Ellen - 02 - Il Dizzy Rodeo
di
XXX - Comics
genere
dominazione
C'è Dylan, in ombra vicino alla Honda.
Il parcheggio è deserto, il sole è basso ed il cielo rossastro. C'è odore di polvere secca.
Ellen gli va incontro. Cerca di camminare sciolta, ha fitte al culo.
“Domenica io vengo a Houston.”
“No, io non posso.”
“Sei col tuo fidanzato? È ricco?”
“Non essere geloso, Dylan, rendi tutto impossibile!”
“Ti fa godere come me?”
Ellen ride. Le fa tenerezza quel ragazzone, non ha vent'anni e si è innamorato di una puttana di venticinque, non capisce che sono i suoi bei coglioni a parlare. Gli strofina il viso sul petto per sentirne l'odore. “No, non come te, tu sei il mio preferito” Lo palpa sotto. “... Ehi, ma tu ce l'hai sempre duro?!”
“Con te sì. Vieni nella mia camera. Ti do cinquanta dollari.” La stringe ai fianchi.
È eccitata, è puttana di padre e figlio, esiste puttana peggiore?
Scuote la testa. “No, Dylan.”
“Vieni!” Le ordina insicuro, “Non puoi rifiutarti, ti pago anch'io, hai appena dato bocca figa a tre miserabili e in ufficio hai fatto un pompino a mio padre... Lo so.”
Ellen carezza i jeans, il tessuto ruvido le dà i brividi. Con Dylan è facile mentire, non vuole sapere la verità. “Sì, solo un pompino, glielo devo fare.”
Gli palpa le palle, adora i suoi coglioni. E le brucia ancora in culo il cazzo di suo padre, non può fermarsi, deve essere punita, è una cagna. Gli si preme addosso, è alto, sente il suo cazzone contro lo stomaco.
“No Dylan, non qui... tuo padre non deve sapere.”
“A sei chilometri c'è il Vanguard Motel. Ti do cento dollari, ci stai? Io ti scopo davvero, non come quegli stronzi.”
Ellen si chiede improvvisamente cosa ci sta facendo lì. Le ronza la testa e si sente tutta sbagliata.
“Non voglio i tuoi soldi, Dylan.” Non vuole nulla, vuole solo far tacere il cervello. Gli massaggia i coglioni. “Okay ci vediamo là, tu ordini solo la pizza.”
Mentre apre l'auto controlla il cellulare, le è arrivato un messaggio di Roy. Dice che non resiste senza lei.
Ci rifaremo domenica, risponde Ellen.
“È lui?”
“Sì.”
“Te lo mette in culo?”
Ellen ride. “Ma cosa ti viene in mente!!!”
“Non lo fa?!”
“... Andiamo, Dylan, ti seguo in macchina.”
È un motel ad un piano con pennone e bandiera americana.
“Ciao Fred, hai una camera libera?”
Qui si conoscono tutti.
Fred, è un quarantenne con la camicia sudata, un fisico da agricoltore, scuote il testone mentre valuta attentamente Ellen. “No Dylan, questo è un posto serio, non è quel merdaio di tuo padre, qui non puoi portarci le sue puttane.”
Per Ellen è un'umiliazione che le chiude lo stomaco, un capogiro, un godimento profondo che sgocciola con una scarica.
“Dai Fred, è la mia ragazza! Non è una...”
Fred solleva le sopracciglia e scoppia a ridere.
Ellen tira la fuori la carta: “Pago io. Ci mettiamo d'accordo.” Si lecca il labbro.
Fred le fa cenno di seguirlo dietro.
Si siede su una poltrona di pelle, allarga le gambe e se lo tira fuori da solo. Ellen non perde tempo, ha già il condom in mano.
Le carezza i capelli. “Mhhh, ci sai fare... sei proprio carina... quanto prendi per il culo?”
Dylan è teso, evita di guardarla.
Ellen chiude la porta, è innervosita.
“Cos'è?, adesso non ti vado più bene?” Gli carezza il cazzo pressato nei jeans. “Sono puttana, lo sai.”.
Gli sbottona la camicia, lo lecca, è sudato, sa di giovane maschio.
Lui l'abbraccia. Ma non la bacia.
“Scusami, Ellen, ma...”
Lei gli slaccia i bottoni dei jeans e glieli lascia cadere sugli stivali. Il cazzone è in rilievo sotto i boxer elasticizzati. Glielo palpa. Si rigira, preme e strofina il culo contro la verga, se la fa scorrere tra le chiappe. Gode. Dylan la stringe ai seni, da dietro, con una mano scende sotto l'elastico della tuta e le sfrega le mutandine tirandosela contro il cazzo. Ellen lo sente tutto, si sente mancare.
Inclina la testa indietro, lo bacia sul viso. Gli lecca l'orecchio. “Baciami, sono la tua puttana...” Dice e si sente cretina.
Dylan la spinge via.
“non mi va, hai...”
“Aspetta, mi lavo.”
Lo spinge seduto sul letto, scalcia via le sneakers, via veloce la tuta, è in mutandine bianche, e si accoccola per levargli gli stivali, afferra l'orlo e gli strappa via jeans. Lo fa rimette in piedi, gli leva i boxer e lecca i coglioni. Si rialza di fronte a lui, gli tiene stretto in mano il cazzo, “Vieni.”, lo tira per il cazzo verso il bagno. Si china per prendere dal borsone il beauty case.
Nella luce bianca del bagno gli mette in mano il tubetto del dentifricio, tira le labbra mostrandogli i denti: Dylan glielo spreme direttamente in bocca. Si rigira verso lo specchio, apre il rubinetto e si lava i denti con lui dietro che la preme contro il lavello.
Stringe fra i denti lo spazzolino e con i pollici s'abbassa gli slip.
Ha nausea, paura, si fa schifo. È tutta sbagliata. Raccoglie la roba che trova e s'infila la tuta, si farà la doccia a casa. Dylan s'è addormentato.
È nudo, la pelle sudata ed il viso rilassato. Il bel corpo è esausto, in pace, non ha addosso un grammo di violenza. Ma hanno fatto anche l'amore scemo degli innamorati, quello che ridi felice. Ad Ellen piace quel ragazzone di sei anni più giovane, con lui è tutto diverso, non ha ancora i peli duri dei maschi che la reclamano.
Ce l'ha abbandonato di lato, sulla coscia, i bei coglioni sono liberi. Caldi. Ellen si sente in debito, glieli sfiora con un bacio e se ne va veloce.
Ma alla porta viene afferrata. “No Dylan, basta.”
Lotta invano. La tiene sollevata da terra, s'aggrappa al tavolo, rovescia il cartone della pizza. Inciampano. Cade in avanti, lui sopra. Non può più scappare, fissa la pizza masticata. Delle mani le abbassano i pantaloni, il cazzo la inchioda in culo pesante ottanta chili.
La luce della portineria è accesa.
Fred sta dormendo seduto davanti al piccolo monitor.
Picchia con le unghie sui vetri.
Fred si risveglia, strizza gli occhi, la riconosce.
Apre la porta, ha cinquanta dollari in mano. Ellen prende i soldi ed entra passandogli davanti. Fred guarda l'ora e ride. “Quel ragazzo t'ha sbattuta per bene!”
Una giornata perfetta, Ellen non è mai stata così angosciata.
Per tre giorni Ellen s'immerge nel suo mondo di formule e numeri. È rapita dall'esame che sta preparando di statistica inferenziale applicata ai flussi finanziari. A lezione non ci va, perderebbe troppo tempo, s'irrita pure quando il testo universitario si dilunga inutilmente sui meccanismi più ovvi.
Non si distrae mai, nemmeno durante le vasche in piscina.
Il Dizzy Rodeo è lontano anni luce, in un'altra galassia, è solo un sottofondo, come il dolore alle articolazioni che le fa compagnia.
Quando ne ha bisogno si masturba in doccia ed allora torna con la mente a novanta sulla scrivania di Big Joey o sotto Dylan che se l'incula all'infinito col cazzo impazzito. Gli orgasmi le svuotano il cervello e riprende a studiare.
Cindy l'aspetta all'ingresso della mensa.
“Ellen! Devo chiederti scusa, sono stata stronza, l'altro giorno vi abbiamo piantati soli, ma io con Brandon non...”
“No problem.”
“Sei una vera amica!... E tu, invece? Con Roy, dico, come va?”
Sa già tutto, inutile nasconderlo. “Ci rivediamo domenica.”
Cindy squittisce da verginella. “Hiiii, poi mi racconti tutto, devi dirmi com'è!”
Ellen lascia cadere il borsone e si fa avanti chiudendola in un angolo. Cindy è più bassa di lei e si fa un sacco di problemi per la sua statura. “No, a te non dirò proprio nulla.” Inclina la testa e le sfiora le labbra con un bacio. “Tu parli troppo... Peccato!”
Roy ha tentato tre volte di chiamarla e le ha lasciato decine di messaggi a cui ha risposto meccanicamente. Questa volta però risponde.
“Ciao Ellen, è bello sentire la tua voce.”
“Non e vero, ho un accento terribile!”
“Io l'adoro, hai un accento british perfetto... Ti va d'uscire stasera o domani?”
“Non posso, viene mio padre, lo sai.” Mente senza problemi
“Allora a domenica?”
“A domenica.”
“Si può da te?”
“Meglio di no, ho sempre addosso Cindy. Facciamo motel?”
“Un motel?! È un po' squalliduccio.”
“Non siamo innamorati. Altrimenti dove?”
“Okay per il motel... Ellen?”
“Sì?”
“… No, nulla. Ho voglia di rivederti.”
“Anch'io. Ciao Roy”
Ha un attimo di pentimento, Ellen lo richiama immediatamente.
“Dimmi.”
“No, scusa, ho richiamato te per sbaglio.” Si è già ripentita.
“Ahah, per sbaglio... Senti, Ellen, forse è meglio lasciar perdere, così non funziona.”
“Perché?”
“Sei strana, non so, sembra che lo fai solo per farmi un piacere.”
“Preferisci che faccia la mignotta come Cindy con Brandon?”
“Ahah, no, ti prego, non come lei!”
“E allora?”
“Cazzo Ellen! Eppure mi ecciti, mi ecciti come nessun'altra! E sai perché?”
“Devo chiedertelo o me lo dici lo stesso?”
“Perché sembri così fredda e inavvicinabile, ma poi a letto sei... sei da paura, mi fai impazzire, divento un animale con te, penso solo a...”
“A cosa?”
“Non ti offendi, vero?”
“Con te no.”
“... non posso smettere di pensare al tuo culetto, lo voglio, sto, male!”
“Io adesso sto pensando al tuo cazzo.” Non mente.
“Sto male, io...”
“Ti voglio, Roy.”
È venerdì. L'esame è andato come sapeva.
Ora è libera. E sola.
Mentalmente ricontrolla tutto: nel borsone ci sono i ricambi pronti, gli anfibi sono lucidissimi, la sua Honda ha già il pieno... Non ha noleggiato una moto come avrebbe preferito. Deve solo aprire i pacchetti che le sono arrivati ieri.
Per sicurezza ha ordinato i leggings neri di una taglia più piccola.
Li prova davanti allo specchio, le aderiscono come una seconda pelle, è praticamente nuda. Infila i pesanti anfibi e le sue gambe sono ancor più lunghe e snelle. Le natiche, ben separate e tonde, sono una vertigine. Ci vuole un cinturone! Sceglie quello nero e se lo allaccia sui fianchi nudi.
L'altra scatola è grossa. La poggia sul tavolino e strappa delicatamente lo scotch, buttandolo man mano nel cestino. Estrae il polistirolo e tira fuori un casco da motociclista, nero con la visiera oscurata. Lo osserva a lungo tenendolo in mano: è perfetto!
Si sfila il top, scosta indietro i capelli ed indossa lentamente il casco.
Guarda nello specchio l'effetto che fa.
Muove i fianchi come al Dizzy Rodeo.
Sente un brivido. Suda eccitata.
La fisseranno in centinaia.
Ha pianificato tutto.
Si farà scopare in camerino. Solo pompino e figa. Trenta dollari.
E si farà sfondare da Big Joey. Le sputerà in bocca.
E poi Dylan.
Chiama Fred: “Devi tenerci una camera per stanotte,arriviamo dopo le due... Okay, passo in portineria il mattino, quando vado via.”
Ellen pianifica tutto.
Sabato dormirà diciotto ore. Andrà solo in piscina.
E domenica c'è Roy.
Che non sa nulla del Dizzy Rodeo.
Il parcheggio è deserto, il sole è basso ed il cielo rossastro. C'è odore di polvere secca.
Ellen gli va incontro. Cerca di camminare sciolta, ha fitte al culo.
“Domenica io vengo a Houston.”
“No, io non posso.”
“Sei col tuo fidanzato? È ricco?”
“Non essere geloso, Dylan, rendi tutto impossibile!”
“Ti fa godere come me?”
Ellen ride. Le fa tenerezza quel ragazzone, non ha vent'anni e si è innamorato di una puttana di venticinque, non capisce che sono i suoi bei coglioni a parlare. Gli strofina il viso sul petto per sentirne l'odore. “No, non come te, tu sei il mio preferito” Lo palpa sotto. “... Ehi, ma tu ce l'hai sempre duro?!”
“Con te sì. Vieni nella mia camera. Ti do cinquanta dollari.” La stringe ai fianchi.
È eccitata, è puttana di padre e figlio, esiste puttana peggiore?
Scuote la testa. “No, Dylan.”
“Vieni!” Le ordina insicuro, “Non puoi rifiutarti, ti pago anch'io, hai appena dato bocca figa a tre miserabili e in ufficio hai fatto un pompino a mio padre... Lo so.”
Ellen carezza i jeans, il tessuto ruvido le dà i brividi. Con Dylan è facile mentire, non vuole sapere la verità. “Sì, solo un pompino, glielo devo fare.”
Gli palpa le palle, adora i suoi coglioni. E le brucia ancora in culo il cazzo di suo padre, non può fermarsi, deve essere punita, è una cagna. Gli si preme addosso, è alto, sente il suo cazzone contro lo stomaco.
“No Dylan, non qui... tuo padre non deve sapere.”
“A sei chilometri c'è il Vanguard Motel. Ti do cento dollari, ci stai? Io ti scopo davvero, non come quegli stronzi.”
Ellen si chiede improvvisamente cosa ci sta facendo lì. Le ronza la testa e si sente tutta sbagliata.
“Non voglio i tuoi soldi, Dylan.” Non vuole nulla, vuole solo far tacere il cervello. Gli massaggia i coglioni. “Okay ci vediamo là, tu ordini solo la pizza.”
Mentre apre l'auto controlla il cellulare, le è arrivato un messaggio di Roy. Dice che non resiste senza lei.
Ci rifaremo domenica, risponde Ellen.
“È lui?”
“Sì.”
“Te lo mette in culo?”
Ellen ride. “Ma cosa ti viene in mente!!!”
“Non lo fa?!”
“... Andiamo, Dylan, ti seguo in macchina.”
È un motel ad un piano con pennone e bandiera americana.
“Ciao Fred, hai una camera libera?”
Qui si conoscono tutti.
Fred, è un quarantenne con la camicia sudata, un fisico da agricoltore, scuote il testone mentre valuta attentamente Ellen. “No Dylan, questo è un posto serio, non è quel merdaio di tuo padre, qui non puoi portarci le sue puttane.”
Per Ellen è un'umiliazione che le chiude lo stomaco, un capogiro, un godimento profondo che sgocciola con una scarica.
“Dai Fred, è la mia ragazza! Non è una...”
Fred solleva le sopracciglia e scoppia a ridere.
Ellen tira la fuori la carta: “Pago io. Ci mettiamo d'accordo.” Si lecca il labbro.
Fred le fa cenno di seguirlo dietro.
Si siede su una poltrona di pelle, allarga le gambe e se lo tira fuori da solo. Ellen non perde tempo, ha già il condom in mano.
Le carezza i capelli. “Mhhh, ci sai fare... sei proprio carina... quanto prendi per il culo?”
Dylan è teso, evita di guardarla.
Ellen chiude la porta, è innervosita.
“Cos'è?, adesso non ti vado più bene?” Gli carezza il cazzo pressato nei jeans. “Sono puttana, lo sai.”.
Gli sbottona la camicia, lo lecca, è sudato, sa di giovane maschio.
Lui l'abbraccia. Ma non la bacia.
“Scusami, Ellen, ma...”
Lei gli slaccia i bottoni dei jeans e glieli lascia cadere sugli stivali. Il cazzone è in rilievo sotto i boxer elasticizzati. Glielo palpa. Si rigira, preme e strofina il culo contro la verga, se la fa scorrere tra le chiappe. Gode. Dylan la stringe ai seni, da dietro, con una mano scende sotto l'elastico della tuta e le sfrega le mutandine tirandosela contro il cazzo. Ellen lo sente tutto, si sente mancare.
Inclina la testa indietro, lo bacia sul viso. Gli lecca l'orecchio. “Baciami, sono la tua puttana...” Dice e si sente cretina.
Dylan la spinge via.
“non mi va, hai...”
“Aspetta, mi lavo.”
Lo spinge seduto sul letto, scalcia via le sneakers, via veloce la tuta, è in mutandine bianche, e si accoccola per levargli gli stivali, afferra l'orlo e gli strappa via jeans. Lo fa rimette in piedi, gli leva i boxer e lecca i coglioni. Si rialza di fronte a lui, gli tiene stretto in mano il cazzo, “Vieni.”, lo tira per il cazzo verso il bagno. Si china per prendere dal borsone il beauty case.
Nella luce bianca del bagno gli mette in mano il tubetto del dentifricio, tira le labbra mostrandogli i denti: Dylan glielo spreme direttamente in bocca. Si rigira verso lo specchio, apre il rubinetto e si lava i denti con lui dietro che la preme contro il lavello.
Stringe fra i denti lo spazzolino e con i pollici s'abbassa gli slip.
Ha nausea, paura, si fa schifo. È tutta sbagliata. Raccoglie la roba che trova e s'infila la tuta, si farà la doccia a casa. Dylan s'è addormentato.
È nudo, la pelle sudata ed il viso rilassato. Il bel corpo è esausto, in pace, non ha addosso un grammo di violenza. Ma hanno fatto anche l'amore scemo degli innamorati, quello che ridi felice. Ad Ellen piace quel ragazzone di sei anni più giovane, con lui è tutto diverso, non ha ancora i peli duri dei maschi che la reclamano.
Ce l'ha abbandonato di lato, sulla coscia, i bei coglioni sono liberi. Caldi. Ellen si sente in debito, glieli sfiora con un bacio e se ne va veloce.
Ma alla porta viene afferrata. “No Dylan, basta.”
Lotta invano. La tiene sollevata da terra, s'aggrappa al tavolo, rovescia il cartone della pizza. Inciampano. Cade in avanti, lui sopra. Non può più scappare, fissa la pizza masticata. Delle mani le abbassano i pantaloni, il cazzo la inchioda in culo pesante ottanta chili.
La luce della portineria è accesa.
Fred sta dormendo seduto davanti al piccolo monitor.
Picchia con le unghie sui vetri.
Fred si risveglia, strizza gli occhi, la riconosce.
Apre la porta, ha cinquanta dollari in mano. Ellen prende i soldi ed entra passandogli davanti. Fred guarda l'ora e ride. “Quel ragazzo t'ha sbattuta per bene!”
Una giornata perfetta, Ellen non è mai stata così angosciata.
Per tre giorni Ellen s'immerge nel suo mondo di formule e numeri. È rapita dall'esame che sta preparando di statistica inferenziale applicata ai flussi finanziari. A lezione non ci va, perderebbe troppo tempo, s'irrita pure quando il testo universitario si dilunga inutilmente sui meccanismi più ovvi.
Non si distrae mai, nemmeno durante le vasche in piscina.
Il Dizzy Rodeo è lontano anni luce, in un'altra galassia, è solo un sottofondo, come il dolore alle articolazioni che le fa compagnia.
Quando ne ha bisogno si masturba in doccia ed allora torna con la mente a novanta sulla scrivania di Big Joey o sotto Dylan che se l'incula all'infinito col cazzo impazzito. Gli orgasmi le svuotano il cervello e riprende a studiare.
Cindy l'aspetta all'ingresso della mensa.
“Ellen! Devo chiederti scusa, sono stata stronza, l'altro giorno vi abbiamo piantati soli, ma io con Brandon non...”
“No problem.”
“Sei una vera amica!... E tu, invece? Con Roy, dico, come va?”
Sa già tutto, inutile nasconderlo. “Ci rivediamo domenica.”
Cindy squittisce da verginella. “Hiiii, poi mi racconti tutto, devi dirmi com'è!”
Ellen lascia cadere il borsone e si fa avanti chiudendola in un angolo. Cindy è più bassa di lei e si fa un sacco di problemi per la sua statura. “No, a te non dirò proprio nulla.” Inclina la testa e le sfiora le labbra con un bacio. “Tu parli troppo... Peccato!”
Roy ha tentato tre volte di chiamarla e le ha lasciato decine di messaggi a cui ha risposto meccanicamente. Questa volta però risponde.
“Ciao Ellen, è bello sentire la tua voce.”
“Non e vero, ho un accento terribile!”
“Io l'adoro, hai un accento british perfetto... Ti va d'uscire stasera o domani?”
“Non posso, viene mio padre, lo sai.” Mente senza problemi
“Allora a domenica?”
“A domenica.”
“Si può da te?”
“Meglio di no, ho sempre addosso Cindy. Facciamo motel?”
“Un motel?! È un po' squalliduccio.”
“Non siamo innamorati. Altrimenti dove?”
“Okay per il motel... Ellen?”
“Sì?”
“… No, nulla. Ho voglia di rivederti.”
“Anch'io. Ciao Roy”
Ha un attimo di pentimento, Ellen lo richiama immediatamente.
“Dimmi.”
“No, scusa, ho richiamato te per sbaglio.” Si è già ripentita.
“Ahah, per sbaglio... Senti, Ellen, forse è meglio lasciar perdere, così non funziona.”
“Perché?”
“Sei strana, non so, sembra che lo fai solo per farmi un piacere.”
“Preferisci che faccia la mignotta come Cindy con Brandon?”
“Ahah, no, ti prego, non come lei!”
“E allora?”
“Cazzo Ellen! Eppure mi ecciti, mi ecciti come nessun'altra! E sai perché?”
“Devo chiedertelo o me lo dici lo stesso?”
“Perché sembri così fredda e inavvicinabile, ma poi a letto sei... sei da paura, mi fai impazzire, divento un animale con te, penso solo a...”
“A cosa?”
“Non ti offendi, vero?”
“Con te no.”
“... non posso smettere di pensare al tuo culetto, lo voglio, sto, male!”
“Io adesso sto pensando al tuo cazzo.” Non mente.
“Sto male, io...”
“Ti voglio, Roy.”
È venerdì. L'esame è andato come sapeva.
Ora è libera. E sola.
Mentalmente ricontrolla tutto: nel borsone ci sono i ricambi pronti, gli anfibi sono lucidissimi, la sua Honda ha già il pieno... Non ha noleggiato una moto come avrebbe preferito. Deve solo aprire i pacchetti che le sono arrivati ieri.
Per sicurezza ha ordinato i leggings neri di una taglia più piccola.
Li prova davanti allo specchio, le aderiscono come una seconda pelle, è praticamente nuda. Infila i pesanti anfibi e le sue gambe sono ancor più lunghe e snelle. Le natiche, ben separate e tonde, sono una vertigine. Ci vuole un cinturone! Sceglie quello nero e se lo allaccia sui fianchi nudi.
L'altra scatola è grossa. La poggia sul tavolino e strappa delicatamente lo scotch, buttandolo man mano nel cestino. Estrae il polistirolo e tira fuori un casco da motociclista, nero con la visiera oscurata. Lo osserva a lungo tenendolo in mano: è perfetto!
Si sfila il top, scosta indietro i capelli ed indossa lentamente il casco.
Guarda nello specchio l'effetto che fa.
Muove i fianchi come al Dizzy Rodeo.
Sente un brivido. Suda eccitata.
La fisseranno in centinaia.
Ha pianificato tutto.
Si farà scopare in camerino. Solo pompino e figa. Trenta dollari.
E si farà sfondare da Big Joey. Le sputerà in bocca.
E poi Dylan.
Chiama Fred: “Devi tenerci una camera per stanotte,arriviamo dopo le due... Okay, passo in portineria il mattino, quando vado via.”
Ellen pianifica tutto.
Sabato dormirà diciotto ore. Andrà solo in piscina.
E domenica c'è Roy.
Che non sa nulla del Dizzy Rodeo.
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