Sono la donna del mio capo

di
genere
etero

Sono Valeria ho 29 anni e lavoro in un azienda tessile come segretaria del titolare.
Fui assunta 2 anni fa e mi occupavo delle pratiche relative agli ordini di acquisto dei materiali tessili. Un lavoro soddisfacente ed una retribuzione discreta che mi permetteva di essere autonoma, senza troppi sfarzi. Il mio capo, Mariano questo il suo nome, un uomo di 42 anni, celibe e con la fama da playboy, era un tipo molto risoluto e autoritario e tutti pendevano dalle sue labbra. La sua segretaria personale, Gemma questo il suo nome, era una donna di piacevole aspetto, spesso sottomessa dalle sue richieste lavorative e non. Per dirla breve, la fama di playboy, l'aveva ottenuta anche per le relazioni che aveva intrecciato con alcune delle sue dipendenti. Spesso Gemma condivideva i weekend che lui organizzava, diciamo per motivi "lavorativi" e questo era motivo di chiacchiericcio nella nostra azienda. Arrivò il giorno in cui ci venne comunicato che Gemma, non si è mai saputo il motivo, doveva lasciare il posto da segretaria e che qualcun'altra doveva prendere il suo posto.
Una mattina fui convocata dal mio Capo Mariano che mi prospettò la sua idea, cioè quella scegliere me come sua segretaria personale. La scelta sicuramente era stata influenzata, oltre che dalle mie capacità lavorative, anche dalla mia presenza fisica. Avrei avuto l'aumento stipendiale, l'auto di servizio a completa disposizione, alcuni servizi nel contesto del mio ruolo, gratuiti. Mi fece altre considerazioni, mi chiese la massima disponibilità, continuità nel lavoro svolto da Gemma, e condivisione nei relazioni personali. Era chiaro il doppio senso delle sue richieste. Rimasi un po' interdetta, non sapevo cosa rispondere, pensai quindi di prendere tempo dicendogli che ci avrei pensato. Di tutta risposta mi disse "aspetto fino a domani mattina". Da quel momento in poi la mia mente era occupata nel riflettere su come comportarmi e su cosa decidere. Se avessi detto "No" mi sarei messa in una situazione di incertezza sul punto di vista lavorativo. Ricordo che in una discussione con un suo dipendente ci mise un attimo a licenziarlo, e non volevo fare la stessa fine.
Il mattino seguente mi presentai al suo cospetto con l'intenzione di discuterne ancora, ma lui mi bloccò all'istante e mi chiese quale era stata la mia decisione. Risposi "accetto", anche se un attimo dopo mi stavo chiedendo se avevo fatto bene.
Per le prime due settimane tutto procedeva regolarmente, iniziavo a prendere confidenza col mio ruolo da segretaria personale del capo, nel frattempo facevo anche le mansioni della domestica. Giornalmente mi chiedeva di portargli un caffè, quando aveva visite con i clienti mi ordinava di portare qualcosa da offrire, di mettere in ordine la scrivania in sua assenza, e così via. Il suo intento, secondo me, era quello di passarmi il messaggio che tutti i suoi ordini andavano eseguiti.
Un giorno mi disse "Prepare la valigia che si parte. Prenota aereo e hotel per due, destinazione Milano, dobbiamo incontrarci con dei clienti cinesi."
Gli chiesi "quante stanze?"
Mi rispose, "vanno bene due?".
Feci cenno col capo di sì.
Mi tranquillizzai un po', avevo pensato "è arrivata l'ora della verità".
Viaggio in prima classe, con tutti i comfort, e taxi per portarci in albergo. Ci recammo ognuno nella propria camera, lui nella suite ed io, logicamente, quale dipendente, in una semplice camera. Il tempo di sistemarci e farci una doccia, scendemmo nella Hall per recarci in un ristorante per mangiare qualcosa. Ci sedemmo a tavolino e iniziammo a parlare dell'incontro con i clienti cinesi, dovevamo essere gentili con loro, sorridenti ed accattivarci la loro simpatia. Il discorso, poco alla volta, deviò a quella che era stata la sua intesa con Gemma, l'ex segretaria". Mi confidò che tra loro due era nata un intesa molto stretta ed anche intima, e questo favoriva molto la collaborazione nell'ambito lavorativo. Cercavo di deviare la discussione, ma lui tornava sempre a toccare quel tasto. Mi chiese se avevo una relazione sentimentale con qualcuno e quale era il mio approccio con gli uomini. Risposi vagamente, e sembrava convinto a non insistere. Tornammo in albergo, ognuno nella propria camera. Mi stavo appena spogliando quando mi chiamò al telefono e mi chiese di raggiungerlo nella sua Suite. Le gambe mi tremavano, immaginai che fosse un pretesto per propormi qualcosa di indecente. Bussai e mi fece entrare, era già in pigiama. Mi fece accomodare sul divano e mi chiese se mi piacesse la Suite. In effetti era davvero stupenda, balcone con vista Duomo, vasca idromassaggio, arredo classico ben curato.
Gli risposi "Davvero molto bella".
Lui aggiunse "Nella vita bisogna puntare sempre in alto, se rinunci non hai futuro".
Erano messaggi subliminari.
Tirò fuori dal frigo una bottiglia di champagne, ne versò in due bicchieri e me ne offrì uno. Non mi era mai capitato di bere del vero champagne, chissà quanto gli sarà costato, ma lui non aveva di questi problemi. Si accostò vicino a me, con una mano sulla spalla e guardandomi negl'occhi mi disse chiaramente che non aveva voglia di trascorrere la notte da solo, che la riuscita negli affari dipende anche dal benessere fisico e mentale della persona. Concentrata su quello che mi stava dicendo, non mi ero neanche accorta che con l'altra mano accarezzava la mia gamba. Non ero nelle condizioni di negarmi, avrei dovuto farlo prima. Le sue labbra si avvicinarono alle mie, ne scaturì un bacio passionale, mi lasciai trascinare, risposi con la lingua che nel frattempo si attorcigliava alla sua. Sentii la sua mano intrufolarsi sotto i miei abiti e cercare i miei seni. Fui pervasa da un'ondata di calore e da una forte palpitazione. Stavo perdendo il controllo di me stessa. Mi fece alzare, mi tolse la camicetta e mi sfilò la gonna. La sua calda mano accarezzò il pube e si adagiò sulle grandi labbra. Ero bagnatissima, lui reagì con un sorriso, ero nelle sue mani. Non nego, mi stava piacendo, stavo godendo di quelle sensazioni.
Mi prese in braccio e mi condusse sul letto con baldacchino, mi sentivo una principessa. Si spogliò, il suo pene era in erezione, davvero notevole, che oscillava mentre si muoveva. Non lo feci aspettare, mi tolsi gli ultimi indumenti intimi, anche in segno di approvazione. Mi baciò i seni per poi dedicarsi totalmente al mio clitoride. Ad ogni passaggio con la lingua reagivo con un sussulto e l'inarcamento della schiena. Al termine mi chiese di essere corrisposto. Lo feci sdraiare supino e mi dedicai con maestria, come fanno le segretarie personali. Accarezzando i testicoli procedo con delle leccate lungo l'asta del pene fino al glande, per poi farlo scivolare in bocca. Alzo lo sguardo verso di lui per scrutare il suo volto, con quell'espressione estasiata. Sovrappongo la mia gamba alla sua, vado in su, e cerco le sue labbra con le mie, ancora intrise dei suoi umori. Mi sovappongo interamente sopra di lui, indirizzo il suo pene sulla mia figa e spingo in giù. In un attimo e dentro, scivola lungo tutta la vagina. I miei seni sono schiacciati sul suo petto e nel frattempo vado su e giù lungo il suo pene. Decide di prendere lui il controllo della situazione, mi mette supina sul letto e mi penetra con quel favolo arnese che ha tra le gambe. Spinte energiche che mi procurano contrazioni possenti e forti emozioni. Sono sua succube, dominata dal mio capo, e da questo momento in poi il mio uomo, capace di procurarmi piacere. Poi la pecorina, con quale energia spingeva, con le mani ancorare sui miei fianchi, non riuscivo a non esprimere il mio godimento. A seguire un bel 69 fatto con passione e per ultimo la posizione del missionario con gambe sulle spalle. Eravamo giunti al massimo dell'eccitazione. Io iniziavo ad avere contrazioni continue e lui si vedeva che era in procinto di venire. Arriviamo all'orgasmo entrambi ed esplose riempiendomi la figa del suo seme.
Dopo un attimo di rilassamento mi rivolgo al mio capo e gli dico "sei rimasto soddisfatto?"
Mi risponde "Io e te andremo molto d'accordo"
Il giorno seguente abbiamo l'incontro con i clienti cinesi.
Il mio capo mi dice di mostrarmi carina e gentile, con un abito succinto, in modo da mettere in mostra le mie forme e di cercare il contatto fisico, cosa molto gradito ai cinesi.
L' accordo va in porto con grande soddisfazione del mio capo.
scritto il
2024-07-05
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