What she said - fammi diventare un cane

di
genere
etero

Maglione oversize, pantaloni di taglio maschile, scarpe con il carrarmato o forse Doctor Martens, non riesco bene a capire.
Ma si intuiva la figura minuta sotto la corazza dei suoi abiti, che contrastavano con la rassegna di reggiseni, top e pance scoperte della sala sotterranea da cui provenivano le pulsazioni ovattate di brutta tecno.

Stavo combattendo con la solita matassa di cavi, smontando la strumentazione che mi ero portato per la serata, una testa di Medusa sempre pronta ad impietrire chi suona, pensando come ogni volta che avrei potuto tranquillamente eliminare qualche Synth senza che il set ne fosse penalizzato.

La ragazza restava in zona, mani in tasca, non si capiva esattamente cosa aspettasse.
Mi chiedevo se non avesse caldo in quel locale, vestita così. Ma cercavo di non far vedere che l'avevo notata.
Restato in camicia, maniche arrotolate, stavo io morendo per il caldo, invece.
Ma probabilmente anche il rilascio della tensione per l'esibizione conclusa senza grosse scosse mi faceva notare di più la temperatura della sala.
Non ero del tutto soddisfatto di come era andata, ma avevo registrato che quel pezzo che avevo messo assieme un po' di corsa, senza lavorare troppo su campioni e transizioni, era stato quello su cui la gente s'era messa finalmente a ballare, prima solo la testa, poi il resto del corpo.
Il culo è troppo forte.

"Era Fools Gold quel sample che hai usato ad un certo punto?"
Alzai lo sguardo nella direzione della voce, la ragazza ancora lì.
Ci aveva preso.
Ma la mia tradizionale ritrosia, la dolorosa coscienza della dissonanza cognitiva indotta dal mio aspetto di attempato signore affiancato al set di elettronica che portavo in giro, come spesso accade mi impedì di dare soddisfazione all'interlocutrice, per non voler rendere troppo evidente la sorpresa di aver incontrato un orecchio raffinato.

"...hai riconosciuto anche l'altro campione?"
"Uh... No..."

Tornai a concentrarmi sulla matassa di cavi, alzando un po' la voce per farmi sentire
"Grace Jones...Slave to the Rhythm. I due migliori groove di batteria della storia."

Che stronzo... C'era bisogno proprio di fare il professorino?
"No... Non conosco"
"Comprensibile, roba vecchia. Forse sei troppo giovane per averla conosciuta"
Perfetto.
Stronzo al quadrato.

Momento di silenzio imbarazzante.
Mentre nella testa mi chiedo se ci sia una maniera per recuperare.
"Ma quindi ti è piaciuto il mio set?"
"Meh... Alti e bassi, alcuni pezzi non c'entravano molto con il resto. Ma abbastanza interessante, alla fine."
Abbastanza-Interessante.
La tipa si stava vendicando.

Però, intanto, avrebbe potuto unirsi al resto dei ragazzi al piano di sotto, a seguire casse distorte in quattro, e stupide e ripetitive linee melodiche di synth 8-bit che partivano dopo prevedibili drop.
E invece stava ancora lì a guardare l'interessantissima attività in cui ero immerso.
Staccare ogni singola presa di corrente, ogni singolo cavo MIDI, ogni singolo cavo audio, raggrupparli inizialmente in maniera ordinata, per poi ficcarli a casaccio nelle quattro borse che contenevano tutta la mia strumentazione.
Oltre alla cassa spia, ovviamente.

"Senti... Non è che ti andrebbe di darmi una mano qui? Devo portare fuori tutta 'sta roba e dovrò mettere la macchina in doppia fila... Che già è una cosa che mi fa rodere, ma in questa zona non c'è un cazzo di parcheggio!"
"Uh, ok. Certo."
La ragazza minuta, occhiali che le davano un aspetto intellettuale, si avvicinò.
Le porsi due borse, preoccupandomi un secondo dopo che fossero troppo pesanti per lei. Ma la ragazza non fece una piega.

"Portiamo tutto all'ingresso, poi vado a prendere la macchina"
Lei seguì le mie indicazioni senza domande, neanche l'avessi assunta come roadie, come fosse normale che qualcuno del pubblico aiutasse l'artista.
Andai a recuperare l'auto, nella testa l'immagine della ragazza dal maglione troppo grande che conosceva gli Stone Roses nonostante avesse forse meno della metà dei miei anni.
"Non farti strane idee, imbecille..." dissi a me stesso ad alta voce, in macchina, raggiungendo l'ingresso del locale
"Evita di renderti ridicolo, non sei Fatboy Slim... Sei solo un ingegnere con il pallino della musica, e si vede chiaramente di fuori..."
Parcheggiai in doppia fila, come inevitabile, il senso di colpa per l'infrazione mi fece scattare fuori dall'auto come fosse partito un timer.
La ragazza era ancora lì e, con spirito d'iniziativa, portò fuori di corsa le prime due borse con il mixer ed una delle tastiere; le aprii la portiera di dietro, dove lei adagiò il tutto.
La prima macchina si accodò dietro la mia parcheggiata, non passò un nanosecondo che si attaccò al clacson.
Io mi caricai la cassa spia, la tipa le restanti due borse.
Seconda macchina in arrivo, secondo clacson condito da vaffanculo-levati-stronzo.
Caricai la cassa nel portabagagli e gridai verso la ragazza "sali in macchina con le borse, dai!"
Lei non ci vide nulla di strano e montò sul sedile del passeggero.
Salii in auto di corsa, scattando come avessi compiuto una rapina.

La ragazza seduta vicino a me, le borse coi Synth in grembo, sembriamo Bonnie e Clyde.

"Oh, grazie dell'aiuto. Posso sdebitarmi? Hai bisogno di un passaggio? O ti riporto al locale che magari il tuo passaggio ti aspetta lì?"
Attimo di silenzio che a me, dalla testa iperattiva, sembra eterno, tanto che mi affretto ad aggiungere: "senti, non ci sto provando, non sono uno stalker che vuol farti le poste sotto casa. Se preferisci ti lascio ad una fermata della metro o ti pago un taxi."
La ragazza ridacchia.
"No, tranquillo... Non ho lasciato nessuno al locale. In realtà ero lì quasi per caso. Sono in città solo per una settimana, mi appoggio a casa di un'amica a cui ho preferito lasciare campo libero che s'è portata il ragazzo in camera. Non avevo molta voglia di restare in casa a sorbirmi il loro sesso rumoroso... Soprattutto qui che non conosco ancora nessuno."
Vengo preso alla sprovvista dalla schiettezza, soppesando le sue parole per cercare di interpretare sottotesti che magari rischio di farmi sfuggire.
"Ma non ci sarebbe stato niente di male se ci stavi provando, in any case..."
Con la mia tipica prontezza di spirito, risposi mentendo.
"Comunque non ci stavo provando. Se mi dici l'indirizzo ti porto a casa della tua amica, allora."

Mi affidai a Waze per raggiungere la destinazione, quartieri da studenti fuori sede che non avevo mai frequentato molto; lungo la strada chiacchieriammo di musica, che non sapevamo molto l'uno dell'altra.
La tipa rincarò la dose dicendomi che quel paio di pezzi Drum'n'Bass che avevo inserito in scaletta erano fuori contesto.
Aveva proprio deciso di ferire il mio orgoglio, quindi.
Ma poi aggiunse, forse per non sembrare troppo crudele, che era questione di gusti, e magari era lei a sbagliarsi.
Arriviamo sotto casa dell'amica, lei guarda in alto al palazzo.

"Mmmmm.... La luce è ancora accesa. E poi..."
Indica una finestra, una corda per bucato l'attraversa, che non ci sono terrazzini per stendere. Una singola mutandina appesa.
"Il tipo deve essere ancora con lei... Abbiamo concordato un segnale. Non è che abbia grande voglia di salire, se è così... Tu devi tornare a casa?"
La visione della mutandina che sventola nella notte, l'immagine del sesso libero tra ragazzi ancora giovani mi rese meno lucido e risposi dicendo la verità stavolta.
"Sì, domani avrei la sveglia all'alba... ma preferisco rimanere qui con te."
Lei rise di nuovo, sembrava un poco in imbarazzo.
Ma evidentemente mi sbagliavo.
"Ti andrebbe di masturbarmi?"

Quello che disse, quella parola riecheggiò nell'abitacolo.
Avrei potuto giurare di sentirla rimbalzare sui finestrini della macchina distorcendosi ad ogni riflessione, come un dolce dub-delay.
"Le dita sulle tastiere evidentemente sai usarle. Se tanto mi dà tanto..."
Era il primo vero complimento che la ragazza mi faceva quella sera.

Ora.
A quella domanda.
La mia testa prese le solite strade del cazzo.

E con questo intendo che mi ritrovo a fissare il suo grembo e le mie labbra rispondono alla sua domanda con un'altra domanda, l'unica che mi viene in mente.
"Eh, ma come facciamo con gli zaini con i miei synth che hai sulle gambe?"
"Vabbe'... Ma sei il peggio..."
Sollevò le borse, me le porse e, semplicemente, gli trovai posto sul sedile posteriore, torcendomi per evitare di buttarle a casaccio e magari spezzare così qualche knob.
Lei nel frattempo si era slacciata i pantaloni, per rendermi più agevole e meno imbarazzante la situazione.

Slip rosa che fanno capolino, ed un ventre morbido sotto il maglione oversize.
Mi prende la mano e se la porta in mezzo alle cosce. Impazzisco per il sospiro che le sfugge dalle labbra e d'istinto affondo il mio viso nel suo collo, per sentire il profumo della sua pelle.
Odore di studentessa.
Non resisto e sfilo la mano dalla sua intimità per portare alle narici quell'altro odore.
"Cazzo...." Un'esclamazione mi scappa. Probabilmente ora sembro molto meno un controllato signore di quanto apparissi prima. Ma non ci penso più e torno ad esplorarla con le mie dita, alla ricerca dell'umidità che speravo di trovare.

Non so quanto fosse durata. Per me fu solo un susseguirsi di seni accarezzati, l'immagine di capezzoli stretti tra le mie dita si mischiava con quella dei pomelli dei synth che avevo tormentato durante il set, i suoi fianchi che si sollevano dal sedile a cercare il ritmo giusto per raggiungere l'orgasmo, io che so solo continuare a dire "cazzo...cazzo...cazzo..."
Per non sembrare ripetitivo, improvviso un:
"Ti adoro, vorrei che ti sedessi sulla mia faccia" sapendo bene che le ristrettezze dell'auto non lo avrebbero comunque permesso.
Poi, senza preavviso, lei: "Aspetta! Fermo! C'è qualcuno!"

Ebbi l'immediato terrore di essere visto dai passanti, un cinquantenne assieme ad una ragazza evidentemente molto più giovane di lui, difficile da spiegare, come mi fossi dimenticato che eravamo parcheggiati per strada.
"Eccolo... Il tipo della mia amica."

Un ragazzo uscì dal portone del palazzo.
Istintivamente guardammo entrambi in alto alla finestra.
La mutandina non era più sul filo.
La luce era spenta, era invece accesa quella della stanza accanto (forse la cucina? il bagno? Microscopici appartamenti di fuori-sede).

Il ragazzo resta un attimo sulla soglia, osserva il cellulare, si aggiusta il pacco, poi alza lo sguardo e vede lei con me in macchina.
Le sorride, le fa un cenno con la mano, un pollice in su, saluta e si allontana.
È chiaro che il momento è andato.
Con estrema originalità, esclamai: "cazzo!"
"Oh... Non sai dire altro?"
Ride di nuovo. E rido anche io.
"Dai... è tardi... È meglio che vada..."
"Ok, dai..."
"No regrets?"
"No regrets!"
Mi porto le dita alle narici, per odorarla di nuovo, come fossi un cane.

"Lo so...ho fatto un po' la stronza. Non ho voluto dirti che la maniera in cui hai utilizzato il giro di basso di ‘Barbarism begins at home’ è stata notevole.
Ma anche i pezzi Drum'n'Bass, alla fine, erano fichi, dai..."

Mi si allarga il cuore.

************
NdA: to whom it may concern. mi sono chiaramente preso una libertà senza previa richiesta...ovviamente, rimuoverò il racconto nel caso sia considerato inopportuno.
scritto il
2024-04-26
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