Laurea e sacrifici parte 2
di
Valeria29
genere
etero
Lo step successivo era avvicinare il Rettore, che era anche prof. di Marketing ed economia. Mi avevano già avvisata che non era cosa facile. Il Rettore, uomo di 62 anni portati bene, corporatura robusta, esternava timore nei riguardi degli studenti. Tentai varie volte di avvicinarlo, ma era sempre fuggente, per cui chiesi alla mia amica, con cui il rettore già intratteneva rapporti, di intercedere per me. Ne parlò con lui e mi assicurò che avrebbe preso in considerazione il mio caso. In effetti da quel momento in poi la mia media degli esami migliorava ancora di più. Mi aspettavo, quindi, che mi chiamasse per un incontro, invece il mio Cell restava muto. Pensai che forse non ne avesse alcun bisogno della mia compagnia, o che mi reputasse poco considerabile. Arriviamo all'ultimo mese, il rettore mi fa sapere che vuole prendere visione della mia Tesi, mi fornisce, quindi, suggerimenti e correzioni. Ormai sono convinta che non mi chiamerà più e ci rivedremo direttamente alla Tesi di laurea. Ma non fu così. Il giorno prima degli esami mi chiama e mi chiede di raggiungerlo a casa sua, sul tardi, per gli ultimi dettagli. Pensai:
"ecco, è arrivato il momento di saldare il conto!".
Bussai alla porta di casa sua e mi fece entrare. Casa sua stile classico con molti quadri appesi al muro e mobilia stile antico. Non metteva certo allegria, ma i gusti sono gusti. Ci sedemmo sulle poltrone e iniziammo a parlare della tesi. Mi fece capire quali sarebbero stati i chiarimenti che mi avrebbe posto durante l'esposizione della tesi e in che modo avrei dovuto rispondere. Terminammo il discorso con una frase epica:
"Lo studio e i risultati richiedono sacrifici enormi".
Mi prese per mano e mi portò direttamente nella camera da letto, mi mostro il suo letto con baldacchino e mi chiese:
"Ti piace?"
Risposi:
"Sì, molto originale"
Senza preavviso iniziò a spogliarsi e chiese anche a me di farlo. Galanteria zero. In effetti non mi sentivo a mio agio, ma come si dice 'a nuttata adda passà'. Pretese subito che giocassi con il suo gioiello, così lo definiva, ed anche se controvoglia, iniziai a menarlo e successivamente praticandogli un pompino. Cosa mi toccava fare per guadagnarmi la laurea. Dopo un bel po' mi fece mettere sopra, calandomi sul suo pene, mentre con le mani mi sosteneva i seni. Pretendeva che esaltassi le sue doti di amatore, mi sussurrava parole come "ti piace il mio cazzo? ", "ti piace come ti scopo? ", ed io dovevo fare buon viso a cattiva sorte. Un tipo egoista, doveva decidere lui la posizione e il modo con cui mi dovevo muovere. Mi prese a pecorina, faceva affondi molto decisi, alternando con schiaffi sul sedere, una cosa che ho sempre odiato ma che non potevo oppormi. Ad un certo punto avvertii qualcosa di bagnato tra le chiappe, mi girai e lo vidi che strizzava un flaconcino, doveva essere lubrificante, versarlo lungo l'insenatura del sedere. Sentii chiaramente utilizzare le sue dita per spalmarlo sull'ano e anche all'interno. D'istinto gli chiesi:
"Cosa fai, non avrai intenzione di...... "
Mi rispose:
"Tranquilla mi piace stuzzicare l'ano mentre scopo, rilassati!".
Mi tranquillizzai, e mi concentrai nel ruolo della donna che stava godendo per lui. Sì perché dovevo interpretare la donna che godeva per non deluderlo. Ad un certo punto, successe qualcosa che mi disiorentò. Tirò fuori il suo pene e mi puntò l'ano. Reagii gridando:
"NOOOO... ! LÌ NO, MI FARAI MALE... !
Diede delle forti spinte, ma così forti, che inarcai la schiena e mi lasciò senza fiato. Sentivo la pressione che il suo pene esercitava sull'ano e il glande farsi strada superando lo sfintere ed insinuarsi nelle viscere. Appena presi fiato, non potei farne a meno di gridare e inveire contro di lui, ma lui non mi ascoltava, pensava solo al suo piacevole sadismo. Ad ogni affondo sentivo dolore, mentre lui sbavava dal godimento. Al culmine dell'orgasmo, venne nelle mie viscere, inondandomi del suo sperma, e manifestando il suo gradimento con grida di piacere. Al termine ebbe pure il coraggio di dirmi:
"Ti è piaciuto? "
Dovetti rispondere, mio malgrado di "sì ".
Tornai a casa con il sedere a pezzi , dovetti applicare una pomata anestetica per lenire il dolore. Il mattino seguente la situazione non era migliorata, nel fare il bidè mi accorsi che c'erano delle gocce di sangue sugli slip, quel bastardo mi aveva lacerato l'ano. Mi presentai, tra le tante difficoltà, in Aula Magna per la tesi. C'erano nel pubblico i miei genitori, parenti ed alcuni amici. Venni chiamata e mi recai al cospetto della Commissione. Avevo difficoltà a camminare e un po' tutti se ne erano accorti. Il Rettore si mostrava divertito e mi chiese:
"Tutto bene? "
Risposi:
"Sì, grazie signor Rettore, sono scivolata a casa e mi sono lussato l'anca, niente di grave!"
Iniziai con l'esposizione della tesi, il Rettore, che era anche il relatore, di tanto in tanto mi interrompeva per farmi qualche domanda, per intenderci, su quelle di cui avevamo già parlato e di cui mi ero già preparata. Il tutto terminò senza intoppi con mia grande soddisfazione. Al termine della seduta i prof si ritirarono per deliberare. Al rientro c'era grande attesa, calò un silenzio tombale. Dopo una breve locuzione del Rettore ci chiamarono una ad una. Sentii nominare il mio nome, l'ansia mi salì in gola e subito il verdetto "94/100". Un gran risultato, anche perché le aspettative erano molte più basse fino a quando ho deciso di mettermi in discussione. Le ultime parole del Rettore prima di congedarsi:
"Sappiate che per arrivare in alto ci vogliono sacrifici".
Ed io li ho fatti, mio malgrado.
"ecco, è arrivato il momento di saldare il conto!".
Bussai alla porta di casa sua e mi fece entrare. Casa sua stile classico con molti quadri appesi al muro e mobilia stile antico. Non metteva certo allegria, ma i gusti sono gusti. Ci sedemmo sulle poltrone e iniziammo a parlare della tesi. Mi fece capire quali sarebbero stati i chiarimenti che mi avrebbe posto durante l'esposizione della tesi e in che modo avrei dovuto rispondere. Terminammo il discorso con una frase epica:
"Lo studio e i risultati richiedono sacrifici enormi".
Mi prese per mano e mi portò direttamente nella camera da letto, mi mostro il suo letto con baldacchino e mi chiese:
"Ti piace?"
Risposi:
"Sì, molto originale"
Senza preavviso iniziò a spogliarsi e chiese anche a me di farlo. Galanteria zero. In effetti non mi sentivo a mio agio, ma come si dice 'a nuttata adda passà'. Pretese subito che giocassi con il suo gioiello, così lo definiva, ed anche se controvoglia, iniziai a menarlo e successivamente praticandogli un pompino. Cosa mi toccava fare per guadagnarmi la laurea. Dopo un bel po' mi fece mettere sopra, calandomi sul suo pene, mentre con le mani mi sosteneva i seni. Pretendeva che esaltassi le sue doti di amatore, mi sussurrava parole come "ti piace il mio cazzo? ", "ti piace come ti scopo? ", ed io dovevo fare buon viso a cattiva sorte. Un tipo egoista, doveva decidere lui la posizione e il modo con cui mi dovevo muovere. Mi prese a pecorina, faceva affondi molto decisi, alternando con schiaffi sul sedere, una cosa che ho sempre odiato ma che non potevo oppormi. Ad un certo punto avvertii qualcosa di bagnato tra le chiappe, mi girai e lo vidi che strizzava un flaconcino, doveva essere lubrificante, versarlo lungo l'insenatura del sedere. Sentii chiaramente utilizzare le sue dita per spalmarlo sull'ano e anche all'interno. D'istinto gli chiesi:
"Cosa fai, non avrai intenzione di...... "
Mi rispose:
"Tranquilla mi piace stuzzicare l'ano mentre scopo, rilassati!".
Mi tranquillizzai, e mi concentrai nel ruolo della donna che stava godendo per lui. Sì perché dovevo interpretare la donna che godeva per non deluderlo. Ad un certo punto, successe qualcosa che mi disiorentò. Tirò fuori il suo pene e mi puntò l'ano. Reagii gridando:
"NOOOO... ! LÌ NO, MI FARAI MALE... !
Diede delle forti spinte, ma così forti, che inarcai la schiena e mi lasciò senza fiato. Sentivo la pressione che il suo pene esercitava sull'ano e il glande farsi strada superando lo sfintere ed insinuarsi nelle viscere. Appena presi fiato, non potei farne a meno di gridare e inveire contro di lui, ma lui non mi ascoltava, pensava solo al suo piacevole sadismo. Ad ogni affondo sentivo dolore, mentre lui sbavava dal godimento. Al culmine dell'orgasmo, venne nelle mie viscere, inondandomi del suo sperma, e manifestando il suo gradimento con grida di piacere. Al termine ebbe pure il coraggio di dirmi:
"Ti è piaciuto? "
Dovetti rispondere, mio malgrado di "sì ".
Tornai a casa con il sedere a pezzi , dovetti applicare una pomata anestetica per lenire il dolore. Il mattino seguente la situazione non era migliorata, nel fare il bidè mi accorsi che c'erano delle gocce di sangue sugli slip, quel bastardo mi aveva lacerato l'ano. Mi presentai, tra le tante difficoltà, in Aula Magna per la tesi. C'erano nel pubblico i miei genitori, parenti ed alcuni amici. Venni chiamata e mi recai al cospetto della Commissione. Avevo difficoltà a camminare e un po' tutti se ne erano accorti. Il Rettore si mostrava divertito e mi chiese:
"Tutto bene? "
Risposi:
"Sì, grazie signor Rettore, sono scivolata a casa e mi sono lussato l'anca, niente di grave!"
Iniziai con l'esposizione della tesi, il Rettore, che era anche il relatore, di tanto in tanto mi interrompeva per farmi qualche domanda, per intenderci, su quelle di cui avevamo già parlato e di cui mi ero già preparata. Il tutto terminò senza intoppi con mia grande soddisfazione. Al termine della seduta i prof si ritirarono per deliberare. Al rientro c'era grande attesa, calò un silenzio tombale. Dopo una breve locuzione del Rettore ci chiamarono una ad una. Sentii nominare il mio nome, l'ansia mi salì in gola e subito il verdetto "94/100". Un gran risultato, anche perché le aspettative erano molte più basse fino a quando ho deciso di mettermi in discussione. Le ultime parole del Rettore prima di congedarsi:
"Sappiate che per arrivare in alto ci vogliono sacrifici".
Ed io li ho fatti, mio malgrado.
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