Neve rosso sangue
di
tilde
genere
saffico
Capitolo 1: Il delitto
L'inverno avvolgeva la val Badia in un silenzio immacolato, spezzato solo dal vento che soffiava tra larici ed abeti innevati. Poco fuori l'abitato, Il Kulfuschgerhof si stagliava contro il massiccio dolomitico del Sella, appariva un luogo di elegante alpeggio. Nelle sue calde sale, inondate dal riverbero freddo della luna sui ghiacci esterni, si stava svolgendo una informale serata di presentazione per una raccolta di racconti erotici, quando il corpo senza vita di Heinz Ladstätter, un avvocato noto e rispettato, venne trovato in una stanza di servizio; dalla testa un rivolo di sangue scuro ed i segni di un colpo violento.
L’ispettore Elena Costa arrivò poco dopo la mezzanotte, avvolta nel suo cappotto scuro e con il volto imperturbabile, illuminato dall'azzurro glaciale degli occhi. Abituata a casi difficili, sentiva che questo sarebbe stato diverso: l'omicidio aveva il sapore di un atto deliberato e calcolato. Mentre si aggirava per l'hotel, studiando ogni dettaglio, incontrò Klaus Baumgartner, un corpulento attore leggermente claudicante noto per alcune pubblicità, chiaramente scosso.
- Non posso credere che sia successo qui -disse Klaus appoggiandosi al bastone con la voce incrinata dall’ansia- Heinz stava lavorando per me, aiutandomi a risolvere una questione legale… ed ora è morto!-
Le prime indagini rivelarono una scena del crimine ambigua: la vittima, un quarantenne alto e dal fisico massiccio, presentava segni di trascinamento, scarpe slacciate e non aveva cintura, come se si stesse vestendo. Unici indizi erano un mozzicone di Dunhill ed alcune impronte di neve, probabilmente un 40 o 42, provenienti dalla finestra aperta; l'avvocato stringeva ancora una piccola chiave nella mano. Ad un primo giro di domande nessuno sapeva a cosa servisse.
Grazie all'invito ancora in tasca ed una piccola macchia di sugo di cervo sui pantaloni, fu subito chiaro che l'omicidio era avvenuto intorno alle dieci, durante la presentazione.
Così, Elena, decise di iniziare dai non presenti come primi sospetti; l'attenzione cadde sia su Carlo Manetti, un chiacchierato ingegnere meneghino storico cliente dell'hotel, che su Peter Senfter, un vecchio bracconiere molto amico del proprietario dell'hof; ma fu una donna, una giovane brunetta dagli occhi castani, che attirò l’attenzione di Elena: Camilla Russo. Forse più per l'aspetto che per il sospetto.
Carlo fu torchiato, anche sulla scorta dell'unico indizio che lo collocava sulla scena, ma la stazza dell'avvocato rendeva incompatibile l'esigua prestanza dell'ingegnere con il trascinamento. Egli manifestò, però, una malcelata soddisfazione per il fatto ed enfatizzò positivamente il proprio rapporto con Camilla.
Forza che, al contrario, appariva sufficiente in Peter; ma anch'egli negò l'omicidio, pur dichiarando un astio ancora forte per il passato comportamento dell'avvocato nei confronti dell'amica Camilla. Anche nel suo caso un indizio lo scagionava ed erano le impronte: troppo piccole per i suoi scarponi.
La verità emerse lentamente: Klaus raccontò di aver scoperto documenti e rogiti contraffatti a suo nome che riportavano ad un'impresa di costruzioni lombarda, vicina all'ingegnere, con sede nel Liechtenstein e di cui giurava di non sapere nulla; documenti forse nascosti dallo stesso Heinz in qualche cassetta, la cui chiave stretta in mano avrebbe potuto aprire.
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Capitolo 2: Carlo e Peter
Non molto prima dell'omicidio, Carlo Manetti uscì a fumare passando dal bar a prendersi un bicchiere di old fashioned, poi andò a sedersi a bordo piscina; fuori il maso e lontano dalle luci soffuse e dal parlottio degli ospiti. Fu presto raggiunto da uno zoppicante Peter Senfter; i due presero a discutere tra loro, con toni che sfioravano il minaccioso. Erano visibilmente nervosi, con un fare circospetto ed allarmato. Seduti di fronte, sorseggiavano i propri alcolici guardandosi intorno prima di parlare.
- Dobbiamo fare in fretta, Peter, Klaus ha trovato le prove. Ha capito tutto -
- E cosa facciamo ora? -chiese agitando le mani come a volersi liberare da un peso invisibile- se quell'avvocato le dà alle autorità, siamo finiti -
Carlo soffocò una risata nervosa - già, finiti... Ma non preoccuparti. Heinz è troppo astuto per lasciarsi scoprire senza aver preparato una via di fuga. Solo che ora è troppo tardi per lui -
- Che vuol dire... -una pausa tradì che non fosse sicuro di voler sentire la risposta- troppo tardi? -
- Fuori gioco, amico mio, sì. Ma dobbiamo essere pronti a coprire le nostre tracce, almeno per un po’ -
- E Camilla? -
Carlo si fece serio, accese una sigaretta e lo squadrò con determinazione. - Camilla è… un pezzo sul nostro scacchiere. Fa quello che le dico, ma... hai ragione, non è da sottovalutare specie da qualche settimana a questa parte -
Pietro non rispose, ma la sua espressione tradiva una preoccupazione crescente. Se Camilla avesse fatto anche solo un passo falso, avrebbe potuto condurli tutti al collasso.
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Capitolo 3: Camilla ed Heinz
Camilla Russo era una figura enigmatica, la sua bellezza e sicurezza erano armi potenti. Cresciuta in una famiglia modesta, ma con grandi sogni di riscatto, aveva studiato architettura a Milano, dove la sua avvenenza la portò a legami con uomini influenti. Nonostante i suoi positivi esordi nel mondo della pubblicità, Camilla sapeva che la sua vera risorsa era la propria immagine, non a caso aveva sempre usato la sua sensualità per ottenere ciò che desiderava, sia nel lavoro che negli affetti.
La relazione con Carlo Manetti, suo ex professore di progettazione, risaliva ad un incontro casuale di due anni prima, in un evento di beneficenza. Carlo, abile e spietato, conosceva in Camilla una mente brillante ed una potenziale alleata nei suoi affari, che, sebbene legali in apparenza, si fondavano su manovre immobiliari borderline. Lei, affascinata dal mondo di Manetti e dalle sue promesse di un futuro dorato, aveva accettato di legarsi all'uomo, senza sapere quanto pericolosa fosse quella strada.
Camilla aveva incontrato Heinz Ladstätter al tempo del liceo. L'avvocato aveva alcuni vizietti fra cui le giovani stagiste e Camilla fu una di esse, che non tardò a farsi illusioni sul suo interesse per lei. Heinz, nonostante fosse intelligente ed ambizioso, si lasciò rapire dal fascino della giovane donna, mentre lei vedeva in lui più un’opportunità di avere accesso a quel livello sociale a cui ambiva. Purtroppo le pressioni della moglie, nota commercialista, bruciarono in fretta le velleità della ragazzina e fu scacciata malamente dallo studio.
Negli ultimi tempi le cose avevano preso una piega pericolosa, dato che la moglie dell'avvocato era morta, in circostanze misteriose, alcune settimane prima e che tutti sapevano della volontà di Ladstätter di riallacciare con l'antica stagista. Per di più erano anche stati visti la sera prima al Altrove, un bar con musica in paese, in un atteggiamento d'amore ed odio culminato in una lite
- No, Heinz, non più! Sei stato importante per me, ma è finita da tempo, appartengo a Carlo -
- Fuggi da lui è pericoloso, ho le prove, ti amo troppo - disse accarezzandole il viso
- Ma che dici?! -sorrise virginea- La tua è solo invidia per il grosso lavoro che sta per prendere -
Heinz le porse il proprio inseparabile ibook e la sfidò - Non ho bisogno dei suoi soldi, ho bisogno di te. Tieni, prendilo, dentro ci sono le prove trovate da Baumgartner; guarda tu stessa; la pw non l'ho mai cambiata, amore mio -
- D'accordo, ma tu non dire nulla a nessuno. Stai attento. Tieni, questa è la chiave dell'armadietto 32 alla mia università, dentro ci sono soldi, una nuova identità ed un biglietto aereo per le Barbados. Qualunque cosa succeda ci troveremo laggiù -
Camilla capì che lui aveva intuito il suo coinvolgimento nell'affaire immobiliare non appena iniziò a pressarla su Carlo o, forse, l'amava davvero, ma si rese del tutto conto d'essere intrappolata al momento che saltò fuori il nome di Klaus.
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Capitolo 4: Elena e Camilla
L’indagine si concentrò ben presto su Camilla. Durante un interrogatorio, la donna crollò parzialmente. Le sue lacrime, genuine o calcolate, mostrarono la sua fragilità. Ammise di essere stata coinvolta marginalmente nell'operazione poco chiara, ma insisteva di non aver nulla a che fare con l’omicidio.
- Non volevo far parte di tutto questo -disse con voce rotta- Heinz… diceva di amarmi, ma non potevo fidarmi. Carlo sa tutto, controlla tutti. Io non ho scelta -
Effettivamente non avrebbe avuto né la forza né il movente; come mancava ancora l'arma del delitto, che restava un mistero.
Elena, pur comprendendo il tormento di Camilla, non poté ignorarne il coinvolgimento. Nel riprendere ad interrogarla, la ragazza, confessò piangendo di essere stata in camera con Heinz fino a poco prima dell'inizio della presentazione, per poi non muoversi più dalla sala. Il che era vero, dato che anche il barman lo aveva confermato.
Elena Costa era una persona che sapeva resistere alle emozioni; gli stessi colleghi la ritenevano un robot, con una disciplina ed un rigore così teutonici da renderla perfetta per quelle valli. Ma c’era qualcosa in Camilla Russo che sfuggiva al suo controllo, qualcosa che penetrava la sua corazza con una facilità inquietante.
Era impossibile ignorare la bellezza seducente della donna; con i suoi lunghi capelli castani, mossi, che scivolavano sulle spalle per terminare oltre il seno turgido ed il suo sorriso che poteva far perdere l’equilibrio. Indossava un maglioncino morbido panna e pantaloni tartan blu che mettevano in risalto la figura da mannequin. Fatto di sensualità e vulnerabilità, ogni gesto era studiato; eppure appariva così naturale, lasciando un’impronta persistente, come il floreale del suo profumo. La voce di Camilla, morbida e volutamente bassa, sembrava fatta per avvolgere chiunque l’ascoltasse in una sorta di incantesimo.
Ed Elena ne fu vittima, come un uomo, precipitando in un’attrazione erotica travolgente.
- So che vi siete visti al Altrove, che mi dice? - Elena socchiuse gli occhi, studiandola e risprofondò nel divano
Camilla le si spostò accanto ed incrociò le gambe con grazia, poi si protese verso di lei quel tanto per lasciare che lo scollo ampio scivolasse leggermente, rivelando una spalla.
- Beh -iniziò con la sua voce lenta e sensuale- niente di strano, parole fra conoscenti; sa, sua moglie è morta da poco. Ma ricordo che l’avvocato parlava di qualcuno che lo seguiva... un uomo. Forse un ex cliente, o qualcosa del genere. Non sono sicura -
L'ispettrice inclinò la testa, stranamente attratta da quell'orlo che celava malamente un petto pieno - Interessante, ha un nome il tizio, può farne una descrizione? -
Camilla scrollò le spalle, il gesto volutamente languido fece scoprire metà braccio e l'ascella, mostrando la curva morbida del seno nudo
- No -risprese gentilmente- ma posso pensarci. Magari ricorderò qualcosa più tardi. Ammiro la sua determinazione e deve essere difficile lavorare in un posto così incantevole senza goderlo almeno un poco. Vi posso offrire qualcosa? -
- Apprezzo la premura -sorrise freddamente, ma con un rossore che le inondò le guance- però... il mio lavoro non prevede distrazioni. Poi non bevo in servizio -
Camilla osservò adorante il viso di lei ed i lineamenti delicati che cozzavano con la ruvidezza con cui voleva apparire, cercò di catturarne lo sguardo, ma ella aveva gli occhi fissi nell'infinito, rifletteva; a Camilla parve quasi di udirne il rumore. Poi abbassò la voce e le sfiorò il braccio.
- Ne è sicura? Dovrebbe concedersi qualche minuto, Elena. A volte, la mente, funziona meglio dopo una piccola pausa -
L'ispettrice vacillò e varcò la soglia del professionale accarezzandole il volto; la ragazza alzò lo sguardo e strinse a sé la mano, senza staccare gli occhi dall’azzurro dei suoi, spostò il palmo sul proprio seno, arrossendo. Elena avvampò. Camilla le posò una mano sulla coscia poi, inclinandosi leggermente, avvicinò il viso al suo.
Costa aveva il cuore che sbatteva nel petto ed il respiro che si feceva più lento, esitante e profondo; stava per crollare, con gli occhi non vedeva che lei in un'aura opaca e confusa.
Incurante di ciò che le circondava, Camilla, alzò l'asticella e sfiorò le labbra di lei con la punta del naso mentre le baciò una guancia.
Elena non resistette oltre: l'avvolse con le braccia ed affondò una mano nelle soffici onde castane, raggiunse la bocca di lei con la sua e la baciò.
Lì, su quel divanetto leggermente defilato, vicino alla grande finestra ad arco.
Fuori la neve, che cominciava a scendere con i suoi fiocchi candidi.
Carlo sapeva di poter contare sulle arti della giovane amante, le aveva già usate per convincere (in modo poco ortodosso) alcuni proprietari a cedere chalet e terreni oltre a far firmare carte compromettenti a Klaus; così si rallegrò della vista saffica, tanto da mettersi al piano ed iniziare a suonare “someone like you”, con un risultato non esattamente da Adele, ma gradevole, che strappò un'applauso.
Elena sorrise fra i baci di Camilla perdendo di vista l’indagine e l'inibizione. La brunetta fece un cenno all'amico Peter; poco dopo, questi, posò sul tavolino di fronte alle donne due calici e si dileguò velocemente. Entrambe bevvero e passarono solo alcuni istanti prima che l’ispettrice cadesse in uno stato di semi incoscienza.
Ed ora a voi: chi è l'assassino?
Chiedo scusa ai lettori ed agli autori di gialli per questo piccolo esperimento 🫶🏻
L'inverno avvolgeva la val Badia in un silenzio immacolato, spezzato solo dal vento che soffiava tra larici ed abeti innevati. Poco fuori l'abitato, Il Kulfuschgerhof si stagliava contro il massiccio dolomitico del Sella, appariva un luogo di elegante alpeggio. Nelle sue calde sale, inondate dal riverbero freddo della luna sui ghiacci esterni, si stava svolgendo una informale serata di presentazione per una raccolta di racconti erotici, quando il corpo senza vita di Heinz Ladstätter, un avvocato noto e rispettato, venne trovato in una stanza di servizio; dalla testa un rivolo di sangue scuro ed i segni di un colpo violento.
L’ispettore Elena Costa arrivò poco dopo la mezzanotte, avvolta nel suo cappotto scuro e con il volto imperturbabile, illuminato dall'azzurro glaciale degli occhi. Abituata a casi difficili, sentiva che questo sarebbe stato diverso: l'omicidio aveva il sapore di un atto deliberato e calcolato. Mentre si aggirava per l'hotel, studiando ogni dettaglio, incontrò Klaus Baumgartner, un corpulento attore leggermente claudicante noto per alcune pubblicità, chiaramente scosso.
- Non posso credere che sia successo qui -disse Klaus appoggiandosi al bastone con la voce incrinata dall’ansia- Heinz stava lavorando per me, aiutandomi a risolvere una questione legale… ed ora è morto!-
Le prime indagini rivelarono una scena del crimine ambigua: la vittima, un quarantenne alto e dal fisico massiccio, presentava segni di trascinamento, scarpe slacciate e non aveva cintura, come se si stesse vestendo. Unici indizi erano un mozzicone di Dunhill ed alcune impronte di neve, probabilmente un 40 o 42, provenienti dalla finestra aperta; l'avvocato stringeva ancora una piccola chiave nella mano. Ad un primo giro di domande nessuno sapeva a cosa servisse.
Grazie all'invito ancora in tasca ed una piccola macchia di sugo di cervo sui pantaloni, fu subito chiaro che l'omicidio era avvenuto intorno alle dieci, durante la presentazione.
Così, Elena, decise di iniziare dai non presenti come primi sospetti; l'attenzione cadde sia su Carlo Manetti, un chiacchierato ingegnere meneghino storico cliente dell'hotel, che su Peter Senfter, un vecchio bracconiere molto amico del proprietario dell'hof; ma fu una donna, una giovane brunetta dagli occhi castani, che attirò l’attenzione di Elena: Camilla Russo. Forse più per l'aspetto che per il sospetto.
Carlo fu torchiato, anche sulla scorta dell'unico indizio che lo collocava sulla scena, ma la stazza dell'avvocato rendeva incompatibile l'esigua prestanza dell'ingegnere con il trascinamento. Egli manifestò, però, una malcelata soddisfazione per il fatto ed enfatizzò positivamente il proprio rapporto con Camilla.
Forza che, al contrario, appariva sufficiente in Peter; ma anch'egli negò l'omicidio, pur dichiarando un astio ancora forte per il passato comportamento dell'avvocato nei confronti dell'amica Camilla. Anche nel suo caso un indizio lo scagionava ed erano le impronte: troppo piccole per i suoi scarponi.
La verità emerse lentamente: Klaus raccontò di aver scoperto documenti e rogiti contraffatti a suo nome che riportavano ad un'impresa di costruzioni lombarda, vicina all'ingegnere, con sede nel Liechtenstein e di cui giurava di non sapere nulla; documenti forse nascosti dallo stesso Heinz in qualche cassetta, la cui chiave stretta in mano avrebbe potuto aprire.
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Capitolo 2: Carlo e Peter
Non molto prima dell'omicidio, Carlo Manetti uscì a fumare passando dal bar a prendersi un bicchiere di old fashioned, poi andò a sedersi a bordo piscina; fuori il maso e lontano dalle luci soffuse e dal parlottio degli ospiti. Fu presto raggiunto da uno zoppicante Peter Senfter; i due presero a discutere tra loro, con toni che sfioravano il minaccioso. Erano visibilmente nervosi, con un fare circospetto ed allarmato. Seduti di fronte, sorseggiavano i propri alcolici guardandosi intorno prima di parlare.
- Dobbiamo fare in fretta, Peter, Klaus ha trovato le prove. Ha capito tutto -
- E cosa facciamo ora? -chiese agitando le mani come a volersi liberare da un peso invisibile- se quell'avvocato le dà alle autorità, siamo finiti -
Carlo soffocò una risata nervosa - già, finiti... Ma non preoccuparti. Heinz è troppo astuto per lasciarsi scoprire senza aver preparato una via di fuga. Solo che ora è troppo tardi per lui -
- Che vuol dire... -una pausa tradì che non fosse sicuro di voler sentire la risposta- troppo tardi? -
- Fuori gioco, amico mio, sì. Ma dobbiamo essere pronti a coprire le nostre tracce, almeno per un po’ -
- E Camilla? -
Carlo si fece serio, accese una sigaretta e lo squadrò con determinazione. - Camilla è… un pezzo sul nostro scacchiere. Fa quello che le dico, ma... hai ragione, non è da sottovalutare specie da qualche settimana a questa parte -
Pietro non rispose, ma la sua espressione tradiva una preoccupazione crescente. Se Camilla avesse fatto anche solo un passo falso, avrebbe potuto condurli tutti al collasso.
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Capitolo 3: Camilla ed Heinz
Camilla Russo era una figura enigmatica, la sua bellezza e sicurezza erano armi potenti. Cresciuta in una famiglia modesta, ma con grandi sogni di riscatto, aveva studiato architettura a Milano, dove la sua avvenenza la portò a legami con uomini influenti. Nonostante i suoi positivi esordi nel mondo della pubblicità, Camilla sapeva che la sua vera risorsa era la propria immagine, non a caso aveva sempre usato la sua sensualità per ottenere ciò che desiderava, sia nel lavoro che negli affetti.
La relazione con Carlo Manetti, suo ex professore di progettazione, risaliva ad un incontro casuale di due anni prima, in un evento di beneficenza. Carlo, abile e spietato, conosceva in Camilla una mente brillante ed una potenziale alleata nei suoi affari, che, sebbene legali in apparenza, si fondavano su manovre immobiliari borderline. Lei, affascinata dal mondo di Manetti e dalle sue promesse di un futuro dorato, aveva accettato di legarsi all'uomo, senza sapere quanto pericolosa fosse quella strada.
Camilla aveva incontrato Heinz Ladstätter al tempo del liceo. L'avvocato aveva alcuni vizietti fra cui le giovani stagiste e Camilla fu una di esse, che non tardò a farsi illusioni sul suo interesse per lei. Heinz, nonostante fosse intelligente ed ambizioso, si lasciò rapire dal fascino della giovane donna, mentre lei vedeva in lui più un’opportunità di avere accesso a quel livello sociale a cui ambiva. Purtroppo le pressioni della moglie, nota commercialista, bruciarono in fretta le velleità della ragazzina e fu scacciata malamente dallo studio.
Negli ultimi tempi le cose avevano preso una piega pericolosa, dato che la moglie dell'avvocato era morta, in circostanze misteriose, alcune settimane prima e che tutti sapevano della volontà di Ladstätter di riallacciare con l'antica stagista. Per di più erano anche stati visti la sera prima al Altrove, un bar con musica in paese, in un atteggiamento d'amore ed odio culminato in una lite
- No, Heinz, non più! Sei stato importante per me, ma è finita da tempo, appartengo a Carlo -
- Fuggi da lui è pericoloso, ho le prove, ti amo troppo - disse accarezzandole il viso
- Ma che dici?! -sorrise virginea- La tua è solo invidia per il grosso lavoro che sta per prendere -
Heinz le porse il proprio inseparabile ibook e la sfidò - Non ho bisogno dei suoi soldi, ho bisogno di te. Tieni, prendilo, dentro ci sono le prove trovate da Baumgartner; guarda tu stessa; la pw non l'ho mai cambiata, amore mio -
- D'accordo, ma tu non dire nulla a nessuno. Stai attento. Tieni, questa è la chiave dell'armadietto 32 alla mia università, dentro ci sono soldi, una nuova identità ed un biglietto aereo per le Barbados. Qualunque cosa succeda ci troveremo laggiù -
Camilla capì che lui aveva intuito il suo coinvolgimento nell'affaire immobiliare non appena iniziò a pressarla su Carlo o, forse, l'amava davvero, ma si rese del tutto conto d'essere intrappolata al momento che saltò fuori il nome di Klaus.
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Capitolo 4: Elena e Camilla
L’indagine si concentrò ben presto su Camilla. Durante un interrogatorio, la donna crollò parzialmente. Le sue lacrime, genuine o calcolate, mostrarono la sua fragilità. Ammise di essere stata coinvolta marginalmente nell'operazione poco chiara, ma insisteva di non aver nulla a che fare con l’omicidio.
- Non volevo far parte di tutto questo -disse con voce rotta- Heinz… diceva di amarmi, ma non potevo fidarmi. Carlo sa tutto, controlla tutti. Io non ho scelta -
Effettivamente non avrebbe avuto né la forza né il movente; come mancava ancora l'arma del delitto, che restava un mistero.
Elena, pur comprendendo il tormento di Camilla, non poté ignorarne il coinvolgimento. Nel riprendere ad interrogarla, la ragazza, confessò piangendo di essere stata in camera con Heinz fino a poco prima dell'inizio della presentazione, per poi non muoversi più dalla sala. Il che era vero, dato che anche il barman lo aveva confermato.
Elena Costa era una persona che sapeva resistere alle emozioni; gli stessi colleghi la ritenevano un robot, con una disciplina ed un rigore così teutonici da renderla perfetta per quelle valli. Ma c’era qualcosa in Camilla Russo che sfuggiva al suo controllo, qualcosa che penetrava la sua corazza con una facilità inquietante.
Era impossibile ignorare la bellezza seducente della donna; con i suoi lunghi capelli castani, mossi, che scivolavano sulle spalle per terminare oltre il seno turgido ed il suo sorriso che poteva far perdere l’equilibrio. Indossava un maglioncino morbido panna e pantaloni tartan blu che mettevano in risalto la figura da mannequin. Fatto di sensualità e vulnerabilità, ogni gesto era studiato; eppure appariva così naturale, lasciando un’impronta persistente, come il floreale del suo profumo. La voce di Camilla, morbida e volutamente bassa, sembrava fatta per avvolgere chiunque l’ascoltasse in una sorta di incantesimo.
Ed Elena ne fu vittima, come un uomo, precipitando in un’attrazione erotica travolgente.
- So che vi siete visti al Altrove, che mi dice? - Elena socchiuse gli occhi, studiandola e risprofondò nel divano
Camilla le si spostò accanto ed incrociò le gambe con grazia, poi si protese verso di lei quel tanto per lasciare che lo scollo ampio scivolasse leggermente, rivelando una spalla.
- Beh -iniziò con la sua voce lenta e sensuale- niente di strano, parole fra conoscenti; sa, sua moglie è morta da poco. Ma ricordo che l’avvocato parlava di qualcuno che lo seguiva... un uomo. Forse un ex cliente, o qualcosa del genere. Non sono sicura -
L'ispettrice inclinò la testa, stranamente attratta da quell'orlo che celava malamente un petto pieno - Interessante, ha un nome il tizio, può farne una descrizione? -
Camilla scrollò le spalle, il gesto volutamente languido fece scoprire metà braccio e l'ascella, mostrando la curva morbida del seno nudo
- No -risprese gentilmente- ma posso pensarci. Magari ricorderò qualcosa più tardi. Ammiro la sua determinazione e deve essere difficile lavorare in un posto così incantevole senza goderlo almeno un poco. Vi posso offrire qualcosa? -
- Apprezzo la premura -sorrise freddamente, ma con un rossore che le inondò le guance- però... il mio lavoro non prevede distrazioni. Poi non bevo in servizio -
Camilla osservò adorante il viso di lei ed i lineamenti delicati che cozzavano con la ruvidezza con cui voleva apparire, cercò di catturarne lo sguardo, ma ella aveva gli occhi fissi nell'infinito, rifletteva; a Camilla parve quasi di udirne il rumore. Poi abbassò la voce e le sfiorò il braccio.
- Ne è sicura? Dovrebbe concedersi qualche minuto, Elena. A volte, la mente, funziona meglio dopo una piccola pausa -
L'ispettrice vacillò e varcò la soglia del professionale accarezzandole il volto; la ragazza alzò lo sguardo e strinse a sé la mano, senza staccare gli occhi dall’azzurro dei suoi, spostò il palmo sul proprio seno, arrossendo. Elena avvampò. Camilla le posò una mano sulla coscia poi, inclinandosi leggermente, avvicinò il viso al suo.
Costa aveva il cuore che sbatteva nel petto ed il respiro che si feceva più lento, esitante e profondo; stava per crollare, con gli occhi non vedeva che lei in un'aura opaca e confusa.
Incurante di ciò che le circondava, Camilla, alzò l'asticella e sfiorò le labbra di lei con la punta del naso mentre le baciò una guancia.
Elena non resistette oltre: l'avvolse con le braccia ed affondò una mano nelle soffici onde castane, raggiunse la bocca di lei con la sua e la baciò.
Lì, su quel divanetto leggermente defilato, vicino alla grande finestra ad arco.
Fuori la neve, che cominciava a scendere con i suoi fiocchi candidi.
Carlo sapeva di poter contare sulle arti della giovane amante, le aveva già usate per convincere (in modo poco ortodosso) alcuni proprietari a cedere chalet e terreni oltre a far firmare carte compromettenti a Klaus; così si rallegrò della vista saffica, tanto da mettersi al piano ed iniziare a suonare “someone like you”, con un risultato non esattamente da Adele, ma gradevole, che strappò un'applauso.
Elena sorrise fra i baci di Camilla perdendo di vista l’indagine e l'inibizione. La brunetta fece un cenno all'amico Peter; poco dopo, questi, posò sul tavolino di fronte alle donne due calici e si dileguò velocemente. Entrambe bevvero e passarono solo alcuni istanti prima che l’ispettrice cadesse in uno stato di semi incoscienza.
Ed ora a voi: chi è l'assassino?
Chiedo scusa ai lettori ed agli autori di gialli per questo piccolo esperimento 🫶🏻
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