Prigioniero

di
genere
masturbazione

Mi hanno fatto prigioniero da due settimane. Sono in una prigione bianca, nel senso che tutto qui è bianco: le pareti, il soffitto, le sedie, i pochi mobili, il letto. Coperte bianche, bianca la divisa da carcerato, bianche le divise dei carcerieri, bianchi i pezzi di sapone con cui lavarsi, bianchi i rasoi elettrici per farsi la barba. L'aria entra da una grata attraverso le cui fessure si scorge solo un muro bianco oltre il cortile. Le luci sono sempre accese, notte e giorno, anche il nero del buio è bandito da qui. L'altro giorno mi sono graffiato mentre mi lavavo con una spazzola: il rosso delle gocce di sangue è il primo colore che vedo nella mia prigionia.
Ho paura. Non mi hanno ancora interrogato. Si raccontano cose terribili sulle torture che infliggono ai prigionieri. Sarò torturato, lo so, ma non devo parlare e non parlerò. Non tradirò la causa, gli amici, quello per cui mi sono battuto in tutti questi anni. Forse mi strapperanno le unghie, mi applicheranno elettrodi sui genitali, minacceranno di castrarmi, mi rinchiuderanno in una stanza con topi e serpenti, mi interrogheranno per giorni interi senza farmi dormire, non mi daranno da mangiare o forse mi daranno cibo salatìssimo e mi negheranno da bere, mi faranno tanti piccoli tagli su tutto il corpo, mi leveranno le tonsille o mi taglieranno l'ernia senza anestesia, mi costringeranno a mangiare e a bere la loro merda e il loro piscio, mi terranno sveglio con musica ad altissimo volume, mi infileranno un manico di scopa nell'ano, mi metteranno in cella con ergastolani che mi stupreranno a ripetizione, mi metteranno legato in una stanza surriscaldata con una pelliccia addosso o nudo in un congelatore, mi benderanno e mi prenderanno a pugni ma tra un colpo e l'altro lasceranno passare minuti forse ore e io impazzirò nell'attesa del colpo successivo, mi cospargeranno il corpo di miele e mi chiuderanno in una spelonca piena di formiche, mi caveranno un dente senza anestesia e poi un altro e un altro fino a fare della mia bocca solo un buco fetido, mi raseranno il capo a zero e mi faranno stare per ore sotto una doccia da cui esce una goccia che mi colpisce la sommità del cranio, mi strapperanno un pezzo di lingua, mi taglieranno un lobo, mi amputeranno un dito ma io non parlerò.
E' questo che penso mentre per la prima volta mi portano all'interrogatorio. Sono pronto a tutto ma non cederò. Mi fanno entrare in una stanza e gli occhi ormai disabituati ai colori vedono immagini di arcobaleno. Il colore che spicca è il verde delle divise del maggiore seduto alla scrivania e del gigantesco caporale appoggiato al muro dietro di lui. L'odioso ritratto del dittatore contro cui lottiamo domina la parete di fronte a me. Sulla scrivania del maggiore due oggetti attraggono la mia attenzione: un tagliacarte dal manico d'oro, posto in un portapenne foderato di pelle e la foto di una bellissima donna bruna che sorride.
"Mia moglie" spiega il maggiore che ha seguito il mio sguardo. "Gran bella donna, eh?" E' un uomo robusto, stempiato, dall'aspetto gentile e dal tono di voce morbido, suadente. Accarezza un gatto nero dagli occhi azzurri che si stringe al suo petto e, non so perché mi vengono i brividi, mi viene in mente Hitler che accarezzava i suoi cani e i cerbiatti.
"Si sieda" dice il padrone del gatto. "E' contento del cibo della prigione? Molti dicono che è insipido ma sale e zucchero in fondo fanno più male che bene. Ha qualche richiesta particolare? Forse le ci vorrebbe una divisa di una taglia superiore, provvederemo. Vede, "dice quasi sospirando, mentre posa il gatto per terra, "lei deve essere trattato con i guanti, è il primo membro importante della sua organizzazione che cade nelle nostre mani, finora avevamo preso solo pesci piccoli. Capisce quale è la sua importanza per noi? Lei è prezioso, preziosissimo, soprattutto perché ci rivelerà i nomi dei suoi compagni e tutti i segreti della vostra...diciamo associazione."
Un sorriso di scherno appare sulle mie labbra. "Non crede che parlerà? Io penso di sì. Certo lei si sarà immaginato che la sottoporremo a sevizie. a torture per farla parlare. Giustamente crede di essere preparato, sappiamo che lei è forte fisicamente e moralmente, ma non credo sia pronto al tipo di trattamento a cui verrà sottoposto. Niente di violento, mi creda. Le percosse, il sangue, i pezzi di pelle strappata, rafforzerebbero le sue difese e lei è pronto a morire per le sue idee, lo so. Perderemmo tempo e non ne ricaveremmo nulla, no! Se lei avesse figli sarebbe facile mostrarglieli e dirle: se non ci dici quello che vogliamo, tagliamo una per una le dita di mani e piedi dei tuoi bambini. Lei parlerebbe, naturalmente, ma per fortuna lei non ha figli. Dico per fortuna non solo per lei ma anche per me, perché certi metodi mi ripugnano, odio la violenza fisica, contro i bambini poi...Non possiamo nemmeno minacciare i suoi parenti perché da anni non avete più rapporti e del resto sono stati loro a rinnegarla per non compromettersi. Così" concluse soddisfatto, "possiamo usare metodi più raffinati." Suona un campanello. Pochi istanti dopo entra nella stanza un essere che mai mi sarei aspettato di vedere lì. Deliziosa. Non mi viene un altro termine per descrivere la ragazza appena entrata. E' alta, bionda, bella quando sembra triste, bellissima quando sorride. Indossa una veste bianca, lunga, semitrasparente, sotto la quale intravvedo il corpo, intuisco chiaramente il nero dello slip che indossa. Quanti anni ha? Il viso è ancora da adolescente, forse da sedicenne ma il corpo mi sembra più adulto. Provo una sensazione imprevista, sento che sto per avere un'erezione. Il maggiore non ha perso di vista per un attimo le mie reazioni, sorride soddisfatto. "Le presento la nostra Zara, come va signorina?" Le accarezza il mento con fare paterno, lei sorride in modo un pò tirato, goffo. "Zara è una ragazza che intrattiene assieme ad altre amiche i militari di questa prigione. Quelli scapoli, s'intende. Io sono un uomo sposato, non ho motivi per tradire mia moglie, la sera torno da lei e mi riposo dalle fatiche della giornata. Ora, deve sapere che da stasera la trasferiremo in una cella speciale, una cella che ha una delle quattro pareti trasparente, coperta da un doppio vetro come quelli degli zoo in cui puoi arrivare a un centimetro da una belva e stare al sicuro. Oltre quella parete c'è un'altra stanza e lì lei vedrà nelle prossime settimane la nostra Zara. La vedrà spogliarsi, lavarsi davanti a lei ma lei non potrà neanche sfiorarla. Farà l'amore con qualcuno dei nostri e lei sarà costretto ad assistere dall'inizio alla fine. Sarà un guardone, suo malgrado. Ho letto le sue note personali, la sua biografia: lei ha un punto debole: le donne. Del resto è un bell'uomo, logico che le piacciano e lei piaccia a loro ma in carcere le donne sono solo una forma immaginaria su un cuscino. Qui da noi come vede non c'è bisogno di sognarle, sono in carne e ossa ma non meno irraggiungibili di un sogno. Ce la farà a resistere? Lei forse pensa in questo momento che se ha la forza di resistere alle botte e alle sferzate, ne ha ancora di più per resistere a questa tortura. Non si illuda! Ci rivedremo fra tre settimane e forse allora collaborerà con noi." La ragazza per tutto il tempo mi ha guardato in tralice, imbarazzata. Sono confuso, mi chiedo se questo maggiore è pazzo o sono pazzo io.

Sono trascorse tre settimane. Ho un continuo dolore intestinale provocato non dal cibo che del resto consumo con parsimonia ma dal perenne stato di eccitazione in cui mi trovo. I primi giorni fissavo la ragazza aldilà della parete trasparente, spiavo il suo corpo. Lei non si volta mai a guardarmi, ha ricevuto ordini in proposito ma fa tutto in mia funzione. Ricordo la prima volta che l'ho vista nuda: era uno splendore, non riuscivo a trovarle un solo difetto, mi incantavano i seni perfetti non piccoli e non grandi, la linea dei fianchi, il ciuffo di peli che copre il ventre, la delicata linea delle bellissime gambe. Deliziosa, non trovo altre parole. Già la prima notte non ho potuto fare a meno di venire pensando a lei, mi sono chiuso in bagno ma so che mi spiano anche lì, ci sono senz'altro telecamere nascoste. Il quarto giorno sono venuti a legarmi a una sedia e mi hanno messo a mezzo metro dalla parete. Ho visto entrare quel bestione del caporale, l'ho visto spogliarla con violenza, possederla con forza incredibile, ha un membro di dimensioni gigantesche, l'ha costretta a leccarglielo fino a quando è esploso in una inesauribile spruzzata di sperma che ha inondato Zara. Io, legato alla sedia potevo solo chiudere gli occhi per negarmi quello spettacolo feroce ma non avevo la forza di farlo. Guardavo, impossibilitato a sfogarmi in alcun modo. La scena si è ripetuta nei giorni successivi, sono venuti altri soldati, non mi è stato risparmiato nessuno spettacolo: se la sono scopata in tre alla volta, poi un'orgia con altre due ragazze e altri soldati, poi è venuta una donna grassa, dalle enormi poppe e se l'è scopata anche lei. A volte invece rimane sola, si masturba con gli occhi chiusi, lo fa solo per me. E io di notte mi sfogo con la mano destra, a volte sento che mi sale la febbre, un nodo mi stringe la gola. Darei tutta la vita per un'ora con lei. Quel maledetto maggiore! Ha pensato davvero a una forma nuova di tortura, è convinto che in cambio di un amplesso con Zara io venderò la mia vita, ma si sbaglia. Soffro, ma resisto. Ce la farò.

Mi riportano dal maggiore. La scena è sempre la stessa, il ritratto del maiale sulla parete, il tagliacarte, la foto della moglie, l'odioso caporale ritto sul muro, il gatto dagli occhi azzurri che fa le fusa. E il maggiore con gli occhi ridenti, ilare, euforico, che mi accoglie come un vecchio amico, mi offre una sigaretta, sono riluttante ma lui ride, dice che non sarà una sigaretta a corrompermi. So di avere il viso sfatto, stanco. Mi contempla soddisfatto, come un artista che osserva lo sviluppo della sua opera. "Cosa mi dice allora? Le sono piaciuti gli spettacolini che abbiamo organizzato per lei? Zara non è davvero un bocconcino prelibato? E può essere sua quando vuole, per tutto il tempo che vuole, gliela regaliamo, se lo desidera, oppure se le è piaciuta qualche altra ragazza che ha visto ce lo dica. Basta che collabori con noi e finalmente potrà usare le mani di Zara per il lavoro che è costretto a svolgere con le sue. Ci pensi! Stanotte, già stanotte potrà stringerla fra le braccia, baciarla finché vuole, chiederle le cose che le ha visto fare in queste settimane. Non è delizioso il suo corpo? Ha mai desiderato così una donna? Ed è sua, dica una parola ed è sua." Muovo la testa da destra a sinistra, gli dico di no.
"No? Me lo aspettavo, in fondo sarei rimasto deluso se avesse ceduto quasi subito. Ma resisterà altre tre settimane? E' mai rimasto così a lungo senza una donna? No, eh? Io stasera tornerò a casa, troverò mia moglie, farò l'amore con lei, sono un uomo libero. Ma lei? Vuole continuare a masturbarsi per tutta la vita? Ci rivediamo fra tre settimane ma se nel frattempo dovesse ripensarci dica solo ai suoi guardiani: chiamate il maggiore. A qualunque ora del giorno e della notte."

La tortura è sempre più raffinata. Le hanno portato un ragazzino impacciato che nonostante gli ordini guarda sempre dalla mia parte, lei è maggiore di pochi anni ma gli fa da maestra. Il giorno dopo ritorna il caporale, la solleva come una bambola, la penetra in un rapporto volante, la brutalizza quasi. L'indomani la fanno accoppiare con un nano, io sono sempre legato alla sedia. E il giorno successivo non la vedo, mi concedono una tregua. Così credo ma in realtà a un certo punto entra nella cella una soldatessa dai capelli ricci, mi ordina di spogliarmi, dice che le hanno ordinato di fare l'amore con me. Io obbedisco, vorrei Zara ma anche la soldatessa dai capelli ricci mi va bene, sono nudo, il pene già ingrossato, lei ride, prende i miei panni, li porta via e mi lascia solo, come l'imbecille che sono. E' una novità, mi fanno restare nudo per umiliarmi ancora di più.
Rivedo Zara dopo due giorni. Mi hanno legato alla sedia, sono sempre nudo. Lei entra nella stanza, mi fissa a lungo. Si avvicina, mi accarezza, sono elettrizzato, le basta sfiorarmi per eccitarmi. Si siede accanto a me, mi parla con voce dolce.
"Perché non gli dici quello che vogliono? Il maggiore dice che se parli sarai libero e io potrò venire con te, capisci? Ci daranno dei passaporti, del denaro, andremo all'estero con dei nuovi nomi, possiamo ricominciare daccapo, insieme. Oh, ti prego!" Scoppia a piangere. "Non ne posso più di accoppiarmi con chi vogliono loro, mi trattano come la peggiore delle puttane, sono prigioniera anch'io. Non ti dispiace vedermi trattata così, sbattuta come una di strada? Io vengo da una buona famiglia, ho studiato, poi ho fatto degli errori e me li stanno facendo pagare tutti, mi ricattano. Salvami, andiamocene, possiamo stare sempre insieme, fare sempre l'amore. Voglio te, te solo." Mi accarezza ancora, non resisto più, l'orgasmo è rapido e straordinario, il liquido la sfiora. E' da quando ero ragazzo che non avevo un orgasmo così, spontaneo, senza nessuna manipolazione da parte mia o di altri. "Lo vedi che mi desideri? Che aspetti a parlare? Potrai liberarti dentro di me." La porta si apre, capisce che deve andare via. Si volta ancora, mi ripete ancora:"Parla, chiedi del maggiore!" Rimango solo.

Ho deciso, non resisto più. Da tre giorni la stanza accanto è vuota. Un nuovo modo di sfinirmi, mi esasperano poi senz'altro ricominceranno gli spettacolini, ma sarà inutile, ho deciso. Al diavolo la causa, al diavolo le idee, al diavolo gli amici e i compagni di lotta, cosa c'è di più importante di una donna con cui fare l'amore ? Voglio Zara, se sono vere le promesse la voglio per sempre, non riesco a non pensare a lei, al suo corpo, alla sua voce. Perché sacrificarmi? Per abbattere un tiranno che sarà sostituito da un altro peggio di lui o da un falso sistema democratico che in maniera più subdola opprime la gente senza darlo a vedere. Cambierà il mondo grazie a me, al mio sacrificio? L'umanità sarà più felice? E se volessi essere felice io? Dove sei, Zara?
Ho chiesto del maggiore, alla fine. Mi portano da lui. Sono nella solita stanza, seduto davanti alla scrivania con il tagliacarte e la foto, il ritratto sul muro, accanto il caporale che ha scopato più volte Zara, il gatto dagli occhi azzurri che si viene a strusciare su una mia gamba. Il maggiore è seduto, quasi stravaccato sulla sedia. Non ha la solita espressione gioviale.
Gli ho appena riferito che sono pronto a collaborare. Il caporale scoppia in una risata sguaiata che offende le orecchie e l'anima. Il maggiore scuote la testa.
"Troppo tardi" dice, " il treno è passato. Qualcuno ha parlato prima di lei." Mi fa un nome, quello di un mio amico di vecchia data. "Lo abbiamo preso qualche giorno dopo di lei, lo abbiamo sottoposto allo stesso trattamento, bé, lui ha resistito dieci giorni meno di lei. Ci ha detto tutto, sappiamo tutto, in questi istanti in tutto il paese i membri della vostra organizzazione sono tratti in arresto. Siete finiti. E pensare che la ragazza che lo ha fatto cedere è molto meno bella di Zara."
Il gatto si arrampica sulle mie gambe, lo accarezzo.
"Povero cretino! A quest'ora poteva essere lei a riconquistare la libertà, a godersi quella splendida troietta di Zara. Invece resterà in galera tutta la vita! Ci pensa? Non toccherà mai più una donna, se lo consumerà a forza di strofinarselo da solo. Stasera mentre sarò con mia moglie rideremo di lei!"
Mi alzo in piedi, è questione di un attimo. Lui e il caporale ridono, ridono. Il caporale ride ancora quando si vede arrivare contro la faccia il gatto che gli ho scagliato addosso, la bestiola affonda gli artigli sul suo viso, lui lancia un urlo straziante. Io mi sono lanciato sulla scrivania, ho afferrato il tagliacarte dal manico d'oro, affondo la lama nel collo del maggiore. Sono arrivati in diecimila nella stanza, mi afferrano, mi bloccano, mi picchiano, non sento nulla. Cercano di soccorrere il maggiore, ma qualcuno scuote la testa, mormora la parola giugulare.
Io non toccherò mai più una donna ma nemmeno lui toccherà più la sua.
scritto il
2017-09-16
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