Iniziazione di una futura sposa.
di
Valeria29
genere
incesti
Quello che vi voglio raccontare è frutto di fantasia. Il mio obiettivo è quello di stimolare i sensi maschili. La storia è ambientata nella regione più remota dell'Africa Centrale. Siamo nella tribù dei Piku, e come ogni comunità ha le sue regole. Quando una donna si "sposa" con un uomo, deve possedere determinati requisiti. Il principale è essere vergine. Il giorno prima dell'unione, la prescelta ha l'obbligo di dimostrarlo, colui che dovrà certificarlo sarà il padre dello sposo. La donna, quindi, dovrà unirsi carnalmente con il "suocero" che dovrà accertare il requisito. Questo dovrà avvenire in presenza dello "sposo", dei genitori della sposa. Quando tutto sarà confermato si procederà ad una festa, nella quale sarà annunciata il lieto evento.
Mi impersonerò nella figura della sposa, cercando di esprimere le sue emozioni e sensazioni.
Il rito prevede la preparazione alla purificazione dell'anima.
"Mi sento nervosa mentre la servitù mi prepara per questo momento. Il profumo di erbe aromatiche riempie l’aria, e la loro attenzione è sia confortante che opprimente. Mi lavano delicatamente, l'acqua fresca scivola sulla mia pelle, portando via ogni traccia di ansia.
Quando cominciano a rimuovere i miei peli pubici, sento un misto di vulnerabilità e di inevitabilità. Ogni gesto è carico di significato, un passo verso una tradizione che pesa su di me come un velo. Mentre mi guardo allo specchio, il riflesso che vedo è quello di una giovane donna, in attesa di un evento che cambierà la vita per sempre.
Mio suocero mi guarda con un’espressione seria, ma nei suoi occhi c’era anche una sorta di comprensione. Mi fa cenno di avvicinarmi, mentre sento il respiro fermo del mio futuro sposo dietro di me. L’atmosfera si fa densa, carica di emozioni non dette.
Ci trovammo faccia a faccia, prese un profondo respiro e, con voce calma ma autoritaria, spiegò l’importanza di quel momento. Parlava di tradizione, di onore e della nuova vita che stavo per intraprendere. Le sue parole erano come un canto ancestrale, e io mi sentivo parte di qualcosa di molto più grande. Con un gesto gentile, mi porse la mano, invitandomi a seguirlo. In quel momento, mi resi conto che non era solo un rito, ma una transizione. Mentre mi avvicinavo, sentivo lo sguardo del futuro marito su di me, carico di un misto di ammirazione e ansia.
Quando finalmente ci trovammo nel cerchio di amici e familiari, mio suocero mi guidò con delicatezza. Sapevo che avremmo condiviso un’esperienza intima, ma era anche un momento di grande vulnerabilità. La mia mente si affollava di pensieri e paure, ma dentro di me una piccola fiamma di determinazione ardeva. Le sue mani erano ferme ma gentili, e il contatto mi fece sentire un’ondata di calore. Era un momento di scoperta e di connessione, in cui la tradizione si mescolava a qualcosa di profondamente umano.
E mentre tutto il mondo intorno sembrava silenzioso, mi ritrovai a chiudere gli occhi, preparandomi a vivere quel momento con mente e cuore aperti. Sapevo che stavo per varcare una soglia, non solo verso l’intimità, ma anche verso una nuova comprensione di me stessa.
La presenza del mio futuro sposo mi faceva sentire protetta, dovevo dare consapevolezza della mia purezza.
E così, con un cuore che batteva forte, mi preparai a vivere quel momento.
Mi prese tra le braccia e mi portò sul giaciglio allestito al centro tenda. Chiusi gli occhi e cercai di separarmi mentalmente da quello che stava succedendo.
Sentì le sue mani sulla sua mia pelle nuda mentre mi toccava dolcemente, cercando in qualche modo di dimenticare chi fosse l'uomo che mi stava toccando.
Nella tenda regnava il silenzio, mentre facevo tutto il possibile per dimostrarmi degna della mia futura posizione di moglie. L'avevo addosso e con una celerità tipica di chi deve svolgere il suo compito fui trapassata dal suo organo vitale. Lanciai un grido di dolore che echeggiò nell'aria, accolto con grande soddisfazione dai presenti. Mi sentivo tutta bagnata, ma non erano gli umori, bensì il sangue provocato dalla lacerazione della mia verginità. La tradizione prevedeva il raggiungimento del coito da parte dell'uomo, così dovetti subire i tanti affondi che mi infliggeva, incurante del dolore che provavo. Al termine estrasse il suo membro e venne copiosamente sulla mia pancia.
Quando tutto fu finito e si rimise in piedi davanti ai presenti, incrociò lo sguardo orgoglioso di suo figlio e gli disse "Hai la mia approvazione, figlio mio!"
Rivolgendosi a me "Hai dimostrato di essere una vera donna della nostra tribù."
Il mio corpo era ancora scosso dalle sensazioni provate, avevo superato la prova finale e ora il mio matrimonio poteva avere luogo come previsto.
Il mio futuro sposo, che aveva assistito in silenzio la scena, si alzò e avvicinandosi a me, disse "Ti ringrazio per avermi dato questo dono, non vedo l'ora di iniziare la nostra vita insieme."
Mentre uscivamo dalla tenda, sentì una mano sulla mia spalla, era mia madre, che sorridendomi mi disse "Ricorda, figlia mia, che sei forte e che hai superato una prova difficile. Ora sei pronta per la tua nuova vita.
Mi impersonerò nella figura della sposa, cercando di esprimere le sue emozioni e sensazioni.
Il rito prevede la preparazione alla purificazione dell'anima.
"Mi sento nervosa mentre la servitù mi prepara per questo momento. Il profumo di erbe aromatiche riempie l’aria, e la loro attenzione è sia confortante che opprimente. Mi lavano delicatamente, l'acqua fresca scivola sulla mia pelle, portando via ogni traccia di ansia.
Quando cominciano a rimuovere i miei peli pubici, sento un misto di vulnerabilità e di inevitabilità. Ogni gesto è carico di significato, un passo verso una tradizione che pesa su di me come un velo. Mentre mi guardo allo specchio, il riflesso che vedo è quello di una giovane donna, in attesa di un evento che cambierà la vita per sempre.
Mio suocero mi guarda con un’espressione seria, ma nei suoi occhi c’era anche una sorta di comprensione. Mi fa cenno di avvicinarmi, mentre sento il respiro fermo del mio futuro sposo dietro di me. L’atmosfera si fa densa, carica di emozioni non dette.
Ci trovammo faccia a faccia, prese un profondo respiro e, con voce calma ma autoritaria, spiegò l’importanza di quel momento. Parlava di tradizione, di onore e della nuova vita che stavo per intraprendere. Le sue parole erano come un canto ancestrale, e io mi sentivo parte di qualcosa di molto più grande. Con un gesto gentile, mi porse la mano, invitandomi a seguirlo. In quel momento, mi resi conto che non era solo un rito, ma una transizione. Mentre mi avvicinavo, sentivo lo sguardo del futuro marito su di me, carico di un misto di ammirazione e ansia.
Quando finalmente ci trovammo nel cerchio di amici e familiari, mio suocero mi guidò con delicatezza. Sapevo che avremmo condiviso un’esperienza intima, ma era anche un momento di grande vulnerabilità. La mia mente si affollava di pensieri e paure, ma dentro di me una piccola fiamma di determinazione ardeva. Le sue mani erano ferme ma gentili, e il contatto mi fece sentire un’ondata di calore. Era un momento di scoperta e di connessione, in cui la tradizione si mescolava a qualcosa di profondamente umano.
E mentre tutto il mondo intorno sembrava silenzioso, mi ritrovai a chiudere gli occhi, preparandomi a vivere quel momento con mente e cuore aperti. Sapevo che stavo per varcare una soglia, non solo verso l’intimità, ma anche verso una nuova comprensione di me stessa.
La presenza del mio futuro sposo mi faceva sentire protetta, dovevo dare consapevolezza della mia purezza.
E così, con un cuore che batteva forte, mi preparai a vivere quel momento.
Mi prese tra le braccia e mi portò sul giaciglio allestito al centro tenda. Chiusi gli occhi e cercai di separarmi mentalmente da quello che stava succedendo.
Sentì le sue mani sulla sua mia pelle nuda mentre mi toccava dolcemente, cercando in qualche modo di dimenticare chi fosse l'uomo che mi stava toccando.
Nella tenda regnava il silenzio, mentre facevo tutto il possibile per dimostrarmi degna della mia futura posizione di moglie. L'avevo addosso e con una celerità tipica di chi deve svolgere il suo compito fui trapassata dal suo organo vitale. Lanciai un grido di dolore che echeggiò nell'aria, accolto con grande soddisfazione dai presenti. Mi sentivo tutta bagnata, ma non erano gli umori, bensì il sangue provocato dalla lacerazione della mia verginità. La tradizione prevedeva il raggiungimento del coito da parte dell'uomo, così dovetti subire i tanti affondi che mi infliggeva, incurante del dolore che provavo. Al termine estrasse il suo membro e venne copiosamente sulla mia pancia.
Quando tutto fu finito e si rimise in piedi davanti ai presenti, incrociò lo sguardo orgoglioso di suo figlio e gli disse "Hai la mia approvazione, figlio mio!"
Rivolgendosi a me "Hai dimostrato di essere una vera donna della nostra tribù."
Il mio corpo era ancora scosso dalle sensazioni provate, avevo superato la prova finale e ora il mio matrimonio poteva avere luogo come previsto.
Il mio futuro sposo, che aveva assistito in silenzio la scena, si alzò e avvicinandosi a me, disse "Ti ringrazio per avermi dato questo dono, non vedo l'ora di iniziare la nostra vita insieme."
Mentre uscivamo dalla tenda, sentì una mano sulla mia spalla, era mia madre, che sorridendomi mi disse "Ricorda, figlia mia, che sei forte e che hai superato una prova difficile. Ora sei pronta per la tua nuova vita.
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