Scambio di email del 4 settembre 2024

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tradimenti

Milano, 4 settembre 2024 (mattina)

Davide, Amore Mio,
stanotte, te lo devo dire, era tutto un film. Sai di quei film dove il protagonista è perso in un labirinto e ogni volta che gira l'angolo scopre un'altra versione di sé? Ecco, è stato così.

Lui mi ha aspettata fuori dal bar, fumando quella sigaretta come se non esistesse nient'altro. Io sono entrata, gli ho sorriso, e lì è iniziato tutto. Ma non nel modo che immagini – no, molto più strano, contorto, distorto.
Mentre mi riempiva di complimenti, nel bar mi ha spogliata con lo sguardo, come se tu fossi lì, seduto a un tavolo in un angolo, invisibile, ma perfettamente presente. Mi sentivo scoperta, come se non ci fosse altro da fare se non abbandonarmi a quello sguardo, mentre pensavo a te. Pensavo a quanto ti piacerebbe sapere tutto, ogni dettaglio, ogni respiro.

Appena fuori mi ha baciata. La sua mano era già sotto il mio vestito prima ancora di capire cosa stesse succedendo. Lui era rapido, non come te, ma in quel gesto c'era una brutalità che mi ha fatto venire un brivido lungo la schiena. Ero divisa, confusa, eccitata. La macchina era calda, piccola, e io... io ero già bagnata, ma non per lui, per te. Ogni suo tocco mi sembrava un pretesto per pensare a come ti avrei descritto tutto questo, come avrei scelto le parole giuste per farti impazzire.

La strada verso il residence sembrava infinita, e lui mi parlava e parlava, ma le sue parole erano lontane, vuoti a perdere, come se provenissero da un altro mondo. Non mi interessava di quello che diceva. Non mi interessava quello che pensava. Era solo un uomo come tanti, con cui giocare il nostro gioco.

Siamo entrati in casa, e lì... tutto è diventato più confuso, più intenso.
È cominciato così in fretta... Lui mi ha presa per mano, trascinata verso il divano con una fretta che mi ha fatto perdere il respiro, come se volesse già consumare ogni cosa, immediatamente. Mi ha spinta giù, con una mano sul collo, e lì... tutto è esploso. I suoi baci erano grezzi, ruvidi, niente a che vedere con i tuoi, ma proprio per questo, in un modo perverso, mi piaceva. Era come se ogni suo movimento fosse una provocazione, un modo per farmi sentire diversa, lontana da quella che sono con te. Se lui era solo la pedina meno importante del nostro gioco, io per lui ero una delle tante troie che riesce a rimorchiare sul sito di incontri.

La sua bocca si è spostata giù, rapida, senza preamboli, affamata. Mentre mi mangiava la figa le sue mani mi stringevano i fianchi, più forte di quanto pensassi fosse possibile, come se volesse possedermi in ogni centimetro. Ero lì, a metà tra la realtà e l’immaginazione, mentre la mia testa vagava a te, a come reagiresti nel leggere queste parole, mentre il mio corpo si abbandonava completamente a lui.

Quando mi ha tirata su, i suoi pantaloni erano già a terra, e ho sentito il suo corpo contro il mio. Il tempo di infilarsi il preservativo. La prima spinta è stata improvvisa, senza dolcezza, senza esitazione, ed è stato come se il mio corpo venisse spezzato in due. Ho trattenuto un grido, ma un secondo dopo l’ho lasciato uscire, come una liberazione. E ogni volta che entrava più in profondità, sentivo una fitta, un piacere acuto, misto a dolore.
Lui non si fermava, non rallentava. Le sue mani mi tiravano verso di lui, ogni spinta più forte della precedente. Mi sentivo piegata, presa completamente, senza possibilità di fuga. Eppure, era in quel momento che ti sentivo più vicino. Come se fosse solo una scena che avrei dovuto raccontarti, e ogni gesto, ogni respiro, fosse dedicato a te.
La sua mano ha afferrato i miei capelli, tirandomi indietro la testa mentre continuava a spingere, e io non potevo fare altro che gemere.

Il suo odore era diverso dal tuo, più pesante, quasi animalesco. Mi piaceva il contrasto. Mi faceva sentire sporca, ma in un modo che non riuscivo a respingere. E più mi affondava, più pensavo a quanto ti avrebbe eccitato saperlo. Mi faceva male. Gli ho detto di smettere a un certo punto, ma poi ho cambiato idea. Ho pensato: no, Massimo lo deve sapere tutto, fino in fondo. Così mi sono lasciata andare, completamente. Ho chiuso gli occhi e mi sono persa nell'idea di te che leggi questa lettera.

Alla fine, è successo tutto in un attimo. Lui era sopra di me, sudato, respirava forte, e sentivo il suo corpo che si irrigidiva. La sua mano mi stringeva i fianchi così forte che per un attimo ho pensato che non sarebbe mai più riuscito a lasciarmi andare. Poi ho sentito quel tremito improvviso, quella tensione che si spezzava, e lui che si lasciava andare completamente. L’ha fatto dentro di me, in una serie di spasmi che sembravano senza fine, il suo corpo che si contorceva mentre il suo respiro diventava più corto, affannato.

Io, però, ero lì, ferma, immobile. Non ho provato niente. Niente di quel calore che immagino tu vorresti che provassi, niente di quel piacere che ti eccita tanto nel pensarmi con qualcun altro. Era solo un atto meccanico, freddo. Lui sembrava consumato, esausto, come se avesse ottenuto quello che cercava. Io, invece, ero altrove.

Mentre lui si svuotava, la mia mente era già su di te, su come ti avrei descritto tutto questo, su quanto avresti goduto nel leggerlo. E in quel momento, l’unico piacere che ho provato è stato pensare alla tua reazione, alla tua voglia di sapere ogni dettaglio, ogni secondo.

Quando ha finito, mi sono sdraiata sul letto, il corpo ancora scosso. Lui si è allontanato, come se sapesse che la vera intimità non era tra me e lui, ma tra me e te. Ho iniziato a scriverti nella mia testa, immaginando la tua faccia mentre leggi queste righe, il modo in cui ti mordi il labbro quando sei eccitato, il modo in cui ti muovi, lentamente, mentre le immagini prendono vita nella tua mente.

Alla fine, mi sono sentita vuota, ma non in modo negativo. Era un vuoto come quello che senti quando hai finito un libro incredibile, quando sai che non ci sarà mai un'altra storia uguale. Ma al tempo stesso, c'era anche il desiderio strano di sentire la tua voce che mi dice "brava, coniglietta mia, brava".

E ora sono qui, a scriverti, con ancora addosso l'odore di questa notte e la sensazione che tutto questo non sia mai davvero finito.
Aspetto il tuo prossimo messaggio, amore mio. Sai che non vedo l'ora di sapere cosa provi leggendo queste righe.
Tua,
Arianna.

____

Trieste, 4 settembre 2024 (sera)

Mia adorata moglie, brava, sì. Brava davvero, coniglietta.

L’ho letta tre volte la tua lettera, con una birra in mano e quella vecchia canzone di Lou Reed in sottofondo, la voce rauca che fa sembrare tutto più sporco di quanto già non sia. Sorridevo mentre leggevo, immaginavo ogni movimento, ogni respiro. E no, non è stato gelosia, no, quella l’ho sputata fuori da tempo, come un dente marcio. È una specie di fame, una bestia che non si sazia mai, un buco che si allarga sempre di più.
Pensarti lì con lui, a fare cose che un tempo erano solo nostre, mi fa venire una voglia matta di vederti tornare a casa. Di vedere il tuo viso stanco, ma soddisfatto, con ancora addosso l’odore di un altro. E poi, cosa farei? Probabilmente niente di diverso da adesso. Mi verserei un altro bicchiere e ti guarderei mentre mi racconti ogni dettaglio, con quella voce calma, come se fossi appena tornata dal supermercato e mi stessi parlando di cosa hai comprato.

Ma no, non è così. Non è mai solo questo, vero? C’è una tensione lì sotto, una corda che potrebbe spezzarsi in qualsiasi momento. Ma cazzo, che suono farebbe se si spezzasse. Forse è proprio questo che mi tiene qui, a leggere le tue parole, ad aspettare la prossima volta. Forse sono solo un bastardo che si nutre di questo casino, che si eccita all’idea di vedere quanto in basso possiamo scendere insieme. O forse, in qualche modo contorto, questa è l’unica cosa che mi fa sentire vivo.

Sai, a volte penso che stiamo giocando con il fuoco, ma poi mi ricordo che il fuoco lo abbiamo acceso noi. E allora mi rilasso, mi verso un altro bicchiere, e penso a come sarà la prossima volta. Magari ti farò aspettare un po’ di più prima di rispondere, giusto per vedere quanto lontano puoi spingerti.

Scrivimi ancora, coniglietta mia. Scrivimi tutto.
Sempre tuo, Davide.
scritto il
2024-11-05
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