Operazione Mincemeat ep 2. - Il sapore dello Sconosciuto
di
Chicken1973
genere
masturbazione
di Tilde & Chicken
Una faccia sconosciuta, ma ne era attratta, incrociò il suo sguardo e sentì un brivido correrle lungo la schiena. Fuggì da quegli occhi voltandosi, la sua vista si scontrò con lo specchio opaco dietro le bottiglie dei liquori e vide quell'uomo alzarsi dal divanetto di vimini ed avvicinarsi; ebbe una sensazione di paura mista a speranza.
“Sei tu?” Chiese sorpreso l'uomo
“Io chi? Non vi conosco, allontanatevi”
“Ma sì, non sbaglio, quella cartolina…”
“Mi spiate? Non è carino!”
“Scusami, dove l'hai trovata?”
“Ancora? Andate, non voglio essere troppo scortese”
“Non posso, Pam, sogno questo istante da mesi”
“Sono certa che siete in errore non so chi sia la Pam di cui parlate”
“Colosseo, una cartolina del 1920, colorata da me”
“Facile: l’avete vista”
“Ero laggiù, Pam, come avrei potuto?”
“Laura, il mio nome è Laura”
“Te lo dimostro, allora… terzo rigo: all'intelligenza che mi aveva già folgorato”
“Mmhmm… bel tentativo: lo avete appena letto, prendete qualcosa?”
“Tu”
“Che scemo siete, faccio io…” ridacchiò e, voltandosi, chiese al barista due calici di vino
“Cin!” Esclamò con il bicchiere ghiacciato sollevato, poi continuò sottovoce “Sante, il mio vero nome è Sante Pollastri…”
“Come il bandito di cui parlava il mio babbo” l’interruppe lei alzando un po' troppo la voce
“Sst! Già, ma per tutti sono il franchista Paulo Pedrosillos, madrileno…”
“Ti facevo più valenciano…” ridacchiò
“Ahnnn… ecco, ecco…”
“Ecco cosa?”
“Mi hai -canticchiò- appena dato del tu… Pam”
“Laura”
“Come preferisci, ti va una passeggiata sulla battigia a piedi scalzi?”
Non appena lasciarono il bancone, i due uomini alla scacchiera si alzarono di scatto e si avventarono su Laura qualificandosi come SS. Sante, certo del peso del suo nome presso il comando abwehr, intervenì deciso
“Lasciatela! Lei sta con me, sono Paulo Pedrosillos ottimo amico del vostro Clauss, siamo tutti della stessa parte”
“Se le cose stanno così… Heil Hitler!”
“Evil Hitler!” esclamò Laura calcando l'accento parigino
“Ahah! Voi francesi non sapete parlare! Buona giornata” dissero i due tedeschi girandosi sui tacchi ed allontanandosi
Sante cinse i fianchi di lei con un braccio, ella non rifiutò, anzi, appoggiò la testa alla sua spalla lasciando che, con una carezza, lui toccasse la morbidezza del suo volto.
Raggiunsero la spiaggia.
Si chinò e, delicatamente, sciolse i lacci ai sandali di Laura indugiando con le dita sulle sue caviglie sottili; lei appoggiò una mano sulla sua testa e ne avvicinò la faccia al pube, lui baciò la gonna e respirò quel profumo di donna che aveva solo immaginato.
Lasciò scivolare le mani sotto l'ampio lino stampato, scorrendo la linea delle sue gambe, fino a raggiungere la culotte che ne fasciava l’intimità; ne strinse i glutei, attirando il suo ventre a sé.
“Che fai!? Ci vedranno tutti!”
“meglio…ne va della nostra vita, in fondo”
“Ogni scusa è buona…”
Laura sollevò una gamba, poggiando il piede nudo sulla sua spalla e, spingendolo, gli fece perdere l’equilibrio. L’uomo cadde riverso sulla sabbia, con un’espressione sorpresa sul volto.
Alla donna scappò una risata e si portò la mano alla bocca a coprire la curva delle labbra. Lui trovò adorabile quel gesto.
Poi, con l’alluce destro, toccò la fronte dell’uomo, lasciandogli una traccia di sabbia tra gli occhi.
Lui potè scorgere le forme di lei sotto la gonna, l’attaccatura dei glutei, il monte di venere fasciato dal tessuto… la sua eccitazione crebbe.
Laura scese in ginocchio, sedendosi su di lui, coprendone il corpo con le volute di tessuto leggero. Ma lì sotto poteva già sentire il turgore dell’amante premere sulla sua intimità.
Scivolò un po’ indietro sulle sue gambe, gli poggiò una mano sulle labbra e si lasciò baciare le dita.
Scese lungo il collo, il petto, la pancia, finchè la mano sparì sotto la gonna per appoggiarsi sul suo desiderio.
Lui la fissava negli occhi estasiato, muto, lei armeggiò con leggerezza sulle asole dei bottoni per insinuarsi sotto i pantaloni, slacciando tutto ciò che imprigionava la passione.
L’elegante mano di Laura si strinse attorno al suo cazzo. Rimasero immobili così, per secondi che sembrarono eterni.
Poi lei cominciò un lento massaggio a quel cazzo che si faceva sempre più duro, masturbandolo senza distogliere gli occhi da quelli scuri di lui.
Cosa stesse accadendo alle loro spalle non era più affar loro. Ed il piano architettato a danno dei tedeschi era qualcosa che apparteneva ad un’altra dimensione.
Ora c’erano solo i loro sguardi e le dita di Laura strette attorno alla carne di Sante, il glande che strusciava sotto il tessuto della gonna e la mano di lei che risaliva sino al prepuzio, stringendone la punta e leccandolo con i palmi in un massaggio più intenso.
Lei sentiva crescere la sensazione di umettosità in mezzo alle gambe, assieme all’eccitazione di lui sempre più dirompente.
Avrebbe desiderato dita che la penetrassero, polpastrelli che ne torturassero il clitoride, falangi che ne violassero il culo; ma lui non agì, bloccato in un egoistico stordimento.
Strusciò la propria intimità sulle sue cosce, tra ansimi difficili da trattenere, mentre si preparava a sentirlo venire nelle sue mani.
Negli spasmi del piacere, Sante inarcò la schiena e sollevò di peso la donna seduta su di lui, ma lei non perse l’equilibrio né smise di torturarne il cazzo.
Assieme ad incomprensibili parole indirizzate alla sua bellezza, i fiotti del suo seme le inondarono il palmo stretto sul suo glande.
A Laura sfuggì un piccolo lamento, come se a godere fosse stata lei, mentre l’uomo chiuse gli occhi, perso nel proprio orgasmo.
Continuò il lento movimento finchè le contrazioni del cazzo dell’uomo terminarono, lasciandola con il desiderio di essere posseduta che le dilaniava il sesso.
Lei si portò alle labbra la mano e la leccò, assaporando ogni goccia di quel prezioso premio.
Sante si protese in avanti in cerca di un bacio che lei gli negò falsamente; poi la strinse a sé impedendole ogni movimento e violò le sue labbra con la propria lingua. Lei, ricalcitrante sulle prime, si abbandonò completamente a lui e, in pochi istanti, si ritrovò supina col calore della sabbia a toccarle nuca e spalle.
Mentre il cielo imbruniva, perdendo l'oro ed il rosso, rotolarono a pochi metri dal canto del mare, in quell'andirivieni incessante dell'acqua sulla battigia che fu un preludio erotico alle spinte di un sesso ancora non consumato.
Sante le sbottonò il corpetto liberando i seni e vi affogò la faccia stringendoli a sé.
Baciò la pelle chiara e risalì con le labbra la rotondità morbida, graffiandola con la barba non curata che aveva e provocandole sospiri di piacere. Ansimava, Laura, sussurrava il nome del suo amante ad ogni tocco delle dita, ad ogni bacio, al suo suggerle e morderle i capezzoli.
Suoni e rumori che attirarono occhi indiscreti.
Nonostante la sera ormai iniziata, due anziani a passeggio sulla sabbia li videro e si soffermarono a guardali attenti e curiosi; mettendosi poi a ridere rumorosamente, forse pensando ai propri trascorsi, così da richiamare l’interesse di due militari sul lungomare.
Incuranti e persi nell'amplesso, i due amanti, non si accorsero di nulla finché un soldato non appoggiò la punta del fucile sulla testa di Laura. La cosa le negò l'orgasmo che la stava per sovrastare, ma non fermò Sante che eiaculò dentro di lei in un grido di spavento e liberatorio godimento insieme.
“Ti ho già vista, brunetta”
AVETE ASCOLTATO:
OPERAZIONE MINCEMEAT, STORIA DI UN INGANNO
Episodio 2: IL SAPORE DELLO SCONOSCIUTO
Prossimo Episodio: CORPI NELLA NOTTE
Degli stessi autori:
- Mal d'Africa: Laura e Said
- Il collasso della funzione donna
- Una notte a Madrid: matematica
- Operazione Mincemeat ep.1 : Sconosciuti
- Margherita: la Madama e la Leonessa
Per arretrati e ristampe scrivere a:
pollini_viaggi@virgilio.it
Una faccia sconosciuta, ma ne era attratta, incrociò il suo sguardo e sentì un brivido correrle lungo la schiena. Fuggì da quegli occhi voltandosi, la sua vista si scontrò con lo specchio opaco dietro le bottiglie dei liquori e vide quell'uomo alzarsi dal divanetto di vimini ed avvicinarsi; ebbe una sensazione di paura mista a speranza.
“Sei tu?” Chiese sorpreso l'uomo
“Io chi? Non vi conosco, allontanatevi”
“Ma sì, non sbaglio, quella cartolina…”
“Mi spiate? Non è carino!”
“Scusami, dove l'hai trovata?”
“Ancora? Andate, non voglio essere troppo scortese”
“Non posso, Pam, sogno questo istante da mesi”
“Sono certa che siete in errore non so chi sia la Pam di cui parlate”
“Colosseo, una cartolina del 1920, colorata da me”
“Facile: l’avete vista”
“Ero laggiù, Pam, come avrei potuto?”
“Laura, il mio nome è Laura”
“Te lo dimostro, allora… terzo rigo: all'intelligenza che mi aveva già folgorato”
“Mmhmm… bel tentativo: lo avete appena letto, prendete qualcosa?”
“Tu”
“Che scemo siete, faccio io…” ridacchiò e, voltandosi, chiese al barista due calici di vino
“Cin!” Esclamò con il bicchiere ghiacciato sollevato, poi continuò sottovoce “Sante, il mio vero nome è Sante Pollastri…”
“Come il bandito di cui parlava il mio babbo” l’interruppe lei alzando un po' troppo la voce
“Sst! Già, ma per tutti sono il franchista Paulo Pedrosillos, madrileno…”
“Ti facevo più valenciano…” ridacchiò
“Ahnnn… ecco, ecco…”
“Ecco cosa?”
“Mi hai -canticchiò- appena dato del tu… Pam”
“Laura”
“Come preferisci, ti va una passeggiata sulla battigia a piedi scalzi?”
Non appena lasciarono il bancone, i due uomini alla scacchiera si alzarono di scatto e si avventarono su Laura qualificandosi come SS. Sante, certo del peso del suo nome presso il comando abwehr, intervenì deciso
“Lasciatela! Lei sta con me, sono Paulo Pedrosillos ottimo amico del vostro Clauss, siamo tutti della stessa parte”
“Se le cose stanno così… Heil Hitler!”
“Evil Hitler!” esclamò Laura calcando l'accento parigino
“Ahah! Voi francesi non sapete parlare! Buona giornata” dissero i due tedeschi girandosi sui tacchi ed allontanandosi
Sante cinse i fianchi di lei con un braccio, ella non rifiutò, anzi, appoggiò la testa alla sua spalla lasciando che, con una carezza, lui toccasse la morbidezza del suo volto.
Raggiunsero la spiaggia.
Si chinò e, delicatamente, sciolse i lacci ai sandali di Laura indugiando con le dita sulle sue caviglie sottili; lei appoggiò una mano sulla sua testa e ne avvicinò la faccia al pube, lui baciò la gonna e respirò quel profumo di donna che aveva solo immaginato.
Lasciò scivolare le mani sotto l'ampio lino stampato, scorrendo la linea delle sue gambe, fino a raggiungere la culotte che ne fasciava l’intimità; ne strinse i glutei, attirando il suo ventre a sé.
“Che fai!? Ci vedranno tutti!”
“meglio…ne va della nostra vita, in fondo”
“Ogni scusa è buona…”
Laura sollevò una gamba, poggiando il piede nudo sulla sua spalla e, spingendolo, gli fece perdere l’equilibrio. L’uomo cadde riverso sulla sabbia, con un’espressione sorpresa sul volto.
Alla donna scappò una risata e si portò la mano alla bocca a coprire la curva delle labbra. Lui trovò adorabile quel gesto.
Poi, con l’alluce destro, toccò la fronte dell’uomo, lasciandogli una traccia di sabbia tra gli occhi.
Lui potè scorgere le forme di lei sotto la gonna, l’attaccatura dei glutei, il monte di venere fasciato dal tessuto… la sua eccitazione crebbe.
Laura scese in ginocchio, sedendosi su di lui, coprendone il corpo con le volute di tessuto leggero. Ma lì sotto poteva già sentire il turgore dell’amante premere sulla sua intimità.
Scivolò un po’ indietro sulle sue gambe, gli poggiò una mano sulle labbra e si lasciò baciare le dita.
Scese lungo il collo, il petto, la pancia, finchè la mano sparì sotto la gonna per appoggiarsi sul suo desiderio.
Lui la fissava negli occhi estasiato, muto, lei armeggiò con leggerezza sulle asole dei bottoni per insinuarsi sotto i pantaloni, slacciando tutto ciò che imprigionava la passione.
L’elegante mano di Laura si strinse attorno al suo cazzo. Rimasero immobili così, per secondi che sembrarono eterni.
Poi lei cominciò un lento massaggio a quel cazzo che si faceva sempre più duro, masturbandolo senza distogliere gli occhi da quelli scuri di lui.
Cosa stesse accadendo alle loro spalle non era più affar loro. Ed il piano architettato a danno dei tedeschi era qualcosa che apparteneva ad un’altra dimensione.
Ora c’erano solo i loro sguardi e le dita di Laura strette attorno alla carne di Sante, il glande che strusciava sotto il tessuto della gonna e la mano di lei che risaliva sino al prepuzio, stringendone la punta e leccandolo con i palmi in un massaggio più intenso.
Lei sentiva crescere la sensazione di umettosità in mezzo alle gambe, assieme all’eccitazione di lui sempre più dirompente.
Avrebbe desiderato dita che la penetrassero, polpastrelli che ne torturassero il clitoride, falangi che ne violassero il culo; ma lui non agì, bloccato in un egoistico stordimento.
Strusciò la propria intimità sulle sue cosce, tra ansimi difficili da trattenere, mentre si preparava a sentirlo venire nelle sue mani.
Negli spasmi del piacere, Sante inarcò la schiena e sollevò di peso la donna seduta su di lui, ma lei non perse l’equilibrio né smise di torturarne il cazzo.
Assieme ad incomprensibili parole indirizzate alla sua bellezza, i fiotti del suo seme le inondarono il palmo stretto sul suo glande.
A Laura sfuggì un piccolo lamento, come se a godere fosse stata lei, mentre l’uomo chiuse gli occhi, perso nel proprio orgasmo.
Continuò il lento movimento finchè le contrazioni del cazzo dell’uomo terminarono, lasciandola con il desiderio di essere posseduta che le dilaniava il sesso.
Lei si portò alle labbra la mano e la leccò, assaporando ogni goccia di quel prezioso premio.
Sante si protese in avanti in cerca di un bacio che lei gli negò falsamente; poi la strinse a sé impedendole ogni movimento e violò le sue labbra con la propria lingua. Lei, ricalcitrante sulle prime, si abbandonò completamente a lui e, in pochi istanti, si ritrovò supina col calore della sabbia a toccarle nuca e spalle.
Mentre il cielo imbruniva, perdendo l'oro ed il rosso, rotolarono a pochi metri dal canto del mare, in quell'andirivieni incessante dell'acqua sulla battigia che fu un preludio erotico alle spinte di un sesso ancora non consumato.
Sante le sbottonò il corpetto liberando i seni e vi affogò la faccia stringendoli a sé.
Baciò la pelle chiara e risalì con le labbra la rotondità morbida, graffiandola con la barba non curata che aveva e provocandole sospiri di piacere. Ansimava, Laura, sussurrava il nome del suo amante ad ogni tocco delle dita, ad ogni bacio, al suo suggerle e morderle i capezzoli.
Suoni e rumori che attirarono occhi indiscreti.
Nonostante la sera ormai iniziata, due anziani a passeggio sulla sabbia li videro e si soffermarono a guardali attenti e curiosi; mettendosi poi a ridere rumorosamente, forse pensando ai propri trascorsi, così da richiamare l’interesse di due militari sul lungomare.
Incuranti e persi nell'amplesso, i due amanti, non si accorsero di nulla finché un soldato non appoggiò la punta del fucile sulla testa di Laura. La cosa le negò l'orgasmo che la stava per sovrastare, ma non fermò Sante che eiaculò dentro di lei in un grido di spavento e liberatorio godimento insieme.
“Ti ho già vista, brunetta”
AVETE ASCOLTATO:
OPERAZIONE MINCEMEAT, STORIA DI UN INGANNO
Episodio 2: IL SAPORE DELLO SCONOSCIUTO
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