Giulia e "le risorse"
di
Sara1994
genere
dominazione
Ormai tutti i giorni i giornali riportano notizie di donne uccise e/o violentate, nel primo caso sono, per lo più, femminicidi commessi da fidanzati, mariti, figli, nel secondo, per la maggior parte sono commessi da stranieri, l’età delle vittime va dai 14 a oltre gli 80 anni, in molti casi i colpevoli vengono presi ma le condanne, quando ci sono, sono miti, è sempre la donna ad avere la peggio.
Il falso buonismo di una parte politica del nostro Paese, che nasconde interessi che hanno portato all’immigrazione incontrollata, è, in buona parte, responsabile di questo ma, ognuno, quando legge una notizie del genere non pensa che potrebbe accadere a lei e, quindi, se ne dispiace per la vittima, si arrabbia, magari, ma tutto finisce lì, io, invece, che vivo da sola e studio in una grande città come Milano, cerco di prendere tutte le precauzioni possibili perché questo non mi possa accadere :
mi chiamo Giulia, ho 22 anni e studio giurisprudenza a Milano, sono una delle tante studentesse fuori sede, dalla Basilicata sono qui perché a Milano, ritengo, l’università sia meglio che a Roma, ma è solo una mia opinione, i miei genitori mi mantengono, per risparmiare e per la mia sicurezza abbiamo preso in affitto una villettina fuori Città in provincia di Lodi, quindi al mattino prendo il pullman fino in stazione, poi il treno fino a Milano e la Metro fino in università, di solito rientro al pomeriggio, mai la sera, a meno che con qualche amico non si decida di fare serata e allora qualcuno mi accompagna e poi si ferma da me, perché IO decido e voglio che si fermi per la notte, se no evito la serata. Nella borsa ho sempre lo spray al peperoncino e sul mio telefono schiacciando il tasto 1 seguito dal tasto di chiamata viene formato il 112, numero dei carabinieri.
Fatta questa premessa non voglio che la paura interferisca con la mia vita, quindi mi vesto come mi pare, i miei capelli lunghi ricci castani che tendono al rossiccio mi rendono un po’ appariscente, come il mio fisico, sono alta quasi un metro e ottanta e le mie misure non sono quelle di una modella da passerella, 90/57/88, e i miei occhi verdi fanno il resto, la mia casa è una villetta a schiera su due piani, fa parte di un complesso costituito da tredici villette, sei da un lato e sette di fronte, la mia è una di quelle centrali, ho un giardinetto davanti ed uno dietro, la separazione tra le villette è fatta con delle reti verdi e dai campi di granturco che circondano i ¾ del complesso da un muro di due metri nella parte posteriore, la mia casa ha una cucina , un bagno, il soggiorno ed un box al piano terra una cameretta, che uso come studio all’ammezzato e due camere ed un altro bagno al primo piano, ho una verandina sul davanti e anche sul giardino posteriore e ho persiane a tutte le finestre;
l’affitto è equo, soprattutto per il fatto che la casa era già arredata e, ormai, è più di un anno e mezzo che ci abito, ogni tanto mia madre, o tutti e due i miei genitori mi vengono a trovare ma si fermano solo qualche giorno, papà è molto impegnato con la sua azienda di trasporti e mamma deve badare a due miei fratelli più piccoli. L’unico problema di questo piccolo paese è che, praticamente è abitato da pendolari, il mio complesso di villette, ad esempio è pieno di persone al mattino presto ed alla sera ma durante il giorno non c’è nessuno.
Qual giorno sono arrivata a casa verso le quattro del pomeriggio, ho fatto una doccia, ho indossato un paio di pantaloncini ed una t-shirt e mi sono messa a studiare nello studio, ad un certo punto, verso le cinque sento il cane del vicino a due villette dalla mia che abbaia e non smette, allora scendo, come sempre in casa a piedi scalzi, e guardo dalla porta finestra posteriore ma non riesco a vedere niente allora apro la porta e faccio per uscire ma un uomo mi spinge all’improvviso buttandomi contro il muro e poi finisco a terra con lui sopra, vedo un altro che entra dopo di lui e ho addosso anche lui, uno mi prende per le gambe e l’altro per i capelli, lotto disperatamente, cerco di divincolarmi, vengo trascinata per capelli per terra, nel frattempo quello che mi tiene per i capelli mi strappa la t-shirt e, l’altro i pantaloncini e poi gli slip, combatto ma non c’è niente da fare, mi trovo con la pancia sul pavimento ed uno seduto sulle mie gambe che mi tiene a terra mentre l’altro in ginocchio davanti a me mi tiene per i capelli costringendomi ad alzare la testa inarcando la schiena, davanti ai miei occhi il cazzo che si era tirato fuori dai pantaloni e che cercava di spingere sulla mia bocca, girando la testa cerco di evitarlo ma mi tira i capelli, mi fa male, alla infine riesce nel suo intento di farmi aprire la bocca e ci infila l’uccello, mi tiene la testa in alto e non riesco a morderlo come vorrei, mi arrivano due sberle e poi comincia a scoparmi in bocca, intanto, l’altro si è infilato nella mia fighetta e lo imita stringendomi i seni con le mani, non capisco cosa dicono, parlano tra di loro e ridono, non sono italiani.
Quando quello nella mia vagina si sfoga è passato almeno un quarto d’ora, e mi riempie della sua sborra, l’altro allora esce dalla mia bocca e si danno il cambio, quindi sono sempre bloccata nella stessa posizione, solo che ho in bocca un uccello sporco anche dei miei umori che sono costretta a leccare, quando anche l’altro ha finito di fare i suoi comodi mi lasciano sul pavimento e si alzano, finiscono di spogliarsi e posso guardarli bene, penso siano marocchini, tunisini o algerini, o forse libici, non so, comunque la zona è quella, uno dei due mi fa veder un coltello e mi fa segno di stare zitta. Riesco a tirarmi seduta sul pavimento tenendo la schiena appoggiata al divano, continuo a guardarmi intorno alla ricerca di qualcosa che mi possa servire a difendermi ma sono troppo ordinata, nulla a portata di mano.
Uno di loro si inginocchia davanti a me con il coltello in mano mentre l’altro sento che apre il frigorifero in cucina
- Piaciuto troia? Voi infedeli vi vestite come puttane aspettando che noi vi scopiamo, non avete rispetto, volete solo il cazzo e sapete che noi siamo più forti e siamo più grossi dei vostri uomini che sono delle femminucce.
Non gli risposi continuando a guardarlo negli occhi, non volevo pensasse che avevo paura, il suo compare rientrò in sala con del pane e del formaggio ed un altro coltello in mano e si sedettero al tavolo a mangiare continuando a guardarmi, finito di mangiare uno dei due
- Vieni qui, striscia fino a qui e prendimelo in bocca, se provi a mordere ti taglio un orecchio
Mostrandomi il coltello che aveva in mano, non mi mossi allora l’altro si alzò, mi prese per i capelli e mi trascinò vicino al tavolo lasciando i miei capelli in mano all’altro che mi fece alzare così la testa
- Quando io comando tu fai capito?
E lì un altro strattone ai capelli, poi mi spinse il cazzo in bocca
- Voi cristiane siete brave a fare pompini
L’altro, intanto, mi aveva sollevato il bacino e mi allargava le chiappe, sentii che sputava e la sua salva sul sedere, poi un dito che mi penetrava nel culetto, poi un altro sputo e le dita divennero due, un terzo sputo e le due dita si spinsero più in fondo, mi faceva male ma non come qualche istante dopo che cominciò ad andare avanti e indietro con le due dita nel mio culetto, poi davvero il dolore mi percorse il corpo, aveva infilato il cazzo nel mio buchino, era fermo dentro di me, non riuscii ad urlare perché avevo l’uccello dell’altro in gola, poi cominciò a muoversi, i suoi colpi erano lunghi e profondi, dati con forza e violenza, sentivo le sue palle sbattere sulle mie chiappe, io non avevo quasi mai fatto sesso anale e mi sentivo spaccare dentro, ad ogni colpo faceva un verso come di sforzo, ogni tanto una sberla sul sedere o una strizzata ai miei capezzoli, da farmi male.
Alla fine i colpi divennero veloci ma sempre profondi, un ultimo, per fermarsi dentro di me a scaricarsi; quando uscì mi diede un’altra pacca sul sedere e cedette il posto all’amico che non aspettava altro, a differenza sua entrava e poi usciva per farmi più male, immaginai, perché era proprio quello che provavo, intanto si era fatto buio, l’altro accese la luce e chiuse le persiane dall’interno in modo che da fuori no si potesse vedere dentro, io speravo solo se ne andassero presto.
Quando anche il collega fu soddisfatto mi spinsero su per le scale fino alla mia camera da letto, mmi buttarono sul letto mettendosi uno per parte dopo avermi legato le mani alla testiera d’ottone con una corda presa dalla tenda della finestra e si misero a dormire.
Passai qualche ora in pace, dolorante ma in pace, urlare per attirare l’attenzione dei vicini non era possibile, i coltelli erano sui comodini alla loro portata, uno di loro, poi, si era addormentato con una mano in mezzo alle mie cosce mentre un braccio dell’altro era sul mio collo.
Non so che ora fosse quando si svegliarono, prima uno che chiamò l’altro, mi arrivarono ancora delle sberle sul culetto e sui seni e mi slegarono, erano già di nuovo rigidi e pronti ad un altro round, uno si mise sdraiato e mi portò sopra di se facendosi cavalcare ed infilandomi il suo cazzo nella vagina, l’altro continuava ad accarezzarmi rudemente e, ad un certo punto sentii le sue mani sulle chiappe e il suo uccello forzare il mio buchino posteriore, erano tutti e due, insieme, dentro di me, quando cominciarono a muoversi mi sentivo come se mi lacerassero, non erano per nulla delicati, nonostante questo, però, il mio corpo reagiva naturalmente ed ebbi un paio di orgasmi anch’io, assolutamente non voluti ma naturali, non se ne andarono che la sera dopo, furono giorni tremendi, pensavo che dopo essersi divertiti mi avrebbero ucciso, invece mii lasciarono legata e imbavagliata sul letto, quando riuscii a liberarmi del bavaglio ed urlai la mia richiesta di aiuto che i miei vicini sentirono allertando le forze dell’ordine era ormai tardi ed erano spariti, venni portata in ospedale dove rimasi una settimana e poi tornai a casa, a tutt’oggi che è passato un anno, non sono stati catturati nonostante la descrizione accurata che ne ho dato e non nutro neppure la speranza che li trovino e continuo la mia vita normalmente, cercando di non farmi condizionare da quello che mi è successo, anche se ho cambiato casa.
Il falso buonismo di una parte politica del nostro Paese, che nasconde interessi che hanno portato all’immigrazione incontrollata, è, in buona parte, responsabile di questo ma, ognuno, quando legge una notizie del genere non pensa che potrebbe accadere a lei e, quindi, se ne dispiace per la vittima, si arrabbia, magari, ma tutto finisce lì, io, invece, che vivo da sola e studio in una grande città come Milano, cerco di prendere tutte le precauzioni possibili perché questo non mi possa accadere :
mi chiamo Giulia, ho 22 anni e studio giurisprudenza a Milano, sono una delle tante studentesse fuori sede, dalla Basilicata sono qui perché a Milano, ritengo, l’università sia meglio che a Roma, ma è solo una mia opinione, i miei genitori mi mantengono, per risparmiare e per la mia sicurezza abbiamo preso in affitto una villettina fuori Città in provincia di Lodi, quindi al mattino prendo il pullman fino in stazione, poi il treno fino a Milano e la Metro fino in università, di solito rientro al pomeriggio, mai la sera, a meno che con qualche amico non si decida di fare serata e allora qualcuno mi accompagna e poi si ferma da me, perché IO decido e voglio che si fermi per la notte, se no evito la serata. Nella borsa ho sempre lo spray al peperoncino e sul mio telefono schiacciando il tasto 1 seguito dal tasto di chiamata viene formato il 112, numero dei carabinieri.
Fatta questa premessa non voglio che la paura interferisca con la mia vita, quindi mi vesto come mi pare, i miei capelli lunghi ricci castani che tendono al rossiccio mi rendono un po’ appariscente, come il mio fisico, sono alta quasi un metro e ottanta e le mie misure non sono quelle di una modella da passerella, 90/57/88, e i miei occhi verdi fanno il resto, la mia casa è una villetta a schiera su due piani, fa parte di un complesso costituito da tredici villette, sei da un lato e sette di fronte, la mia è una di quelle centrali, ho un giardinetto davanti ed uno dietro, la separazione tra le villette è fatta con delle reti verdi e dai campi di granturco che circondano i ¾ del complesso da un muro di due metri nella parte posteriore, la mia casa ha una cucina , un bagno, il soggiorno ed un box al piano terra una cameretta, che uso come studio all’ammezzato e due camere ed un altro bagno al primo piano, ho una verandina sul davanti e anche sul giardino posteriore e ho persiane a tutte le finestre;
l’affitto è equo, soprattutto per il fatto che la casa era già arredata e, ormai, è più di un anno e mezzo che ci abito, ogni tanto mia madre, o tutti e due i miei genitori mi vengono a trovare ma si fermano solo qualche giorno, papà è molto impegnato con la sua azienda di trasporti e mamma deve badare a due miei fratelli più piccoli. L’unico problema di questo piccolo paese è che, praticamente è abitato da pendolari, il mio complesso di villette, ad esempio è pieno di persone al mattino presto ed alla sera ma durante il giorno non c’è nessuno.
Qual giorno sono arrivata a casa verso le quattro del pomeriggio, ho fatto una doccia, ho indossato un paio di pantaloncini ed una t-shirt e mi sono messa a studiare nello studio, ad un certo punto, verso le cinque sento il cane del vicino a due villette dalla mia che abbaia e non smette, allora scendo, come sempre in casa a piedi scalzi, e guardo dalla porta finestra posteriore ma non riesco a vedere niente allora apro la porta e faccio per uscire ma un uomo mi spinge all’improvviso buttandomi contro il muro e poi finisco a terra con lui sopra, vedo un altro che entra dopo di lui e ho addosso anche lui, uno mi prende per le gambe e l’altro per i capelli, lotto disperatamente, cerco di divincolarmi, vengo trascinata per capelli per terra, nel frattempo quello che mi tiene per i capelli mi strappa la t-shirt e, l’altro i pantaloncini e poi gli slip, combatto ma non c’è niente da fare, mi trovo con la pancia sul pavimento ed uno seduto sulle mie gambe che mi tiene a terra mentre l’altro in ginocchio davanti a me mi tiene per i capelli costringendomi ad alzare la testa inarcando la schiena, davanti ai miei occhi il cazzo che si era tirato fuori dai pantaloni e che cercava di spingere sulla mia bocca, girando la testa cerco di evitarlo ma mi tira i capelli, mi fa male, alla infine riesce nel suo intento di farmi aprire la bocca e ci infila l’uccello, mi tiene la testa in alto e non riesco a morderlo come vorrei, mi arrivano due sberle e poi comincia a scoparmi in bocca, intanto, l’altro si è infilato nella mia fighetta e lo imita stringendomi i seni con le mani, non capisco cosa dicono, parlano tra di loro e ridono, non sono italiani.
Quando quello nella mia vagina si sfoga è passato almeno un quarto d’ora, e mi riempie della sua sborra, l’altro allora esce dalla mia bocca e si danno il cambio, quindi sono sempre bloccata nella stessa posizione, solo che ho in bocca un uccello sporco anche dei miei umori che sono costretta a leccare, quando anche l’altro ha finito di fare i suoi comodi mi lasciano sul pavimento e si alzano, finiscono di spogliarsi e posso guardarli bene, penso siano marocchini, tunisini o algerini, o forse libici, non so, comunque la zona è quella, uno dei due mi fa veder un coltello e mi fa segno di stare zitta. Riesco a tirarmi seduta sul pavimento tenendo la schiena appoggiata al divano, continuo a guardarmi intorno alla ricerca di qualcosa che mi possa servire a difendermi ma sono troppo ordinata, nulla a portata di mano.
Uno di loro si inginocchia davanti a me con il coltello in mano mentre l’altro sento che apre il frigorifero in cucina
- Piaciuto troia? Voi infedeli vi vestite come puttane aspettando che noi vi scopiamo, non avete rispetto, volete solo il cazzo e sapete che noi siamo più forti e siamo più grossi dei vostri uomini che sono delle femminucce.
Non gli risposi continuando a guardarlo negli occhi, non volevo pensasse che avevo paura, il suo compare rientrò in sala con del pane e del formaggio ed un altro coltello in mano e si sedettero al tavolo a mangiare continuando a guardarmi, finito di mangiare uno dei due
- Vieni qui, striscia fino a qui e prendimelo in bocca, se provi a mordere ti taglio un orecchio
Mostrandomi il coltello che aveva in mano, non mi mossi allora l’altro si alzò, mi prese per i capelli e mi trascinò vicino al tavolo lasciando i miei capelli in mano all’altro che mi fece alzare così la testa
- Quando io comando tu fai capito?
E lì un altro strattone ai capelli, poi mi spinse il cazzo in bocca
- Voi cristiane siete brave a fare pompini
L’altro, intanto, mi aveva sollevato il bacino e mi allargava le chiappe, sentii che sputava e la sua salva sul sedere, poi un dito che mi penetrava nel culetto, poi un altro sputo e le dita divennero due, un terzo sputo e le due dita si spinsero più in fondo, mi faceva male ma non come qualche istante dopo che cominciò ad andare avanti e indietro con le due dita nel mio culetto, poi davvero il dolore mi percorse il corpo, aveva infilato il cazzo nel mio buchino, era fermo dentro di me, non riuscii ad urlare perché avevo l’uccello dell’altro in gola, poi cominciò a muoversi, i suoi colpi erano lunghi e profondi, dati con forza e violenza, sentivo le sue palle sbattere sulle mie chiappe, io non avevo quasi mai fatto sesso anale e mi sentivo spaccare dentro, ad ogni colpo faceva un verso come di sforzo, ogni tanto una sberla sul sedere o una strizzata ai miei capezzoli, da farmi male.
Alla fine i colpi divennero veloci ma sempre profondi, un ultimo, per fermarsi dentro di me a scaricarsi; quando uscì mi diede un’altra pacca sul sedere e cedette il posto all’amico che non aspettava altro, a differenza sua entrava e poi usciva per farmi più male, immaginai, perché era proprio quello che provavo, intanto si era fatto buio, l’altro accese la luce e chiuse le persiane dall’interno in modo che da fuori no si potesse vedere dentro, io speravo solo se ne andassero presto.
Quando anche il collega fu soddisfatto mi spinsero su per le scale fino alla mia camera da letto, mmi buttarono sul letto mettendosi uno per parte dopo avermi legato le mani alla testiera d’ottone con una corda presa dalla tenda della finestra e si misero a dormire.
Passai qualche ora in pace, dolorante ma in pace, urlare per attirare l’attenzione dei vicini non era possibile, i coltelli erano sui comodini alla loro portata, uno di loro, poi, si era addormentato con una mano in mezzo alle mie cosce mentre un braccio dell’altro era sul mio collo.
Non so che ora fosse quando si svegliarono, prima uno che chiamò l’altro, mi arrivarono ancora delle sberle sul culetto e sui seni e mi slegarono, erano già di nuovo rigidi e pronti ad un altro round, uno si mise sdraiato e mi portò sopra di se facendosi cavalcare ed infilandomi il suo cazzo nella vagina, l’altro continuava ad accarezzarmi rudemente e, ad un certo punto sentii le sue mani sulle chiappe e il suo uccello forzare il mio buchino posteriore, erano tutti e due, insieme, dentro di me, quando cominciarono a muoversi mi sentivo come se mi lacerassero, non erano per nulla delicati, nonostante questo, però, il mio corpo reagiva naturalmente ed ebbi un paio di orgasmi anch’io, assolutamente non voluti ma naturali, non se ne andarono che la sera dopo, furono giorni tremendi, pensavo che dopo essersi divertiti mi avrebbero ucciso, invece mii lasciarono legata e imbavagliata sul letto, quando riuscii a liberarmi del bavaglio ed urlai la mia richiesta di aiuto che i miei vicini sentirono allertando le forze dell’ordine era ormai tardi ed erano spariti, venni portata in ospedale dove rimasi una settimana e poi tornai a casa, a tutt’oggi che è passato un anno, non sono stati catturati nonostante la descrizione accurata che ne ho dato e non nutro neppure la speranza che li trovino e continuo la mia vita normalmente, cercando di non farmi condizionare da quello che mi è successo, anche se ho cambiato casa.
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