Nicola e Alberto Cap: V Iniziando

di
genere
pulp

Dormiva, forse riposava sulla sabbia riscaldata dai raggi solari, cullato, stimolato, probabilmente irritato da una leggera brezza; facilmente sognava lievi, filiformi dune marine, simili a serpi che, scomparse da sotto di lui, gli si arrampicavano, gli salivano sopra, regalandogli solletico, desiderio, sete, ansi, piacere. Erano bisce, serpi di mare, schiume d’acqua marina o onde sabbiose in persistente, mutevole spostamento? Si muovevano, si spostavano serpeggiando, strisciando attorno o su di lui; solleticavano, s’acquattavano, si attorcigliavano, sfioravano, forse pungevano, stringevano, serravano per forzare, aprire, dilatare; rompevano, scavavano, sfondavano; untume, schiume, bave; melme, riparo, nascondiglio cremoso, caldo, sensuale, lascivo; ansimi, boccheggi, inviti a prendere, a ferire, a violare. Musica di soffi, di aliti, di parole non usuali permeavano il tatto, invadevano l’udito. Stiramenti, allungamenti, scandagliamenti tattili sulle lenzuola di seta rossa, lascivi, caldi e appiccicaticci.
“Ehi dormiglione, fuori al cacatoio ti stanno attendendo!” attorno a lui, i tre presentavano e osservavano un fresco, sano, florido piolo inalberato, sollevato, e terribilmente turgido; mentre stava ancora ancorato fra le braccia del padre.
“Arriviamo! Dateci un po’ di tempo per scuoterci, per scrollarci il torpore che ancora ci domina. Attendeteci un attimo, che saremo con voi! Su, figliolo, è ora di abbandonare queste coltri e di assistere e di prendere parte alle attività del giorno e a quello a noi riservato e prescritto.”
“Sono pronto, papà; se la giornata sarà come quella passata, ohhh papà, andiamo subito!”
“Sì, ma senza mutandine e dopo l’igiene, per la colazione andremo con il signor Nicola.”
“Beh per le mutandine, loro sono nudi; non mi creo problemi, anzi mi piace il paesaggio che mi mostrano e, se a me piace il suo, a loro può piacere il mio; per cui … Per la colazione, ho fame e tanta.” I cinque uscirono dalla stanza per dirigersi verso il luogo che il giovane aveva già conosciuto.
“Nicolò osserva, valuta e impara; poiché, dopo di noi quattro, toccherà a te e mentre con noi faranno in fretta, per te …” Ad attenderli alcuni addetti alle pulizie.
“Hello kid slept, rested well? have you recovered or.”
“Sì, sto bene e poi a letto con mio padre e quei sogni.”
“Spiegati …”
“Al caldo, addossato a mio padre, -non ricordo da quanto tempo non andavo a letto con lui, forse ero ancora un lattante, un poppante e allora avevo i pannolini, il pigiamino-, ero abbracciato, stretto a lui, nudo, con i nostri desideri destati, accesi. Le sue mani scivolavano, stringevano, scostavano, separavano e asportavano o con quello, fra le mie nacchere, che umidiva, ungeva per meglio farsi accogliere, accettare, rendendo ancor più scivolosa, liscia, dolce quella mia parte anatomica. Ohhh serpi che mi cercate, che mi inseguite, che mi bramate per rintanarvi nei miei recessi. Ohhhhhh quanto ardo, fremo di avervi ospiti; di percepire le vostre squame, i vostri corpi penetrarmi, le vostre teste sbattere sulle pareti della mia ampolla rettale o picchiare, bussare all’apertura del mio esofago. Sono un ragazzo che ha visto tanti film erotici, tanto usato le mani e inzuppato le mutandine. Ieri mi sono imbattuto in membri di dimensioni osservate solo in pellicole hard … Ohhh il mio culo è umido, perde, è caldo, affamato. Signor Direttore …?”
“Nicolò, questo è un circolo particolare, frequentato da persone che possono e soprattutto sono sane. Sappiamo del loro stato di salute dalla diagnostica che chiediamo e dalle osservazioni, analisi tattili-gustative dei loro rifiuti fisici quotidiani a cui si sottomettono volentieri. Osserva l’addetto alla degustazione della pipì: la fissa, ne esamina il colore e ne annusa il profumo e poi l’assaggia per riconoscerne il sapore e la densità; mentre per le feci: oltre al colore e al profumo; con le dita ne avverte la consistenza, la cremosità, la pastosità, la morbidezza e, usando le papille gustative, ne riconosce il sapore. Il sottomettersi, l’accettare questo rito è motivo di piacere per gli operatori, che chiedono e si formano per questo compito e per gli ospiti, tanto che attendono in fila pur di viverlo. Subito dopo, le urine e le feci vengono riposte in contenitori separati e conservate a temperature idonee per una cerimonia, una festa che si svolgerà una volta alla settimana; ma ora scruta Stefano, nota come offre al chierichetto la pipì e come costui tiene con reverenza il vaso davanti a sé. Se lo tiene sotto il mento per percepirne la fragranza e il calore.”
“Ma perché l’uomo ha quella coda? Sembra …”
“Quello è l’abbigliamento di coloro che devono raccogliere ed esaminare le urine, ossia un plug vibrante con all’esterno una coda, simile a quelle bovine, mentre quelli delle feci ce l’hanno simile a quello dei cani. Queste code sono suggerite dal comportamento dei bovini, tanto amanti del sale contenuto nelle nostre minzioni e da quello dei cani, che spesso mangiano le nostre merde.”
“Cosa sta facendo mio padre?”
“Si sta infilando un sondino per una doccia interna e, dopo l’evacuazione, ritornerà nelle loro mani per farsi ulteriormente pulire. Ora tocca a te.”
“Ohhh, il nuovo neofita! Come burba prometti bene. . Bisognerebbe pulirlo anche da questi, Signor Presidente!”
“Hooouutt, … hnfffff”
“Non ti ho fatto male, … dovrebbero piacerti anche queste piccole attenzioni e poi profumi digià di essenze maschili, per cui …!”
“Andiamo avanti! Per il momento quella leggera peluria lasciamola: che non sta male! Fallo pisciare!”
“Non sarà facile. Hnnffffhhh, un po' di ghiaccio e tutto si facilita!”
“Sì, ma … huhhhhhhh, che freddooo!”
“E’ solo un po’ di ghiaccio, ora puoi orinare. Su, piscia!” . L’emissione si frangeva sul cristallo della coppa con schizzi allegri, trasparenti, inebrianti che inondavano e riempivano il calice e si spandevano anche sul volto dell’assaggiatore.
“Ohhh, che emozione versare in una coppa e contemporaneamente imperlare il volto di chi deve gustarla, saggiarla per definirne le caratteristiche.”
“Visto che ne abbiamo una scorta: usatene un po’ per un massaggio e il rimanente fategliela bere! Un ragazzino che ha il culo e l’alito odorante di piscio, è un bocconcino che emana lussuria, libidine, oscenità. Inizialo al viaggio e passalo al tuo collega per lo spurgo. Voglio vederlo piegarsi, flettersi, cedere e iniziare ad aprirsi per farsi coprire. Non fatelo eiaculare! Deve patire il piacere e implorare di averlo. Conducetelo nel nirvana e fatelo rimanere: ci penserà suo padre a svegliarlo!”
“Hohhhhh … hhhhhh, …hhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh!”
“E’ semisvenuto per la pratica che gli avete riservato. Ora portatelo in sala-mensa per sfamarlo e poi in sacrestia per prepararlo! Voi quattro, precedetelo!” Sorretto, spostato di peso verso i luoghi indicati, lo aiutarono a rifocillarsi, facendogli assumere del cibo adatto a lui.
“Prendi anche queste!” … e gli porsero delle bustine da bere. Era seduto accanto al padre con Nicola e gli altri tre.
“L’inizio giornata come è stata, figlio mio?”
“Ho compreso perché non volete perdervi quel rito. Loro, mi hanno distrutto, senza farmi eiaculare, senza farmi spurgare e ora il mio cerchietto, qua sotto, ansima, si lamenta, cola. È bagnato. Per le loro mani ho scoperto che la pipì è piacevole, gustosa, energetica e terribilmente afrodisiaca. Io, ohh non capivo più nulla, ho bevuto e mi sono abbandonato ai loro lascivi, licenziosi, inverecondi massaggi. La giornata è iniziata bene? Non lo so, perché, mai ne ho avute di simili. Grazie papà!”
“Di nulla, figliolo! Questo luogo è un tempio alla lussuria, al piacere, alla concupiscenza fra uomini; è dedicato a Hu Tianbao, il dio dei giovinetti da amare, da stuprare, da sodomizzare, da schiudere alla omosessualità, educandoli alla carnalità più licenziosa, più lasciva, più maiala. È il tempio in cui si presentano e si offrono, al dio, giovani come te, che bramano darsi e concedersi al membro di educatori, di pedagoghi. Ora ti recherai con il direttore all’ara degli eventi, mentre io con i tuoi padrini ti precederemo.”
“Nicolò, vieni a pregare un po' con me per prepararti alla festa e al ricevimento a te riservato.”
“Sì vengo, maestro!” Il ragazzo entrò con il precettore in una cavità naturale della scogliera, appena sopra la spiaggia conosciuta il giorno precedente, seguito da aiutanti con dei panni al braccio, per arrestarsi, dopo pochi passi, di fronte ad un simulacro fallico, circondato da graffiti, rappresentanti atti di sodomia.
“Prima di proseguire il cammino in questo antro, è corretto che ci si vesta, come si conviene per accedere in un luogo sacro. Dimmi, mentre procediamo, sei contento di essere stato accettato, accolto e ammesso a ricevere i tuoi primi doni? Il tuo basso ventre e il tuo fiore nascosto cosa palesano?”
“Sì, ma mi sento strano; non so. Da sotto avverto un calore che sale, che si irradia su tutto il fisico; … rilevo un desiderio di avere delle mani che … delle serpi, ohhh …!”
“Fammi capire, sentire, verificare. Ohhh, è duro e indeformabile, gonfio all’inverosimile. Forse ti farà anche male!”
“Sì!”
“… e sei umido; il tuo anello piange e profumi di voglia. Sìììììììììììì, sei pronto! Nella profondità di questa grotta vi sono alcuni spazi che ci siamo proposti di riservare al culto di Hu Tianbao, ossia al culto e alla pratica della omosessualità. Vi si accede con degli sai che abbiamo con noi e che abbandoneremo o ci verranno sfilati durante la cerimonia. Vuoi indossare, ora, piccolo Nicolò, il saio a te riservato e, dopo che tutti saremo vestiti, recitare con me la preghiera del desiderio, dinanzi all’effige del fallo sacro?”
“Sì!”
“Mentre ti assisto nell’indossare la tunica degli iniziandi, figliolo, reggimi fra le tue mani il membro e canta con l’anima la preghiera che ti inculcherò: Oh Hu, inginocchiato all’ingresso del tuo tempio con negli occhi l’immagine viva, calda, seducente della tua lussuria, prendimi prima con la vista, che imperlo delle tue sacre secrezioni; con l’olfatto, che si intasi dei suoi profumi; con l’udito per farmi riconoscere la musica del desiderio; insegnami a scaldarlo con l’aria dei miei polmoni, a stimolarlo con le mie labbra, a lisciarlo, lavarlo con la lingua dalla sua bisaccia sino alla sua bocca; addestrami a ungerlo delle mie salive a lui tanto care, ad aspirarlo e stringerlo tra lingua e palato, come a difenderlo dalle intemperie, come a coccolare un piccino; e poi, le mie mani: addestrale a impugnare, a stringere, a strizzare; a controllare, scandagliare, a soppesare, ad esaminare; a tastare, a palpare, a massaggiare, a graffiare … per farlo piangere, per indurlo ad urlare ad essere cattivo, empio, brutale, violento in modo che si impossessi della delizia, del prodigio, dell’incanto di bagliori e di riverberi, del mio fiore carnivoro nascosto fra due cuscini burrosi, penetrandolo per farsi frizionare, stimolare, eccitare ulteriormente dalle più delicate, cedevoli, vellutate mucose che un corpo possa avere. Oh HU, tutto il mio corpo Ti appartiene, è Tuo: che esso sia fonte di piaceri incommensurabili, straordinari per chi lo desidera, lo brama e anche per me; non farmi raggiungere subito l’acme, perché, dopo, non sarei più capace, idoneo a stimolare, a mungere, ad aspirare le sue segrete, bianche, afrodisiache essenze.”
“Alzati, ora piccolo, per permettere di cingerti del sacro cingolo, emblema di fedeltà e di venerazione al fallo. A lui ti concederai e da lui sarai sodomizzato, inculato, fottuto, finché, egli, esausto e sfiancato, non verserà nella tua ampolla rettale i suoi preziosi, inestimabili, prodigiosi distillati; ma sappi che egli potrà essere, farsi anche corda per legarti al supplizio, per la giusta punizione se rifiuterai un servizio o mancherai di rispetto verso aderenti che, per motivi diversi, non hanno più certe capacità. Sei proprio un nostro, splendido, incantevole confratello. Con questa tunica che ti copre e il cordiglio che stringe le tue carni sei l’immagine della concupiscenza omosessuale. Sotto il saio si annida un tesoro, un capolavoro della natura. Torna ad inginocchiarti, piccolo, per ricevere la mia benedizione e quella dei presenti: che ti siano viatico di un ininterrotto acme di piacere che trarrai per la tua iniziazione e per l’apertura della tua porta santa.”
“Oh maestro!”
“Ricevi, discepolo carissimo, dal mio dissoluto aspersorio l’acqua tiepida, profumata, eccitante, che ti spronerà ad avanzare nella libidine e nella carnalità. Fissami ragazzo: il tuo volto, i tuoi occhi, le tue labbra, la tua lingua e poi, giù, il tuo corpo devono sapere, essere coperti del sapore di urina. Voi, che osservate, che attendete mie istruzioni, versate, svuotate la vostra vescica: bagnatelo dai capelli, inzuppategli il saio, fategli conoscere e percepire le dopanti differenze delle vostre bevande, il loro calore, il loro profumo. Con quelle stille che scivolano dalle tue guance, che ingemmano e raffinano le tue ciglia, con quel profumo che si eleva dal tuo corpo, ohh sei un degno figlio di HU! … e mentre mi vesto, sali, ragazzino sul dorso del primo assaggiatore per essere condotto, accompagnato dai bovini e dai canidi, alla sala dello stupro. Ti vedo inquieto, preoccupato, forse …”
“No! È il mio intestino!”
“Capisco! Comprendo piccola bellissima zoccola!”
scritto il
2024-07-20
6 5 7
visite
0
voti
valutazione
0
il tuo voto
Segnala abuso in questo racconto erotico

commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.