Sofia insaziabile

di
genere
trio

I personaggi:

Sofia, poco meno di 30 e una bellezza che fa male. Mora, con i capelli che sembrano neri come il caffè, quello nero nero, non è altissima, ma ogni centimetro è un capolavoro. Il suo corpo è come una poesia di Rainer Maria Rilke: curve perfette, vita sottile, e gambe che sembrano fatte per ballare. Entra in una stanza e, tac, il mondo si ferma. È un misto di sicurezza e fragilità, come un gioiello in una teca: da ammirare, ma anche da proteggere. Insomma, una meraviglia che fa girare le teste.
In questo racconto indossa una gonna corta di Zara, che abbraccia le curve senza sforzo, abbinata a una t-shirt bianca di COS, semplice ma elegante. Ai piedi, scarpe da ginnastica bianche Adidas, comode e trendy. Completa il look con un giubbotto in denim Levi’s. I capelli legati in una coda di cavallo disinvolta, e un paio di occhiali da sole Ray-Ban per dare quel tocco di mistero. Pronta per le corsie di un supermercato, ma con stile!

Leonardo, poco più di 30 anni, è uno di quelli che sembra uscito da una rivista di fitness, ma senza il ritocco di Photoshop. Ha un corpo palestrato, muscoli che parlano da soli - almeno così dice Sofia che li ha visti tutti - e si mettono in mostra come se avessero un ego tutto loro. È alto, ma non troppo, il che lo rende ancora più affascinante (?). Le spalle sono larghe e il petto un tributo alla palestra, la Millenium Sport&Fitness di via dei Caduti, più di 1000 euro di tessera all’anno, i bicipiti, ben definiti, si muovono sotto la pelle, con vita propria, le gambe sono così toniche che sembrano fatte per correre, saltare e conquistare. I capelli, scuri e corti. Peccato la pelle segnata, soprattutto sul viso, da quel maledetto acne che gli rovinò l’adolescenza.
Indossa una t-shirt aderente Nike, che esalta il suo fisico muscoloso, e un paio di pantaloni cargo in cotone H&M, comodi ma stilosi. Ai piedi, un paio di sneaker New Balance, perfette per camminare senza rinunciare al comfort. Completano il look un orologio sportivo Casio e una giacca leggera Adidas a portata di mano nel caso il tempo decida di fare i capricci. Pronto per conquistare il mondo, o almeno il supermercato del quartiere,

Francesco ha circa 45 anni, ma potresti giurare che ne abbia dieci di meno, e non è solo merito della genetica. È uno di quelli che sa come vestirsi, sempre con un tocco di classe. I capelli, brizzolati al punto giusto, gli danno un’aria di sofisticata nonchalance. Ha una corporatura snella, ma muscolosa, il tipo che sembra uscire da un film in bianco e nero, un Marcello Mastroianni, nei panni del felliniano giornalista Marcello Rubini, per non scomodare il grande Humprey in Casabalanca.
Oggi indossa un blazer di Massimo Dutti, perfettamente tagliato, sopra una camicia di Ralph Lauren che riesce a rendere chic anche una semplice passeggiata. I pantaloni, slim fit Paul Smith, si abbinano a delle scarpe di cuoio lucido Tod's che brillano come se fossero appena usciti da una pubblicità. E non dimentichiamo l'orologio: un Tag Heuer, che non solo segna il tempo, ma anche lo stile. Francesco è il tipo che entra in una stanza e, tac, il clima cambia, come se avesse portato con sé un po' di sole.


Prequel

1a. S e L vanno al supermercato del quartiere a fare la spesa,
1b. Mentre S continua la spesa, L va a prendere il bigliettino per la coda alla gastronomia, è il numero 15, sul tabellone c’è segnato il numero 12, si mette in coda e dopo qualche minuto compera delle olive ascolane alla salsiccia sbriciolata e cotta, oltre alle verdure pastellate, di cui S è golosa.
1c. L ri-incontra la sua ragazza al reparto dei vini dove sta parlando con F.
2a. S presenta F a L.
2a(1) F è stato suo insegnante a un corso di storia dell’arte organizzato dalla nona circoscrizione, 4 lezioni di due ore a 30 euro per i residenti e 35 euro per in non residenti, quando ancora a Brescia c’erano le circoscrizioni, quindi prima che Corsini le sopprimesse, frequentato da S quando in una gita all’Accademia di Venezia rimase completamente sopraffatta dalla bellezza dai dipinti del Tiepolo esposti nella Sala 6.
2a(1.1) Citare la sindrome di Stendhal: euforia, vertigini, palpitazioni.
2b. S e L e F conversano amabilmente di vini, L dice a S una frase del genere: “Stasera non ho voglia di cucinare, che ne dici di accompagnare le olive ascolane e le verdure pastella con un take-away?”, oppure: “Pensi che serva ancora qualcosa per il nostro take-away?”, oppure semplicemente: “Take.away, amore?”, che se non si fosse ancora capito “take-away” è la loro parola in codice per rimorchiare qualcuno.
2c. S comincia a flirtare con F come solo lei sa fare, e figurati se l’uomo medio può resistere al suo fascino da troia/bambina.
2c(1) S non ne sa molto di vini, le piace di più la birra, la Guinness soprattutto, da quella sera che al The Algiers Inn, a Baltimore, famosa per il “sacco di Baltimore” del 1631, quando i pirati nordafricani presero d'assalto il villaggio, portando via molti degli abitanti come prigionieri, nella contea di Cork, quella sera, dicevamo, si prese una cotta per Finn o Sean o Liam o come cazzo si chiamava quel bel maschione che l'aveva girata e rigirata come una bambola di pezza, con un cazzo E-N-O-R-M-E, ma bando alle malinconie, il racconto deve continuare.
3. Per farla breve S (soprattutto) e L rimorchiano F e se lo portano a casa.


E finalmente si scopa

Nel soggiorno, Sofia si sedette al centro del divano, e gli uomini le si unirono. Lei prese un sorso di vino, posandolo poi sul tavolo, e si voltò verso Francesco, catturando le sue labbra in un bacio torpido, che fece tremare leggermente l’uomo. La sua mano si insinuò sotto l'orlo della gonna di lei, e Leonardo, seduto accanto, osservò con sguardo partecipe.
“Penso che sia ora di andare in un posto più comodo,” disse la ragazza interrompendo il bacio e sorridendo a entrambi.
Leonardo li condusse al piano di sopra, nella camera da letto in penombra. Sofia lo seguì, prese per mano Francesco e appena entrata gli si mise di fronte, gli slacciò i pantaloni, con lentezza, abbassandoli fino a scoprire la sua eccitazione, il cazzo che svettava di desiderio tra le sue mani, deciso, la pelle tesa, venata, pulsante sotto le dita, calda, quasi febbrile. Il glande, scuro e lucido, diffuse un odore muschiato, denso, Odore di maschio.

Sofia gli lanciò uno sguardo malizioso, mentre Leonardo si avvicinava da dietro, scivolando le mani lungo le gambe di lei e sfilandole le mutandine.
La ragazza si spogliò completamente nuda, si sedette sul letto, guardandoli con uno sguardo pieno di aspettativa.
“Ora voi,” disse, invitandoli a spogliarsi, gli occhi brillanti di desiderio.
I due uomini si sfilarono i vestiti senza fretta, lasciando cadere ogni capo con cura, come se volessero prolungare quel momento, che come diceva quel tale l’attesa del piacere è piacere stesso. Sofia li osservava, le labbra leggermente socchiuse, mentre si sdraiava sul letto, ogni nervo del suo corpo in attesa del contatto. Leonardo si posizionò alla sua destra e Francesco alla sua sinistra, i loro corpi ormai completamente esposti alla luce soffusa della stanza.
Lei allungò le mani, stringendo entrambi gli uccelli, e iniziò a masturbarli con movimenti delicati e sincronizzati. Gli occhi di Sofia passavano dall’uno all’altro. Sentiva il respiro di entrambi farsi più profondo e irregolare mentre le loro bocche scendevano sul suo corpo, iniziando dai baci che le posarono sulle labbra, poi sul collo, per poi scivolare verso il suo petto e i suoi seni, dove si fermarono a lungo, assaporandola con tocchi gentili.
Lei teneva ancora le gambe unite, godendosi l’attesa e la tensione che cresceva, finché non sentì che le mani di entrambi scivolarono sul suo corpo, esplorando ogni angolo.
Notò che le mani dei due uomini, giusto in prossimità dell’interno coscia, si erano incontrate, fermandosi in una pausa sospesa.
Francesco guardò Leonardo, indeciso ma incuriosito, e sussurrò, quasi timido, “Non ho mai… toccato il cazzo di nessun uomo, se non il mio.”
Si fermò un istante, gli occhi bassi.
“Posso…?” disse infine, puntando lo sguardo sull’erezione di Leonardo, con un’espressione mista di eccitazione e imbarazzo.
Leonardo annuì con un sorriso e si inginocchiò, avvicinandosi a Francesco. Anche Francesco si inginocchiò e, con le mani che tremavano leggermente, allungò le dita verso Leonardo, iniziando a masturbarlo con movimenti languidi, ipnotizzato da quella cappella che spariva e ricompariva dal suo pugno. Leonardo gli restituì il tocco, e presto i due uomini si ritrovarono ad spugnettarsi da soli, sotto lo sguardo incantato di Sofia, perplessa ma eccitata dal vedere il suo ragazzo fare una cosa del genere.
Osservò ogni dettaglio, il modo in cui le loro mani si muovevano, come si studiavano a vicenda con un misto di curiosità e desiderio. Vederli così vicini, mentre si esploravano, la mandò in visibilio; mentre li guardava perdersi l’uno nell’altro, senza accorgersene, si sgrillettò, alternando lo strofinamento della clito a due dita nella passera ormai bagnata.

Leonardo si spostò leggermente indietro e, con un sguardo di sfida e complicità rivolto a Sofia, si chinò su Francesco, prendendolo in bocca. Francesco si irrigidì per un istante, sorpreso, ma poi chiuse gli occhi, lasciando che il piacere lo attraversasse. Leonardo, concentrato, lo succhiò e lo menò al ritmo dei respiri affannosi che sentiva provenire da Sofia.
Quando si rese conto che l’uomo era prossimo al climax, Leo si fermò, si sollevò, passando una mano sulla spalla dello spompinato.
“Meglio che lo conservi… per dopo, amico” disse il ragazzo a mezza voce, guardando Sofia con uno sguardo complice. Francesco annuì, arrossendo appena.
Tornando al centro del letto, i due uomini si riavvicinarono a Sofia, che li attendeva, eccitata da tutto ciò che aveva appena visto. Il suo fidanzato le prese il viso tra le mani, limonandola a fondo, mescolando le loro salive col sapore del cazzo appena ciucciato, mentre Leonardo scendeva con la lingua lungo il suo corpo, tracciando ogni linea, ogni curva, fino a posarla sulle sue cosce.

Osservare i due uomini mentre giocavano insieme aveva sciolto le ultime barriere di Sofia. Le sue cosce si erano dischiuse, rivelando la sua eccitazione palese, invocante. Leonardo fu il primo a muovere la mano, avanzando con delicatezza ma senza esitare; sfiorò la sua fica, sentendo lo sfaccime della fregna che lo accolse subito. Lasciò scorrere il dito dalla sua entrata fino alla clitoride, trovandola gonfia e sensibilissima. Iniziò allora quei piccoli movimenti circolari che sapeva, ormai, avrebbero mandato Sofia fuori controllo.
Anche Francesco, con una sicurezza mai vista, raggiunse quella vulva accogliente con la mano, facendo scivolare un dito appena dentro di lei, accarezzandole le mucose interne dell’orifizio vaginale, facendola sussultare. Sondò sempre più in profondità, fino a trovare quel punto appena percettibile, meno liscio, nascosto dietro l’osso pubico, che pareva fosse fatto apposta per darle piacere. Le sue dita, esperte e decise, iniziarono a massaggiare dolcemente il punto G, mentre Sofia si abbandonava alla goduria crescente, gemendo e sospirando.
“Oh, non fermatevi… continuate così,” ansimò, la voce spezzata dall’intensità del momento, gli occhi chiusi, persa in quelle sensazioni travolgenti.
I due uomini, attenti e silenziosi, non avevano certo intenzione di interrompere l’esplorazione, ciascuno dedicandosi al proprio compito come in una danza coordinata. E lei continuava a squittire, i suoni del suo piacere riempirono la stanza mentre il suo corpo rispondeva muovendosi, i fianchi che si sollevavano e ricadevano, quasi a voler seguire il ritmo delle loro mani.
La tensione crebbe in lei come un’onda impossibile da trattenere. Con un grido soffocato, si abbandonò all’orgasmo, il corpo che si inarcò e tremò, il respiro spezzato, l’ondata di piacere l’avvolse completamente.
Leonardo e Francesco rallentarono le carezze, lasciandola crollare tra di loro, continuando però ad accarezzarle dolcemente il corpo per accompagnarla nella discesa. Rimasero così, in un silenzio carico e soddisfatto, fino a quando lei aprì gli occhi, sorridendo, e li baciò entrambi, prima il suo ragazzo, poi l’altro.

Gli uomini erano ancora visibilmente eccitati, i loro corpi tesi e pronti. Sofia fece scivolare le mani sui loro cazzi, li afferrò e li strinse.
“Sdraiati sulla schiena,” disse a Francesco.
L’uomo si posizionò al centro del letto e si sdraiò col cuscino sotto la testa, lei gli saliva sopra, la sua pelle ancora calda e tremante. Leonardo, seduto accanto, la osservava rapito; poteva vedere l’umidità che le scivolava lungo l’interno della coscia, segno di quanto fosse pronta, di quanto desiderasse quel contatto. Sofia afferrò l’uccello di Francesco, sentendone la durezza pulsante, e se lo infilò dentro, gemendo piano mentre l’asta scompariva nella sua intimità.
Leonardo la guardò come uno che vede un incidente in autostrada e si ferma a guardare, senza riuscire a staccare gli occhi, preso da una specie di stupore. Sofia sopra Francesco si divertì come da bambina sulle montagne russe di Gardaland, lo cavalcò con quell’aria da padrona. I movimenti prima lenti, scattavano in accelerazioni improvvise, un po' come quando prendi un dosso senza accorgertene. E lui, Francesco, lì sotto, a bocca aperta, sommerso, praticamente annegato nello sciaff sciaff del culetto che sbatteva sul pube insozzato dai succhi vaginali. Era una scena celestiale, altro che il Tiepolo! Se la perfezione è solo di Dio, i corpi di un uomo e una donna che si accoppiano ci va molto vicino.

“Hai perso la lingua, professore?” disse la ragazza a Francesco.
"Non mi aspettavo che fossi così… intensa, Sofia."
"Penso che tu non abbia ancora visto niente…"
Nel frattempo, Leonardo si avvicinò e le sussurrò all'orecchio: "Posso aiutarti?"
Sofia gli lanciò un’occhiata giocosa e annuì, appoggiandosi indietro contro di lui. Leonardo le baciò la spalla, scendendo lungo la schiena mentre una delle sue mani si spostava tra le gambe di lei, raggiungendo la clitoride congestionata e strofinandola ruvidamente. Il suo tocco preciso e familiare la fece sussultare, facendole gemere più forte.
Francesco ansimò, guardando Leonardo, e disse, "Sembra che tu conosca esattamente come darle piacere."
Leonardo sorrise, continuando a toccarla, e rispose, "Beh, l’ho studiata abbastanza da sapere cosa le piace."

Sofia sentì l’intensità aumentare dentro di lei, travolgente e sempre più vicina al culmine.
"Oh, sii, siii, continuate così, vi prego, non fermatevi…" disse con un tono che suonava quasi disperato, stringendosi attorno a Francesco mentre la mano del suo ragazzo, allungata tra le due pance cercava il grilletto della fidanzata.
I tre rimasero immersi in quella sinfonia di piacere, i loro corpi coordinati come strumenti in un accordo perfetto, suonarono come fossero un solo respiro. La mano di Leo, la fica di Sofi e il cazzo di Fra: ogni strumento si fuse, scomparve, riapparve in un crescendo che sembrò toccare l’eterno.

L’uomo sotto Sofia venne rapidamente. La ragazza sentì il calore del suo sperma diffondersi dentro di lei mentre lui grugniva e si esauriva. Rimase su di lui per un po' mentre lui si placava. Poi, mentre smontava, Leonardo vide lo sperma gocciolare dalle sue labbra vaginali sul ventre di Francesco. Il ragazzo si spostò sul lato del letto e Sofia si girò a quattro zampe nel mezzo. Leonardo si spostò dietro di lei, tra le sue gambe e posizionò la cappella del suo cazzo rigido all'ingresso.
Poteva vedere i fluidi combinati di Francesco e sua moglie uscirle e scendere lungo l'interno di entrambe le cosce. Tremava di lussuria. La penetrò rapidamente e sborrò in pochi secondi. La ragazza sentì di nuovo il calore diffondersi dentro di lei mentre il suo fidanzato le zampillava dentro.
“Che cazzo, Leo! Non potevi durare un po’ di più?”
Guardò Francesco che era ancora eretto.
"Ancora", fu tutto ciò che disse.

Leonardo si ritirò e si allontanò, Francesco si spostò nella posizione lasciata libera e la scopò di nuovo, questa volta alla pecorina, stringendole i fianchi morbidi e stretti e pompando con un’enfasi che non credeva di avere. Questa volta durò più a lungo.
Leonardo si spostò davanti alla sua ragazza in modo da riuscire a baciarla, in modo da poter sentire ogni spinta, mentre sua moglie gemeva, finché non sentì Francesco venire di nuovo. Francesco si ritirò e Sofia rotolò sulla schiena.
Guardò negli occhi Leonardo.
Alla troia tre carichi non bastavano: "Fottimi ancora", disse.
Il fidanzato, che non voleva sfigurare con l’uomo di almeno 10 anni più vecchio di lui, si mosse tra le cosce di Sofia, ma nonostante la visione oscena del flusso di fluido che usciva da lei non riuscì a farselo rizzare di nuovo.
Era lì, nudo, sudato, con Sofia che lo guardava, e niente, proprio niente. Il suo corpo non rispondeva, quasi a fargli dispetto, mentre lei, sdraiata sul letto, si mordeva il labbro, in un misto di desiderio e frustrazione.
“Daiii, amore, chiavami, ti prego!”
Lui si sentiva come un’auto in panne nel bel mezzo di una gara. Si girò verso Francesco, che se ne stava seduto a guardare chiedendosi che razza di troia era quella ragazza che non riusciva a farsi soddisfare da due maschi come loro.
"Prendi quel coso di Sofia, dal comodino," gli disse Leonardo.
Francesco aprì il cassetto e ne estrasse un vibratore lucido, viola, che sembrava una scultura moderna. Lui glielo passò, Leonardo lo accese e lo ficcò nella fica della fidanzata che ricominciò a guaire e a muoversi soddisfatta.
Sembrava finalmente in estasi, smise di pensare, abbandonata completamente a quelle vibrazioni, e il suo respiro cominciò ad accelerare, i gemiti a farsi più profondi, fino a un crescendo che esplose in un urlo soffocato, mentre lei si aggrappava alle lenzuola, esausta.
Alla fine, Leonardo restò lì, a guardarla, stremato, ma con un sorriso soddisfatto, un po' come un meccanico che ha trovato l’attrezzo giusto per il guasto.

I tre rimasero lì sdraiati per qualche minuto, i due uomini respirarono con calma, Sofia sperimentava piccole scosse di piacere sessuale, come piccoli terremoti. Una volta che si furono calmati, Francesco disse qualche frase del tipo: “E’ stato fantastico, ragazzi”, “Dobbiamo rifarlo, ragazzi”, “Oggi è un giorno che segnerò sul calendario col circoletto rosso, ragazzi”, si alzò a cercare i suoi vestiti, si rivestì e non sapendo che altro dire salutò e se ne andò, lasciando soli i due fidanzatini .

Leonardo si era appoggiato alla testiera, quasi svuotato, come se ogni parte di lui si fosse sciolta in quella serata surreale. Sofia, invece, aveva negli occhi un bagliore strano, uno sguardo che lui ormai conosceva bene.
Lei si girò su un fianco, ancora stesa, e lo guardò con un sorriso malizioso.
“Sai,” disse piano, “mi è venuta un’idea.”
Leonardo la osservava, ancora assonnato, senza del tutto capirla.
“Un altro take-away?” chiese con un mezzo sorriso, incredulo.
Sofia rise, un suono basso, quasi gutturale.
“Pensavo… e se andassimo al club? Magari invece di uno solo ne troviamo tanti…”
Leonardo la fisò, un misto di stupore e ammirazione per quell’energia inesauribile che Sofia tirava fuori ogni volta.
“Davvero vuoi uscire, ora?” chiese, scuotendo la testa con un sorriso stanco, ma non del tutto disinteressato. Lei annuì, già seduta, come se l’idea la eccitasse più del ricordo di quanto appena successo.
Alla fine, Leonardo non trovò argomenti per opporsi. Quella voglia, quel fuoco che vedeva in Sofia gli avevano acceso una curiosità nuova, e si ritrovò a seguirla verso il club, con l’idea che, per quanto la notte fosse già stata lunga, poteva ancora sorprenderlo.
scritto il
2024-11-04
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