Bagno di notte
di
samas2
genere
prime esperienze
La lunga, calda estate volgeva al termine. Era trascorsa lentamente, ritmata da oziose mattine e pomeriggi al sole, giochi in spiaggia, bagni interminabili.
Ma poi e soprattutto, c’era lei: Sally, capelli ramati, graziose efelidi che le ornavano un volto dolcissimo dagli occhi d’un azzurro intenso che non mi stancavo di ammirare. Giornate fatte di sguardi timidi, di batticuore a vederla comparire, di voglia e d’incapacità a svelare i miei sentimenti.
Ma a spezzare tutti i miei sogni e a farne strame, ecco Marcello: bello, alto e simpatico, proprietario di una moto (cosa piuttosto rara allora). Sally ne fu affascinata e in breve fece coppia con lui. Passarono i giorni ed io sempre più mi isolai dalla compagnia. Preferivo star solo piuttosto che vedere Sally in compagnia di quello che ora era il suo ragazzo. Trascorrevo molto tempo in passeggiate, e soprattutto in lunghe nuotate. Il nuoto era l’unica cosa in cui eccellevo e nessuno osava sfidarmi, pena bruttissime figure. Ma non era più tempo di sfide, ormai nuotavo solitario.
Si giunse così a Settembre. Quasi tutti gli amici stavano partendo per tornare a casa e fra poco anch’io me ne sarei andato, lasciando il mare che tanto amavo.
Era ormai tempo di riprendere la scuola e le solite occupazioni che speravo mi togliessero dalla mente Sally, la sofferenza di un giovanile amore non corrisposto, che mi riempiva di amarezza.
I miei pensieri erano diversi, cambiati. Anche il mare stava cambiando, mutava di aspetto, colore, di temperatura.
La macchia d’alberi che costeggiava la spiaggia era costituita da pini e pioppi, e avamposti di arbusti si spingevano fin sulla spiaggia conquistando, colonizzando le dune. In lontananza le grida di un giocoso litigio infantile si spensero nel silenzio.
Camminavo avvolto nella spirale dei miei pensieri, in quel tardo pomeriggio, già crepuscolo, quando scorsi un’esile figura di spalle, solitaria fra l’ombra della vegetazione. Avvicinandomi potei notare le magre spalle scosse da singhiozzi.
“Sally.”
Si girò con gli occhi piene di lacrime che, tracimando, le scorrevano sul volto.
“Tutto bene?”
Mi si gettò fra le braccia, piangendo.
Bisbigliò : “ Marcello mi ha lasciata.”
Fra le mie braccia quel giovane corpo smise di tremare, lei sollevò lo sguardo, mi sorrise. La baciai: era il mio primo bacio. Assolutamente indimenticabile.
Sally fissandomi si tolse la maglietta. Come in un bel sogno palpai quei piccoli e sodi seni. Si sfilò i pantaloncini e gli slip. Non ci potevo credere fissando quella giovane figa che si palesava davanti ai miei occhi. L’emozione mi bloccava, ma lei, sorridendo, mi incoraggiò e le mie mani tremanti carezzarono le grandi labbra con la peluria chiara che faceva loro da alone. Le mie dita si introdussero in quella segreta fessura calda e rorida di umori, che avevo potuto solo fantasticare e che si sostanziava lì solo per me; portai le mie dita intinte di quel nettare alle labbra, e assaggiai quel sapore straordinario che non ha pari per un uomo. La mia mente inebriata volava, ed io ero in paradiso. La manina di Sally nel frattempo arrivò alle mie parti intime, ma per il mio cazzo era troppo, ed esplose in un’eiaculazione incontrollata. Avrei voluto trattenermi e fare qualcosa di più ma fu inutile. La risata allegra e cristallina di Sally mi imbarazzò. Mi sentii un bamboccio.
Mi baciò e si accomiatò dicendomi che sarebbe partita la sera stessa. Avrei voluto fermare il tempo, dire tante cose ma rimasi imbambolato, solo con la struggente sensazione che lei già scompariva dalla mia vita.
Rimasto solo, ripensai a quei momenti.
Troppe cose erano accadute e mi sentii travolto e confuso. Una cosa la capii però: da quel momento nulla sarebbe stato come prima, la mia vita aveva imboccato una via che portava solo avanti. Lanciai una sfida per dimostrare a me stesso che stavo diventando uomo. L’ultimo bagno della stagione sarebbe stato solitario e notturno.
Quella notte stessa, sistemate le mie cose su una poltroncina di vimini nello stabilimento balneare silenzioso, disabitato, mi avvicinai all’acqua. La sabbia sotto i miei piedi era fresca, il mare era una tavola e le piccole onde morivano sulla spiaggia in un sommesso ciangottio. Sopra di me la Via Lattea splendeva fredda e meravigliosa. L’acqua si aprì avvolgendomi fresca e accogliente. Mi mossi con bracciate potenti nell’acqua scura e deserta; a causa di microrganismi la scia di spuma che producevo nuotando, brillava fluorescente: il mare fioriva. Comprendevo che stavo prendendo il largo nella realtà misteriosa e affascinante, che lasciavo il mio mondo di bambino e le sue certezze. Nuotavo nel buio senza perdere il riferimento delle luci della costa, ma pur sempre verso l’ignoto.
Ma poi e soprattutto, c’era lei: Sally, capelli ramati, graziose efelidi che le ornavano un volto dolcissimo dagli occhi d’un azzurro intenso che non mi stancavo di ammirare. Giornate fatte di sguardi timidi, di batticuore a vederla comparire, di voglia e d’incapacità a svelare i miei sentimenti.
Ma a spezzare tutti i miei sogni e a farne strame, ecco Marcello: bello, alto e simpatico, proprietario di una moto (cosa piuttosto rara allora). Sally ne fu affascinata e in breve fece coppia con lui. Passarono i giorni ed io sempre più mi isolai dalla compagnia. Preferivo star solo piuttosto che vedere Sally in compagnia di quello che ora era il suo ragazzo. Trascorrevo molto tempo in passeggiate, e soprattutto in lunghe nuotate. Il nuoto era l’unica cosa in cui eccellevo e nessuno osava sfidarmi, pena bruttissime figure. Ma non era più tempo di sfide, ormai nuotavo solitario.
Si giunse così a Settembre. Quasi tutti gli amici stavano partendo per tornare a casa e fra poco anch’io me ne sarei andato, lasciando il mare che tanto amavo.
Era ormai tempo di riprendere la scuola e le solite occupazioni che speravo mi togliessero dalla mente Sally, la sofferenza di un giovanile amore non corrisposto, che mi riempiva di amarezza.
I miei pensieri erano diversi, cambiati. Anche il mare stava cambiando, mutava di aspetto, colore, di temperatura.
La macchia d’alberi che costeggiava la spiaggia era costituita da pini e pioppi, e avamposti di arbusti si spingevano fin sulla spiaggia conquistando, colonizzando le dune. In lontananza le grida di un giocoso litigio infantile si spensero nel silenzio.
Camminavo avvolto nella spirale dei miei pensieri, in quel tardo pomeriggio, già crepuscolo, quando scorsi un’esile figura di spalle, solitaria fra l’ombra della vegetazione. Avvicinandomi potei notare le magre spalle scosse da singhiozzi.
“Sally.”
Si girò con gli occhi piene di lacrime che, tracimando, le scorrevano sul volto.
“Tutto bene?”
Mi si gettò fra le braccia, piangendo.
Bisbigliò : “ Marcello mi ha lasciata.”
Fra le mie braccia quel giovane corpo smise di tremare, lei sollevò lo sguardo, mi sorrise. La baciai: era il mio primo bacio. Assolutamente indimenticabile.
Sally fissandomi si tolse la maglietta. Come in un bel sogno palpai quei piccoli e sodi seni. Si sfilò i pantaloncini e gli slip. Non ci potevo credere fissando quella giovane figa che si palesava davanti ai miei occhi. L’emozione mi bloccava, ma lei, sorridendo, mi incoraggiò e le mie mani tremanti carezzarono le grandi labbra con la peluria chiara che faceva loro da alone. Le mie dita si introdussero in quella segreta fessura calda e rorida di umori, che avevo potuto solo fantasticare e che si sostanziava lì solo per me; portai le mie dita intinte di quel nettare alle labbra, e assaggiai quel sapore straordinario che non ha pari per un uomo. La mia mente inebriata volava, ed io ero in paradiso. La manina di Sally nel frattempo arrivò alle mie parti intime, ma per il mio cazzo era troppo, ed esplose in un’eiaculazione incontrollata. Avrei voluto trattenermi e fare qualcosa di più ma fu inutile. La risata allegra e cristallina di Sally mi imbarazzò. Mi sentii un bamboccio.
Mi baciò e si accomiatò dicendomi che sarebbe partita la sera stessa. Avrei voluto fermare il tempo, dire tante cose ma rimasi imbambolato, solo con la struggente sensazione che lei già scompariva dalla mia vita.
Rimasto solo, ripensai a quei momenti.
Troppe cose erano accadute e mi sentii travolto e confuso. Una cosa la capii però: da quel momento nulla sarebbe stato come prima, la mia vita aveva imboccato una via che portava solo avanti. Lanciai una sfida per dimostrare a me stesso che stavo diventando uomo. L’ultimo bagno della stagione sarebbe stato solitario e notturno.
Quella notte stessa, sistemate le mie cose su una poltroncina di vimini nello stabilimento balneare silenzioso, disabitato, mi avvicinai all’acqua. La sabbia sotto i miei piedi era fresca, il mare era una tavola e le piccole onde morivano sulla spiaggia in un sommesso ciangottio. Sopra di me la Via Lattea splendeva fredda e meravigliosa. L’acqua si aprì avvolgendomi fresca e accogliente. Mi mossi con bracciate potenti nell’acqua scura e deserta; a causa di microrganismi la scia di spuma che producevo nuotando, brillava fluorescente: il mare fioriva. Comprendevo che stavo prendendo il largo nella realtà misteriosa e affascinante, che lasciavo il mio mondo di bambino e le sue certezze. Nuotavo nel buio senza perdere il riferimento delle luci della costa, ma pur sempre verso l’ignoto.
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