Ellen - 07 - Mathias

di
genere
dominazione

È lunedì mattina ed Ellen è determinata, deve chiudere tutto entro il pomeriggio.
Alle tredici i francesi lasciano la sala riunioni senza salutare. Hanno capitolato su tutti i fronti. Magda, la sua segretaria, non sta nella pelle: “Ellen sei stata fantastica!!! Fai paura, li hai massacrati!”
Ellen cerca di smontarla mentre controlla la posta. “Non esaltarti, Magda, il lavoro vero comincia adesso.” Vede la mail del Club di Riga e legge velocemente. “... Siamo solo all'inizio – dice sovrappensiero - ... ora devo avvisare papà, il nostro presidente alle Bahamas!”
Risponde al primo squillo: “Ciao papà, abbiamo concluso. Domani ti tocca lasciare le Bahamas: si firma a Parigi.”
“Non ci credo! Hanno accettato tutto?”
“Punto per punto.” Risponde laconica mentre invia il bonifico richiesto dal club. Paga senza battere ciglio; lei è una puttana che paga, come con Mathias. “Vendono al nostro prezzo.”
“Fantastico! Dobbiamo assolutamente festeggiare!!!”
“Abbiamo già prenotata una sala al Grand Véfour.”
“Ci vogliono mesi per prenotare... ma tu eri già sicura di vincere, vero?”
“Una scommessa come un'altra... Io però domani non posso venire.”
“Cooosa?! È il nostro miglior affare degli ultimi venti anni e tu non vuoi festeggiare? Sparisci al tuo solito: cos'hai di più importante da fare?”
“Non insistere, non vengo.”
“Non insisto, con te sarebbe inutile, ma so perché non vieni: non vuoi festeggiare il compleanno con tuo padre... Sei sorpresa che mi ricordi di te?”
“E quanti anni compirei?” Lo sfida
“Trentadue, lo so benissimo, cosa credi? Lascia almeno che ti regali una villa, non per il compleanno ma come premio! Vivi ancora in quel buco.”
“Adoro quel quartiere, non lascerei mai Nyhavn... Senti, prometto di venirti a trovare... Appena posso lo farò, giuro.”
“Sì sì, come sempre.”
“Guarda che ti sei imprigionato tu su quell'isola, se t'annoi non è certo colpa mia!” E poi io che ci vengo a fare tra le tue puttanelle, vorrebbe aggiungere.
“Non so, sei strana, ma forse mi preoccupo di nulla.”
Intanto Ellen spedisce i suoi ultimi esami del sangue; il club non scherza, li pretende da tutti. “No, non c'è nulla di cui preoccuparsi... lo sai, non mi piace essere festeggiata.”
“Ellen... Non volevo, mi fai incazzare. Non è vero, tu sei perfetta!”
“Ciao.”
Suo padre non avrebbe potuto farle più male.
Cerca di sorridere a Magda. ”Mio padre ormai è fuori dal mondo... Senti Magda, prenditi il pomeriggio libero, ti sei ammazzata in questi mesi.”
“Proprio oggi?! Qui sono impazziti tutti e poi i tedeschi sono preoccupati per la storia degli esuberi, sono almeno milletrecento!”
“Non devono preoccuparsi, entro dicembre risolveremo anche questo... Okay, rimani se vuoi, ma ricordati che devi uscire prima per andare a prendere qualcosa da metterti: domani vai a Parigi al mio posto.”

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C'è aria di festa nei corridoi, il successo di Ellen ha galvanizzato tutti.
Malling chiude in un angolo Magda: “Cos'è questa storia che non va a Parigi?”
“Nessuna storia, lei odia i ricevimenti, tutto qui... è s'è presa dieci giorni di riposo.”
Il pettegolo le sorride malizioso. “Allora è vero quello che raccontano?, che la figadilegno s'è fatta un boy toy?”
“...! Fate schifo, come cazzo potete metter in giro certe carognate?”
“Sono solo voci, non ti scaldare!” Malling le dà un buffetto: “Però mi spiace per te, Magda, non hai più chances ora che la tua lesbica ha scoperto la gioia del cazzo.”
“Faresti meglio a preoccuparti del tuo culo!” Lo spinge indietro. “Sai?, gira anche un'altra voce: pare che abbiano intenzione di distribuire i dividendi e ristrutturare gli uffici... e, sfortunatamente per te, Ellen conosce benissimo l'apporto di ciascuno di noi in questa acquisizione.”
Magda lo odia e spera davvero di non avere più quel viscido tra i coglioni.
Questi merdosi non possono nemmeno nominarla, non sanno quanto è meravigliosa Ellen. Lei invece lo sa.
Soffre e gioisce al ricordo di quella notte a Berlino, improvvisa e dolcissima, che hanno sigillato nel silenzio.
Rientra in ufficio. Ellen solleva gli occhi interrogativi.
“Nulla, non t'ho ringraziata per Parigi.” Gira attorno attorno alla scrivania come quando ha le cartellette da far firmare e le depone un bacio sulle labbra.
Ellen si alza di scatto. Magda è rosso fuoco.
“Perché?! Sono invece io che devo ringraziare te!” Apre l'armadio e tira fuori una scatola di plastica trasparente. “È per Andreas, rimarrà senza mammina per due giorni.”
Magda prende il triceratopo di gomma. “...!!! Oh, Ellen, come lo sai? Andreas impazzisce per i dinosauri.”
“Ha quattro anni, facile indovinare. Dagli un bacio per me.”
L'abbraccia poggiandole il viso sulla spalla, contro il collo. “Hai sempre un buon profumo.”
L'allontana e la fissa due secondi tenendola per le spalle. “Non farmi pentire di non venire a Parigi.”

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Ha attorno tutto il negozio. Hanno appena finito e si riprende col cellulare nello specchio.
I capelli sono perfetti così mossi ed il viso, dopo la pulizia ed il lieve trucco, è bellissimo. Cerca di mantenere un'espressione seria mentre la parrucchiera gli arruffa i capelli da dietro, ma dura solo tre secondi e scoppia a ridere davanti allo specchio. Questo è da postare!
Mathias è felicissimo, ha raggiunto 80k su instagram. Ha followers in tutto il mondo e ci dedica ore a rispondere e spedire cuoricini. Ci pubblica foto di moda e selfie privati. Sempre a torso nudo. Piacciono molto quelle seminudo in bagno o sul letto; le due foto a culetto nudo steso in spiaggia hanno raccolto 37mila likes.
Mathias ora è un professionista, gli arrivano i soldi; nel video che sta postando ha messo bene in evidenza la bomboletta della schiuma per capelli.
In questi momenti non vorrebbe pensare ad Ellen.
Sta tentando di scaricarlo, lo sente!
Ha trovato qualcuno a Parigi che se l'incula. No, non gliene frega un cazzo di lei e di chi se la tromba, non può essere geloso d'una troia simile! Quella lo prende in culo che non era ancora nato.
Ma non può trattarlo così!
Cazzo che stronza! Fanculo Ellen, mi manchi.
La ragazza della manicure abbassa gli occhi sull'erezione.

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Ellen è a proprio agio. Lo è sempre quando è sotto pressione.
Alina le ha inviato un biglietto per Barcellona.
Deve prendere l'aereo delle 18 e 22 ed ha ancora un mare di cose da fare in ufficio. Si fa mentalmente una tabella di marcia e ci si butta a capofitto. Sbroglia tutti i casini e gli scocciatori uno dopo l'altro senza sgarrare d'un minuto ed esce alle sedici e dieci come aveva deciso.
Un salto a casa per liberarsi del completo Gucci e fare una doccia veloce.
Il suo ordine maniacale le permette di preparare il trolley in meno di due minuti e poi perdere tempo per scegliersi jeans e chiodo anonimi. Chiude meticolosamente ante e cassetti; la sua casa dev'essere pronta per accoglierla quando tornerà dalla sua fuga come se non fosse successo nulla.
Il taxi è già sotto casa. Improvvisamente le piomba addosso il peso la realtà. Un respiro profondo e scende in strada.
Il cielo è livido, sta per scoppiare un temporale ed il vento la schiaffeggia in viso con gocce gelate. S'infila nel taxi: “ A Kastrup, sono di corsa.”
Ma il traffico sembra volerla trattenere a Kopenhagen. I tergicristalli impazziti lottano contro il diluvio che s'abbatte in un assordante scroscio ed i colori della città colano sul parabrezza deformandosi; il mondo intero sembra defluire giù nei tombini.
Legge il whatsapp di Alina: 'Chiamami quando sei in aeroporto.'

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“Da quant'è che hai quest'auto?”
“Due mesi.”
“Te l'ha regalata la tua amante?” Sogghigna.
“No e fatti i cazzi tuoi!”
Sono sul ponte di Øresund, sulla Mini Cooper rossa regalata da Ellen.
Alle loro spalle Kopenhagen sotto il temporale e di fronte la Svezia col cielo bianco: sono diretti a Malmö, ad una festa organizzata dal loro agente, Larsson.
Mathias si è già pentito d'aver dato un passaggio ad Emil.
“Cazzo t'arrabbi? Anch'io lo faccio per avere regali.”
“No è diverso, tu lo fai per farti assegnare lavori. Emil, ricorda, non vai da nessuna parte se devi fare pompini a tutti per ogni merda di sfilata o servizio fotografico.”
“Non dire cazzate! Come dire che tu non l'hai mai succhiato a Larsson!”
“Mai, giuro!”
“Non ci credo.”
“Io a quello non lo succhio nemmeno se mi procura la pubblicità di Paco Rabanne!”
“Sì col cazzo, gli daresti anche il culo per Rabanne!!... ma è impossibile, qui siamo in culo ai lupi.”
“Non è vero, Larsson ha contatti ovunque. Potrebbe anche.”
Emil ride: “Allora ungiti bene il culetto!... Non sembra perché peserà 120 chili, ma Larsson ha un cazzone come il tuo. sai?” Gli poggia la mano fra le gambe.
“Togli quella mano, frocio!” Ma ride. “Non sperarci, il mio non ciucci.”
“Volevo solo sentire.” Glielo stringe. “Ci credo.”
“Cosa?”
“Che ti ha regalato questa macchina.”
“Pirla!”

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Ellen ascolta ogni sua vibrazione, è in tensione.
Evita i tapis roulant chilometrici ed affollati e cammina veloce verso il gate. L'ansia cresce ad ogni passo. Non vede la folla attorno a sé.
Chiama Alina senza fermarsi. L'altra mano che trascina il trolley.
“Amore! Io ti adorooo!!! È tutto pronto, sai?”
“Dove sei?”
“Come dove sono?!”
Per un attimo Ellen ha sperato che fosse lì in aeroporto. “Nulla...”
“Ora ti dico tutto... Mangia qualcosa in aeroporto o sull'aereo, poi non avrai tempo. Arrivata a Barcellona prendi l'auto che ti abbiamo noleggiato e vai verso Terragona. Degli amici ci hanno prestato una villetta, è ad un'ora di strada, poi ti mando la posizione. È tutta per te, ci sono piscina e idromassaggio. Qui ti cambi e... Hai portato dietro il vestitino che adoro?”
“Sì.”
“Scommetto che adesso sei in jeans! Tu sei uno schianto in jeans, amore, fanno onore al tuo culetto di marmo, ma devi metterti qualcosa di più pratico per la serata, ahah!... Okay, a venti minuti da lì c'è un supermercato aperto 24H. Ci vai a mezzanotte e compri qualcosa per il tuo compleanno, ma non dimenticarti di prendere un cetriolo per farti riconoscere... è tutto direi.”
“Ci sarà Bruce?” È l'ex-marine che lavora nel club.
“No, c'è Ramón, è anche meglio per queste cose. Ti gestirà lui e controllerà che le cose non degenerino... troppo! Ahahah! Ti invidio, amore!... Ah, nessun rischio! Ramón mi ha già spedito gli esami del sangue... Mi ami Ellen?”
“Sì.”
“Lo sai, ora mi devi un favore.” La voce è cambiata.
“Lo so.”
“C'è Doc che mi chiede sempre di te... Non ti dico quanto mi stressa! L'hai proprio stregato, poverino!, m'ha offerto una cifra pazzesca per te... È passato quasi un anno, ma lo ricordi, vero? È quel figlio di papà fissato con la palestra e tutte quelle macchine per... per allenare, ahiaaa Ahaha!”
Ellen vorrebbe averlo dimenticato: “Okay, ricambio il favore.”
“Bene. Ora riposati, amore, hai tre ore di volo ed una d'auto.”

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Alla festa c'è la gente che gli piace.
Ragazze e ragazzi di Larsson e delle altre agenzie più un centinaio d'imbucati.
Ma Mathias non ha dubbi, lui è il più figo di tutti. Si tiene in disparte seduto al bancone, giacca di Armani aperta sul petto nudo ed in mano un gin tonic che non beve.
Una ragazza gli sbatte addosso. Una figa pazzesca, è la modella croata.
È strafatta di tutto, anche di musica assordante. Gli occhi sbarrati in un altro universo vedono marziani e folletti. Si accorge di lui annusandolo. Lo addenta al collo e scivola con la lingua su torace ed addome. Mathias la tira indietro per i capelli prima che glielo tiri fuori e la rialza. “Andiamo di sopra.”
La spinge verso le scale ma incrocia Larsson. “Ah Mathias, vieni un momento di là, devo parlarti d'una cosa.”
Lascia la puttana dov'è e lo segue per sale e corridoi fino ad un ufficietto. Qui si sente a disagio, la mole di Larsson toglie l'aria.
Non crede a quel che sente, Larsson gli sta proponendo l'occasione della vita! Se la fa spiegare e rispiegare per mezz'ora. Tre settimane in Giappone! Cinque sfilate, servizi fotografici ed un video pubblicitario.
“Vogliono te, se ci muoviamo in fretta possiamo firmare il contratto entro venerdì!... Ora però torna alla festa e divertiti, domani ne riparliamo.”
Mathias vive in un sogno e gliene frega un cazzo di tutto quel casino intorno, ma gli viene in mente la figa croata e la cerca in giro. È sparita.
Emil non l'ha vista, lo saluta e scappa via con Thomas. Cazzo, un pompino da Emil ci stava anche. Della puttana strafatta nessuna traccia.
Finalmente la trova in una stanza a cavalcioni di uno e con in culo un altro.
Per un attimo Mathias ha creduto che fosse Ellen.
Richiude la porta.

---

“Ciao Doc! Ascolta bene, ho fretta, possiamo organizzare, lei c'è.”
“Ellen? La figa danese!!”
“No, Madre Teresa!... Allora? Mi avevi detto una cifra precisa: la confermi?”
“Certo! Ma solo se poss... Solo alle condizioni che sai. Quando? Dove?”
“Ahah, sei proprio innamorato! Manda il bonifico e ti prenoto una notte a Riga.”
“Quale camera?”
“La tua personale, quella con la tua 'panca' e tutti i tuoi giochini del cazzo.”
“Alina, sei fantastica! La migliore, io ti...”
“... tu mi devi un favore.”
“Ma se ti mando già il bonifico?!”
“Nel club funziona così, lo sai... Ho una coppia di russi, cercano per la loro ragazza kazaka.”
“Com'è?”
“Giovanissima, più bella di Ellen.”
“... e dov'è la fregatura?”
“Diciamo che vogliono allenarla... È una campionessa di calcio, ahahah!"
"Occazzo, non mi va di lasciarci i coglioni!"
"Ellen vale un piccolo sacrificio."
"... Okay."
"Sei proprio innamorato, ahah!"

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Il supermercato è enorme, illuminato a giorno. È deserto.
Ellen è a disagio, la musica di sottofondo non copre il rumore dei suoi tacchi nelle corsie millecolori. Indossa il vestitino strecht che piace ad Alina: turchese, di una taglia più stretto e corto sulle cosce. Una puttana da marciapiede lo troverebbe elegante.
Nel reparto ortofrutta sceglie il cetriolo e non vuole prendere altro, ha fretta d'uscire, non ne può più, la tensione la sta disgregando.
La vibrazione del cellulare la chiama.
“Ciao.”
“Ciao.”
“Nulla, volevo sentirti... Com'è Parigi?”
“Non sono a Parigi.”
“...!”
“Tu dove sei?”
“Ad una festa di Larsson, a Malmö... Sei con un altro?”
“Non fare il geloso... Hai prenotato il volo per la Sardegna?”
“Sì, sabato mattina... Ci sarai?”
“Certo!”
“Allora te lo farò scordare! Ahaha.” Ride nervoso.
“Sono via per lavoro.”
“Se me lo dici pianto tutto e corro da te.”
“Non posso, credimi...”
“Quando ti sento mi viene duro.”
“Divertiti alla festa, Mathias, buon compleanno.”
“Buon compleanno, Ellen, divertiti.”

La cassiera dai fianchi cascanti la squadra con invidia e quando vede il sacchetto col cetriolo s'incazza. La tratta di merda, bestemmiando tra i denti che le tocca lavorare di notte per le puttane da marciapiede.
Il parcheggio è illuminato da pochi lampioni.
Non c'è più la sua auto. Ellen inspira forte. Si comincia.
scritto il
2024-08-26
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