PussyBoy - I

di
genere
gay

Avevo ventidue anni, lui sette di più. L'ho contattato a inizi settembre.
Agosto m'aveva ucciso. Quindici giorni sull'isola con tutti i miei amici e poi due settimane nella casa di famiglia in riviera; un mese intero di tentazioni, ozio e corpi seminudi ed io a fingere con tutti d'essere un bravo 'ragazzo normale'. Per un mese amici e parenti erano stati i miei carcerieri, ero sempre con loro, li avevo sempre addosso. In quel mese le mie uniche trasgressioni erano state una scopatina di notte in spiaggia con Laura e una sveltina con un padre di famiglia quando i miei amici erano in barca. Per fortuna dai miei avevo la terrazza sul tetto tutta per me, a mezzogiorno potevo stendermi nudo e fare il pieno di sole per prepararmi al gran ritorno. E sono tornato stracarico, pronto a qualsiasi cazzata.
Già la prima sera ho fatto trenta chilometri per andare in città, dietro al cimitero in cerca di cazzi in culo, non spompinavo nemmeno. Incapace di smettere, ci sono tornato altre due sere a collezionare storie di merda al buio. Ho anche pubblicato annunci su un sito d'incontri gay, credo due al giorno, allora non esisteva l'app gay. Mi hanno risposto in una trentina e ho scambiato mail infinite con almeno una dozzina di coglioni inconcludenti, la maggior parte cinquantenni arrapati o moribondi che volevano succhiare un cazzo giovane. Io sognavo uno figo e affidabile. Stremato ho risposto a Daniele allegando subito il mio numero. Mi ha chiamato dopo tre minuti.
Era un anno che usavo quel sito d'incontri e dopo tre incontri veramente penosi avevo imparato la lezione: era inutile sperare d'incontrare quello giusto in sintonia con me. Perciò, se volevo divertirmi dovevo adattarmi io alle fantasie degli altri... e soprattutto alle loro paranoie. Questo mio nuovo amico era un tipo ben strano e non mi convinceva del tutto, ma l'assecondai da subito per non rischiare di perderle l'occasione: era un militare, abitava a quindici chilometri da me e poteva ospitare il pomeriggio dopo.
Ci sprecai almeno un'ora al cellulare, era curioso di me e voleva chiacchierare con una gattina innamorata del suo cazzo che teneva in mano mentre era la telefono. Mi sono adattato, ho fatto il frocettino in calore e mi divertivo anche, più gli parlavo e più ero davvero in calore. Aveva una bella voce maschile e un certo umorismo. Per convincerlo gli ho spedito (per mail dal mio account anonimo) qualche foto in costume, ritagliate, una con ben in evidenza le mie natiche. Doveva essere chiaro cosa cercavo.
Invece l'amico apprezzò soprattutto quella davanti, gli piacevo, ero un bel maschietto non una checca e sarebbe stata una vera goduria spaccarmi il culo e farmi gemere come una troia. Era mio!
Ma le cose sono andate per le lunghe. Mi chiamò e richiamò tutto il giorno per raccontarmi che aveva appena acquistato un porno stellare e che m'avrebbe mostrato la sua collezione di video incredibili, o per dirmi che non si svuotava da due giorni e che ce l'aveva duro da scoppiare, o per chiedermi se fossi depilato, quanti ne avevo presi e quanta voglia avevo. Mi toccò rispondergli anche dalla pizzeria, studiando bene le parole mentre amici ed amiche mi guardavano incuriositi.
“Ciao Daniele, sono in pizzeria con amici... sì, domani vengo di sicuro... è urgente, è almeno un mese che aspetto, non posso aspettare di più.” Mentivo, nelle mie spedizioni dietro al cimitero mi avevano fatto il culo in cinque. “... no, nessun problema, per me va bene come pensi meglio tu, l'importante è che mi fai un buon lavoro... sì, ho ricevuto la mail, è perfetto, mi piace... no, tranquillo, è giusto, se è troppo largo basta sforzarlo un po' ed entra di sicuro... certo, lascio fare a te, ma mi offri da bere, ahahah... okay, a domani, sei il migliore!” Agli amici dissi ch'era un rompiballe che doveva fare uno scaffale per mio zio.
L'avrei mandato fanculo se non avessi avuto una voglia maledetta! E poi era davvero fighissimo, da farmi venire i dubbi. Prima d'uscire avevo ricevuto un paio di sue foto mozzafiato: una allo specchio, a torso nudo e pantaloni della mimetica slacciati fino al pube, l'altra seduto con in primo piano un megacazzo accostato ad una lattina di birra. Aveva il fisico atletico e ben scolpito, muscoloso come piace a me nei maschi alfa e soprattutto aveva un cazzo nodoso e largo, con la cappella che avrei spompinato anche dopo una maratona di venti chilometri.
Stressava troppo però! Spaccamarroni e pure ficcanaso, ho chattato per sms con lui mentre ero ancora con gli amici, mi domandava delle ragazze che avevo avuto e degli uomini, e quante fighe e quanti cazzi, quando la prima trombata il primo pompino e il primo cazzoinculo, cosa avevo fatto e cosa mi avevano fatto, quanto ero cagna, che cazzo mi piaceva e ho dovuto scrivergli mille volte che aveva un cazzo da paura. Rispondevo agli sms di nascosto, attento che gli altri non leggessero e, soprattutto, non notassero la mia erezione. Cominciarono a prendermi per il culo dicendo che avevo trovato una scassapalle, speravano che me l'avesse almeno data.
Una volta a casa ho giocato al rialzo, ero eccitato rintronato. Gli ho mandato una serie di messaggi che nemmeno una troia a digiuno di cazzi da settimane si sarebbe mai sognata di scrivere. E l'ho chiamato io, più volte nella notte e di mattina presto. Un'escalation di promesse. Per soli cinquanta miseri centesimi gli regalavo bocca e culo e sarei stato la sua puttana tutto il giorno; lui aveva licenza di stupro e di sborrare dove voleva, ma anche baci alla francese, sessantanove e tutte le porcate che si fanno nel mondo; poteva bendarmi, incaprettarmi e provare su di me l'intero repertorio dei video su cui si segava; poteva scoparmi anche coi suoi amici... ormai deliravo, ci mancava solo che gli chiedessi di portarmi in caserma per darmi in pasto ad un branco!
A questo punto credo che Daniele temesse il bidone. M'ero spinto troppo oltre e, in effetti, ebbi davvero qualche esitazione prima di salire in auto. Quello figo in foto non poteva essere lui.
Eppure alle quindici in punto ho suonato al cancelletto di un grazioso villino del paese vicino, puntuale come un esattore. Ho atteso forse un minuto, sicuramente mi stava osservando dalle tapparelle abbassate. M'ero messo in tenuta da jogging, spalle abbronzate sotto le spalline della canottiera e gambe nude sotto i calzoncini da coesa che mi facevano un bel culetto, non avrei potuto scegliere niente di meglio per il mio militare, ero sportivo, abbronzato maschile e scopabile. Al fianco avevo allacciato un piccolo marsupio con documenti, cellulare, condom e crema. Per invogliarlo mi sono distrattamente grattato al torace sollevando la cannottiera sugli addominali e mi sono voltato di spalle, come per controllare se passava qualcuno nella stradina deserta. Stava arrivando davvero uno in bicicletta e cominciai a temere io d'essere bidonato, non apriva. Il tipo in bicicletta passò lento fissandomi incuriosito, mi sembrò che avesse capito cosa ci facevo lì, ero imbarazzato, avevo le palle depilate e l'ano morbido con due dita di crema. Ma il tipo andò oltre e finalmente il citofono gracchiò: “Entra.”
M'aspettava al buio, seminudo in piedi, boxer grigio chiaro e anfibi slacciati ai piedi. Entrava poca luce dalle finestre ed io ero ancora abbagliato da sole, ma ero sicuro, era il figo delle foto. Sullo schermo del televisore con l'audio al minimo due neri si stavano ingroppando ansimando piano. Era alto, mi sorrideva rassicurante, i denti bianchissimi e allargò le mani per accogliermi. Nessun imbarazzo, gli sono andato incontro con la testa reclinata, un bel bacio umido per assaggiarci, e gli ho palpato subito i coglioni. Uno sguardo sorpreso, divertito dalla mia puttanaggine e mi ha cacciato tutta la lingua in bocca, dall'alto. Era mio, ero sua. Un bacio di lingua eccitante come non ne avevo mai fatti prima, era alto, forte e caldo, mi ha fatto subito sentire femmina, la sua femmina. Mi stringeva, le sue mani mi correvano sulla schiena e sulle chiappe che tendevo, d'infilavano sotto la maglia e me la sollevavano fino alla nuca, mi stringevano i fianchi nudi mentre io limonavo sotto di lui e gli palpavo i boxer. Mi ha allontanato per vedermi meglio, le mani sulle spalle. Mi saggiò deltoidi e bicipiti.
“Ma guarda che bel maschietto!” Mi sfila la canottiera e mi scorre la punta di quattro dita sugli addominali e poi risale grattandomi i pettorali. “Un frocetto liscio liscio.”
Mi riafferra con uno strattone, mi stringe da dietro, mi blocca alle spalle con le sue braccia muscolose, mi urta la testa col mento, la giro indietro per ribaciarlo. “Fammi sentire cos'hai qui.” Per palparmi fra le gambe deve abbassarsi un poco in avanti, mi preme contro la schiena.
Sono leggermente piegato in avanti, le sue mani incrociate sul pacco e il pacco duro contro il culo. Spingo indietro le braccia, ha il bacino largo, arrivo appena ad artigliargli le natiche scolpite dai muscoli. Lui mi caccia la mano nei calzoncini e me lo stringe. “Ma senti che cazzo ha questo prendinculo!” Me lo lascia e mi strizza i coglioni. Una fitta che mi manda in apnea. Lo voglio in culo. “Profumi come una puttana.”
Allenta la morsa. “Le puttane vanno pagate prima. Quanto prendi?”
“Cinquanta, eravamo d'accordo per cinquanta centesimi.”
Prende una moneta da una mensola. “Ho solo un pezzo grosso: due euro. Hai da cambiare?”
“No.”
“E come facciamo?”
“Lascia perdere, era per gioco.”
“No, io le puttane le pago.” Mi strizza i coglioni.
“Torno, torno un'altra volta, lasciami.”
“E se non torni? Delle puttane non ci si può fidare?”
Il bastardo mi dà un'altra strizzata decisa.
“Non so, lasciami, dimmi tu come fare.”
Mi cerca la bocca. Storco il collo e mi faccio limonare. “Per una puttanella come te sono disposto a spendere, ma non è che te ne vai via appena hai goduto in culo?”
“No, lo giuro, rimango.”
“Non scherzavi stanotte? È vero quello che mi hai promesso.” Mi tiene fermo per il mento, mi interroga negli occhi.
Ho le palle nella sua morsa e non ricordo un cazzo di cosa gli ho detto stanotte. “Sì, tutto quello che ti ho detto, rimango quanto vuoi.”
Sorride. “Brava puttanella, oggi ti guadagni addirittura due euro!” Mi dà la moneta da baciare. La bacio. Me la spinge contro le labbra. Un attimo di repulsione e la lecco. Me la rigira sulla lingua, lecco anche le sue dita. Mi chiude la bocca con la moneta sulla lingua. “Un'altra cosa. Sono appena stato operato al menisco e faccio sempre mille esami in caserma, sono sanissimo.”
Faccio sì con la testa. Mi sta bene.
Mi lascia. Mi sputo subito la moneta in mano.
“Spogliati.”
Un secondo. Scalcio via le scarpe e mi levo calzoncini e mutande insieme.
“In ginocchio.”
Mi afferra il ciuffo sulla fronte, mi strofina addosso i boxer e finalmente tira fuori il cazzone. Sono eccitata all'estremo, è il più bel cazzo che ho preso in mano, cappella rotonda, grosso, lungo, nodoso e caldo. Lo lecco, lo succhio, me lo spinge fino a sbattermi i peli del pube contro il naso. Ha odore di maschio. Di cinghiale. Ce l'ho in gola e resisto, non ho conati di vomito, sono troppo felice, mi piangono gli occhi.
Mi strappa indietro la testa tenendomela ben ferma col braccio teso. “No, frocetto ciucciacazzi, me lo succhi dopo! Sai cosa ti faccio ora?”
Sono intontito, ma non abbastanza da non capire che l'amico s'eccita troppo con le parole, lo fanno sentire forte e potente. Lo guardo negli occhi e me ne frego d'essere ridicolo: “Hai pagato, sono la tua puttana.” Gli freme la mano, mi tira per i capelli. “Te ne pentirai, frocio.”
Mi spinge a terra. Si leva gli anfibi già slacciati e si spoglia nudo. Me li preme contro il viso, prima uno e poi l'altro, come maschere antigas. “Annusa, puttana. Fai schifo.” Mi schiaccia il viso a terra col piede. “Sei una cagna.” Gli lecco il piede, un quarantaquattro con i tendini in rilievo, e succhio le dita.
“Alzati, non smettere di leccare.” Mi rialzo aggrappandomi alle sue gambe e passo la lingua dal collo del piede fino ai coglioni e poi il cazzo, gli addominali e i peli sul torace. Mi abbraccia innamorato. “Noi due ci divertiremo, ti amo frocetto!”
Mi godo un'altra limonata incollato a lui, ma subito mi piega a novanta e mi afferra per i coglioni, da dietro. È pazzo. Sudo spaventato, guardo il pavimento. “Fammi sentire il buchetto.” Senza mollarmi le palle m'infila il pollice in culo. “Ahi, non va bene, ti sei già unto. Passami le tue mutande.” Sono sotto la mia testa, le tiro fuori dai pantaloncini e gliele passo dietro. Cazzo ho le palle in una morsa. Mi asciuga il culo con le mutande. “Senti che culetto fantastico hai Diego. Io voglio sverginartelo. E anche tu vuoi sentire bene il mio cazzone in culo, vero?”
Sto godendo da cagna. “Sì voglio sentirlo, picchiamelo in culo.”
“Non aver fretta, puttanella. Ti farò piangere, prometto.” M'infila nel retto un dito avvolto nel tessuto e mi ripulisce dalla crema.
Sono in palla, in tilt, all'ultimo stadio della frociaggine. Lo sento buttar via le mutande e sono pronto a prendermi un palo in culo.
“Andiamo.” Dice e mi spinge.
Cammino piegato a novanta. Mi guida tenendomi per le palle fino in camera. M'inginocchio a terra e mi stendo sul letto. Mi lascia le palle, un sollievo incredibile, mi sogno di prendermi una ginocchiata, un frocio se la merita.
Allargo le ginocchia e alzo bene il culo. Me lo carezza a lungo, mi allarga le natiche, mi liscia nello spacco, preme sul buchetto. Mi afferra per i fianchi e mi lecca i coglioni doloranti mentre me li fa ballare con le dita. Lentamente mi lecca fino all'ano e ci infila la lingua. Svengo dal piacere. Mi morde la chiappa e dice che ce l'ho da stupro.
Mi rilasso, mi piace essere guardato, sto bene. In quegli anni sapevo di avere un bel culetto, non un culo flaccido da checca ma natiche da atleta, e mi eccitava farlo diventare duro ai maschi. Mi piaceva essere fissato dagli etero, sapere che ci facevano pensieri su di me e sorprenderli. Come sull'isola, quel tizio con moglie e due figlioletti che mi fissava da giorni e cercava impacciato d'abbordarmi. Io impacciato peggio di lui. Sguardi, saluti, sorrisi, paura di fare mende, cercare di capire se aveva capito. Alla fine l'ho scioccato, in spiaggia gli ho dato il numero della camera. Tre giorni per trovare il coraggio e tre minuti d'ingroppata a novanta. Ma m'ha scopato da etero che vuole far godere il frocio, da stronzo che pensa di dover rompere il culo per essere vero uomo. M'ha sbattuto da paura., fortuna che non aveva un cazzo come Daniele.
Daniele mi dà una pacca sulla chiappa e me lo punta.
“Scopami, ti prego.”
Lo fa da toro. Me lo cala in culo dall'alto, a crudo mi apre l'ano e mi trascina tutto dentro, mi sfrega, brucia, è un cazzo da paura, scorre dilaniandomi, non allenta la pressione, mi cala in culo di peso, Daniele digrigna i denti, io sono in apnea, tutto lo prendo, sento le sue palle contro le mie, ho la schiena rigida e un palo in culo. Godo dal male, ho finalmente il suo cazzone in culo. Non mi controllo, più, sborro. Ho il cazzo schiacciato sul materasso, il culo che mi si chiude sulla sua verga ad ogni schizzata con fitte che sento anche nelle orecchie. La sborrata e le fitte alla prostata mi lasciano mezzo morto, allora lui mi scopa come una bambola gonfiabile. Lo sento uscire e subito comprimermi di nuovo, dentro e fuori, sempre più veloce, su e giù sempre più pesante, un palo che mi scava in culo e mi toglie il fiato, il suo bacino che mi schianta la schiena a picconate, il culo che brucia e il cervello in tilt. Io muoio, crollo senza forze sul materasso, non scivolo a terra perché mi inchioda col cazzo. Imploro pietà, di far piano, di spaccarmi il culo, di ingravidarmi. Lo sento tremare, irrigidirsi sulla mia schiena e vorrei poter dire di averlo sentito la sborra inondarmi il culo. Mi brucia troppo, sento solo quello. Ma quando mi dà le ultime tre picconate lo sento scivolarmi dentro. Si sfila e sento aria fresca nel culo. Colo sulle palle.
Daniele è al settimo cielo, trema dalle felicità, ha violentato il suo frocetto. Mi consola di baci, mi lecca il sudore dal viso, mi stringe tutto, dice che sono il frocio perfetto. Lo limono coi crampi al culo, gli massaggio i coglioni sudati, gli lecco il cazzone. Mi stordisce di parole, per lui è stata un'inculata storica, vuole sapere se ho goduto. Mentre limoniamo di bocca gli dico che nessuno mi ha rotto il culo come lui, che ha un cazzone da negro. E non mento. Mi stringe da innamorato, io quasi mi addormento.
Mi risveglia scostandomi via per i capelli. Daniele è un pazzo. “Adesso giochiamo davvero, ho pagato due euro.” Si alza, va davanti al televisore col fermo immagine e mette un altro video. ”Questo è spettallare, tre brasiliani che distruggono un twink nero.”
Apre l'armadio. Lo osservo, è un animale. Un leone, un cavallo brado. Ha un drago tatuato dietro la spalla e le natiche da urlo, incavate sui fianchi. Vorrei potergli vedere il culo mentre mi scopa. Prende qualcosa e torna sul letto, s'inginocchia seduto sui talloni. “Fa' la brava puttana, tiramelo bene.”
Glielo lecco di punta, seguo le vene nodose e annodo la lingua attorno la cappella. E scopro che godo anch'io a dire porcate. Ce l'hai fantastico continuo a dire, il cazzo più bastardo che ho mai preso, hai una trivella per culi, uno stuprafroci, mi hai rotto con questo. Ormai ce l'ha di marmo. Mi allontana e s'infila un anello di gomma, lo fa scorrere a fatica fino al pube, un anello che gli strozza il cazzo. “Con questo ti faccio godere da troia.” Se lo spalma con una cazzuolata di crema presa da un barattolo di vetro, mi ribalta e mi scivola in culo.
Mi penetra e mi penetra. Per un'ora intera mi penetra. Mi penetra da dietro, da sopra, da davanti, alla missionaria, con le gambe sulle sue spalle, a cavalcioni su di lui. Mi spacca contro il cassettone con una gamba sollevata, mi fotte spalmato sul materasso, mi arpiona sul duro parquet, m'incula come un amante a cucchiaio sul letto, mi prende in braccio e mi impala in piedi, io aggrappato con le gambe al suo bacino, mi trivella a testa in giù sollevandomi per i piedi, mi annoda le membra e senza pietà infierisce in culo. Un intero kamasutra d'inculate. Si ferma solo per spalmarsi un'altra cazzuolata di crema e mi scivolano subito in culo ventidue centimetri di carne dura. Colo crema bianca, le lenzuola sono fradicie di sudore, ho forza solo per allargare le gambe e gemere basta. È un maledetto militare stra-allenato, mi suda addosso, si aggrappa ai capelli ed agli angoli della mia bocca, c'infila anche otto dita, e mi spreme il cazzo in culo spalmandomi le natiche. E in ogni momento mi strizza e picchia i coglioni. Palo che mi scivola in culo e testicoli nella morsa e godo da frocio perso.
E parla, parla, parla. Finalmente dice che vuole mettermi incinta. Si leva il cock ring bestemmiando per il male e mi scopa alla missionaria, lingua in bocca e porcate sussurrate al'orecchio. Lo eccito, lo imploro di venirmi dentro, d'ingravidarmi, che voglio il pancione e gli dico che potrà scoparmi anche quando sono gravido al nono mese. Mi adora e sborra schizzando in pressione. Da frocio perso m'immagino di sentirla risalire fino al palato.
C'è il fermo immagine, è finito anche il secondo porno.
Ansimo, ho ancora addosso Daniele col cazzo saldamente innestato in culo. Suda e freme come un purosangue dopo la corsa. Gli lecco il collo, sa di maschio. Mi scivola indietro sfilandosi, colo immediatamente, ma mezzo litro è crema lubrificante. Si ferma altezza cazzo. Ce l'ho moscio, la maratona selvaggia mi ha spappolato anche il cazzo. Me lo tocca, spero che non voglia massacrami i coglioni ma Daniele è uno che sorprende. Lo prende in bocca molle e me lo tira a succhiate. Ho un capogiro, cerco di trattenermi. Mi svetta duro, mi stringe l'asta tra i denti e dice qualcosa tipo che un cazzo così è sprecato su un frocetto. Ma è quello che vuole, lo ciuccia avidamente. Un pompino da inesperto ma con la passione di una femmina eccitata. Lo avviso ma lui non si leva. Gli sborro in bocca.
Risale lungo il mio corpo e ci impastiamo le lingue.
“Se lo racconti ti strappo i coglioni!”
Perché dovrei raccontarlo? Per farmi rubare il mio stallone?
“Tu ti fermi fino a stanotte, vero? Ho pagato due euro.”
Mi si chiude lo stomaco, questo mi massacra davvero. Ma ho il cazzo duro e la remota possibilità di affondarlo fra quelle natiche muscolose mi toglie ogni dubbio.
“Ma fa' piano, adesso aspetto un bambino.”
“Diego!!! Tu mi fai male al cazzo!”
scritto il
2024-09-30
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