Gli studenti di Beatrice
di
Sara1994
genere
etero
Mi chiamo Beatrice, ho 33 anni e insegno matematica in istituto per geometri agli allievi del primo e secondo anno, sono, decisamente, severa perché mi trovo spesso con allievi ai quali la scuola media non ha dato le basi necessarie per affrontare studi superiori e, quindi, spingo i miei allievi quasi al limite, proprio per fornirgli gli strumenti di cui avranno bisogno in seguito, ho sempre voluto insegnare, con pochi mezzi mi sono dovuta sacrificare lavorando mentre facevo l’università per mantenermi agli studi, il mio aspetto, per fortuna, mi ha aiutato e, quindi ho fatto qualche lavoro anche come modella, più che altro qualche servizio fotografico, niente nudo, per carità, solo ammiccato, del resto sono alta un metro e settantasei e le mie misure sono 90/56/87 sono bionda con i capelli molto lunghi e ho gli occhi verdi, anche se devo ammettere i fotografi non guardavano tanto i miei occhi, comunque sono riuscita nel mio intento ed ho, inoltre, vinto il concorso ed ottenuto il posto che occupavo.
Lo scorso anno ho ricevuto da un istituto privato dove, ogni tanto andavo a fare qualche supplenza per integrare il mio non lautissimo stipendio, per fare da tutor ad alcuni studenti nel periodo precedente la maturità, la scuola ci teneva che i propri studenti superassero gli esami per una questione di prestigio, poter dire che avevano il 100% di successi voleva dire molto per loro, quindi mi proposero un mese di lavoro al pomeriggio per aiutare quel gruppo di studenti che, ritenevano meno preparati, a mettersi alla pari degli altri.
I genitori dei ragazzi avevano accettato di pagare un piccolo supplemento, per quel mese di lezioni pomeridiane in più e la scuola, normalmente chiusa al pomeriggio, i diede accesso alle aule fornendomi una chiave per entrare con la raccomandazione del preside di chiudere bene quando ce ne fossimo andati, dovevamo fare quattro ore di lezione al giorno, compreso il sabato che era l’unico giorno in cui sarei dovuta entrare ed uscire usando la chiave che mi avevano dato perché non ci sarebbe stato personale.
La mia classe, come scoprii il primo giorno, era composta solo da tre allievi, valutai tra i 18 e i 19 anni, trattandosi dell’ultimo anno, avevo delle schede di valutazione che i loro insegnanti avevano preparato e la situazione non mi sembrò così compromessa come il preside mi aveva fatto credere, almeno fio a quando arrivai alle schede di valutazione dell’insegnante di matematica e mi resi conto del problema, del resto si parlava dell’ultimo anno del liceo scientifico, quindi si parlava di funzioni derivate, integrali, geometria ecc.
Decisi di cominciare con degli esercizi di esame degli anni precedenti svolgendoli io alla lavagna con le loro indicazioni per la soluzione, i tre ragazzi mi sembravano attenti, ma in effetti con qualche lacuna, ci vollero due settimane perché il loro lavoro cominciasse ad essere soddisfacente, facevamo 50 minuti di lezione con pause di 10 minuti, questo alleggeriva la tensione, anche se era vietato fumare approfittavano, sicuramente, andando in bagno, perché vidi che tutti avevano le sigarette, il sabato, aprendo le finestre gli consentii di farlo in classe,.
Era estate e faceva caldo, quindi il loro e, devo dire, anche il mio abbigliamento era decisamente casual ma nulla di sconveniente, forse la gonna un po’ più corta ma niente di più; accadde tutto il secondo sabato, trovai sulla cattedra alcune foto tratte da un calendario che avevo fatto in gioventù, nonostante la differenza d’età ero riconoscibilissima, mi sedetti e mi rivolsi al gruppetto indicando il calendario
- E questa che novità sarebbe?
- Volevamo dirle, professoressa, con tutto il rispetto, che apprezziamo molto le sue qualità e non solo come insegnante
Pure ironici gli sbarbati, decisi di rispondere con la stessa ironia togliendo gli occhiali
- Vi ringrazio ma, con tutto il rispetto, siamo qui per lavorare, non per guardare delle foto mie fatte un secolo di anni fa che mi hanno permesso di mantenermi all’università
- Però, professoressa, rende la cosa più interessante e…..piacevole
Chiusi l’argomento e incominciai la lezione, durante la prima pausa, mentre si fumavano la loro sigaretta uno mi disse
- Però sta bene anche con gli occhiali
- Grazie, ma li ho sempre portati solo che me li facevano togliere per le foto
Avrei dovuto aspettarmelo il commento successivo
- E non solo quelli
- Pausa finita, ricominciamo
La giornata alla fine passò senza ulteriori problemi o commenti, durante la settimana successiva non fecero alcun apprezzamento, tutto si svolse come al solito anche se quando mi voltavo verso di loro per avere l’input alla soluzione dell’esercizio, spesso li beccavo a farsi smorfie e sorrisini tra di loro.
In quel periodo, devo ammettere, ero abbastanza sensibile perché il mio fidanzato mi aveva lasciato qualche mese prima ed io non avevo ancora metabolizzato la cosa, la sera mii trovavo da sola in una casa vuota, a volte non mangiavo neppure, mi passava la voglia e magari passavo la serata a guardare sul tablet le nostre foto insieme cercando di spiegarmi il motivo del suo abbandono e, devo ammettere che, spesso, quando ero a letto mi auto gratificavo pensando a lui, poi il venerdì sera ricevetti una telefonata da una mia amica che mi raccontò di aver visto il mio ex in un locale della città frequentato, per lo più da single che, però era con un ragazzo in atteggiamento sicuramente romantico scambiandosi effusioni, così scoprì che non c’era un’altra ma un altro, in due anni non mi ero accorta che fosse gay e forse neanche lui e questo rendersene conto, probabilmente, era il motivo del suo abbandono, avevo due bottiglie di Arneis piemontese in frigorifero e quando andai a letto erano finite.
Il mattino, ancora un po’ intontita, mi preparai e andai a scuola, on pensavo più al comportamento dei miei ragazzi del sabato precedente, avevo altri pensieri, misi una gonna a pieghe decisamente corta ed una camicetta senza maniche, sotto un reggiseno a balconcino bianco ed un perizoma con sopra un paio di minislip, però misi le mie adidas bianche che erano molto comode, sembravo quasi anch’io una studentessa, arrivata in classe vidi che i ragazzi avevano tirato le tende delle finestre per ripararsi dal sole che, però, avevano spalancato, l’ambiente era abbastanza fresco, appoggiai la borsa sulla cattedra e mi girai verso i ragazzi che mi diedero il buongiorno, poi mentre due di loro stavano tirando fuori dallo zainetto i libri, il terzo si alzò e venne verso di me, io ero in piedi davanti alla cattedra, mi si avvicinò costringendomi ad arretrare era più alto di me, con un fisico da sportivo e mi sussurrò venendomi quasi addosso
- Bea non resisto più
E mi mise una mano su un seno e la bocca sulla mia, non so cosa mi prese ma socchiusi le labbra e riposi al bacio, con il senno di poi, mi resi conto che era tutto preorganizzato ma, al momento mi sentivo stordita e volevo solo continuare quel bacio e quel contatto, le sue mani mi stringevano accarezzandomi nel frattempo, non parlò più, mi prese il polso e condusse la mia mano sulla cerniera dei suoi pantaloni che era già aperta mentre un’altra si insinuava sotto la mia gonna, non pensavo al fatto che ci fossero gli altri due, solo a tirare fuori dai pantaloni quell’uccello che sentivo già rigido e pulsante sotto la mia mano, lo feci accarezzandolo e mi inginocchiai per prenderlo in bocca con la sua mano sulla mia testa , non mi rendevo conto che le mani sul mio corpo non erano più due ma sei, mi ritrovai nuda, sulla cattedra con il primo ragazzo tra le me gambe che mi baciava e, intanto, mi penetrava per cominciare a scoparmi, poi le sue labbra vennero sostituite da due cazzi che strofinavano sulla mia bocca, ero come invasata, il mio desiderio a lungo represso stava avendo il sopravvento, la cattedra era il nostro talamo, venni scopata a dovere da quei tre cazzi giovani e vigorosi, anche il mio culetto ricevette la loro visita e poi usarono il mio corpo tutti e tre insieme alternandosi, ero squassata dagli orgasmi e piena della loro sborra calda, alla fine della giornata mi lasciarono così con il viso e gli occhiali sporchi del loro seme, raccolsi le mie cose, mi diedi una ripulita, mi rivestii e con la mia smart tornai a casa, distrutta ma sazia.
L’ultima settimana si svolse come se nulla fosse successo, il sabato il preside venne ad assistere all’ultima lezione, mi ringraziò e riprese le chiavi, io invitai i ragazzi a casa per festeggiare e andammo avanti tutta la notte, avevo completamente dimenticato il mio ex e mi sentivo decisamente meglio anche se poi ci furono delle conseguenze che vi racconterò un’altra volta.
Lo scorso anno ho ricevuto da un istituto privato dove, ogni tanto andavo a fare qualche supplenza per integrare il mio non lautissimo stipendio, per fare da tutor ad alcuni studenti nel periodo precedente la maturità, la scuola ci teneva che i propri studenti superassero gli esami per una questione di prestigio, poter dire che avevano il 100% di successi voleva dire molto per loro, quindi mi proposero un mese di lavoro al pomeriggio per aiutare quel gruppo di studenti che, ritenevano meno preparati, a mettersi alla pari degli altri.
I genitori dei ragazzi avevano accettato di pagare un piccolo supplemento, per quel mese di lezioni pomeridiane in più e la scuola, normalmente chiusa al pomeriggio, i diede accesso alle aule fornendomi una chiave per entrare con la raccomandazione del preside di chiudere bene quando ce ne fossimo andati, dovevamo fare quattro ore di lezione al giorno, compreso il sabato che era l’unico giorno in cui sarei dovuta entrare ed uscire usando la chiave che mi avevano dato perché non ci sarebbe stato personale.
La mia classe, come scoprii il primo giorno, era composta solo da tre allievi, valutai tra i 18 e i 19 anni, trattandosi dell’ultimo anno, avevo delle schede di valutazione che i loro insegnanti avevano preparato e la situazione non mi sembrò così compromessa come il preside mi aveva fatto credere, almeno fio a quando arrivai alle schede di valutazione dell’insegnante di matematica e mi resi conto del problema, del resto si parlava dell’ultimo anno del liceo scientifico, quindi si parlava di funzioni derivate, integrali, geometria ecc.
Decisi di cominciare con degli esercizi di esame degli anni precedenti svolgendoli io alla lavagna con le loro indicazioni per la soluzione, i tre ragazzi mi sembravano attenti, ma in effetti con qualche lacuna, ci vollero due settimane perché il loro lavoro cominciasse ad essere soddisfacente, facevamo 50 minuti di lezione con pause di 10 minuti, questo alleggeriva la tensione, anche se era vietato fumare approfittavano, sicuramente, andando in bagno, perché vidi che tutti avevano le sigarette, il sabato, aprendo le finestre gli consentii di farlo in classe,.
Era estate e faceva caldo, quindi il loro e, devo dire, anche il mio abbigliamento era decisamente casual ma nulla di sconveniente, forse la gonna un po’ più corta ma niente di più; accadde tutto il secondo sabato, trovai sulla cattedra alcune foto tratte da un calendario che avevo fatto in gioventù, nonostante la differenza d’età ero riconoscibilissima, mi sedetti e mi rivolsi al gruppetto indicando il calendario
- E questa che novità sarebbe?
- Volevamo dirle, professoressa, con tutto il rispetto, che apprezziamo molto le sue qualità e non solo come insegnante
Pure ironici gli sbarbati, decisi di rispondere con la stessa ironia togliendo gli occhiali
- Vi ringrazio ma, con tutto il rispetto, siamo qui per lavorare, non per guardare delle foto mie fatte un secolo di anni fa che mi hanno permesso di mantenermi all’università
- Però, professoressa, rende la cosa più interessante e…..piacevole
Chiusi l’argomento e incominciai la lezione, durante la prima pausa, mentre si fumavano la loro sigaretta uno mi disse
- Però sta bene anche con gli occhiali
- Grazie, ma li ho sempre portati solo che me li facevano togliere per le foto
Avrei dovuto aspettarmelo il commento successivo
- E non solo quelli
- Pausa finita, ricominciamo
La giornata alla fine passò senza ulteriori problemi o commenti, durante la settimana successiva non fecero alcun apprezzamento, tutto si svolse come al solito anche se quando mi voltavo verso di loro per avere l’input alla soluzione dell’esercizio, spesso li beccavo a farsi smorfie e sorrisini tra di loro.
In quel periodo, devo ammettere, ero abbastanza sensibile perché il mio fidanzato mi aveva lasciato qualche mese prima ed io non avevo ancora metabolizzato la cosa, la sera mii trovavo da sola in una casa vuota, a volte non mangiavo neppure, mi passava la voglia e magari passavo la serata a guardare sul tablet le nostre foto insieme cercando di spiegarmi il motivo del suo abbandono e, devo ammettere che, spesso, quando ero a letto mi auto gratificavo pensando a lui, poi il venerdì sera ricevetti una telefonata da una mia amica che mi raccontò di aver visto il mio ex in un locale della città frequentato, per lo più da single che, però era con un ragazzo in atteggiamento sicuramente romantico scambiandosi effusioni, così scoprì che non c’era un’altra ma un altro, in due anni non mi ero accorta che fosse gay e forse neanche lui e questo rendersene conto, probabilmente, era il motivo del suo abbandono, avevo due bottiglie di Arneis piemontese in frigorifero e quando andai a letto erano finite.
Il mattino, ancora un po’ intontita, mi preparai e andai a scuola, on pensavo più al comportamento dei miei ragazzi del sabato precedente, avevo altri pensieri, misi una gonna a pieghe decisamente corta ed una camicetta senza maniche, sotto un reggiseno a balconcino bianco ed un perizoma con sopra un paio di minislip, però misi le mie adidas bianche che erano molto comode, sembravo quasi anch’io una studentessa, arrivata in classe vidi che i ragazzi avevano tirato le tende delle finestre per ripararsi dal sole che, però, avevano spalancato, l’ambiente era abbastanza fresco, appoggiai la borsa sulla cattedra e mi girai verso i ragazzi che mi diedero il buongiorno, poi mentre due di loro stavano tirando fuori dallo zainetto i libri, il terzo si alzò e venne verso di me, io ero in piedi davanti alla cattedra, mi si avvicinò costringendomi ad arretrare era più alto di me, con un fisico da sportivo e mi sussurrò venendomi quasi addosso
- Bea non resisto più
E mi mise una mano su un seno e la bocca sulla mia, non so cosa mi prese ma socchiusi le labbra e riposi al bacio, con il senno di poi, mi resi conto che era tutto preorganizzato ma, al momento mi sentivo stordita e volevo solo continuare quel bacio e quel contatto, le sue mani mi stringevano accarezzandomi nel frattempo, non parlò più, mi prese il polso e condusse la mia mano sulla cerniera dei suoi pantaloni che era già aperta mentre un’altra si insinuava sotto la mia gonna, non pensavo al fatto che ci fossero gli altri due, solo a tirare fuori dai pantaloni quell’uccello che sentivo già rigido e pulsante sotto la mia mano, lo feci accarezzandolo e mi inginocchiai per prenderlo in bocca con la sua mano sulla mia testa , non mi rendevo conto che le mani sul mio corpo non erano più due ma sei, mi ritrovai nuda, sulla cattedra con il primo ragazzo tra le me gambe che mi baciava e, intanto, mi penetrava per cominciare a scoparmi, poi le sue labbra vennero sostituite da due cazzi che strofinavano sulla mia bocca, ero come invasata, il mio desiderio a lungo represso stava avendo il sopravvento, la cattedra era il nostro talamo, venni scopata a dovere da quei tre cazzi giovani e vigorosi, anche il mio culetto ricevette la loro visita e poi usarono il mio corpo tutti e tre insieme alternandosi, ero squassata dagli orgasmi e piena della loro sborra calda, alla fine della giornata mi lasciarono così con il viso e gli occhiali sporchi del loro seme, raccolsi le mie cose, mi diedi una ripulita, mi rivestii e con la mia smart tornai a casa, distrutta ma sazia.
L’ultima settimana si svolse come se nulla fosse successo, il sabato il preside venne ad assistere all’ultima lezione, mi ringraziò e riprese le chiavi, io invitai i ragazzi a casa per festeggiare e andammo avanti tutta la notte, avevo completamente dimenticato il mio ex e mi sentivo decisamente meglio anche se poi ci furono delle conseguenze che vi racconterò un’altra volta.
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