2° - Hotel Smeraldo - Camera 302 [seconda parte]
di
Metrox
genere
saffico
2° - UN POMERIGGIO PARTICOLARE
Sull’ascensore si respirava un’aria di attesa, gli occhi di Marina e Simona erano fissi sul display che indicava il numero dei piani. Era questione di attimi, ma sembravano attimi lunghissimi.
Solo Simona aveva parlato:”Ti sei tolta il rossetto” aveva detto guardando Marina negli occhi. La quale non aveva risposto, aveva accennato appena un sorriso, poi l’ascensore si era fermato con un sobbalzo al terzo piano.
Raggiunsero la camera 302, Marina fece scattare la serratura con la tesserina, entrò senza accendere la luce. Simona la seguì, fece scivolare a terra lo zainetto, chiuse la porta e vi appoggiò subito la schiena, aspettando l’inevitabile. Marina infilò immediatamente le braccia sotto il suo giubbotto e la strinse forte, aderì con tutto il suo corpo al corpo di Simona, cosce contro cosce, pancia contro pancia, seno contro seno, poi racchiuse tra le mani la testa di Simona e la baciò sulla bocca.
Un bacio travolgente con le lingue che guizzavano veloci, i denti che sbattevano, e le bocche che si ritraevano mentre le lingue cercavano ancora, disperate, il contatto. Simona strinse tra le sue labbra la lingua di Marina, la volle succhiare scivolando dentro e fuori la bocca e Marina la lasciò fare, estraendola il più possibile.
Fu un solo bacio, ma durò a lungo, mentre la saliva colava tra le bocche e sul mento. Simona fu costretta a staccarsi per il dolore alla mandibola, ma Marina continuò a baciarla e a leccarle il viso mentre Simona sussurrava il suo nome più volte.
Poi lentamente si calmarono ma rimasero ancora abbracciate, finchè l’ansimo si affievolì fino a spegnersi del tutto. Stettero in silenzio per vivere entrambe a fondo quel momento così particolare.
Infine Marina si staccò un poco, cercò lo sguardo di Simona nella penombra e disse: “Nude?”.
Lei sorrise annuendo e rispose:” Sì sì, certo, nude”
Marina iniziò subito togliendo il giacchino e lasciandolo sulla sedia, poi sfilò la maglia badando a non spettinarsi troppo. Simona fece lo stesso, via velocemente il giubbotto e la maglietta, ma si arrestò perchè aveva notato che Marina stava avvicinandosi fissando ora il suo volto ora le sue tettine. Con i polpastrelli sfiorò i capezzoli, che parvero gonfiarsi ancora di più al contatto. Un accenno di sorriso ma non andò oltre.
Tornarono a spogliarsi, Marina si liberò dei collant e i jeans di Simona scivolarono giù sulla moquette per restare lì come un mucchio di stracci.
- Wow...mutande bianche di cotone proprio come una brava ragazza! - disse Marina.
- Invece tu sei sempre così sexy, mamy! Questo completo nero sarebbe adatto ad un incontro tra amanti! - rispose Simona ridendo.
- Infatti - disse Marina slacciando il reggiseno -...è proprio un incontro tra amanti...-
Simona pensò che era la prima volta che era considerata, a ragione, un'amante, e questa consapevolezza, senza un preciso motivo, la riempì di orgoglio.
Si avvicinò alla finestra, da cui filtrava un po' di luce, e abbassò le mutandine tenendole agganciate con i pollici appena sotto il pube.
- E’ questa che vuoi? - domandò infine.
- Oh sì... - sussurrò Marina avvicinandosi lentamente a Simona alla quale non era sfuggita l’espressione carica di desiderio apparsa sul suo volto.
- Sì...- continuò Marina - è quella che voglio, Simona, ma più di tutto -fece una pausa - voglio quello che resta...-
- Che cosa, mamy, dimmelo...- domandò Simona appoggiando le mani aperte sulle mammelle di Marina.
- Voglio la brava ragazza...- sussurrò Marina.
Simona sorrise, distese le braccia, e stette lì in piedi, immobile, con le mutandine arrotolate a metà coscia.
Marina la baciò sul collo facendola rabbrividire mentre le sue mani accarezzavano ogni parte del suo corpo, la schiena più sottile e il culo più rotondo, poi le vellicava i fianchi e il ventre fino a strofinarle la fica con la mano aperta. Fece scorrere più volte un dito lungo la fessura, poi lo inserì piano nel già abbondante umore della vagina, e fu felice del tremore improvviso di Simona e del suo profondo sospiro.
Guadagnarono il letto tenendosi abbracciate. Simona, dopo aver sfilato del tutto le mutandine, si distese supina e allargò braccia e gambe, e sussurrò: ”Eccomi Marina, sono la tua brava ragazza...”.
Quelle parole furono come una scossa nella mente di Marina, riprese a percorrere tutto il corpo nudo di Simona lasciando scie di libidine, non fu mai sazia di baciare la sua pelle così giovane e liscia, e si soffermò a lungo sui capezzoli. Ricordava quanto fossero sensibili a quell’età, sfiorava l’uno e l’altro con baci leggeri lasciando gocce di saliva proprio sulla punta. Poi ne racchiudeva uno in bocca e lo succhiava delicatamente, e alternava il trattamento ora su uno ora sull’altro capezzolo. Intanto muoveva le dita leggerissime, come fossero dei piccoli ragni lungo i fianchi di Simona, insistendo un po’ sotto le ascelle.
Marina non avrebbe saputo dire esattamente se fosse per il solletico o per il piacere subìto il fatto che quell’insieme di cose facesse vibrare Simona in modo così violento. Durante quei momenti Simona teneva gli occhi chiusi, avvertiva l’eccitazione che montava grazie a quel tipo di piacere insolito che Marina le regalava. Inoltre sentiva strusciare sulla pancia e sulla fica le sue poppe e anche quel contatto così morbido le procurava una sensazione sconosciuta e piacevolissima.
Aprì le gambe per accogliere il corpo di Marina, fece ondeggiare il bacino strofinandosi sulla carne molle del suo ventre inseguendo la morbidezza piena delle sue tette finchè non furono costrette saldamente tra le sue cosce. Cercò di sfregare il clitoride sotto quella polpa soffice mentre Marina stava baciando e leccando la sua pancia. Afferrò una tetta con le due mani e guidò il capezzolo sulla vagina, poi iniziò a masturbarsi con quello molto lentamente.
Marina era sorpresa dalla situazione ma anche lei provava piacere a sentire il suo capezzolo affondare nella vulva di Simona, e soprattutto le piaceva da morire la violenza della sua stretta intorno alla tetta, e i movimenti scoordinati della ragazza per inseguire il piacere. Simona aveva sollevato di più il bacino e stringeva la mammella con le due mani, il capezzolo divenne scuro e turgido, e lei prese a sfregarlo più svelta sul clitoride, ansimando e sbuffando.
Continuò così per parecchi minuti, senza mai rallentare.
Marina si sosteneva sulle braccia tese affinchè il grosso seno pendente potesse essere maneggiato più agevolmente da Simona. Mentre subiva sbigottita quella masturbazione così agitata e scomposta si rese conto che Simona stava aumentando il ritmo dando potenti strattoni alla povera poppa.
Simona proseguì in quel modo ancora per poco, poi s'accasciò, esausta. Si fermò qualche secondo poi, facendo forza sui talloni, risollevò il bacino e riprese con più foga.
Marina appoggiò il viso sulla pancia di Simona, e quando i sussulti si fecero più frequenti, capì che la ragazza era pronta.
Le baciò l'ombelico e disse:” Su, piccola, stai arrivando...”.
Simona sussurrò “Sì...sì...sì...eccomi...eccomi!...”.
Venne tremando come una foglia, con il fiato che fuoriusciva dalla bocca spalancata, con gli occhi sbarrati, artigliando con le dita la tetta di Marina mentre la schiacciava sulla fica a cercare l’ultimo scampolo di godimento.
Marina aspettò immobile che il respiro di Simona si normalizzasse, e questo avvenne dopo una decisa contrazione finale che riaccese per un istante il suo corpo stremato. Nel frattempo Simona non aveva mai mollato la presa sulla mammella di Marina, anzi continuava a sfregarla tra le gambe molto lentamente.
Quando prese coscienza delle proteste di Marina, Simona si mise a ridere e disse “Ohhh...mamy dai, vieni su”. Marina sollevò il capo ancora adagiato sulla pancia della ragazza, e sgattaiolò lungo il corpo di Simona sino a poterle guardare il volto, le gote colore rosso vivo e le labbra ancora socchiuse nel sorriso. La baciò sulla bocca, dimenticando la stretta sulla mammella, il dolore delle unghiate e la costrizione della posizione scomodissima. Tutto dissolto nella bocca aperta di Simona, nella sua lingua così morbida e guizzante.
Marina non riusciva a fermarsi, baciava ora la bocca ora il collo, la fronte, le mordeva un lobo e spingeva un po’ la lingua dentro l’orecchio, e Simona rideva per il solletico, quindi tornava alle labbra con una furia animalesca, le penetrava la bocca spingendo la lingua più in fondo possibile.
Poi Marina si rovesciò alla destra di Simona, e rimase distesa a massaggiarsi il capezzolo guardando il soffitto.
[SECONDA PARTE] continua...
metr0pol@libero.it
Sull’ascensore si respirava un’aria di attesa, gli occhi di Marina e Simona erano fissi sul display che indicava il numero dei piani. Era questione di attimi, ma sembravano attimi lunghissimi.
Solo Simona aveva parlato:”Ti sei tolta il rossetto” aveva detto guardando Marina negli occhi. La quale non aveva risposto, aveva accennato appena un sorriso, poi l’ascensore si era fermato con un sobbalzo al terzo piano.
Raggiunsero la camera 302, Marina fece scattare la serratura con la tesserina, entrò senza accendere la luce. Simona la seguì, fece scivolare a terra lo zainetto, chiuse la porta e vi appoggiò subito la schiena, aspettando l’inevitabile. Marina infilò immediatamente le braccia sotto il suo giubbotto e la strinse forte, aderì con tutto il suo corpo al corpo di Simona, cosce contro cosce, pancia contro pancia, seno contro seno, poi racchiuse tra le mani la testa di Simona e la baciò sulla bocca.
Un bacio travolgente con le lingue che guizzavano veloci, i denti che sbattevano, e le bocche che si ritraevano mentre le lingue cercavano ancora, disperate, il contatto. Simona strinse tra le sue labbra la lingua di Marina, la volle succhiare scivolando dentro e fuori la bocca e Marina la lasciò fare, estraendola il più possibile.
Fu un solo bacio, ma durò a lungo, mentre la saliva colava tra le bocche e sul mento. Simona fu costretta a staccarsi per il dolore alla mandibola, ma Marina continuò a baciarla e a leccarle il viso mentre Simona sussurrava il suo nome più volte.
Poi lentamente si calmarono ma rimasero ancora abbracciate, finchè l’ansimo si affievolì fino a spegnersi del tutto. Stettero in silenzio per vivere entrambe a fondo quel momento così particolare.
Infine Marina si staccò un poco, cercò lo sguardo di Simona nella penombra e disse: “Nude?”.
Lei sorrise annuendo e rispose:” Sì sì, certo, nude”
Marina iniziò subito togliendo il giacchino e lasciandolo sulla sedia, poi sfilò la maglia badando a non spettinarsi troppo. Simona fece lo stesso, via velocemente il giubbotto e la maglietta, ma si arrestò perchè aveva notato che Marina stava avvicinandosi fissando ora il suo volto ora le sue tettine. Con i polpastrelli sfiorò i capezzoli, che parvero gonfiarsi ancora di più al contatto. Un accenno di sorriso ma non andò oltre.
Tornarono a spogliarsi, Marina si liberò dei collant e i jeans di Simona scivolarono giù sulla moquette per restare lì come un mucchio di stracci.
- Wow...mutande bianche di cotone proprio come una brava ragazza! - disse Marina.
- Invece tu sei sempre così sexy, mamy! Questo completo nero sarebbe adatto ad un incontro tra amanti! - rispose Simona ridendo.
- Infatti - disse Marina slacciando il reggiseno -...è proprio un incontro tra amanti...-
Simona pensò che era la prima volta che era considerata, a ragione, un'amante, e questa consapevolezza, senza un preciso motivo, la riempì di orgoglio.
Si avvicinò alla finestra, da cui filtrava un po' di luce, e abbassò le mutandine tenendole agganciate con i pollici appena sotto il pube.
- E’ questa che vuoi? - domandò infine.
- Oh sì... - sussurrò Marina avvicinandosi lentamente a Simona alla quale non era sfuggita l’espressione carica di desiderio apparsa sul suo volto.
- Sì...- continuò Marina - è quella che voglio, Simona, ma più di tutto -fece una pausa - voglio quello che resta...-
- Che cosa, mamy, dimmelo...- domandò Simona appoggiando le mani aperte sulle mammelle di Marina.
- Voglio la brava ragazza...- sussurrò Marina.
Simona sorrise, distese le braccia, e stette lì in piedi, immobile, con le mutandine arrotolate a metà coscia.
Marina la baciò sul collo facendola rabbrividire mentre le sue mani accarezzavano ogni parte del suo corpo, la schiena più sottile e il culo più rotondo, poi le vellicava i fianchi e il ventre fino a strofinarle la fica con la mano aperta. Fece scorrere più volte un dito lungo la fessura, poi lo inserì piano nel già abbondante umore della vagina, e fu felice del tremore improvviso di Simona e del suo profondo sospiro.
Guadagnarono il letto tenendosi abbracciate. Simona, dopo aver sfilato del tutto le mutandine, si distese supina e allargò braccia e gambe, e sussurrò: ”Eccomi Marina, sono la tua brava ragazza...”.
Quelle parole furono come una scossa nella mente di Marina, riprese a percorrere tutto il corpo nudo di Simona lasciando scie di libidine, non fu mai sazia di baciare la sua pelle così giovane e liscia, e si soffermò a lungo sui capezzoli. Ricordava quanto fossero sensibili a quell’età, sfiorava l’uno e l’altro con baci leggeri lasciando gocce di saliva proprio sulla punta. Poi ne racchiudeva uno in bocca e lo succhiava delicatamente, e alternava il trattamento ora su uno ora sull’altro capezzolo. Intanto muoveva le dita leggerissime, come fossero dei piccoli ragni lungo i fianchi di Simona, insistendo un po’ sotto le ascelle.
Marina non avrebbe saputo dire esattamente se fosse per il solletico o per il piacere subìto il fatto che quell’insieme di cose facesse vibrare Simona in modo così violento. Durante quei momenti Simona teneva gli occhi chiusi, avvertiva l’eccitazione che montava grazie a quel tipo di piacere insolito che Marina le regalava. Inoltre sentiva strusciare sulla pancia e sulla fica le sue poppe e anche quel contatto così morbido le procurava una sensazione sconosciuta e piacevolissima.
Aprì le gambe per accogliere il corpo di Marina, fece ondeggiare il bacino strofinandosi sulla carne molle del suo ventre inseguendo la morbidezza piena delle sue tette finchè non furono costrette saldamente tra le sue cosce. Cercò di sfregare il clitoride sotto quella polpa soffice mentre Marina stava baciando e leccando la sua pancia. Afferrò una tetta con le due mani e guidò il capezzolo sulla vagina, poi iniziò a masturbarsi con quello molto lentamente.
Marina era sorpresa dalla situazione ma anche lei provava piacere a sentire il suo capezzolo affondare nella vulva di Simona, e soprattutto le piaceva da morire la violenza della sua stretta intorno alla tetta, e i movimenti scoordinati della ragazza per inseguire il piacere. Simona aveva sollevato di più il bacino e stringeva la mammella con le due mani, il capezzolo divenne scuro e turgido, e lei prese a sfregarlo più svelta sul clitoride, ansimando e sbuffando.
Continuò così per parecchi minuti, senza mai rallentare.
Marina si sosteneva sulle braccia tese affinchè il grosso seno pendente potesse essere maneggiato più agevolmente da Simona. Mentre subiva sbigottita quella masturbazione così agitata e scomposta si rese conto che Simona stava aumentando il ritmo dando potenti strattoni alla povera poppa.
Simona proseguì in quel modo ancora per poco, poi s'accasciò, esausta. Si fermò qualche secondo poi, facendo forza sui talloni, risollevò il bacino e riprese con più foga.
Marina appoggiò il viso sulla pancia di Simona, e quando i sussulti si fecero più frequenti, capì che la ragazza era pronta.
Le baciò l'ombelico e disse:” Su, piccola, stai arrivando...”.
Simona sussurrò “Sì...sì...sì...eccomi...eccomi!...”.
Venne tremando come una foglia, con il fiato che fuoriusciva dalla bocca spalancata, con gli occhi sbarrati, artigliando con le dita la tetta di Marina mentre la schiacciava sulla fica a cercare l’ultimo scampolo di godimento.
Marina aspettò immobile che il respiro di Simona si normalizzasse, e questo avvenne dopo una decisa contrazione finale che riaccese per un istante il suo corpo stremato. Nel frattempo Simona non aveva mai mollato la presa sulla mammella di Marina, anzi continuava a sfregarla tra le gambe molto lentamente.
Quando prese coscienza delle proteste di Marina, Simona si mise a ridere e disse “Ohhh...mamy dai, vieni su”. Marina sollevò il capo ancora adagiato sulla pancia della ragazza, e sgattaiolò lungo il corpo di Simona sino a poterle guardare il volto, le gote colore rosso vivo e le labbra ancora socchiuse nel sorriso. La baciò sulla bocca, dimenticando la stretta sulla mammella, il dolore delle unghiate e la costrizione della posizione scomodissima. Tutto dissolto nella bocca aperta di Simona, nella sua lingua così morbida e guizzante.
Marina non riusciva a fermarsi, baciava ora la bocca ora il collo, la fronte, le mordeva un lobo e spingeva un po’ la lingua dentro l’orecchio, e Simona rideva per il solletico, quindi tornava alle labbra con una furia animalesca, le penetrava la bocca spingendo la lingua più in fondo possibile.
Poi Marina si rovesciò alla destra di Simona, e rimase distesa a massaggiarsi il capezzolo guardando il soffitto.
[SECONDA PARTE] continua...
metr0pol@libero.it
1
2
voti
voti
valutazione
6.9
6.9
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
1° - Hotel Smeraldo - Camera 302 [seconda parte]racconto sucessivo
3° - Hotel Smeraldo - Camera 302 [seconda parte]
Commenti dei lettori al racconto erotico