La Contessa schiava (parte 1)

di
genere
sadomaso

François e Annette quella sera non avevano cenato.
Guardavano il camino spento, inutile per la preparazione del cibo e, vista la stagione, per il riscaldamento del locale di quella casa in campagna sempre tanto fredda, in inverno, con quell’umido che entra nelle ossa e sembra non voler più uscire, nemmeno la sera, quando si sistemano davanti al fuoco acceso nella speranza che il calore naturale della legna bruciata possa aspirare dal corpo quelle infinitesimali gocce di umidità che si sentono dentro.
Non avevano mai conosciuto la Contessa Eloise, Padrona delle terre, della loro casa e delle loro persone.
Una volta l’avevano vista. Era a bordo della ricca carrozza trainata da quei cavalli bardati a festa, di una bellezza da togliere il fiato, lei ed i cavalli.
Il cocchiere aveva vestiti così belli e, soprattutto, così puliti che non avevano avuto mai.
Erano rimasti affascinati quando la giovane Contessa, assieme al marito Bertrande, avevano fatto visita alle terre dove vivevano, dopo le loro nozze, qualche anno addietro.
Quella era stata l’unica volta che avevano visto la contessa, all’epoca appena ventenne.
L’evento era passato alla storia nel territorio.
Si erano vestiti con i loro abiti migliori ed erano scesi in paese per assistere alla festa. In occasione del matrimonio il Conte e la Contessa avevano fatto un giro per i possedimenti del marito.
Il Conte, già avanti con l’età, era perfetto nel suo abito. La Contessa era di una bellezza che non avevano visto mai nelle donne di quel paese che non avevano mai avuto modo di lasciare, nemmeno per qualche giorno.
Si erano sempre ripromessi di andare un giorno a Parigi ma non ce l’avevano mai fatta, ben consci che quel desiderio sarebbe sempre stato confinato al sogno. Con i pochi soldi guadagnati ogni tanto comperavano qualche abito nuovo.
Adesso gli abiti nuovi erano lì, su quella tavola carica di stoffa e vuota di cibo.
Li aveva lasciati la Contessa, Eloise, prima di andarsene e dopo avere stretto quel patto al quale loro non solo non avevano avuto modo di pensare, ma nemmeno negare l’adesione.
Gli sembrava qualcosa di enorme, immane, incredibile, non fattibile, eppure ne erano stati travolti.
La Contessa, aveva fatto annunciare la sua visita e loro erano stati in casa, nonostante le troppe cose da fare alla fattoria. Avevano indossato i loro abiti migliori che, una volta entrata la Padrona con i suoi ricchi e puliti abiti, erano sembrati miseri stracci con quei rattoppi che ricordavano i buchi che c’erano sotto.
Erano già sulla porta, in attesa, due ore prima dell’orario indicato.
Forse era anche arrivata in ritardo, ma tale era la tensione che a loro era sembrato di avere atteso per un giorno intero invece delle poche ore passate davanti alla porta di casa sotto l’ombra del pergolato.
Lei era arrivata con una carrozza meravigliosa, per loro che erano abituati a miseri carri destinati al trasporto di cose, vecchi e scricchiolanti che pareva si dovessero rompere ad ogni chilometro, pieni di assi inchiodate per tappare buchi dovuto all’usura del legno vecchio.
Non era la carrozza con la quale l’avevano vista la prima volta e ne restarono un po’ delusi. Evidentemente quella veniva utilizzata solo per le cerimonie.
Questa cosa a loro sembrava incredibile, avere più di una carrozza e una dedicata solo per eventi particolari.
Il cocchiere, vestito di tutto punto nonostante la giornata calda, era sceso e aveva aperto la porta della carrozza, tendendo la mano all’interno per aiutare la nobildonna a scendere.
Erano passati poco più di tre anni dalla sua precedente visita in occasione del matrimonio ma a loro pareva uguale, bellissima e con la pelle curatissima. Aveva delle mani meravigliose con unghie tenute perfettamente.
L’abito era pulitissimo e di pregio, una stoffa ed un taglio che Annette non avrebbe potuto nemmeno pensare di poter indossare.
Posarono il ginocchio destro a terra e tennero il capo chino per omaggiare la Padrona, chiedendosi, in un turbinio di pensieri, quale potesse essere il motivo della visita.
Avevano temuto che volesse comunicare che avrebbero dovuto lasciare casa e andarsene, forse per punizione di un errore la cui ricerca aveva impiegato tutta la notte precedente, senza risultati.
Erano entrati nella loro misera casa. Il cocchiere era rimasto fuori, seduto sotto il pergolato.
Annette aveva preparato una torta per ingraziarsi la Signora e François aveva messo in tavola il vino migliore, che era anche l’unico.
La Contessa, senza convenevoli, sciolse il dubbio che li aveva martoriati da quando avevano saputo che si sarebbe recata in quella casa.
Voleva che loro la aiutassero a divertirsi, a distrarsi dalla noia della vita di palazzo, tra feste con vestiti impeccabili alla presenza del Re e giornate interminabili a cavallo, sempre costretta nel suo ruolo.
I due contadini non avevano la minima idea di come avrebbero potuto contribuire a soddisfarla.
“Voglio che mi prendiate come vostra schiava, quando ho tempo di venire qui e dedicarmi a voi”.
I loro volti la fecero ridere.
“Ma Contessa…”.
Nessuno dei due coniugi riuscì a proseguire. Si guardavano le mani grosse e rovinate e le scarpe che, per quanto avessero cercato di pulire, dichiaravano la loro povertà.
“Non preoccupatevi, sarà un segreto tutto nostro. Voi dovrete solo trattarmi da schiava, potrete farmi tutto ciò che vorrete. Farmi provare emozioni forti, annullarmi, farmi vivere una vita al contrario, pur sapendo che la sera me ne tornerò a casa, ma che per quelle ore l’eccitazione ed il cuore avranno battuto a mille”.
I due contadini continuavano con il loro silenzio e gli sguardi attoniti, facendo girare inutilmente il cappello tra le mani.
“Potrete anche frustarmi e usarmi sessualmente, a vostro piacimento”.
La Contessa, visto il silenzio, diede, ovviamente, tutto per scontato.
“Bene, inizieremo la settimana prossima. Vi farò sapere qualche giorno prima data e ora del mio arrivo e voi vi farete trovare pronti. Una cosa sola, trattatemi veramente come una schiava, perché se non mi farete divertire vi caccerò da queste terre e non troverete più lavoro”.
Il silenzio fu interrotto solo dai balbettii dei due coniugi.
“Sì, Padrona”.
“Questa è stata l’ultima volta che avete pronunciato questa parola. Dalla prossima volta sarò la vostra schiava”.
La Contessa uscì e ordinò al cocchiere di portare dentro il baule nel quale erano contenuti vestiti, posate e denaro che, prima di andarsene, lasciò posati sulla quella tavola che, ora, i due contadini, senza avere cenato, stavano osservando senza vederla.
di
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2024-07-01
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