Milena si sposa
di
Thomas Prostata
genere
etero
Milena mi viene a trovare, perché parte. Lascia Brescia forse per sempre. Con il ricco antropologo, nientemeno. Lei e Oscar sono arrivati, infatti, a una sorta di accomodamento. Non riesco a predire se si sposeranno o no, ma suppongo di sì. Oscar, essendo un tipo pratico, si è convinto che aver al fianco una come Milena è una forma poco costosa d'assicurazione contro infortuni che potrebbero, altrimenti, derivargli dalla frequentazione di tipi come Pietro (N.d.A. Per conoscere Pietro, prego leggi “Il mondo intero sta avendo un orgasmo”). La porta a Innsbruck e, di là, forse in Germania.
Milena mi racconta questo, seduta sul mio letto, mentre io finisco di radermi. "Che ne pensi?" mi domanda.
Io cerco di pensare che ne penso ma è uno sforzo troppo duro, di mattina a buon'ora.
Dopo un po' Milena mi chiede l'indirizzo di Sofia. Vorrebbe passare a salutarla. Fingo di non saperlo, Sofia non sta mai fissa in un posto tanto a lungo, le dico. Stronza, soggiungo fra me, se avessi detto chiaro e tondo che ti va di fare lesbicate con Sofia, te l'avrei dato, l'indirizzo,
Andiamo a fare colazione insieme. Ma non ho fame. Milena è bella e io l'ho scopata, e adesso lei parte... chi riesce a mangiare, in tali circostanze? Non serve far presente a me stesso che non sono innamorato di Milena, che non l'ho mai amata e mai potrei innamorarmene. Dovrei però esserne innamorato, e dovrebbe spezzarmisi il cuore. È per commiserazione verso la persona che non sono, che non ho appetito. Potrebbe passare molto tempo prima che un'altra bella fica come Milena entri nella mia vita...
Per strada incontriamo Alessandro, il suo ex. È molto avvilito. Io ho prenotato nove buche al golf, e così dopo un po' li saluto. Sono convinto che non rivedrò Milena mai più. Invece, tre ore dopo aver finito il giro, me la trovo davanti ad aspettarmi in club house. Ha scaricato Alex e vuole stare un po' con me.
Milena è triste, “In questa piccola città mi ci sono sempre trovata bene,” dice, quando arriviamo a casa mia le scappa anche qualche lacrimuccia. Ma una volta dentro, cambia umore. È venuta per farsi chiavare, e non vuol perdere tempo in chiacchiere. Ho appena chiuso la porta, che è già fra le mie braccia, strofinandosi contro il mio fratellino. Incomincio a spogliarla.
È senza mutande... Questa è la prima cosa di cui mi accorgo. Dite quel che vi pare, a riguardo delle dolcezze recondite: a me piacciono invece le cose allo scoperto, dove puoi affondarci le mani quando ti pare e piace, senza lacci, fibbie, fiocchi, nastri o che. Tastandola e palpandola, le sollevo il vestito fino a metterle il culo a nudo, nonché quella interessantissima veduta anteriore. Poi, sebbene lei cominci a infilarmi le dita nel pacco, io faccio qualche passo indietro, per rimirarla.
Milena sta là, estatica, tenendosi la gonna sollevata, per mostrare di cosa son fatte le donne. Rosea e pelosa, dolce e puzzosa - si diceva quand'ero ragazzo. Lei resta un po' così, poi si mette a camminare su e giù per la stanza, come a una di quelle parate di fiche, quei concorsi di bellezza che si vedevano prima che tutte ste femminste del cazzo rompessero i coglioni. Culo nudo, passera nuda, pancia nuda... Che bel vedere! In questo Milena è veramente eccezionale: sa quanto è bella la sua fica, e tuttavia non ne è avara.
Sfido che Alessandro ci perde il senno. Chiunque diventerebbe matto, ad aver una sorcia come quella nei paraggi e non poterla più scopare. Sarà meglio per lui, quando lei sarà partita...
Milena finisce di spogliarsi, e continua a far sfoggio di quel culo, pelosetto fra le chiappe. Quando si china, le tette le oscillano pian piano. Lei si accarezza il ventre, si dà una grattatina. Arretra quando mi avvicino per darle un'altra tastata. No, non fa la ritrosa, mi dice. Ma, se le metto le mani addosso, e comincio a strizzarle le chiappe e giocar con le tette, ebbene, lei certo comincerebbe subito a gingillarsi col mio uccello, e lui allora le si infilerebbe dentro... e finiremmo per fare l'amore sul pavimento. Invece, il letto è molto più comodo.
Sul letto si getta bocconi, dischiude le cosce. Quel bel culo nudo rappresenta un problema che tocca a me risolvere. Tiene le cosce spalancate... cazzo, ha un metro d'apertura di ginocchia. Si è lasciata su le calze di nylon e si è sciolta i capelli. C'è una piccola catasta di forcine presso il cuscino. A vederla da dietro diresti che avrebbe bisogno di una gran quantità di forcine da usar fra le gambe. Il suo pelo pubico è lungo, riccioluto e muschioso. Penso ad Sofia, e a quanto mi è costato regalarle l’epilazione laser completa, alla sua patatina completamente liscia, da bambina o da pornostar, a secondo di come si voglia vedere la cosa. Poi ricordo che Sofia e Milena si sono conosciute molto bene, la sera che passarono ubriache qui da me. Milena ne sa tanto quanto me sulla fica liscia di Sofia. E Sofia sa, su Milena, cose ch'io ci penserei due volte, prima di impararle per mio conto.
Ho buona memoria per cose di questo genere: le rivedo chiare e nette, come avvennero in realtà, senza quell'alone sfumato che hanno talvolta le cose, come quando, per esempio, le sogni. Mi perdo un momento in rimembranze, prima di montare sul letto e dare una pacca sul culo di Milena. Lei certo se l'aspettava. Ma caccia un urlo.
Si solleva su un gomito e si volge verso di me, per dirmene di tutti i colori... ma vede il mio cazzo eretto e allunga una mano verso di esso. Affonda le dita nel mio pube. Il suo culo è molto interessante. Una chiappa rossa e una bianca. C'è l'impronta delle mie dita, che affiora pian piano, come una lastra fotografica che viene sviluppata.
Il suo Oscar la sculaccia, mi confida. Troppo spesso e troppo duramente, secondo lei. No soggiunge non l'ha mai scopata né dà segni di volerla scopare. Non gli interessa proprio. Però le dà grandi sculacciate e quando lei salta su e strilla, lui ride fragorosamente. "Pensi che sia un sadico? Metti che mi menasse? Sarebbe orribile!" E sospira, rabbrividendo, al pensiero di quanto orribilmente delizioso sarebbe, se lui la
frustasse.
Cristo, il cervello di questa donna è un cervello di gallina. I suoi meccanismi sono così semplici! Quindi le dico poiché è quello che vuol sentirsi dire che Oscar, l’antropologo, è certo una moderna versione del marchese De Sade. Ah, quanto le piace! Forse, azzarda, ha amici che hanno gli stessi suoi vizi crudeli... può darsi che organizzino orge di lussuria e dolore... Sfrena la fantasia e, ecco, si vede nelle vesti di una giovane sposa fiduciosa, ah, se solo potesse esser di nuovo vergine, attirata in un tranello e data in pasto alle sconce e crudeli e raffinate brame di un branco di sadomasochisti, ospiti di suo marito. Perdio, se non la fermo, finirà per credere sul serio a tutte queste fantasie, e addio, non si sposa più. E questi miei bei commiati saranno sprecati…
Incomincio a sfilarle il vestito dalla testa e, quando le ho imprigionato le braccia, do un giro e la lascio così. Lei si dimena, si divincola... Delizioso! E tuttavia mi implora... mi prega di liberarla... Ma la voce la tradisce. Dalla voce si capisce che le dà gusto. La tasto, le accarezzo il seno, saggio la compattezza delle cosce, quindi esamino la sua sorca nei più minuti dettagli. Lei torce gli alluci, scalcia, ma non forte, e geme e rantola di piacere. Le sue ascelle sono particolarmente nude e inermi, per qualche oscura ragione...
Quando la libero, fa l'offesa. "Non voglio avere più nulla a che fare con te," mi fa, mettendo il broncio. Al tempo stesso però si sfila le scarpe. "Sei così forte, tu," sospira. Il che è una cazzata. A malapena riesco a trascinarmi fino a un bar, di questi giorni. Al massimo posso portare una donna magra in braccio dal divano al letto.
"Che cosa intendi fare?" mi domanda, vedendo che mi sto togliendo i pantaloni. Poi soggiunge: "Tre son le cose che potresti farmi..." E si accinge a enumerarle. (Cosa sarebbe il sesso senza il discorso sul sesso?) "Potresti," lei dice, "chiavarmi, oppure farmelo ciucciare, oppure incularmi. Che cosa intendi fare?"
Vuole che prima glielo dica, che le racconti cosa sto per farle. Ah, Milena, sei una tal puttana! Ti deluderei, e deluderei me stesso, se ti lasciassi uscir dalla mia vita senza averti fatto tutte e tre le cose. Sì, cara: te lo metterò in bocca, in fica e in culo. Ti fotterò tanto da segnarti per sempre, da lasciare su di del passaggio del mio cazzo come un'orda di barbari. Non crescerà più erba su di te, sarai un cumulo di macerie fumiganti, sarai la superba Troia combusta e doma! Ti sborrerò anche nelle narici, mi netterò il cazzo nei tuoi capelli. Riempirò tutto il tuo corpo di chiavate, la tua mente di chiavate, la tua anima di chiavate. Il mio cazzo ti penetrerà, ti riempirà finché traboccherai, la mia Grande Chiavata sconvolgerà te e ricadrà sui tuoi figli, sui figli dei tuoi figli, per dieci generazioni, i tuoi discendenti risentiranno l'effetto di questa Grande Chiavata, si sveglieranno di notte, come memori di un grande terremoto, di una catastrofe tellurica immane, il cui ricordo vive perenne in ogni loro fibra, in ogni cellula del loro corpo.
Abbraccio Milena a mezza vita e le poso la testa sulle cosce. Lei mi afferra l'uccello e lo bacia, in estasi, mentre io mordicchio la sua morbida carne e le strofino il naso sulla pancia. La dolce puzza della sua vulva è simile all'odore di uve che marciscono al sole. Milena mi lecca i coglioni. La sua bocca è molle e languida.
Con i denti comincio a strappare le calze di nylon, le faccio a brandelli... Ben presto tutto quello che avanza è un frammento, simile a un calzino malfatto, che le avvolge una caviglia. Milena divarica le gambe. Oh, muore di voglia. Vuole che la mia lingua le si insinui nella fessa, che la lecchi nell'intimo. Ma non solo questo, desidera. Mi stringe il cazzo fra le dita, lo strangola, finché la cappella del mio uccello si fa paonazza, come un peperone, poi, prendendomi le palle in una mano a coppa, se lo infila nella bocca.
I peluzzi ricoprono il ventre di Milena come un velo finissimo. Risalgo con la lingua fino al suo ombelico poi ridiscendo giù verso la fica. La pelle sa di latte salato. Io la stuzzico e la torturo fingendo di esser sul punto di infilarle la lingua nel la passera, invece no, seguito a leccare intorno. Lei impazzisce di frustrazione. Sbava e spruzza sul mio uccello. Poi, quando meno se l'aspetta, le infilo la lingua nella dolce fessura e co- mincio a succhiare, titillando il grilletto. Mi serra le cosce intorno alla testa. La mia lingua guizza come una biscia dentro e fuori, Parte... Non ci vedremo più, probabilmente. Quindi Milena, che già fu di Alessandro e adesso è praticamente di tutti, si comporta senza alcuna inibizione, come fosse ubriaca, irresponsabile. Probabilmente io sono soltanto una tappa, nel suo giro di visite d'addio ai vari amici di Bresciai, alla vigilia della partenza. A tutti vuol lasciare un ricordino, offrire un ultimo assaggio, della sua zozza puttaneria.
Mi implora di venire. Alla stessa maniera disperata in cui le donne implorano di venire scopate, Milena mi implora di venirle nella bocca. Vuole in bocca la prima sborrata, la più densa, la più ricca, la più acre e saporita.
Il mio uccello è lieto quanto me di accontentarla. Lei mi serra più forte la testa fra le cosce. Sento dai suoi spasimi che inghiotte avidamente lo sperma.
Non è ancora venuta. Seguito a leccarle e succhiarle la fica. Milena non smette di ciucciarmi l'uccello, tanto forte che mi fan male i coglioni. Se voglio serbarmelo sano, devo toglierglielo di bocca. Quando glielo tolgo, lei mi vomita addosso improperi, contumelie, insulti…
Poi mi racconta alcune sue esperienze erotiche. Perché mai le donne hanno questo impulso, questa coazione a confessare? Fa parte del loro sadismo. Milena mi confessa che s'è fatta scopare persino da un cinese. Allibisco, trasecolo. Mica da uno studente, no, da un tabaccaio cinese. Non riesco a capire. Mai pensato che una donna potesse provarci gusto, con un cino. Sono piccoli, han le gambe storte, il petto incavato. Non riesco assolutamente a immaginare come una donna possa ricevere una decente chiavata ad opera d'un cinese, come possa trovare un minimo di goduria in tale esperienza.
Milena riprende a leccarmi i coglioni, poi le cosce, poi entrambe le ganasce del mio culo, poi mi infila la lingua nel buco, e spinge contro lo sfintere e sugge. Che troia! Le dà evidentemente un gusto matto. Tanto che se ne viene. La linfa monale sprizza da lei come se cento valvole si fossero d'un tratto aperte.
Quella bella leccata di culo mi ha ricaricato il cazzo. Non voglio che smetta. Le spingo di nuovo la testa fra le mie cosce finché non ricomincia a usare la lingua come un succhiello e infilarmela su per il retto. Poi mi butto a mia volta sul suo culo. È un bel culo muliebre, pieno di ciccia e liscio. Le slargo le chiappe, le rimiro il buchetto. Diresti che non n'ho mai visto uno. Milena ridacchia di me.
Quel buco è vivo. Si muove, palpita, sembra respirare. I buchi di culo si prestano a studi molto interessanti. Magari non ci scopri il segreto dell'universo, però è molto meglio che studiarti l'ombelico.
Milena non ha niente da imparare in fatto di perversioni, Dal momento che l'ho già inculata, sa cosa si deve aspettare, e si prepara. Si mette in posizione. L’ano è a mia disposizione, come un festino. La monto e faccio sentire l'odore di quel bel culo al mio uccello. Lui ci si ficca dentro, e Milena comincia a gemere di nuovo.
La fotto a più non posso. Lei è tutta contenta. Tranne che non ho abbastanza mani per soddisfarla interamente. Vuole che le tasti le tette, che le diteggi la fica, che l'accarezzi dalla testa ai piedi, tutto simultaneamente. Per rimediare in parte, si balocca con se stessa. Oh, mio dio, quanta capacità di godimento ha questa baldracca!
Quando è ben cotta da quella parte, la ribalto e mi dedico alla sua passera. Milena si mette a urlare. Vuole essere chiavata, sì, ma anche inculata. Perdio, mica sono un alieno col doppio cazzo di acciaio che si vede nei film di fantascienza, io. Non vedo come possa accontentarla. Milena ha un'idea. Sul comò c'è una spazzola dal manico lungo e arrotondato. Mi dice di prenderla.
Giela do. Ci sono due modi per assicurarsi una buona scopata. Uno è fare il prepotente, l'altro è assecondare la vacca, qualunque cosa le zompi in zucca. Gliela do, quindi. E lei se l'infila nel buco del culo. Io le infilo il batacchio nella fica. Ho paura che se ne venga senza il mio concorso. Manovra con tale destrezza quella spazzola. Io allora ingaggio una gara. Il mio manico e quel manico di legno sembran Max Verstappen e Charles Leclerc che lottano a collo a collo sulla dirittura d'arrivo.
Lei è talmente arrapata che sprizza un calore, un'energia sufficiente a mandar avanti la metropolitana di Brescia fino a domani. La sua pelle è talmente lubrica, si dimena e si dibatte talmente che sembriamo un groviglio di bisce, una massa di anguille frenetiche. Finché ce ne veniamo insieme.
"È stato magnifico," dice lei, e non dice altro. Non s'è ancora sfilato il manico della spazzola dal culo. Seguita anzi a muoverlo su e giù. Io glielo ficco dentro tutto quanto, per fotterla ancora, visto che il mio cazzo non ce la fa più.
Quanto chiasso può fare una fica! Se continua così richiamerà tutta la gente del vicinato. Verranno qui a guardare. Le metto un cuscino sopra la faccia e continuo a rimestarle nel culo con il manico di spazzola. Non ne può più, grida, naturalmente, dice che la sto ammazzando, e così via. Devo ammettere che è coerente, per una figa. Si lamenta, inveisce, implora che smetta, ma il suo tono di voce la tradisce. Le dà un gusto matto, un folle piacere, che si abusi di lei. Io la maltratto, e in maniera schifosa per giunta. Quindi adempio al suo volere e riconosco i suoi diritti e soddisfo le sue legittime esigenze, strapazzandola con quella spazzola. Se ne viene di nuovo. E gode, perdio, come gode!
Mi siedo sulla sua schiena e le contemplo il culo. E esausta, sazia, frolla. Ma quelle due grasse chiappone mi tentano. Prendo la spazzola, per il manico stavolta, e le do giù di piatto, con tutta la forza, sculacciandola ritmicamente. A ogni sventola lei urla di dolore, ma al dolore c'è misto il piacere. Tanto che alla fine implora: "Ancora... ancora…”
Le do giù con più vigore, con più rabbia, prendi maledetta figa, prendi questo, baldracca, e questo, e questo! Lei ripete: "Ancora... ancora..." Geme, le esce un lagno di dolore dalla gola, ma il piacere è anch'esso intenso. Ah, puttana maledetta! zozza troia! lurida bagascia!
Il culo è tutto rosso. Allora rigiro la spazzola dall'altra parte e le do giù dalla parte delle setole aguzze. Il nuovo tormento la inebria. Adesso il suo culo è tutto pinturicchiato, come un quadro di Paul Signac o qualche altro puntinista del cazzo. E scotta. È rovente. Domani sarà tutto un livido.
Getto via finalmente la spazzola e vado di là a pigliare bottiglia di vino. Quando torno, lei giace nella stessa posizione. Verso da bere. Beviamo un paio di bicchieri ciascuno. Poi, in silenzio, lei comincia a rivestirsi. Sulla porta, con la mano sulla maniglia, si volta. Mi abbraccia e mi bacia appassionatamente.
“Grazie,” mi dice. “Grazie, grazie!”
Addio Milena.
Milena mi racconta questo, seduta sul mio letto, mentre io finisco di radermi. "Che ne pensi?" mi domanda.
Io cerco di pensare che ne penso ma è uno sforzo troppo duro, di mattina a buon'ora.
Dopo un po' Milena mi chiede l'indirizzo di Sofia. Vorrebbe passare a salutarla. Fingo di non saperlo, Sofia non sta mai fissa in un posto tanto a lungo, le dico. Stronza, soggiungo fra me, se avessi detto chiaro e tondo che ti va di fare lesbicate con Sofia, te l'avrei dato, l'indirizzo,
Andiamo a fare colazione insieme. Ma non ho fame. Milena è bella e io l'ho scopata, e adesso lei parte... chi riesce a mangiare, in tali circostanze? Non serve far presente a me stesso che non sono innamorato di Milena, che non l'ho mai amata e mai potrei innamorarmene. Dovrei però esserne innamorato, e dovrebbe spezzarmisi il cuore. È per commiserazione verso la persona che non sono, che non ho appetito. Potrebbe passare molto tempo prima che un'altra bella fica come Milena entri nella mia vita...
Per strada incontriamo Alessandro, il suo ex. È molto avvilito. Io ho prenotato nove buche al golf, e così dopo un po' li saluto. Sono convinto che non rivedrò Milena mai più. Invece, tre ore dopo aver finito il giro, me la trovo davanti ad aspettarmi in club house. Ha scaricato Alex e vuole stare un po' con me.
Milena è triste, “In questa piccola città mi ci sono sempre trovata bene,” dice, quando arriviamo a casa mia le scappa anche qualche lacrimuccia. Ma una volta dentro, cambia umore. È venuta per farsi chiavare, e non vuol perdere tempo in chiacchiere. Ho appena chiuso la porta, che è già fra le mie braccia, strofinandosi contro il mio fratellino. Incomincio a spogliarla.
È senza mutande... Questa è la prima cosa di cui mi accorgo. Dite quel che vi pare, a riguardo delle dolcezze recondite: a me piacciono invece le cose allo scoperto, dove puoi affondarci le mani quando ti pare e piace, senza lacci, fibbie, fiocchi, nastri o che. Tastandola e palpandola, le sollevo il vestito fino a metterle il culo a nudo, nonché quella interessantissima veduta anteriore. Poi, sebbene lei cominci a infilarmi le dita nel pacco, io faccio qualche passo indietro, per rimirarla.
Milena sta là, estatica, tenendosi la gonna sollevata, per mostrare di cosa son fatte le donne. Rosea e pelosa, dolce e puzzosa - si diceva quand'ero ragazzo. Lei resta un po' così, poi si mette a camminare su e giù per la stanza, come a una di quelle parate di fiche, quei concorsi di bellezza che si vedevano prima che tutte ste femminste del cazzo rompessero i coglioni. Culo nudo, passera nuda, pancia nuda... Che bel vedere! In questo Milena è veramente eccezionale: sa quanto è bella la sua fica, e tuttavia non ne è avara.
Sfido che Alessandro ci perde il senno. Chiunque diventerebbe matto, ad aver una sorcia come quella nei paraggi e non poterla più scopare. Sarà meglio per lui, quando lei sarà partita...
Milena finisce di spogliarsi, e continua a far sfoggio di quel culo, pelosetto fra le chiappe. Quando si china, le tette le oscillano pian piano. Lei si accarezza il ventre, si dà una grattatina. Arretra quando mi avvicino per darle un'altra tastata. No, non fa la ritrosa, mi dice. Ma, se le metto le mani addosso, e comincio a strizzarle le chiappe e giocar con le tette, ebbene, lei certo comincerebbe subito a gingillarsi col mio uccello, e lui allora le si infilerebbe dentro... e finiremmo per fare l'amore sul pavimento. Invece, il letto è molto più comodo.
Sul letto si getta bocconi, dischiude le cosce. Quel bel culo nudo rappresenta un problema che tocca a me risolvere. Tiene le cosce spalancate... cazzo, ha un metro d'apertura di ginocchia. Si è lasciata su le calze di nylon e si è sciolta i capelli. C'è una piccola catasta di forcine presso il cuscino. A vederla da dietro diresti che avrebbe bisogno di una gran quantità di forcine da usar fra le gambe. Il suo pelo pubico è lungo, riccioluto e muschioso. Penso ad Sofia, e a quanto mi è costato regalarle l’epilazione laser completa, alla sua patatina completamente liscia, da bambina o da pornostar, a secondo di come si voglia vedere la cosa. Poi ricordo che Sofia e Milena si sono conosciute molto bene, la sera che passarono ubriache qui da me. Milena ne sa tanto quanto me sulla fica liscia di Sofia. E Sofia sa, su Milena, cose ch'io ci penserei due volte, prima di impararle per mio conto.
Ho buona memoria per cose di questo genere: le rivedo chiare e nette, come avvennero in realtà, senza quell'alone sfumato che hanno talvolta le cose, come quando, per esempio, le sogni. Mi perdo un momento in rimembranze, prima di montare sul letto e dare una pacca sul culo di Milena. Lei certo se l'aspettava. Ma caccia un urlo.
Si solleva su un gomito e si volge verso di me, per dirmene di tutti i colori... ma vede il mio cazzo eretto e allunga una mano verso di esso. Affonda le dita nel mio pube. Il suo culo è molto interessante. Una chiappa rossa e una bianca. C'è l'impronta delle mie dita, che affiora pian piano, come una lastra fotografica che viene sviluppata.
Il suo Oscar la sculaccia, mi confida. Troppo spesso e troppo duramente, secondo lei. No soggiunge non l'ha mai scopata né dà segni di volerla scopare. Non gli interessa proprio. Però le dà grandi sculacciate e quando lei salta su e strilla, lui ride fragorosamente. "Pensi che sia un sadico? Metti che mi menasse? Sarebbe orribile!" E sospira, rabbrividendo, al pensiero di quanto orribilmente delizioso sarebbe, se lui la
frustasse.
Cristo, il cervello di questa donna è un cervello di gallina. I suoi meccanismi sono così semplici! Quindi le dico poiché è quello che vuol sentirsi dire che Oscar, l’antropologo, è certo una moderna versione del marchese De Sade. Ah, quanto le piace! Forse, azzarda, ha amici che hanno gli stessi suoi vizi crudeli... può darsi che organizzino orge di lussuria e dolore... Sfrena la fantasia e, ecco, si vede nelle vesti di una giovane sposa fiduciosa, ah, se solo potesse esser di nuovo vergine, attirata in un tranello e data in pasto alle sconce e crudeli e raffinate brame di un branco di sadomasochisti, ospiti di suo marito. Perdio, se non la fermo, finirà per credere sul serio a tutte queste fantasie, e addio, non si sposa più. E questi miei bei commiati saranno sprecati…
Incomincio a sfilarle il vestito dalla testa e, quando le ho imprigionato le braccia, do un giro e la lascio così. Lei si dimena, si divincola... Delizioso! E tuttavia mi implora... mi prega di liberarla... Ma la voce la tradisce. Dalla voce si capisce che le dà gusto. La tasto, le accarezzo il seno, saggio la compattezza delle cosce, quindi esamino la sua sorca nei più minuti dettagli. Lei torce gli alluci, scalcia, ma non forte, e geme e rantola di piacere. Le sue ascelle sono particolarmente nude e inermi, per qualche oscura ragione...
Quando la libero, fa l'offesa. "Non voglio avere più nulla a che fare con te," mi fa, mettendo il broncio. Al tempo stesso però si sfila le scarpe. "Sei così forte, tu," sospira. Il che è una cazzata. A malapena riesco a trascinarmi fino a un bar, di questi giorni. Al massimo posso portare una donna magra in braccio dal divano al letto.
"Che cosa intendi fare?" mi domanda, vedendo che mi sto togliendo i pantaloni. Poi soggiunge: "Tre son le cose che potresti farmi..." E si accinge a enumerarle. (Cosa sarebbe il sesso senza il discorso sul sesso?) "Potresti," lei dice, "chiavarmi, oppure farmelo ciucciare, oppure incularmi. Che cosa intendi fare?"
Vuole che prima glielo dica, che le racconti cosa sto per farle. Ah, Milena, sei una tal puttana! Ti deluderei, e deluderei me stesso, se ti lasciassi uscir dalla mia vita senza averti fatto tutte e tre le cose. Sì, cara: te lo metterò in bocca, in fica e in culo. Ti fotterò tanto da segnarti per sempre, da lasciare su di del passaggio del mio cazzo come un'orda di barbari. Non crescerà più erba su di te, sarai un cumulo di macerie fumiganti, sarai la superba Troia combusta e doma! Ti sborrerò anche nelle narici, mi netterò il cazzo nei tuoi capelli. Riempirò tutto il tuo corpo di chiavate, la tua mente di chiavate, la tua anima di chiavate. Il mio cazzo ti penetrerà, ti riempirà finché traboccherai, la mia Grande Chiavata sconvolgerà te e ricadrà sui tuoi figli, sui figli dei tuoi figli, per dieci generazioni, i tuoi discendenti risentiranno l'effetto di questa Grande Chiavata, si sveglieranno di notte, come memori di un grande terremoto, di una catastrofe tellurica immane, il cui ricordo vive perenne in ogni loro fibra, in ogni cellula del loro corpo.
Abbraccio Milena a mezza vita e le poso la testa sulle cosce. Lei mi afferra l'uccello e lo bacia, in estasi, mentre io mordicchio la sua morbida carne e le strofino il naso sulla pancia. La dolce puzza della sua vulva è simile all'odore di uve che marciscono al sole. Milena mi lecca i coglioni. La sua bocca è molle e languida.
Con i denti comincio a strappare le calze di nylon, le faccio a brandelli... Ben presto tutto quello che avanza è un frammento, simile a un calzino malfatto, che le avvolge una caviglia. Milena divarica le gambe. Oh, muore di voglia. Vuole che la mia lingua le si insinui nella fessa, che la lecchi nell'intimo. Ma non solo questo, desidera. Mi stringe il cazzo fra le dita, lo strangola, finché la cappella del mio uccello si fa paonazza, come un peperone, poi, prendendomi le palle in una mano a coppa, se lo infila nella bocca.
I peluzzi ricoprono il ventre di Milena come un velo finissimo. Risalgo con la lingua fino al suo ombelico poi ridiscendo giù verso la fica. La pelle sa di latte salato. Io la stuzzico e la torturo fingendo di esser sul punto di infilarle la lingua nel la passera, invece no, seguito a leccare intorno. Lei impazzisce di frustrazione. Sbava e spruzza sul mio uccello. Poi, quando meno se l'aspetta, le infilo la lingua nella dolce fessura e co- mincio a succhiare, titillando il grilletto. Mi serra le cosce intorno alla testa. La mia lingua guizza come una biscia dentro e fuori, Parte... Non ci vedremo più, probabilmente. Quindi Milena, che già fu di Alessandro e adesso è praticamente di tutti, si comporta senza alcuna inibizione, come fosse ubriaca, irresponsabile. Probabilmente io sono soltanto una tappa, nel suo giro di visite d'addio ai vari amici di Bresciai, alla vigilia della partenza. A tutti vuol lasciare un ricordino, offrire un ultimo assaggio, della sua zozza puttaneria.
Mi implora di venire. Alla stessa maniera disperata in cui le donne implorano di venire scopate, Milena mi implora di venirle nella bocca. Vuole in bocca la prima sborrata, la più densa, la più ricca, la più acre e saporita.
Il mio uccello è lieto quanto me di accontentarla. Lei mi serra più forte la testa fra le cosce. Sento dai suoi spasimi che inghiotte avidamente lo sperma.
Non è ancora venuta. Seguito a leccarle e succhiarle la fica. Milena non smette di ciucciarmi l'uccello, tanto forte che mi fan male i coglioni. Se voglio serbarmelo sano, devo toglierglielo di bocca. Quando glielo tolgo, lei mi vomita addosso improperi, contumelie, insulti…
Poi mi racconta alcune sue esperienze erotiche. Perché mai le donne hanno questo impulso, questa coazione a confessare? Fa parte del loro sadismo. Milena mi confessa che s'è fatta scopare persino da un cinese. Allibisco, trasecolo. Mica da uno studente, no, da un tabaccaio cinese. Non riesco a capire. Mai pensato che una donna potesse provarci gusto, con un cino. Sono piccoli, han le gambe storte, il petto incavato. Non riesco assolutamente a immaginare come una donna possa ricevere una decente chiavata ad opera d'un cinese, come possa trovare un minimo di goduria in tale esperienza.
Milena riprende a leccarmi i coglioni, poi le cosce, poi entrambe le ganasce del mio culo, poi mi infila la lingua nel buco, e spinge contro lo sfintere e sugge. Che troia! Le dà evidentemente un gusto matto. Tanto che se ne viene. La linfa monale sprizza da lei come se cento valvole si fossero d'un tratto aperte.
Quella bella leccata di culo mi ha ricaricato il cazzo. Non voglio che smetta. Le spingo di nuovo la testa fra le mie cosce finché non ricomincia a usare la lingua come un succhiello e infilarmela su per il retto. Poi mi butto a mia volta sul suo culo. È un bel culo muliebre, pieno di ciccia e liscio. Le slargo le chiappe, le rimiro il buchetto. Diresti che non n'ho mai visto uno. Milena ridacchia di me.
Quel buco è vivo. Si muove, palpita, sembra respirare. I buchi di culo si prestano a studi molto interessanti. Magari non ci scopri il segreto dell'universo, però è molto meglio che studiarti l'ombelico.
Milena non ha niente da imparare in fatto di perversioni, Dal momento che l'ho già inculata, sa cosa si deve aspettare, e si prepara. Si mette in posizione. L’ano è a mia disposizione, come un festino. La monto e faccio sentire l'odore di quel bel culo al mio uccello. Lui ci si ficca dentro, e Milena comincia a gemere di nuovo.
La fotto a più non posso. Lei è tutta contenta. Tranne che non ho abbastanza mani per soddisfarla interamente. Vuole che le tasti le tette, che le diteggi la fica, che l'accarezzi dalla testa ai piedi, tutto simultaneamente. Per rimediare in parte, si balocca con se stessa. Oh, mio dio, quanta capacità di godimento ha questa baldracca!
Quando è ben cotta da quella parte, la ribalto e mi dedico alla sua passera. Milena si mette a urlare. Vuole essere chiavata, sì, ma anche inculata. Perdio, mica sono un alieno col doppio cazzo di acciaio che si vede nei film di fantascienza, io. Non vedo come possa accontentarla. Milena ha un'idea. Sul comò c'è una spazzola dal manico lungo e arrotondato. Mi dice di prenderla.
Giela do. Ci sono due modi per assicurarsi una buona scopata. Uno è fare il prepotente, l'altro è assecondare la vacca, qualunque cosa le zompi in zucca. Gliela do, quindi. E lei se l'infila nel buco del culo. Io le infilo il batacchio nella fica. Ho paura che se ne venga senza il mio concorso. Manovra con tale destrezza quella spazzola. Io allora ingaggio una gara. Il mio manico e quel manico di legno sembran Max Verstappen e Charles Leclerc che lottano a collo a collo sulla dirittura d'arrivo.
Lei è talmente arrapata che sprizza un calore, un'energia sufficiente a mandar avanti la metropolitana di Brescia fino a domani. La sua pelle è talmente lubrica, si dimena e si dibatte talmente che sembriamo un groviglio di bisce, una massa di anguille frenetiche. Finché ce ne veniamo insieme.
"È stato magnifico," dice lei, e non dice altro. Non s'è ancora sfilato il manico della spazzola dal culo. Seguita anzi a muoverlo su e giù. Io glielo ficco dentro tutto quanto, per fotterla ancora, visto che il mio cazzo non ce la fa più.
Quanto chiasso può fare una fica! Se continua così richiamerà tutta la gente del vicinato. Verranno qui a guardare. Le metto un cuscino sopra la faccia e continuo a rimestarle nel culo con il manico di spazzola. Non ne può più, grida, naturalmente, dice che la sto ammazzando, e così via. Devo ammettere che è coerente, per una figa. Si lamenta, inveisce, implora che smetta, ma il suo tono di voce la tradisce. Le dà un gusto matto, un folle piacere, che si abusi di lei. Io la maltratto, e in maniera schifosa per giunta. Quindi adempio al suo volere e riconosco i suoi diritti e soddisfo le sue legittime esigenze, strapazzandola con quella spazzola. Se ne viene di nuovo. E gode, perdio, come gode!
Mi siedo sulla sua schiena e le contemplo il culo. E esausta, sazia, frolla. Ma quelle due grasse chiappone mi tentano. Prendo la spazzola, per il manico stavolta, e le do giù di piatto, con tutta la forza, sculacciandola ritmicamente. A ogni sventola lei urla di dolore, ma al dolore c'è misto il piacere. Tanto che alla fine implora: "Ancora... ancora…”
Le do giù con più vigore, con più rabbia, prendi maledetta figa, prendi questo, baldracca, e questo, e questo! Lei ripete: "Ancora... ancora..." Geme, le esce un lagno di dolore dalla gola, ma il piacere è anch'esso intenso. Ah, puttana maledetta! zozza troia! lurida bagascia!
Il culo è tutto rosso. Allora rigiro la spazzola dall'altra parte e le do giù dalla parte delle setole aguzze. Il nuovo tormento la inebria. Adesso il suo culo è tutto pinturicchiato, come un quadro di Paul Signac o qualche altro puntinista del cazzo. E scotta. È rovente. Domani sarà tutto un livido.
Getto via finalmente la spazzola e vado di là a pigliare bottiglia di vino. Quando torno, lei giace nella stessa posizione. Verso da bere. Beviamo un paio di bicchieri ciascuno. Poi, in silenzio, lei comincia a rivestirsi. Sulla porta, con la mano sulla maniglia, si volta. Mi abbraccia e mi bacia appassionatamente.
“Grazie,” mi dice. “Grazie, grazie!”
Addio Milena.
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