Uffà! Anche oggi dovrò accontentarmi della mamma

di
genere
incesti

Non dimenticherò mai un sabato notte di 25 anni fa (all’epoca avevo 27 anni mentre mia madre andava già per i 55) quando, di rientro a casa dalle frustranti serate in discoteca con gli amici, mi sentii un grandissimo sfigato per non aver concluso niente, anche quella sera. Ero tornato infatti così eccitato e nervoso al pensiero di tutte quelle ragazze, vestite provocantissime e coi tacchi altissimi, che avevo visto ballare, comprese le cubiste che troneggiavano nei loro abitini strettissimi a far sbavare i morti di fica come noi, che insomma non mi sarei accontentato quella notte della quotidiana sega fattami dalla mamma… volevo una di quelle troiane e basta… Fu allora che mia madre, ancora sveglia, evidentemente accortasi del mio stato d’animo, appena rientrato a casa, mi fa: “Che c’hai Davide? Non saluti la tua mamma? …. Anche stasera in bianco con le ragazze? … Dai vieni qua… hai sempre la tua mammina, lo sai?!... So quello che ti serve”. - “No, non voglio, sono solo nervoso, lasciami stare!” – “Come? lasciarti stare? Non puoi andare mica a dormire così, piccino? Con tutto quel nervoso dentro!... Vieni subito qui!” e dopo avermi dato un bacetto sulle labbra… “lo sai che mi offendi, quando fai così?… vuoi vedere piangere la mamma?”. Ero profondamente dispiaciuto e le chiesi scusa. Mi prese allora la manina e mi lasciai condurre, mi guidò al bagno, ancora una volta davanti al grande specchio sopra il lavandino nel quale potevamo guardarci (in fondo, era il nostro luogo preferito)… mi aprì la patta dei pantaloni, tirò giù gli slip elasticizzati fermandoli stretti stretti sotto le palle e cominciò a segarmi piano piano il cazzo come aveva imparato a fare così bene già da mesi, fermando ogni tanto il su e giù della sega per accarezzarmi con il polpastrello dell’indice, bagnato della sua saliva, la coroncina del glande... il suo modo di strofinare delicatamente con il dito insalivato, in verticale, sotto e sopra la corona, reggendo fermo con l’altra mano il pene, non poteva che farmi impazzire (lo aveva sperimentato già altre volte) al punto che era impossibile ormai resistere… fu allora che quando fui sul punto di sborrare, fermò la mano, mi girò verso di lei e guardandomi fissa negli occhi… “adesso voglio che schizzi con tutta la forza che hai nelle palle, Tesoro,… e guai a te se lasci dentro anche solo una gocciolina… puoi scordartele le mie seghe per un mese!”, e così detto… mi accolse in un bacio caldo e dolcissimo con tanto di lingua in bocca mentre già venivo in grossi grumi di sborra insozzando lo specchio e dappertutto. “Bravo, piccolino, sborri sempre bene bene… continua così… ancora…ancora… voglio che ti svuoti tutto…” e perché non mi restasse nemmeno più una goccia … mi tirò su il prepuzio fino a coprirmi interamente il glande… fu una stretta fortissima e dolorosa ma ottenne il suo effetto perché servì a tirarmi fuori l’ultima gocciolina di sborra… che, raccolta poi sulla punta del medio, si portò sulla lingua per gustarla tutta… diceva… "voglio sentire l’essenza ultima e più intima di mio figlio… Vedi come è stata brava la mamma a stanare la gocciolina dai più nascosti labirinti delle palle!… era tanto timida come sei tu con le ragazze, ma vedrai che un giorno ti sbloccherai, ti sbloccherai e saggerei allora tante belle giovani fiche e buchi di culo sborrando a più non posso … adesso però a nanna, che è tardi!”.
scritto il
2024-07-31
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