, slacciandosi la cinta del pantalone
“Ehi Dino, non ti ho sentito entrare, non ti incazzare”
Gianna si bloccò, restando a guardare inebetita il padre, rimanendo con il cazzo dello zio in mano
“Ehi, tranquilli”, disse Dino, “Vorrei solo partecipare anche io”
Gianna avvertì un brivido di eccitazione; riprese a leccare il cazzo dello zio, osservando il padre spogliarsi; lo guardava fisso negli occhi, mentre tirava fuori il suo cazzo eccitato. Dino si avvicinò e la figlia allungò la mano verso il suo cazzo.
Era strano, sottile alla base per poi ingrossarsi e sfoggiare una cappella molto grossa; sembrava un fungo, non tanto lungo, ma certamente molto grosso.
Segò il cazzo dello zio, leccando quello del padre.
Iniziò dalla base, prese le palle in mano, e scese per leccargli lo scroto e la pelle che lo separava dal buco del culo; riemerse, sollevò lo sguardo, per guardare il padre, mentre gli leccava la verga; poi abbassò il capo per infilarsi il cazzo in bocca; con le dita gli solleticava l’ano; Dino aveva accumulato tutta l’eccitazione della giornata e non riuscì a resistere.
“Sborrooooo”, gemette
Gianna prese il cazzo in mano, segandolo lentamente nella sua bocca; con la lingua si soffermò sul frenulo; sentì il cazzo del padre pulsare ed immediatamente dopo, la propria bocca fu invasa da una sborrata incredibile. Il cazzo di Dino sembrava stesse pisciando; la sborra usciva copiosa e Gianna non ne perse nemmeno una goccia.
Lo tenne in bocca sin quando l’adrenalina dell’eccitazione non si placò. Lo pulì per bene e si alzò. Baciò il padre sulle labbra, Menotti si aggiunse alla coppia, prendendo Gianna per i capelli, tirandola a sé per baciarla; era una figura incredibile: Gianna in piedi, in mezzo al padre ed allo zio nudi.
“Andiamo in camera da letto”, disse lei
“Si”, rispose Dino, “ma prima devo pisciare”
Gianna e Menotti si guardarono con complicità; fu Gianna a parlare al padre, accarezzandogli il petto con l’unghia dell’indice destro
“Vuoi pisciare nella mia bocca?”, gli chiese ammiccando.
Senza attendere la risposta, lo prese per mano e lo portò nel bagno.
Si inginocchiò vicino al water, raccolse i capelli con una coda per esporre il viso, lo guardò e spalancò le labbra.
Furono necessari un bel po’ di secondi, ma finalmente Dino iniziò a pisciare; i primi schizzi furono diretti nella bocca della figlia, ma poi si divertì a pisciarle in faccia, e giù, sul top e sui leggings; fu una pisciata lunga ed alla fine, sul pavimento si era formata una larga pozza, i leggings erano completamente bagnati a trasparenti ed il viso di Gianna gocciolava piscio.
Si alzò, si tolse le scarpe, si sfilò il top ed i leggings e si sciacquò velocemente.
Dino e Menotti la precedettero in camera da letto.
Gianna li raggiunse dopo un paio di minuti; completamente nuda, si accovacciò tra le gambe del padre e prese il cazzo molliccio tra le labbra. Stava carponi sul letto, Menotti le strusciò il cazzo sulle labbra della figa e la penetrò, iniziando a scoparla. Gianna cercava di rianimare il cazzo di Dino, lo leccava, mentre lo zio affondava nella figa. Abbassò la testa, sin sotto le palle del padre, andando a leccargli il buco del culo. Lo penetrò con la punta della lingua e lo sentì gemere. Continuò ed il cazzo iniziò a reagire. Lo segava, mentre lo leccava a fondo nell’ano.
Era giunto il momento, per Gianna, di scopare con il padre. Disse allo zio di sfilare il cazzo dalla figa, cavalcò il padre e, fissandolo negli occhi, prese il cazzo con una mano e se lo infilò nella figa. Abbassò la testa, tenendo le mani sul petto di Dino, iniziò a muoversi e sentiva il cazzo affondare nella figa. Era proprio vero, stava scopando con il padre. Si accasciò per mettere il culo a pecora e disse a Menotti
“Zio, vieni, inculami”.
Menotti la prese per i fianchi e scivolò agevolmente nel culo della nipote.
Gianna era piena dei due cazzi, si voltò verso lo specchio a figura intera e si vide riflessa; non poteva crederci, stava scopando con il padre ed aveva lo zio che se la stava inculando.
Andarono avanti per diversi minuti. Dino succhiò i capezzoli della figlia, mentre Menotti la strattonava per i capelli, inculandola con forza.
Gianna godette, come forse non aveva mai goduto nella sua vita.
Gemette ed urlò di piacere.
Si placò sul petto del padre; Menotti sfilò il cazzo dal culo della nipote.
Gianna si mise carponi sul materasso e si dedicò, con la bocca al cazzo dello zio.
Dino le accarezzò le chiappe, ammirando il culo della figlia che tanto lo aveva provocato quella mattina. Si mise in ginocchio, dietro di lei, la prese per i fianchi e le infilò il cazzo nel culo.
Dino inculava la figlia, mentre lei si dedicava, con la bocca al cazzo dello zio. Menotti le scopò la bocca sino a gemere per l’arrivo dell’orgasmo. Iniziò a sborrare, tenendo ferma la testa della nipote ed eruttando fiotti di sperma, direttamente nella sua bocca.
Menotti si stese sul letto, sfinito.
Gianna si accovacciò sul petto del padre, segandolo con dolcezza e lentezza, baciandolo e leccandolo sulla cappella.
Menotti si alzò dal letto
“Vado in bagno a pisciare. Venite?”
Gianna e Dino scesero dal letto. Raggiunsero Menotti che stava già pisciando nel cesso. Gianna raccolse i capelli e si mise carponi, con la testa vicino al bordo del water. Menotti aveva pisciato ovunque, nel cesso e sul bordo, la prese per i capelli e le disse
“Fa vedere a tuo padre quanto sei brava a leccare”
Gianna tirò fuori la lingua ed iniziò a leccare il bordo del gabinetto. Menotti la prese per i capelli e le infilò la testa nella tazza.
Dino non resistette, le andò dietro e la penetrò nella figa. Le mise una mano sulla testa, spingendola in fondo al water. Gianna affondò la lingua nella pozza di piscio, facendo rumore con il risucchio. Dino perse ogni freno, tirò lo scarico, facendo investire il viso della figlia dall’acqua sporca di piscio.
Menotti prese la nipote per i capelli e la spostò; gli venne da cagare, si sedette e cagò mentre Gianna spompinava il padre.
Menotti, senza nemmeno pulirsi con la carta, si alzò al cesso ed ordinò a Gianna di pulirgli il culo con la lingua.
Evidentemente erano abituati a farlo, perché Gianna non si fece pregare, rimanendo in ginocchio, aprì le chiappe dello zio e si buttò a capofitto con la lingua.
Si mise carponi, Menotti era in piedi, piegato sulle ginocchia, il culo in fuori ed aperto.
Gianna si manteneva ai fianchi dello zio, pulendolo a fondo, con la lingua, dai residui della cagata.
Dino le andò da dietro, la prese per i fianchi e la inculò con un colpo secco.
Iniziò a penetrarla con ardore, infilandole tutto il cazzo nel culo. Le spingeva la testa contro il culo del cognato, incitandola a leccare la merda
“Dino, scusa se te lo dico, ma tua figlia è una troia incredibile”, disse Menotti
“Lo vedo, Menotti, non le basta mai a ‘sta zoccola. Lecca, lecca tutta la merda dello zio”, continuando a spingerle la testa.
Gianna sorrise, le piaceva quella situazione.
“Vieni troia, fatti sborrare in faccia”, le disse Dino, con tono eccitatissimo.
Gianna smise di leccare il culo dello zio, ormai pulito, e con il sapore della merda in bocca, si voltò verso il padre, reclinò la testa all’indietro ed attese la sborrata in faccia.
Dino si segò, e le schizzò in pieno volto. Senza soluzione di continuità, si mise a pisciarle in faccia, svuotando la vescica.
Si placarono tutti e tre.
Gianna si alzò, raccolse i propri indumenti e guardò il pavimento del bagno, completamente bagnato di piscio.
“Dovrò passare il pomeriggio a pulire”, disse.
Si avvicinò al lavandino per lavarsi la bocca, si passò il dentifricio ed utilizzò un po’ di collutorio.
Si voltò verso Menotti e, sorridendo, gli disse:
“Zio, oggi eri pieno di cacca, la prossima volta puliscitelo un po’”
“Sei stata brava, mi sento più fresco di quando faccio il bidet”
“Ma voi due, ogni volta fate tutte queste porcate?”, intervenne Dino
“Papino mio, lo vuoi anche tu il bidet con la mia lingua?”
“Non aspetto altro”
“Ragazzi, i devo scappare, altrimenti mia moglie mi da per disperso”, intervenne Menotti
“Ciao Menotti”
“Aspetta zio, ti accompagno”
Dino rimase in bagno, mentre Menotti, seguito dalla nipote, recuperò i vestiti, li indossò ed andò via
“Ci vediamo presto, Gianna”
“Ci sentiamo, zio…salutami la zia”, disse Gianna, sorridendo ed ammiccando.
Chiuse la porta e tornò nel bagno. Il padre era seduto nel cesso e stava cagando
“Papi, la mia boccuccia ti aspetta, così ti pulisce per bene”. Gianna si inginocchiò, aspettando che il padre le offrisse il culo sporco di merda da leccare…
Che domenica, quella domenica.
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