Agente Lucy - 6 La Sadolesbica

di
genere
pulp

Okay, hanno appena sparato all'uomo con cui stavo scopando: è richiesta una scena isterica.
Sguardo nel vuoto, tremore delle spalle, paralisi del corpo, bocca spalancata e urlo che non viene. Avessi le mani libere le stringerei alle tempie. Poi mi esce un urlo che terrorizza tutti, anche me. Indietreggio balbettando, urto contro il tavolino, la poltrona, un palo, contro tutto quel che c'è su questo cazzo di yacht e corro verso prua. Mi si para davanti un'ombra, urto anche contro questa ma m'afferra e mi stringe forte in un abbraccio, sollevandomi di peso. Lo stronzo m'intima un sta' ferma puttanaccia (ma se neanche ci conosciamo?) e mi riporta indietro. È solo un coglione sfigato con le braccia magre ed ossute: crede che per tener bloccata una donna si debba strizzarle la tetta ed artigliarla in fica. Sarebbe uno scherzo liberarmi di lui, ma penso sia meglio continuare la scena isterica: dimeno le gambe ed urlo come una maiala portata al macello. Il coglione perde l'equilibrio.
Il tuffo in acqua non era previsto, poco male, mi risveglia di più. Riemergo facilmente a spinte di gambe, lo yacht è a tre metri, una parete bianca sul mare nero. Siamo ancorati al largo dell'Isla Grande, nell'arcipelago del Rosario, e mi prende una botta di tristezza: Vargas aveva voluto cenare di fronte a questa meraviglia della Natura e m'aveva promesso che me l'avrebbe fatta visitare. Mi spiace Vargas, ci tenevo tanto a vederla.
Il coglione riemerge davanti a me sollevando acqua come uno squalo con in bocca una foca. Mi spavento. E faccio bene, mi s'aggrappa al collo e mi trascina sotto per un paio di metri. Me ne libero e riemergo a fatica. Cazzo, allora è vero che ci sono marinai che non sanno nuotare! Lo sento aggrapparsi alla cintura, l'unico cazzo di vestito che ho addosso!, e giù di nuovo. Al terzo su e giù ho già bevuto più di un bavarese all'Oktoberfest. Lo colpisco con una ginocchiata alla nuca che mi rompe la rotula. Ma a lui è andata peggio, finalmente allenta la presa. Mi ribalto in acqua e lo stringo al collo con le gambe. Una torsione del busto e glielo spacco, il suo ultimo ricordo è la mia figa.
Sono immersa nel buio più gelido ma mi stanno cercando: delle lame di luce mi indicano l'alto. Spingo con le gambe sempre più deboli. Mi si spegne la vista.

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Mi risveglia un doppio bip fastidioso. Si ripete più volte nelle orecchie che mi fischiano già da sole. Okay, tutto okay, mi stanno dicendo che non sono affogata.
Sono stesa in una pozza d'acqua gelata che probabilmente ho vomitato io stessa. Ho addosso un freddo di morte e questi bastardi non m'hanno nemmeno gettato addosso una coperta. Ai naufraghi si fa così, lo sanno tutti, si vede al cinema.
Comunque l'acqua mi defluisce dal cervello e torno in me. La prima cosa che vedo sono le gambe della sadolesbica: sono alzate verso il cielo nero e stringono il bacino di un mandingo dalle natiche lucide e muscolose.
Attendo pazientemente, non voglio disturbare due animali che copulano ed ho bisogno di riprendermi; quindi a me sta benissimo, la ninfofamelica può anche scoparselo tutta notte sul mio ex-divano (che ormai è da buttare).
Non sono una guardona, ma fisso attentamente per rallegrare i ragazzi davanti al monitor: evviva!, non sono morta e si possono già godere l'inquadratura di un'altra trombata. E, devo ammetterlo, quel mandingo ha tutto il mio rispetto (ci vuole del fegato, non è da tutti infilarlo in quella figa dentata ed offrire la schiena a quelle unghie taglienti come rasoi) e capisco la sua agitazione (deve fecondarla prima che gli stacchi la testa a morsi come una mantide).
Come ogni bella storia, anche questa scopata ha una fine. La sadocagna ulula alla luna che non c'è ed il toro muggisce stremato dando quattro ultime picconate che schianterebbero il bacino ad una giovenca, ma che la figadititanio incassa stringendolo amorevolmente braccia e gambe come una mammina. Povero divano!
Sono sudati come sposini alla loro prima orgia: lo stallone se ne esce fuori con un cazzone da incubo erotico che gronda bave di un metro. È grosso come un estintore e lo fisso attentamente per far cadere in depressione i ragazzi al Centro. Intanto la vaccamaisazia continua a godere meccanicamente con raptus orgasmici sempre più flebili.
Si ricorda di me. Mi fissa nella notte col suo occhio da cacciatrice, nero incorniciato di bianco e con inquietanti venuzze rosse. Allunga la gamba e mi strofina in faccia il piede nudo: lecco la pianta e succhio le dita, dall'alluce al mignolino. Porca troia, sono eccitata.
Si china in avanti, m'afferra per i capelli e mi tira fra le sue cosce. Preferirei il cazzone grondante al mio lato, ma mi tocca lappar figa alla mia lesbotiranna. Non è male però, mi riprendo, ha il suo perché succhiare sborra dopo l'acqua salata.
La ienanera uggiola di piacere stringendomi la testa e torna ad ululare quando le ringalluzzisco il clito (che invidierebbe il minidotato che mi sono inculato a strap on nel mio video più deprimente). Intanto il mandingo mi riaggancia le mani dietro la schiena e, visto che gli è rimasto duro ed io sono già in posizione, me lo fa risalire in figa. Azz, mi ha messo incinta!, è grosso come un bambino ed io ho già il pancino gonfio.
Si blocca, l'ho deluso, non mi sono messa ad urlare aperta in due. Cazzo credeva, 'sto minchione? Allora mi preme coi pollici per saggiarmi l'ano. Oh oh, questo sarebbe un problema.
Ma la sadokaiser lo manda via con gli occhi.
Fa paura una che può bloccare col solo sguardo uno stupratore già in azione: mi conviene compiacerla e ci do dentro con passione femminile fino a farla squirtare. Mi spruzza in viso più del marinaio che non sapeva nuotare.
Poi mi vuole in braccio. Sì, non mi sbagliavo, la sadolesbica è davvero lesbica: si eccita a toccarmi e bacia tenera come al liceo. Io le massaggio le bocce al silicone, intreccio le dita nei capelli crespi e sento il pube caldo contro il mio, ma non devo dimenticarmi dove sono: “Dov'è Vargas?”
“Nel congelatore. Tra due giorni lo ritroveranno nella sua piscina e la mogliettina testimonierà che un sicario è entrato nel parco della sua villa.”
Bastardo, se l'è meritato. Ha tradito anche me, era sposato!
La mia vendicatrice sorride che non mi piace. “Ora basta giocare.”


Il soffitto in palestra è alto due metri e trenta, sufficienti per appendermi per i polsi e per non far battere la testa alla lesbostangona. Qui è tutto bianco e lei è ancora più nera.
“Io non ho visto nulla, fammi andare via, ti prego! Perché? Io cosa c'entro? Mi avete portato voi qui, io non...”
“Zitta, c'è ancora posto nel congelatore. Non ci vuole nulla a trovare un testimone che racconti che in qualche taverna da puttane l'hai data da quello sbagliato. O preferisci rapita da un branco che ti ha dimenticata legata in qualche capanno?”
“Lasciami, ti prego. Ti do tutto quello che ho. Non dirò nulla!”
È alla mie spalle, mi mette una ball gag. La palestra è attrezzata come i set di Mark, il mio regista più stronzo. Non manca nulla, nemmeno quel cazzo di aggeggio elettrico, e agli angoli in alto ci sono due telecamere nascoste.
Provo a farle capire che si sbaglia, che mi deve lasciare, insomma tutto quello che direbbe una sfigata appesa al soffitto, ma come cazzo faccio con questa cazzo di pallina in bocca? Mi dimeno in maniera ridicola.
Mi torce il capezzolo con le sue unghie taglienti. “Non fare storie! Tu non sei più nulla. Ora sei proprietà di Daniel Uribe.”
Finalmente mi tranquillizzo, Daniel Uribe!, non sto perdendo tempo con degenerati qualsiasi.
Le domando con gli occhi chi cazzo sia Uribe, cosa significa, come può farmi questo dopo che abbiamo fatto l'amore sul mio divano.
“Lo conoscerai presto.” Sorride da iena. “Ma prima io devo capire chi sei realmente tu!.” Mi lecca la guancia fino all'occhio. “Devi spiegarmi perché hai accettato così facilmente la proposta di Vargas, uno che t'ha invitata dopo aver visto i tuoi video. Piuttosto rischioso con la tua pubblicità di cagna stuprabile, no? Eppure sei venuta da sola e sul suo yacht, nemmeno in un tranquillo albergo. Strano, non trovi? Nemmeno tu sei così scema... E non dirmi che l'hai fatto per i soldi! Mi offenderei, ne stai guadagnando già a palate e di milionari a cui dare il tuo bel culetto ne trovi anche negli States, non serve venir fin qua.”
Ha detto bel culetto? Cazzo, questa mi ama.
Mi rilecca l'occhio. “E sì, stronzetta, credo proprio che tu abbia qualcosa da confessare.”
Mi ribello e mugolo disperata, sbavagliami e ti dico tutto! Mi blocca la testa con entrambe le mani, cazzo se è bella! Tenta di baciarmi. Con la lingua fa roteare la pallina che ho in bocca. Mischiamo le salive. Le sue mani mi scorrono sui seni e giù fino al pube, le mie sono strette alle catene. Ho un brivido, ho quasi più paura di me che di lei. “Liberami.”, cerco di dire.
“Domani. Domani mi dirai tutto, ora non c'è fretta, prima devi capire che è meglio non raccontarmi palle.” Una scintilla nei suoi occhi mi taglia le gambe. “Non temere, sei fortunata, Uribe non vuole che esageri con te... non ancora.”
Indietreggia d'un passo. Fra le dita ha una spilla da balia.
scritto il
2024-06-27
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