Segreto veneziano

di
genere
corna

E’ arrivata Francesca, la morosa storica di Marco mio coinquilino. Entrambi sono di Lecce e come si usa, o si usava nel sud Italia, il fidanzamento in casa è quasi un pre-matrimonio.
Lei ha già il vestito, il corredo; lui pochi soldi ma la certezza che una volta fossero laureati tutto sarebbe felicemente convogliato nel definire la data per quell’amore consolidato negli anni.
Stavano insieme dalla seconda liceo, mai una neppur piccola crepa, mai oltre qualche piccolo litigio dato dalla giovanile gelosia si era intromesso nella loro felicità.
Anche ora che studiavano lontano lui, con me, lettere a Venezia e lei a Roma Scienze Politiche la parola gelosia era bandita anche nel pensiero.
Con un po’ di amici abbiamo organizzato una serata in giro per i bacheri veneziani, dove le mani sarebbero sicuramente state impegnate: una tra un bicchiere e l’altra in una sigaretta.
Insomma una serata all’insegna del bere e del divertirsi.
Francesca è bella, la classica bellezza mediterranea, alta, perfetta nelle forme: terza abbondante ed una rotondità da definirsi ‘burrosa’.
I suoi occhi scuri sono quasi invadenti nel guardarti, il naso è piccolo definito i suoi denti bianchi perfetti come in una pubblicità del dentifricio.
Il tutto era coronato da una spumosa corona di capelli scuri e ricci..
Sa’ di sole, di mare, di aloe vera, profuma di sesso, di passione.
Ho visto alcune sue foto in costume era paradisiaca.
Non sono invidioso di Marco, io e lui siamo inseparabili, una amicizia potente, molto legata e sie lui è felice lo sono anch’io.
Poi anch’io frequentavo Giulia una ragazza molto bella e soprattutto intelligente, con cui veramente, per la prima volta speravo in futuro insieme.
La serata è proseguita felice gli occhi iniziavano ad essere un po’ traslucidi per l’alcol, le risate più intense, i discorsi molto meno ricercati.
Eravamo ubriachi, stupidi e contenti.
Erano i primi di giugno il clima era perfetto l’atmosfera elettrizzante.
Giulia era bellissima vestita con un vestitino aderente nero, il suo caschetto con la frangia, gli occhi blu resi ancora più belli da una grossa linea di rimmel scuro.
Io di solito molto sfuggente a manifestazioni d’affetto in pubblico: la cercavo e la baciavo la toccavo la volevo.
Lei a volte imbarazzata da quelle mie piccole invasioni si scansava, si defilava fino che mia preso la mano siamo usciti dal gruppo e mi ha detto - Luca cos’hai stasera – sorridendo maliziosa – Non riesco a starti lontano, ti amo troppo, sei la mia vita – le ho risposto.
Le mie frasi, la mia foga erano aiutate da tutti i Negroni bevuti, mai gli avevo detto oltre ad un ‘ti voglio bene’ cose così..
Forse anche ingelosito dagli abbracci dolci tra Marco e Francesca avevo voglia di sentire Giulia più mia, di riconfermare in me quanto fosse importante.
Mi ha fissato, mi ha sorriso con un fare molto seducente. Eravamo ancora per mano, mi a trascinato sotto un ponticello di chissà quale canaletto di Venezia.. -Ora ci penso io a te – così dicendo in quel posto buio mi ha abbassato jeans e boxer in un colpo solo e ha preso in bocca il mio cazzo.
Io la guardavo accucciata riempirsi di me mentre andava avanti e indietro leccandomi, aspirandomi..- hai proprio voglia senti qua – in effetti l’erezione mi faceva fin ma la mia mente era invasa dal piacere, dal senso del possesso e soprattutto dall’alcol e stupidamente mi faceva pensare alla frase ‘ è m’è dolce navigare in questo mare ’ mentre guardavo oltre Giulia la corrente lenta dell’acqua verde di quel canale.
Poi ho visto la sua mano entrare tra le sue cosce, era senza mutandine, iniziare a toccarsi il suo caldo nido. Alzando lo sguardo prendendo in mano i miei 19 cm mi ha detto - Le ho appena tolte in bagno le mutandine, sapevo che erano di troppo -
Ho cercato di alzarla ma non ha voluto, in effetti potevamo essere scoperti da un momento all’altro erano le nove di sera in centro a Venezia e qualcuno sarebbe sicuramente passato di li a poco.
A continua ad aspirarmi, leccarmi, baciarmi sospirando leggermente, io immaginavo le sue bianche dita che si muovevano in quel meraviglioso suo posto umido.
Amavo la sua fica, con quel sottile triangolo di soffici peli e quella morfologia perfetta tra grandi e piccole labbra. Per non parlare del suo piccolo ma testardo clitoride che era più bello e buono di qualsiasi gelato.
Pensando a questo gli dei mi hanno portato nell’Olimpo, un brivido lungo la schiena, un tremore alle gambe, una sensazione di un proiettile scoccato lungo tutto l’interno del mio cazzo.
Lei a fatto depositare tutto il mio viscoso liquido nella sua bocca ingoiandolo, mi ha leccato il pene pulendomi per bene. Mi ha alzato jeans e boxer – Ora ti sarei calmato, dai torniamo dagli altri- mi sono richiuso i bottoni e ci siamo incamminati per quei venti metri che ci dividevano dalla compagnia.
- Era più buono, più dolce del solito, sapeva di ananas e pesca – mi ha detto sorridendo leccandosi il labbro superiore. Dio quanto la amo.
Tornato al bar ho ordinato una vodka bianca e succo d’ananas.
Ogni volta che facevo un sorso lei, che parlava con altri del gruppo, mi sorrideva con quegli occhi intriganti pieni d’amore.
La festa è finita ed era ora di cercare e di trovare la voglia per andare a dormire. Ho salutato tutti, baciato Giulia, che abitava con altre ragazze del suo corso di Lingue Orientali ed io, Marco e Francesca ci siamo incamminati verso l’appartamento.
Marco era tanto ubriaco che non riusciva a coordinare bene i passi, Francesca rideva e profumava ancora di buono, ancora il suo aroma di mare, di passione.
- Cosa studia Giulia - mi ha chiesto Francesca, ed io ridendo ho risposto:
- Lingue orientali – ridendo come un pazzo pensando a sotto il ponticello.
- Non mi sembravano molto orientali quelle lingue di prima – ha continuato divertita la Fra. Beccati.

Il nostro appartamento era una discarica di libri e vecchi mobili, in quelle due stanze più il bagno non avevamo neanche un divano.
Siamo entrati ed abbiamo deciso per il bicchiere della staffa, tre gin tonic con l’angostura, ghiacci e fettina di lime come i veri.. Dopo ho deciso di far sfogare le loro passioni visto che io e Marco condividevamo un letto gigante a due piazze e mezzo.
Dopo un’ora era tutto silenzio, mi sono disteso tra me e la Fra c’era Marco.
La testa ruotava, non avevo ancora preso sonno quando ho visto che Marco si era caricato Francesca sulle sue cosce e lei andava su e giù a cavalcioni sopra di lui, i sottili gemiti che uscivano da quella labbra incantate mi hanno dato un’erezione quasi improvvisa quanto inaspettata.
Di scatto Marco si è alzato lasciandola li ed ha raggiunto il bagno. Stava vomitando, Fra era andata a vedere, l’aveva pulito ma lui era rimasto con la testa sul water. Si era addormentato così.
Poi lei tornata a letto si era distesa in perizoma bianco e canotta, attraverso le luce della luna piena vedevo quel corpo sinuoso ed erotico. Io ero a pancia in su, lei senza fiatare si era messa sopra di me, avevo il cazzo che tirava, con la mano ha spostato il perizoma e se l’è inserito ed ha iniziato a cavalcarmi. Prima piano poi più forte.
Si abbassava baciandomi in bocca sul naso, sulle guance. Non ci potevo credere. Si è sfilata da me e scesa con la bocca tra le mie gambe ed ha iniziato a succhiarmelo in tuta la lunghezza e con le unghie mi incideva il petto. Dopo un po’ di quel meravigliosa gioco si e messa a pancia in giù e mi ha detto all’orecchio ti voglio, ti ho sempre voluto, almeno tu fammi godere – Il cervello in fermento, cosa stavo facendo? Ma la disinibizione dell’alcol e la voglia di lei hanno abbattuto tutti i sensi di colpa e l’ho penetrata fini in fondo con delicatezza poi con vigore con lei che si tappava la mano per non gridare.
Mi sentivo Zeus, avevo la forza del peccato, la bramosia di quello che non si dovrebbe fare poi i suoi occhi si sono girati indietro la sua bocca ha mugolato – dai sto godendo, vienimi dentro – e così e stato un efflusso di umori si sono mescolati, il caldo del mio sperma dentro la sua ormai madida figa..
A volte il Paradiso non può aspettare ma neanche l’Inferno.
Ripresi i posti nel letto, ripresa una respirazione normale era ricomparso Marco bianco come un cadavere, si era disteso ed abbiamo lasciato che il buoi diluisse i peccati di quella notte.
A mezzogiorno un sms : Giulia: “Ma sai di cosa mi sono accorta, che io ti amo, ti amo veramente ricordati io sono tua e solo tua..” .
L’emicrania nel cervello, i sensi i di colpa preponderanti su tutto ho scritto, vergognandomi non poco:” Anch’io”

A settembre Marco tardava a tornare dalla Puglia quando mi è arrivata una lettera senza mittente, l’ho aperta curioso:

“Caro Luca, non ti starò ad annoiare con inutili convenevoli, non è da far mio.”
il terrore sul mio volto, un buco profondo nello stomaco, la respirazione affaticata, continuo a leggere
“ quella pazzesca, stupenda cosa che abbiamo fatto, quelle sensazioni, quella pienezza che mi hai donato quella notte in questi mesi mi hanno scavato il cuore e la mente.
Diciamo che io e Marco non ci troviamo bene a letto, sarà certamente colpa mia ma non c’è passione, non c’è trasporto. Ma anche questa è una cosa inutile: sono incinta di tre mesi, Marco è sicuro di essere il padre perché in quella vulcanica notte in pochi minuti anche lui era venuto dentro di me. Lo so che può sembrare una cosa schifosa, quasi aberrante ma io volevo averti, volevo possederti dal primo giorno che abbiamo parlato. Mi sono aiutata inutilmente dando la colpa all’alcol alla situazione, ma non sono un’ipocrita e sapevo quello che volevo. Per mesi guardandomi allo specchio mi sono data della puttana, mi sono sentita sporca nell’anima, volevo abortire nell’insicurezza di chi potesse essere il padre. Oltre a questo avevo tradito, io avevo tradito Marco.”
Una colata di ghiaccio, una secchiata di acqua gelida al risveglio.
“N on ti sto chiedendo assolutamente nulla, non farò sicuramente i vari test del dna, rimarrà un nostro segreto, il segreto di qualcosa che almeno da parte mia sarebbe potuto essere diverso.
Insomma io venivo a Venezia per stare con te, ho provato anche a scardinare quella vostra solida amicizia tentandoti con malizia ma tu non hai mai ceduto.”

Ricordando il suo corpo caldo, il suo seno pieno i suoi occhi nel momento dell’orgasmo penso che anch’io forse avrei voluto che tutto fosse diverso soprattutto ora che il mio rapporto dopo le vacanze estive lontane da Giulia avevano rallentato quell’amore e quella passione tra noi.

“Per concludere: il nostro, forse solo mio, è stato un’amore grande per te e a volte spero che il figlio sia tuo.. sdrammatizzando ci tenevo a dirti che prima accoglierti dentro di me mi ero fatta il bidè.. scusami di tutto ed anche dell’ultima battuta. Ovvio rimarrai sempre nei mie pensieri e spero che anche tu penserai ogni tanto a me, forse a noi. Ciao”

Non sono sicuro che gli struzzi mettano veramente la testa sotto la sabbia, magari non lo fanno per rinfrescarsi dalla calura ma solo per scacciare i parassiti, fatto sta che io ho fatto come loro mi sono nascosto, sono scomparso.
Ho preso la laurea, ora insegno all’università, sono felicemente sposato con Giulia (che amo tantissimo) abbiamo una piccola creatura di due anni, Luna, si può dire che sono felice? Si .. ma….
- Ma Luna è un nome per un cane di sesso femminile – mi ha detto Giulia scherzando – perché se dico cagnette mi vengono in mente le tue morosette di una volta – e ride.
Non sa che spesso quando vedo Luna rivedo gli occhi offuscati dal desiderio e dalla passione di Francesca in quella notte illuminata dalla luna. ma la vita è così..

Siamo andati a trovarli a Lecce, vivono in una grande e bella masseria, lui fa lo scrittore (con successo) lei la mamma a tempo pieno. Filippo e un bambino magro scuro di carnagione occhi scuri furbi e sempre vigili.
Lo osservo, io e Marco siamo molto simili, entrambi magri e scuri ma quelle gambe..quelle gambe sono le mie alla sua età..
Un pomeriggio con un Negroni in mano Marco mi prende in parte e mi dice – O Luca ti ricordi quella notte, quella di quel giugno a Venezia, e lì che e stato concepito Filippo. Prova pensare cosa potrebbe raccontare quel letto. Sono anni che cerchiamo di fargli un fratellino o una sorellina ma sembra che la cicogna non trovi più l’indirizzo, dovrò richiedere le chiavi alla vecchia proprietaria – e sorride pensando a quei tempi.

Bofonchio una risposta a caso, butto giù il Negroni in un sorso e vado a preparare le valige. Domani si torna a Venezia via dai ricordi, via dai dubbi, via da quello che è stato e che è diventato.
In quei giorni gli sguardi di Francesca erano di completa tranquillità, quasi di una serena beatitudine sapendo che indietro non si torna. Lontanissimi da quelli quasi inferociti di passione che ardevano sotto gli amplessi di quella notte.
Luna ha un fratellino e non saprà mai di averlo, io ho un amore dentro che non ho saputo vivere.
scritto il
2024-10-17
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