Ellen - 04 - Il Club di Riga
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XXX - Comics
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dominazione
Per la prima volta Ellen sente parlare del Club di Riga.
È nella sala da te del vecchio Hiroshi, ad Osaka, dove ha fatto tappa al termine di un lungo viaggio d'affari in Australia e Corea.
Dopo aver illustrato con la proverbiale professionalità nipponica i nuovi gadgets erotici che Ellen gli ha ordinato, il maestro Hiroshi s'è incartato in un interminabile discorso, contorto come solo gli orientali possono, sul pericolo d'essere troppo ingenui ed indifesi in un mondo di lupi.
“Ellen, ti voglio bene come ad una figlia...” e depone un biglietto da visita su un angolo del tavolino. “Tu hai bisogno protezione, non puoi più rischiare, stai cercando nel luogo sbagliato quello che non conosci, non sai nemmeno tu cosa cerchi.”
Ellen legge: “Club di Riga. Chi sono?”
“Persone riservatissime, quasi quanto lo sono io.”
Ellen sorride, dal buon Hiroshi non avrebbe saputo di più.
Lo ringrazia cerimoniosamente e prende il taxi; è già al telefono..
Ventiquattro ore dopo, all'aeroporto di Kopenhagen, riceve già il primo rapporto di uno studio di investigazioni di Ginevra: il Club di Riga è gestito da due fratelli lettoni, Alina e Kaspars Bhaltus, girano parecchi soldi, ci sono ville e case un po' ovunque ed è impossibile conoscere le reali attività del club ed i nomi dei soci senza fare indagini più approfondite.
In pratica il rapporto non le dice nulla ed è quello che Ellen voleva sapere: non sono degli sprovveduti.
Ellen invia una mail all'indirizzo sul biglietto e nel giro di due secondi riceve una risposta automatica praticamente vuota, se non un modulo e un codice Iban. E in piccolo l'annotazione che è necessaria una pre-iscrizione per poter accedere a qualsiasi informazione. Duecentomila euro, rimborsabili al cinquanta per cento in caso di recesso.
Azz, Hiroshi le ha presentato dei veri professionisti.
La seconda mail arriva in serata: 'Ciao Ellen, attendevo il tuo messaggio. In questi giorni sono a Minorca, c'è un tempo meraviglioso, perché non passi a trovarmi questo weekend? Sarebbe fantastico. Puoi fermarti quanto vuoi, fammi sapere solo che ora arrivi che mando qualcuno a prenderti in aeroporto. Baci, Alina.'
Nel postscriptum c'è il voucher per degli esami in una clinica di Kopenhagen e il link di un test psicologico, un questionario apparentemente innocente, tipo rivista per donne con domande generiche e pochissime voci sulla vita sessuale.
Ellen salta tutto e barra solo la casella sub. Un'eccitazione insana le trafigge lo stomaco.
La villa è all'interno dell'isola, lontana dal mare e nascosta dalla vegetazione che profuma di polvere bruciata dal sole. Pare deserta, non fosse per il rumore di palleggio dal campo da tennis, nascosto dietro il bosco.
L'autista, sempre senza una parola, la conduce in una camera al primo piano e depone la valigia ai piedi del letto: “Alina t'aspetta in piscina. Fatti una doccia e cambiati, hai cinque minuti.”
Il tono autoritario del ragazzo la ferisce piacevolmente, incrinando la sua sicurezza di manager di successo. Lui sa perché lei e lì.
Ellen si guarda attorno nella piccola camera arredata stile ikea, con una piccola finestra sul mare oltre le colline e senza porta del bagno. Incrocia il volto inespressivo dell'autista che attende fermo di fronte a lei.
Forse ventidue anni, lentiggini appena accennate, biondo con taglio militare, fisico da atleta: sicuramente arrivava dai paesi baltici. Non fa cenno d'andarsene.
Ellen si spoglia, non s'imbarazza, conosce bene i militari, ma sente fortissima la soggezione quando fa la pipì seduta tre metri da lui. L'acqua gelida della doccia lla turba invece di darle energia. Solo un sciacquata veloce e s'asciuga in camera cercando il costume nella valigia. Si sistema il reggiseno davanti a lui e poi s'allaccia ai fianchi i nastrini degli slip. Anche senza specchio sa che effetto ha ancora su un ragazzo di dieci anni più giovane e, quando nota l'erezione sotto i pantaloni, le pare d'aver ristabilito i ruoli in quella stanza. Ora sono i coglioni a comandare.
Fissa il cazzo che solleva appena il tessuto e pansa ad Histoire d'O, quando lei doveva farsi abusare anche dall'autista che la portava al castello. Per fortuna la giovane recluta si volta ed esce. Sarebbe stato banale, un cliché letterario. Qui è diverso, lo sente, sono diversi.
Ellen lo segue scalza giù per le scale e poi sul lastricato del cortile scaldato dal sole di mezzogiorno. Non pensa a nulla e e si concentra sulla muscolatura del ragazzo.
Alina volta la testa e s'alza lentamente dal lettino senza toglierle gli occhi di dosso. Leva gli occhiali scuri.“...!!! Ma sei bellissima!... Ellen!, dovevi dirmi che sei uno spettacolo!”
Ellen s'imbarazza, odia i complimenti, ma non può evitare l'abbraccio soffocante.
Alina è una magnifica quarantenne con la quarta di seno che si regge da sola ed un fisico tonico da wrestler. La pelle è bruciata dal sole, le spalle larghe e gli addominali di marmo tradiscono una vita passata in palestra ed a bordo piscina. La cosa più spiazzante, però, è un fiore di buganvillea che s'era infilata fra i capelli corvini con una civetteria tutta femminile. “Fatti abbracciare, bambina mia!”
Ellen non capisce più un cazzo, le sembra d'essere stata catturata da una piovra affettuosa: si sente allo stesso tempo inerme e protetta, fragile e desiderabile. Il suo esile corpo sparisce fagocitato in quell'abbraccio appassionato e Ellen, che desidera annullarsi e scomparire, capitola all'entusiasmo della sua sconosciuta amante che se la divora di baci e se la coccola fra le sue forti braccia come fosse uno scricciolo caduto dal nido.
Alina ha una forza da uomo e un gradevole profumo femminile.
Alla fine si ritrovano sedute l'una accanto all'altra sullo stesso lettino.
Alina le stringe le mani e con suo inglese zoppicante le promette: “Noi ti faremo felice!” Le carezza il collo sottile scostandole i capelli biondi. “Ma fammi indovinare!” La solleva senza sforzo e se la depone accoccolata in grembo. “Mi piaci piccola mia, lo sento che sei una di ghiaccio: una bellissima scandinava di ghiaccio! Lo sai?, sono le migliori... Anzi, sono le puttane peggiori! Ahahahah!... Ma fammi sentire” Le slaccia gli slip e, infilando una mano tra le cosce raccolte, le preme i polpastrelli contro l'ano “ahA'!, lo sapevo! Ho indovinato subito, tu sei una magnifica cagnetta rottinculo! Oh Ellen, io ti amo, ci divertiremo un mondo!”
“No, aspetta! Io non so ancora nulla di voi. Chi siete, cosa fate?”
Alina le tappa la bocca con un bacio e si scopre il seno.
Ellen lo succhia automaticamente, tornando bambina.
“Okay, ho capito, è più forte di te, sei una precisina che vuole rompere il cazzo... Eppure sei raccomandata dal buon Hiroshi! Ci ha detto che hai bisogno di protezione e che stai cercando proprio noi.”
Le carezza la testa e la riporta al seno. “Chi siamo? Nessuno siamo!... Vedi Ellen, noi non esistiamo, siamo i tuoi sogni: ti addormenti, giochi con noi e poi, quando ti risvegli, non esistiamo più.”
Le pizzica forte il capezzolo torcendolo fino a farla urlare per poi mollarlo d'improvviso. “Visto? È stato solo un sogno.”
“Fallo ancora, ti prego.”
Alina ride e la ribalta sul lettino stendendocisi sopra. “No Ellen, non funziona così! Non puoi dare ordini ai tuoi sogni, puoi solo inseguirli e perderti.”
Le preme la coscia contro l'inguine e strofina i seni con i suoi. “Non sai che voglia ho di te! Ti vorrei nel mio letto per un mese di seguito!... ma prima dobbiamo parlare di cose noiose, sai? Mi spiace piccola mia, ma ci tocca, è importante!” Le si leva di dosso e si stende su un fianco, sullo stretto lettino.
Ellen le si spinge contro cercando il maggior contatto possibile con quel corpo caldo di sole..
Ovviamente Alina scoppia a ridere e gioca col capezzolo, pizzicandolo con le unghie: “Mi sbagliavo, bimba, non sei così di ghiaccio! Okay okay, poi mi dimostri quanto sei troia!, ma prima devi venire con me nell'ufficio di Kaspars, mio fratello. È lui che s'occupa della parte più noiosa del club, ahahaha... Fosse per me io salterei tutta questa parte, so già cosa cerchi, cosa ti eccita e cosa odi... e so che posso fidarmi di te!”
Le dà un bacetto sulle labbra. “Ma tu non avere fretta, leggi bene tutto e non firmare nulla se non sei convinta... Tieni presente che il contratto dura un anno e vale solo qui, all'interno del club. Fuori di qui noi non esistiamo più...” Le sorride eccitata come una ragazzina. “...ma potrai tornare da me tutte le volte che avrai bisogno ahahah!” Le fa scorrere le unghie laccate sul ventre. “... ma ricordati, appena varchi questa porta tu sarai veramente la mia schiava e io ti farò tutto il male che vorrai.”
Ellen ha un brivido.
Alina la stringe a sé: “Ma tu hai paura, piccola mia!!! T'ho spaventata?” L'abbraccia forte e le succhia l'anima con un bacio. “La paura è eccitante, vero?... Con noi la proverai sempre, ma sarai tranquilla, ci sarò sempre io a proteggerti e ti prometto che ogni volta tornerai a casa più bella di prima.” La bacia in fronte. “... e che non potrai più dimenticarmi, ahaha!... Tu ti fidi di me?”
Si scrutano negli occhi per un'eternità.
Ellen sa che in fondo a quegli occhi neri c'è quello che cerca da sempre e che aveva paura di trovare. Sono occhi insensibili ed implacabili. Gli occhi di chi non perde mai il controllo e sa imbrigliare anche la follia. Ellen chiude i suoi ed allunga d'un poco il collo per cercarle un bacio.
“Vieni! Ti presento Kaspars.” Si butta addosso un camicione trasparente, corto sulle cosce mascoline, e la precede all'interno della villa. Ellen è nuda.
Dopo Alina, Kaspars è una delusione per Ellen. È il classico businessman in completo di seta cangiante ed ostenta un rolex di tre chili che tintinna continuamente contro il cristallo della scrivania. Cerca le parole, si appresta spiegare cose difficili ad una ragazzina che difficilmente può capire. “Ciao Ellen, io mi occupo della parte amministrativa e legale del club... vedo già un problema, qui non è indicato nessun tutore.”
Risponde Alina con tono secco: “Ellen non ha tutori.” Poi, rivolta ad Ellen: “Non te la prendere, sei la prima... qui quelle giovani e belle sono tutte in coppia, hanno già un padrone che paga la retta per loro.”
“Quindi Ellen ha disponibilità sue?!”.
Alina s'incazza: “Non perdiamo tempo, ti prego! Ellen se vuole può comprarci tutta la baracca!”
Kaspars gira il capo verso Ellen e l'interroga con lo sguardo.
Per la prima volta Ellen non è a proprio agio in una trattativa; è seduta culo nudo su una poltrona in pelle, ma è comunque più precisa d'un computer: “... e attualmente possiedo anche il 13,18% della holding controllata da mio padre.”
Kaspars sgrana gli occhi eccitato. “Bene, allora posso raccontarti del nostro Club...” In realtà non dice nulla, se non che l'hanno fondato otto anni prima a Riga e che hanno aperto sedi a Minorca ed Antigua. I soci sono per lo più europei, molti i russi, non pochi gli asiatici e parecchi gli americani. Per entrare è necessario essere presentati da un altro socio iscritto da almeno due anni. “... Come potrai ben capire, riservatezza e sicurezza sono tutto per noi ed i nostri soci...”
Interviene Alina: “Facciamola semplice, ti prego!... Tutti si impegnano a non raccontare nulla fuori di qui, sono proibite foto e riprese video e ogni socio, e dipendente del club, deve presentare regolarmente esami del sangue.”
“Beh sì, non credo serva dirti altro.” Kaspars le porge un plico di fogli. “Entri come schiava personale di Alina, quindi ti insegnerà lei le regole... Ora dovresti firmare il contratto con i vincoli alla segretezza.” Ellen legge velocemente e sigla ogni foglio. “... e poi ci sono queste liberatorie.”
Le passa un elenco minuzioso d'ogni possibile pratica sadomaso e sottomissione erotica. Ellen dapprima sfoglia le dieci pagine cercando di nascondere la vampa di calore che, partita dall'inguine, la fa sudare anche sotto i capelli, poi prende una decisione.
Di fianco ad ogni voce ci sono tre caselle: Sì, No e 'A discrezione del mio/a padrone/a”. Barra sempre la terza, firmando ogni paragrafo senza quasi leggere. Spinge la cartella verso Kaspars e cerca d'asciugare la chiazza di sudore che ha lasciato sulla scrivania. Ha paura d'aver bagnato anche la sedia.
Alina mette in mano ad Ellen un collarino nero. “Devi portarlo sempre quando sei qui.”
Ellen lo rigira tra le mani, c'è una medaglietta d'oro con incisa la lettera 'A' in un'elegante carattere corsivo.
A come Alina.
Se l'allaccia al collo.
“Bene, direi che è tutto.” Chiude la riunione Kaspar.
È nella sala da te del vecchio Hiroshi, ad Osaka, dove ha fatto tappa al termine di un lungo viaggio d'affari in Australia e Corea.
Dopo aver illustrato con la proverbiale professionalità nipponica i nuovi gadgets erotici che Ellen gli ha ordinato, il maestro Hiroshi s'è incartato in un interminabile discorso, contorto come solo gli orientali possono, sul pericolo d'essere troppo ingenui ed indifesi in un mondo di lupi.
“Ellen, ti voglio bene come ad una figlia...” e depone un biglietto da visita su un angolo del tavolino. “Tu hai bisogno protezione, non puoi più rischiare, stai cercando nel luogo sbagliato quello che non conosci, non sai nemmeno tu cosa cerchi.”
Ellen legge: “Club di Riga. Chi sono?”
“Persone riservatissime, quasi quanto lo sono io.”
Ellen sorride, dal buon Hiroshi non avrebbe saputo di più.
Lo ringrazia cerimoniosamente e prende il taxi; è già al telefono..
Ventiquattro ore dopo, all'aeroporto di Kopenhagen, riceve già il primo rapporto di uno studio di investigazioni di Ginevra: il Club di Riga è gestito da due fratelli lettoni, Alina e Kaspars Bhaltus, girano parecchi soldi, ci sono ville e case un po' ovunque ed è impossibile conoscere le reali attività del club ed i nomi dei soci senza fare indagini più approfondite.
In pratica il rapporto non le dice nulla ed è quello che Ellen voleva sapere: non sono degli sprovveduti.
Ellen invia una mail all'indirizzo sul biglietto e nel giro di due secondi riceve una risposta automatica praticamente vuota, se non un modulo e un codice Iban. E in piccolo l'annotazione che è necessaria una pre-iscrizione per poter accedere a qualsiasi informazione. Duecentomila euro, rimborsabili al cinquanta per cento in caso di recesso.
Azz, Hiroshi le ha presentato dei veri professionisti.
La seconda mail arriva in serata: 'Ciao Ellen, attendevo il tuo messaggio. In questi giorni sono a Minorca, c'è un tempo meraviglioso, perché non passi a trovarmi questo weekend? Sarebbe fantastico. Puoi fermarti quanto vuoi, fammi sapere solo che ora arrivi che mando qualcuno a prenderti in aeroporto. Baci, Alina.'
Nel postscriptum c'è il voucher per degli esami in una clinica di Kopenhagen e il link di un test psicologico, un questionario apparentemente innocente, tipo rivista per donne con domande generiche e pochissime voci sulla vita sessuale.
Ellen salta tutto e barra solo la casella sub. Un'eccitazione insana le trafigge lo stomaco.
La villa è all'interno dell'isola, lontana dal mare e nascosta dalla vegetazione che profuma di polvere bruciata dal sole. Pare deserta, non fosse per il rumore di palleggio dal campo da tennis, nascosto dietro il bosco.
L'autista, sempre senza una parola, la conduce in una camera al primo piano e depone la valigia ai piedi del letto: “Alina t'aspetta in piscina. Fatti una doccia e cambiati, hai cinque minuti.”
Il tono autoritario del ragazzo la ferisce piacevolmente, incrinando la sua sicurezza di manager di successo. Lui sa perché lei e lì.
Ellen si guarda attorno nella piccola camera arredata stile ikea, con una piccola finestra sul mare oltre le colline e senza porta del bagno. Incrocia il volto inespressivo dell'autista che attende fermo di fronte a lei.
Forse ventidue anni, lentiggini appena accennate, biondo con taglio militare, fisico da atleta: sicuramente arrivava dai paesi baltici. Non fa cenno d'andarsene.
Ellen si spoglia, non s'imbarazza, conosce bene i militari, ma sente fortissima la soggezione quando fa la pipì seduta tre metri da lui. L'acqua gelida della doccia lla turba invece di darle energia. Solo un sciacquata veloce e s'asciuga in camera cercando il costume nella valigia. Si sistema il reggiseno davanti a lui e poi s'allaccia ai fianchi i nastrini degli slip. Anche senza specchio sa che effetto ha ancora su un ragazzo di dieci anni più giovane e, quando nota l'erezione sotto i pantaloni, le pare d'aver ristabilito i ruoli in quella stanza. Ora sono i coglioni a comandare.
Fissa il cazzo che solleva appena il tessuto e pansa ad Histoire d'O, quando lei doveva farsi abusare anche dall'autista che la portava al castello. Per fortuna la giovane recluta si volta ed esce. Sarebbe stato banale, un cliché letterario. Qui è diverso, lo sente, sono diversi.
Ellen lo segue scalza giù per le scale e poi sul lastricato del cortile scaldato dal sole di mezzogiorno. Non pensa a nulla e e si concentra sulla muscolatura del ragazzo.
Alina volta la testa e s'alza lentamente dal lettino senza toglierle gli occhi di dosso. Leva gli occhiali scuri.“...!!! Ma sei bellissima!... Ellen!, dovevi dirmi che sei uno spettacolo!”
Ellen s'imbarazza, odia i complimenti, ma non può evitare l'abbraccio soffocante.
Alina è una magnifica quarantenne con la quarta di seno che si regge da sola ed un fisico tonico da wrestler. La pelle è bruciata dal sole, le spalle larghe e gli addominali di marmo tradiscono una vita passata in palestra ed a bordo piscina. La cosa più spiazzante, però, è un fiore di buganvillea che s'era infilata fra i capelli corvini con una civetteria tutta femminile. “Fatti abbracciare, bambina mia!”
Ellen non capisce più un cazzo, le sembra d'essere stata catturata da una piovra affettuosa: si sente allo stesso tempo inerme e protetta, fragile e desiderabile. Il suo esile corpo sparisce fagocitato in quell'abbraccio appassionato e Ellen, che desidera annullarsi e scomparire, capitola all'entusiasmo della sua sconosciuta amante che se la divora di baci e se la coccola fra le sue forti braccia come fosse uno scricciolo caduto dal nido.
Alina ha una forza da uomo e un gradevole profumo femminile.
Alla fine si ritrovano sedute l'una accanto all'altra sullo stesso lettino.
Alina le stringe le mani e con suo inglese zoppicante le promette: “Noi ti faremo felice!” Le carezza il collo sottile scostandole i capelli biondi. “Ma fammi indovinare!” La solleva senza sforzo e se la depone accoccolata in grembo. “Mi piaci piccola mia, lo sento che sei una di ghiaccio: una bellissima scandinava di ghiaccio! Lo sai?, sono le migliori... Anzi, sono le puttane peggiori! Ahahahah!... Ma fammi sentire” Le slaccia gli slip e, infilando una mano tra le cosce raccolte, le preme i polpastrelli contro l'ano “ahA'!, lo sapevo! Ho indovinato subito, tu sei una magnifica cagnetta rottinculo! Oh Ellen, io ti amo, ci divertiremo un mondo!”
“No, aspetta! Io non so ancora nulla di voi. Chi siete, cosa fate?”
Alina le tappa la bocca con un bacio e si scopre il seno.
Ellen lo succhia automaticamente, tornando bambina.
“Okay, ho capito, è più forte di te, sei una precisina che vuole rompere il cazzo... Eppure sei raccomandata dal buon Hiroshi! Ci ha detto che hai bisogno di protezione e che stai cercando proprio noi.”
Le carezza la testa e la riporta al seno. “Chi siamo? Nessuno siamo!... Vedi Ellen, noi non esistiamo, siamo i tuoi sogni: ti addormenti, giochi con noi e poi, quando ti risvegli, non esistiamo più.”
Le pizzica forte il capezzolo torcendolo fino a farla urlare per poi mollarlo d'improvviso. “Visto? È stato solo un sogno.”
“Fallo ancora, ti prego.”
Alina ride e la ribalta sul lettino stendendocisi sopra. “No Ellen, non funziona così! Non puoi dare ordini ai tuoi sogni, puoi solo inseguirli e perderti.”
Le preme la coscia contro l'inguine e strofina i seni con i suoi. “Non sai che voglia ho di te! Ti vorrei nel mio letto per un mese di seguito!... ma prima dobbiamo parlare di cose noiose, sai? Mi spiace piccola mia, ma ci tocca, è importante!” Le si leva di dosso e si stende su un fianco, sullo stretto lettino.
Ellen le si spinge contro cercando il maggior contatto possibile con quel corpo caldo di sole..
Ovviamente Alina scoppia a ridere e gioca col capezzolo, pizzicandolo con le unghie: “Mi sbagliavo, bimba, non sei così di ghiaccio! Okay okay, poi mi dimostri quanto sei troia!, ma prima devi venire con me nell'ufficio di Kaspars, mio fratello. È lui che s'occupa della parte più noiosa del club, ahahaha... Fosse per me io salterei tutta questa parte, so già cosa cerchi, cosa ti eccita e cosa odi... e so che posso fidarmi di te!”
Le dà un bacetto sulle labbra. “Ma tu non avere fretta, leggi bene tutto e non firmare nulla se non sei convinta... Tieni presente che il contratto dura un anno e vale solo qui, all'interno del club. Fuori di qui noi non esistiamo più...” Le sorride eccitata come una ragazzina. “...ma potrai tornare da me tutte le volte che avrai bisogno ahahah!” Le fa scorrere le unghie laccate sul ventre. “... ma ricordati, appena varchi questa porta tu sarai veramente la mia schiava e io ti farò tutto il male che vorrai.”
Ellen ha un brivido.
Alina la stringe a sé: “Ma tu hai paura, piccola mia!!! T'ho spaventata?” L'abbraccia forte e le succhia l'anima con un bacio. “La paura è eccitante, vero?... Con noi la proverai sempre, ma sarai tranquilla, ci sarò sempre io a proteggerti e ti prometto che ogni volta tornerai a casa più bella di prima.” La bacia in fronte. “... e che non potrai più dimenticarmi, ahaha!... Tu ti fidi di me?”
Si scrutano negli occhi per un'eternità.
Ellen sa che in fondo a quegli occhi neri c'è quello che cerca da sempre e che aveva paura di trovare. Sono occhi insensibili ed implacabili. Gli occhi di chi non perde mai il controllo e sa imbrigliare anche la follia. Ellen chiude i suoi ed allunga d'un poco il collo per cercarle un bacio.
“Vieni! Ti presento Kaspars.” Si butta addosso un camicione trasparente, corto sulle cosce mascoline, e la precede all'interno della villa. Ellen è nuda.
Dopo Alina, Kaspars è una delusione per Ellen. È il classico businessman in completo di seta cangiante ed ostenta un rolex di tre chili che tintinna continuamente contro il cristallo della scrivania. Cerca le parole, si appresta spiegare cose difficili ad una ragazzina che difficilmente può capire. “Ciao Ellen, io mi occupo della parte amministrativa e legale del club... vedo già un problema, qui non è indicato nessun tutore.”
Risponde Alina con tono secco: “Ellen non ha tutori.” Poi, rivolta ad Ellen: “Non te la prendere, sei la prima... qui quelle giovani e belle sono tutte in coppia, hanno già un padrone che paga la retta per loro.”
“Quindi Ellen ha disponibilità sue?!”.
Alina s'incazza: “Non perdiamo tempo, ti prego! Ellen se vuole può comprarci tutta la baracca!”
Kaspars gira il capo verso Ellen e l'interroga con lo sguardo.
Per la prima volta Ellen non è a proprio agio in una trattativa; è seduta culo nudo su una poltrona in pelle, ma è comunque più precisa d'un computer: “... e attualmente possiedo anche il 13,18% della holding controllata da mio padre.”
Kaspars sgrana gli occhi eccitato. “Bene, allora posso raccontarti del nostro Club...” In realtà non dice nulla, se non che l'hanno fondato otto anni prima a Riga e che hanno aperto sedi a Minorca ed Antigua. I soci sono per lo più europei, molti i russi, non pochi gli asiatici e parecchi gli americani. Per entrare è necessario essere presentati da un altro socio iscritto da almeno due anni. “... Come potrai ben capire, riservatezza e sicurezza sono tutto per noi ed i nostri soci...”
Interviene Alina: “Facciamola semplice, ti prego!... Tutti si impegnano a non raccontare nulla fuori di qui, sono proibite foto e riprese video e ogni socio, e dipendente del club, deve presentare regolarmente esami del sangue.”
“Beh sì, non credo serva dirti altro.” Kaspars le porge un plico di fogli. “Entri come schiava personale di Alina, quindi ti insegnerà lei le regole... Ora dovresti firmare il contratto con i vincoli alla segretezza.” Ellen legge velocemente e sigla ogni foglio. “... e poi ci sono queste liberatorie.”
Le passa un elenco minuzioso d'ogni possibile pratica sadomaso e sottomissione erotica. Ellen dapprima sfoglia le dieci pagine cercando di nascondere la vampa di calore che, partita dall'inguine, la fa sudare anche sotto i capelli, poi prende una decisione.
Di fianco ad ogni voce ci sono tre caselle: Sì, No e 'A discrezione del mio/a padrone/a”. Barra sempre la terza, firmando ogni paragrafo senza quasi leggere. Spinge la cartella verso Kaspars e cerca d'asciugare la chiazza di sudore che ha lasciato sulla scrivania. Ha paura d'aver bagnato anche la sedia.
Alina mette in mano ad Ellen un collarino nero. “Devi portarlo sempre quando sei qui.”
Ellen lo rigira tra le mani, c'è una medaglietta d'oro con incisa la lettera 'A' in un'elegante carattere corsivo.
A come Alina.
Se l'allaccia al collo.
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