Una questione di corna: cap.2 Lara
di
Joe Cabot
genere
tradimenti
Mentre camminava davanti a me verso l'anticamera del locale, il pensiero che tra poco avrei conosciuto quei fianchi, quel sedere tante volte bramato, quelle gambe così ben sorrette dai tacchi, mi fece girare la testa. L'aiutai ad infilarsi il cappotto e quando ruotò su se stessa per infilarsi le maniche mi ritrovai le sue labbra quasi sulle mie. Lei mi fissò con la bocca socchiusa, in disponibile attesa. Le scostai con le mani le falde del cappotto e la presi per la vita stringendola a me. Sentii i suoi seni contro il mio petto e credo che lei abbia sentito altrettanto bene la mia erezione. Scesi con le mani ad afferrarle il culo sotto al cappotto lungo e attraverso la sua gonna sentii le cuciture delle sottili mutandine, le stringhette del reggicalze. La strinsi ancora a me tastandole con forza lo spacco del sedere. Lei socchiuse gli occhi, eccitata ed ebbra. La baciai e le sue labbra si aprirono per lasciare che le nostre lingue si incontrassero. Ci staccammo quando la porta si aprì per far entrare alcuni avventori ed uscimmo nella notte. Le cinsi la vita con un braccio e passeggiammo come due innamorati. Poco dopo la spinsi nel vano di un portone e cercai ancora la sua bocca mentre una mano le si infilò di nuovo sotto al cappotto, stavolta in cerca della sua fica. Le scostai il sottile tessuto delle mutandine quel tanto da rendermi conto che grondava non poco miele.
- Signora Laudari..., lei è proprio una graziosa puttanella.
- Questa sera sono la tua puttana.
Le stropicciai i vestiti e la fica più volte prima di arrivare in hotel ed in ascensore capii da come mi infilava la lingua in bocca che tra alcool e sesso oramai era pronta a qualunque cosa. Arrivammo alla porta della nostra camera senza smettere di baciarci come se stessimo succhiandoci la vita l'un altro e una volta dentro le feci scivolare ai piedi gli abiti mentre lei mi liberava dalla camicia. Lo specchio dietro di lei mi rimandava l'immagine della migliore amica della mia compagna con le calze sorrette dalle stringhette del reggicalze che sparivano sopra una leggera sotto veste nera. Mi scostai un attimo per guardarla negli occhi. Le labbra socchiuse lasciavano uscire il suo respiro ad ansimi, mentre il rossetto, per quanto sconvolto dai nostri baci, rendeva ancora la sua bocca un rosso frutto tutto da cogliere. Il suo sguardo era ebbro di sesso, drogato dalle molte sensazioni, dai Long Island, dalle mie mani sul suo corpo e dal trovarsi in una camera d'albergo a centinaia di chilometri dal marito. Ogni tratto del suo volto, ogni posa del suo corpo, mi sussurravano l'abbandono con cui mi si stava offrendo.
- Sei una maledetta fica, Lara - le dissi mentre la spingevo in ginocchio e le spingevo il mio arnese in bocca. Lei si lasciò fare senza smettere di fissarmi con quegli occhi persi eppure avidi, disposti a tutto. Aprì la bocca e si lasciò penetrare, poi sollevò una mano e impugnò l'asta alla base, iniziando a darsi da fare con la lingua. Lo specchio mi mostrava la mia Lara di schiena, inginocchiata, con il culo che spuntava dalla sottoveste rivelando un sottile tanga di pizzo nero. Poi le sue gambe inguainate nelle calze di seta, ed i suoi piedi splendidamente calzati nella scarpe con i tacchi. Le misi una mano sul capo e iniziai a comandare il ritmo con cui lei si faceva scorrere tra le labbra il mio pene. Mi lasciai sfuggire un gemito profondo.
- Mi dica, signora Laudari: lei si tocca spesso?
- Beh,- iniziò a rispondermi sfilandosi il pene di bocca senza smettere di masturbarlo, e rifilandogli qualche leccata tra una parola e l'altra, - devo ammettere che da ragazzina, c'è stato un periodo in cui era una mania.
Smise di parlare per riprendere il pene in bocca e farselo scorrere tra le labbra un paio di volte lasciandolo lucente della sua saliva.
- Poi ho quasi smesso, ma ultimamente, durante la notte, soprattutto dopo che ho fatto l'amore con Paolo mi prende un senso come di insoddisfazione, e allora, mentre lui dorme....
Lasciò la frase in sospeso mentre le sua labbra riprendevano a scorrere lungo il glande.
- Allora che combini?, dimmelo.
- Allora aspetto che lui dorma, ed inizio a menarmela piano. Vado avanti a lungo ed appena iniziato a godere troppo, cerco di smettere. Ma non ci riesco. Qualche settimana fa, alla fine... quando sono venuta, per poco non ho gridato e Paolo si è svegliato tutto preoccupato.
Lara, inginocchiata davanti a me, con il mio affare in mano, raccontava e mi guardava con occhi da porca che non le avevo mai visto. - Io ero sudata e arrossata e Paolo tutto apprensivo ha acceso la luce e si è preso male. Cercavo di calmarlo dicendogli che non c'era niente, ma avevo il fiatone ed avevo appena avuto il migliore orgasmo degli ultimi quattro o cinque anni.
Si interruppe per dedicarsi alla fellazio. Poi alzò di nuovo quel suo sguardo da porca e mi chiese con aria da scolaretta se si era comportata male. Le infilai il pene in bocca fino in fondo e iniziai a prendermi così un grande piacere.
- No, non hai fatto nulla di male. È solo che dentro di te c'è una grande puttana che ha voglia di uscire. Ora toccati, fammi vedere come fai, mentre mi succhi il cazzo.
Lara non batté ciglio, prese in mano il pene con la mano sinistra e si ficcò la destra dentro le mutandine. Dallo specchio vedevo le sua dita muoversi a scatti e, senza smettere di usare al meglio la bocca, prese a mugulare sempre più forte. Quando le schizzai in bocca lei ne fu sorpresa perché a quel mono non non l'aveva ancora mai preso. Si ritrasse facendomi vedere il mio seme che le usciva dalle labbra socchiuse, senza smettere di menarmi con la sinistra finché altri fiotti le colpirono il viso, e la bocca. Inginocchiata ai miei piedi, con la gambe aperta e le dita a frugarsi nelle mutandine, vidi i suoi occhi chiudersi un attimo quando arrivò al primo orgasmo, mentre nella foga la sua lingua fece capolino dalla bocca per leccare lo sperma che ancora brillava sulle sua labbra. Poi aprì gli occhi, e contraendo la bocca in una smorfia lasciva, mi comunicò il piacere di un'altra coda di orgasmi.
continua...
[racconti inediti di Joe Cabot e foto su: http://raccontiviola.wordpress.com/ ]
- Signora Laudari..., lei è proprio una graziosa puttanella.
- Questa sera sono la tua puttana.
Le stropicciai i vestiti e la fica più volte prima di arrivare in hotel ed in ascensore capii da come mi infilava la lingua in bocca che tra alcool e sesso oramai era pronta a qualunque cosa. Arrivammo alla porta della nostra camera senza smettere di baciarci come se stessimo succhiandoci la vita l'un altro e una volta dentro le feci scivolare ai piedi gli abiti mentre lei mi liberava dalla camicia. Lo specchio dietro di lei mi rimandava l'immagine della migliore amica della mia compagna con le calze sorrette dalle stringhette del reggicalze che sparivano sopra una leggera sotto veste nera. Mi scostai un attimo per guardarla negli occhi. Le labbra socchiuse lasciavano uscire il suo respiro ad ansimi, mentre il rossetto, per quanto sconvolto dai nostri baci, rendeva ancora la sua bocca un rosso frutto tutto da cogliere. Il suo sguardo era ebbro di sesso, drogato dalle molte sensazioni, dai Long Island, dalle mie mani sul suo corpo e dal trovarsi in una camera d'albergo a centinaia di chilometri dal marito. Ogni tratto del suo volto, ogni posa del suo corpo, mi sussurravano l'abbandono con cui mi si stava offrendo.
- Sei una maledetta fica, Lara - le dissi mentre la spingevo in ginocchio e le spingevo il mio arnese in bocca. Lei si lasciò fare senza smettere di fissarmi con quegli occhi persi eppure avidi, disposti a tutto. Aprì la bocca e si lasciò penetrare, poi sollevò una mano e impugnò l'asta alla base, iniziando a darsi da fare con la lingua. Lo specchio mi mostrava la mia Lara di schiena, inginocchiata, con il culo che spuntava dalla sottoveste rivelando un sottile tanga di pizzo nero. Poi le sue gambe inguainate nelle calze di seta, ed i suoi piedi splendidamente calzati nella scarpe con i tacchi. Le misi una mano sul capo e iniziai a comandare il ritmo con cui lei si faceva scorrere tra le labbra il mio pene. Mi lasciai sfuggire un gemito profondo.
- Mi dica, signora Laudari: lei si tocca spesso?
- Beh,- iniziò a rispondermi sfilandosi il pene di bocca senza smettere di masturbarlo, e rifilandogli qualche leccata tra una parola e l'altra, - devo ammettere che da ragazzina, c'è stato un periodo in cui era una mania.
Smise di parlare per riprendere il pene in bocca e farselo scorrere tra le labbra un paio di volte lasciandolo lucente della sua saliva.
- Poi ho quasi smesso, ma ultimamente, durante la notte, soprattutto dopo che ho fatto l'amore con Paolo mi prende un senso come di insoddisfazione, e allora, mentre lui dorme....
Lasciò la frase in sospeso mentre le sua labbra riprendevano a scorrere lungo il glande.
- Allora che combini?, dimmelo.
- Allora aspetto che lui dorma, ed inizio a menarmela piano. Vado avanti a lungo ed appena iniziato a godere troppo, cerco di smettere. Ma non ci riesco. Qualche settimana fa, alla fine... quando sono venuta, per poco non ho gridato e Paolo si è svegliato tutto preoccupato.
Lara, inginocchiata davanti a me, con il mio affare in mano, raccontava e mi guardava con occhi da porca che non le avevo mai visto. - Io ero sudata e arrossata e Paolo tutto apprensivo ha acceso la luce e si è preso male. Cercavo di calmarlo dicendogli che non c'era niente, ma avevo il fiatone ed avevo appena avuto il migliore orgasmo degli ultimi quattro o cinque anni.
Si interruppe per dedicarsi alla fellazio. Poi alzò di nuovo quel suo sguardo da porca e mi chiese con aria da scolaretta se si era comportata male. Le infilai il pene in bocca fino in fondo e iniziai a prendermi così un grande piacere.
- No, non hai fatto nulla di male. È solo che dentro di te c'è una grande puttana che ha voglia di uscire. Ora toccati, fammi vedere come fai, mentre mi succhi il cazzo.
Lara non batté ciglio, prese in mano il pene con la mano sinistra e si ficcò la destra dentro le mutandine. Dallo specchio vedevo le sua dita muoversi a scatti e, senza smettere di usare al meglio la bocca, prese a mugulare sempre più forte. Quando le schizzai in bocca lei ne fu sorpresa perché a quel mono non non l'aveva ancora mai preso. Si ritrasse facendomi vedere il mio seme che le usciva dalle labbra socchiuse, senza smettere di menarmi con la sinistra finché altri fiotti le colpirono il viso, e la bocca. Inginocchiata ai miei piedi, con la gambe aperta e le dita a frugarsi nelle mutandine, vidi i suoi occhi chiudersi un attimo quando arrivò al primo orgasmo, mentre nella foga la sua lingua fece capolino dalla bocca per leccare lo sperma che ancora brillava sulle sua labbra. Poi aprì gli occhi, e contraendo la bocca in una smorfia lasciva, mi comunicò il piacere di un'altra coda di orgasmi.
continua...
[racconti inediti di Joe Cabot e foto su: http://raccontiviola.wordpress.com/ ]
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