Storia di tutti noi

di
genere
sentimentali

Sperando di non fare ancora casini, ho cercato di ripubblicare tutti i pezzi del racconto fin’ora pubblicati in disordine, in un’unica soluzione.
Spero di esserci riuscita 😂
Si accettano consigli per migliorare 🙃
Lostmyself e nick gemelli vari ❤️
…………………
0. Prologo - Polvere nel vento
…………………
Gli slip attorno alla coscia sinistra ancora umidi di sudore.
L’aria calda attorno alla mia pelle rovente.
Mi manchi, fonte di un ricordo evaporato poco dopo il sorgere del sole.
Ti sfodero nella mia mente ogni volta che ho bisogno di salvarmi da una diramazione di me stessa, da quel qualcosa che si protende dall’interno di me per tirarmi a fondo.
Riapro gli occhi dopo aver goduto, al mio fianco nessuno che conti davvero qualcosa.
Ha più senso rispetto all’ultima volta?
A me non sembra…
Raccolgo le mie cose e torno a casa: è di nuovo buio, dentro e fuori.

Non è rimasta altro che polvere di ciò che eravamo ed il vento l’ha portata via.

“Benvenuta, Lost, nel luogo dove le tue paure più oscure vengono a cercarti.”

…………….
1. Un sogno
……………..
Lo scricchiolio dei mobili e qualche schiocco del vecchio frigorifero spezzano il ritmo del ventilatore.
Soffoco. Mi sembra di stare all’interno di fauci infuocate: mi alitano addosso appena le pale del ventilatore si spostano, in un ritmo infernale che non smette mai di inspirare ed espirare.

Un’ambulanza, in lontananza, corre da qualche parte per provare a salvare una vita.

Scivolo via, libera dal corpo, liquida, entro nell’oceano dei sogni.
Mi ritrovo in una casa male illuminata.
È casa mia ma allo stesso tempo non lo è: qui dimorano gli altri, è il luogo degli arrivi e delle partenze.

Dall’uscio di ciò che potrei considerare la mia camera da letto, guardo verso ciò che so essere l’ingresso di quella casa.
Spero che qualcuno mi farà il favore di accendere una luce: sta arrivando qualcosa ed ho urgenza di vedere, ma nessuno mi ascolta.

“Ti prego… per favore accendi una luce…!” ma a rispondermi è solo l’ombra muta di oggetti dentro stanze che non conosco bene.
“Ti prego… accendi la luce! - ripeto più trafelata - Ma che fai?!” Mi sento dire nel sogno.

Mi sveglio a fatica, spaventata, riemergo con grande sforzo da una melma sonnolenta, pesante, quasi solida, con la sensazione sgradevole di aver scampato per un pelo qualcosa di brutto.

Sono al buio, in camera da letto.
Il ventilatore continua a girare: ora si sta un po’ meglio grazie alla brezza che filtra dalle finestre.
Mi sposto i capelli incollati dal sudore da sotto il collo e mi sporgo a prendere il cellulare: mi sembra di aver dormito per ore, ma sono solo le due di notte.
Infastidita, mi ritrovo stanca ma allo stesso tempo incapace di riaddormentarmi.
Un pensiero stuzzicante sposta la mia attenzione su altro,ma questa idea si spegne così come si era accesa, inghiottita dal sonno.

Riappoggio il cellulare sul comodino e la sua luce lattiginosa illumina qualcosa: un volto sospeso nel buio.
Un urlo strozzato mi muore in gola, sto per sferrare un colpo a vuoto nel buio, il cuore mi batte fortissimo nel petto.
Riprendo il controllo quel tanto che basta per accendere la torcia del cellulare e illuminare la stanza tremando come una foglia.

Una luce giallastra e malsana riempie lo spazio: sono sola, non c’è nessuno vicino a me.
“Oddio che paura… me la sono quasi fatta sotto…” dico ridacchiando: ho sempre avuto una grande immaginazione, devo aver visto male. Per forza.

Mi guardo attorno: tutto ciò che riesco a vedere è in ombra, confuso, come se la luce della torcia fosse scarica e non riuscisse a illuminare bene le cose attorno.
Ora ho capito… non mi sono mai svegliata.
…………….
2. Un ricordo e un desiderio
……………
“Ti prego - mi appello con rinnovata fiducia alla logica tutta segreta del sogno - accendi la luce…”
Di nuovo nessuna risposta.
Qualcosa è arrivato, in questo luogo di arrivi e partenze, ma io non so cosa sia.
Ha creato una specie di elettricità nell’aria che ha dissipato le altre presenze: come se ne avessero percepito il potere, si sono date alla fuga e mi hanno lasciata sola.
Mi sento smarrita, ma so che c’è una logica dietro tutto questo: alla fine è tipico dei sogni essere strani ma avere le loro regole, perciò devo soltanto farmi guidare.

“Non avere paura” una voce maschile parla piano, distorta come se fosse una registrazione rovinata, una specie di eco riverbera nelle sue parole.
Sento un movimento alle mie spalle, ma la stanza mi sembra ancora vuota; qualche riflesso di fredda luce lunare sembra rischiarare la penombra.

Una mano mi accarezza una spalla da dietro, mi gira attorno finché un peso invisibile piega la superficie del materasso vicino a me: l’ombra sembra inginocchiata nei pressi del mio cuscino.
Una seconda mano mi tocca da dietro e fa scivolare una spallina della canottierina bianca.
Mi guardo attorno incuriosita, negli angoli della stanza si addensano ombre scure.

“Chi siete…?” chiedo con un filo di voce.
“Siamo un desiderio… e un ricordo…” la voce si sdoppia, l’eco sparisce ed ora a parlare sono due uomini, il loro timbro caldo mi accende qualcosa dentro.
“Fatevi vedere…” chiedo speranzosa.
“Non ancora…” mi rispondono.
E poi uno di loro mi tocca per la prima volta.

Mi accarezza un seno: sento le sue dita che si chiudono delicate intorno alle mie curve, indugia un po’ sul capezzolo facendolo indurire.

Penso che dovrei essere almeno preoccupata da tutto questo, ma non ho paura: al contrario, mi sta piacendo, non posso vedere cosa provoca questi stimoli, ma li sento sul mio corpo in modo distinto, carnale, impossibile da confondere con altro.

“Come sei… dolce… ed eccitante…” dico a bassa voce, rivolta al niente che mi circonda.
Una seconda mano s’insinua sotto la stoffa e afferra con maggiore decisione l’altro seno: stringe il capezzolo tra le dita.
“Mi fai male… non ti fermare…”
Le mani mi scoprono lentamente la pancia, alzano la canottierina esponendo il petto.
Chiudo gli occhi e posso sentire le sagome d’ombra girarmi attorno.
Non vedo a chi appartengono, eppure sento le dita che mi esplorano: una mano delicata, l’altra più decisa e poi, due bocche.

Si attaccano quasi allo stesso tempo ai miei seni: come prima non le posso vedere bene, ma sembrano tratteggiare due figure distinte. Sono due sagome i cui contorni si confondono nel buio, mosse dallo stesso intento ma con modi molto diversi: tanto dominante e senza troppi scrupoli l’una, quanto premurosa l’altra.
Succhiano, mordicchiano, leccano, giocano, mi respirano addosso sulla pelle bagnata di saliva facendomi rabbrividire.

Mi sto bagnando, vorrei tanto toccarmi, ma ho le braccia in qualche modo tenute ferme sopra la testa.
Una lingua scende verso il basso e mi lecca la pelle tra i seni, poi procede sempre più giù, assaggiandomi con metodo.
Il mio respiro tradisce l’eccitazione che mi scorre nelle vene, ansimo e gemo piano desiderando di più…
……………..
3. Le parole hanno un potere
……………..
“È il sogno più assurdo che abbia mai fatto” dico con un sorriso sulle labbra.
“Sogno…!” Sbuffa la voce più vicina a me. Pur non essendosi presentati ufficialmente, so che lui è Ricordo, mentre l’altro è Desiderio… ma in realtà spesso si confondono e alla fine non ha tutta questa importanza.
Desiderio, che sta scendendo verso il basso un bacio dopo l’altro, una leccata dopo l’altra, si ferma nei pressi del mio ombelico.
“Puoi chiamarci Sogno se vuoi, ma penso si risentirà di essere stato messo in mezzo ad una cosa alla quale non ha partecipato…” a parlare con tono divertito è Ricordo, l’uomo d’ombra che si sta divertendo a mordermi con attenta meticolosità i capezzoli, Ricordo.
“Non capisco… - un barlume di lucidità filtra la coltre di questa follia, mi agito, faccio per alzarmi sui gomiti, ma lui mi tiene giù in maniera decisa.
“Dove vuoi andare? Abbiamo appena iniziato… Stai tranquilla, sei al sicuro qui con noi…” Ricordo mi bacia il collo, affonda piano i denti nella mia carne e un brivido mi scorre dentro. La sua mano mi cinge la testa, mi afferra i capelli e li tira appena facendomi scoprire la gola.
“Devi fare attenzione alle parole che pronunci qui: hanno un grande potere, nel Luogo degli Arrivi e delle Partenze…” Desiderio, più in basso, lungo il mio corpo, è più serio e potrei giurare di aver percepito una vena di preoccupazione nella sua voce.
“Cosa…? Che significa?” sono vagamente allarmata da questa novità, ma la preoccupazione si sta già di nuovo diluendo in altro.
“Significa che potremmo avere ospiti…!” ribatte Ricordo: se potesse avere un’espressione visiva, direi che ora sta sorridendo malizioso.
“Dove eravamo rimasti?” e riprende a succhiare il capezzolo duro e ricoperto di saliva che stava già mordicchiando prima.
Desiderio riprende a scendere verso il basso: con la punta della lingua mi solletica, come se stesse… scrivendo qualcosa…?
Soffro tantissimo il solletico, in quel momento mi sembra di essere al limite con la risata, ma mi sto eccitando.
Voglio di più. Molto di più.
“Dillo… - come leggendomi nel pensiero Ricordo dice in un soffio - voglio sentirtelo dire…”
“Se mi leggi dentro così bene sai già cosa voglio…” nonostante sia seminuda, difronte a due… cosa… fantasmi? Sull’orlo della pazzia forse, in un sogno che è solo nella mia testa, m’imbarazza comunque esprimere a voce la voglia istintiva di farli miei entrambi.
“Se sai cosa vuoi non hai che da chiedere…” Mi sussurra all’orecchio, stringendo i miei capelli tra le dita.
“Voglio… scoparvi…”

Desiderio ha smesso di leccarmi la pelle, mi ha aperto delicatamente le cosce e si è posizionato tra di esse.
Chiudo gli occhi rapita.
Appoggia lento le labbra sul mio clitoride e ricomincia a muovere la lingua, descrivendo piccoli tratti su di esso, ad ogni pennellata un sospiro.

“Ogni cosa al suo tempo…” sussurra Ricordo.
Lo sento spostarsi, muoversi sopra di me e sfiorarmi appena le labbra con il cazzo, duro e caldo, vellutato contro la mia pelle.
“Ora apri la bocca…”

Continua…
scritto il
2024-08-11
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